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C'era una volta...

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Messaggio 14/06/2012, 14:42

Messaggi: 214
Il post più lungo che abbia mai postato

“Da troppi anni vivo qua e non ho avuto il rispetto di nessuno, qua non hanno a cuore gli ex guerrieri dell’impero, quando ancora stava dalla parte dei buoni. Dunque ho deciso, me ne vado da questo lurido posto e auguro a tutti gli abitanti una morte prematura!”
- Queste sono le ultime parole di Athorn di quando si era stabilito nella città di Dragbreach, ora non si sa dove sia e la sua parola è fondamentale per il nostro obiettivo – Disse Varl con la sua abituale voce tuonante. Ormai erano due lunghissimi mesi che mi ero unito a quella banda: dodici uomini, armati fino ai denti con l’intento di trovare informazioni imperiali e scoprire la locazione dell’Artefatto di Lod.
- Due anni fa è sparito- continuò Varl – e si pensa che si sia rifugiato nella Grotta degli Incubi Tristi. Sì, forse tanti penseranno che quella grotta è maledetta e se ci entriamo non ne usciremo, ma maledizione, siamo o non siamo i Bladmat?- Un urlo unanime si alzò e rimbombò per tutta la cantina della vecchia Locanda Fuoco d’argento, la nostra copertura, diretta da Varl. L’Artefatto di Lod è ricercato da molti, che sarebbero disposti a tagliare cento teste per prenderlo, un po’ come noi. Presi la mia spada, lo zaino e partimmo, destinazione a quasi due giorni di viaggio. Attraversammo un vastissimo campo di grano e appena uscimmo, due ore di cammino, loschi individui sembravano aspettarci in un muricciolo rovinato che confinava una vecchia fattoria. I loschi individui avevano archi sguainati e frecce in mano.
-Bene bene, i così detti Bladmat… Non credo esisterete più ormai- Disse uno dei loschi individui. E a quel punto i suoi compagni iniziarono a incoccare le frecce. Varl agì d’impulso: sguainò la spada e assaltò i loschi individui, uccidendoli. -Li… li hai uccisi!?- Disse Birth, un Bladmat
-Certo che li ho uccisi…- Rispose Varl
Stava facendo buio, trovammo un riparo sotto una grande sequoia…
Al mio risveglio trovai ancora il cielo buio, ma c’era qualcosa che non andava… mi stavo muovendo! Ero sopra un carro trainato da un cavallo, lo stesso gli altri Bladmat. Avevo le mani legate ma non mi impedivano di prendere la mia spada e tagliare le corde, fatto questo mi avvicinai al guidatore del carro, un fendente sulla spalla e cadde a terra, inerme. Liberai i miei compagni e da quel giorno andammo a passo di carro grazie al nuovo veicolo acquisito. In men che si dica eravamo nei pressi della Grotta degli Incubi Tristi. L’entrata consisteva in una porta di legno ormai in rovina, era chiusa a chiave e vi era scritto: “Non entrare, pericoloso.” Sfondammo la porta. Un macabro odore di morte ci avvolse e vedemmo ossa e carne putrefatta quasi dappertutto. I più fifoni dicevano di andare indietro. A un tratto un masso cadde sull’uscita, i fifoni non potevano più uscire.
-Varl- sussurrai –Che ne pensi di questo posto?-
-Che il vecchio Athorn è una persona… strana- rispose Varl con attimi di esitazione
Proseguimmo tra femori e teschi e trovammo un’altra porta, stavolta in ferro con uno spioncino rettangolare. Provammo a sfondarla ma fu tutto inutile. Dallo spioncino, improvvisamente, comparirono due occhi blu mare e una voce logorata e potente rimbombò per tutta la grotta:
-Chi va là?-
Rispose Varl:- Athorn, siamo qua per l’Artefatto di Lod!-
-Io non so nulla, giuro!-
-Allora facci entrare-
-E va bene, però lasciatemi stare e non dovreste andare a cercare quel demonio ma bensì allontanarvi, mi ha reso pazzo e costretto a vivere qua. Comunque da quanto so l’Impero l’ha costudito per 60 anni poi un elfo alto per conto del suo paese lo prese legalmente, credo si chiamasse Thiar e si trova ancora qua ma ovviamente non ha l’artefatto con lui-
-Va bene, grazie- Concluse Varl
Ma alla conclusione del discorso due figure nere comparirono dietro di noi, sguainarono le spade e due di noi, presi totalmente alla sprovvista, furono uccisi. Varl sguainò la sua lama e io feci lo stesso: un combattimento stava iniziando. Il mio avversario menò un fendente, mi ferì la spalla destra e io di contrattacco lo colpii al torace con l’elsa e, a terra, lo uccisi decapitandolo. Varl invece sembrava in difficoltà, sgorgava sangue da braccia e spalle e stava per essere ucciso se non avessi tirato un fendente al nemico. Eravamo rimasti in dieci di cui uno era in condizioni gravissime, uscimmo da una porta secondaria della grotta e bendammo le ferite di Varl. Varl, determinato, disse a tutti noi di dirigerci alla Locanda del Cacciatore Selvaggio, a est, meno di un’ora di viaggio. A un tratto, vicino alla locanda, venti uomini corazzati armati di arco ci puntarono la loro arma con una freccia incoccata, colui che sembrava il capo si avvicinò ed esclamò:
-Mi chiamo Thiar, ma credo che quel vecchiaccio di un Athorn ve lo ha già detto, ma guarda qua: dieci uomini vogliono andare contro il popolo degli Elfi Alti. Siete ridicoli, vi ho bloccati con una ventina di uomini, ora per punizione… morirete. Frecce da tutte le parti vennero scoccate: cinque, sette Bladmat inermi nel terreno. Poi vidi Varl cadere e poi una freccia mi colpii al torace:
-Avvelenata…- era il mio ultimo pensiero
Mi risvegliai con stupore, pensavo fossi morto, di fronte a me un Elfo Alto, incominciò a parlare:
-Se non fosse per la mia freccia sonnifera, tu saresti morto-
-Ti ringrazio allora!- risposi con voce roca
-Il tuo amico, Varl, è in situazioni gravi ma comunque ce l’ha fatta. Si è già svegliato ma non ha voluto parlare con me, ingrato!-
Mi alzai, una fitta a tutti i muscoli, e mi diressi verso il lettuccio di Varl: lui era cambiato, aveva gli occhi profondi, con bagliori rossi, la sua carnagione andava sul bianco ed era scarno, come se non avesse mangiato per due mesi. Estrasse un coltello, nero, e lo prese come se volesse pugnalare qualcuno, mi disse:
-Vieni, amico mio, vieni!-
La sua voce era maligna, quando vide che non mi avvicinavo si alzò e tirò fendenti alla ceca, io non potei altro che tirargli un pugno, quest’ultimo lo spinse e cadde da una piccola altura di un metro, rimase lì ma non era morto, stava forse meditando o non so altro. Dalla sua mano destra scaturì una fiamma, la fiamma si avvicinò a me ma all’improvviso l’Elfo Alto mi fece da scudo e cadde a terra con il torace ustionato. Feci l’unica cosa sensata: presi la mia spada e mi avvicinai con cautela a Varl, lo uccisi. L’Elfo Alto sembrava avere ustioni gravissime tanto che si dimenava di convulsioni e a un tratto anche lui prendeva le somiglianze di Varl: pelle chiara, occhi profondi e corporatura scarna. Prese l’arco e cercò di scoccare una freccia contro di me, mi prese di striscio. Io lanciai il pugnale di Varl e lo colpii nella fronte, morii sul colpo. A un tratto sentii girarmi la testa, non so forse stavo diventando come l’Elfo Alto e Varl, ma per quale malattia o stregoneria? La testa mi stava per scoppiare quasi, caddi a terra e feci un sonno… lungo. Il mio risveglio fu di soprassalto, non ero cambiato ma ero indebolito, molto indebolito. Presi la spada e andai a passo lento verso la Locanda del Cacciatore Selvaggio. Mi accolse un oste con malo modo, mi chiese cosa volevo:
-La cosa più forte che ha- Gli risposi
-Un Hargraven?-
-Va bene-
E a quel punto venti occhi mi guardarono con stupore. L’oste preparò la bevanda in quindici minuti, la bevvi tutta d’un fiato. Ora non ero più indebolito, anzi stavo bene, proprio bene.
-Ma come diavolo hai fatto a bere tutta quella roba, al Vecchio Kay una sola goccia lo uccide quasi, ed è quello che resiste di più- Esclamò un tipo di campagna
-Non l’avevo mai provato, non so perché-
-Io lo so perché! Tu sei uno di quei maledetti Infetti- Disse un altro
-Macché dici, non riscontra nessuno dei sintomi!- dichiarò quello di prima
-Chi sarebbero questi Infetti?- sussurrai
-Ma dove vivi, allora ti racconto tutto: due mesi esattamente cinque giorni dopo l’arrivo di Thiar e degli Elfi Alti si diffuse una malattia orribile, i contagiati riscontravano violenza, occhi profondi, carnagione bianca e corporatura scarna e chiunque colpivano diveniva contagiato anch’esso.
Allora gli dissi tutto tralasciando la storia dell’Artefatto.
-Quindi sono stati quei maledetti elfi, la pagheranno. Ragazzi con me andiamo a ucciderli!- Concluse un uomo in corazza. Io mi unii a quella folla che, armati di forconi e torce e pochi di spade, trovarono ad aspettarli la ventina di arcieri elfici a difesa di Thiar. La maggior parte fu colpita e sotto l’effetto del veleno colpii i rimasti rendendo tutti infetti, tranne me ovviamente. Gli infetti fecero per uccidersi a vicenda e aspettando le ore notturne entrai nel piccolo palazzo di Thiar. L’interno era decorato di molteplici ornamenti, vidi le scale ma c’erano cinque guardie di fronte: lanciai un pezzo di ferro nel corridoio a destra facendo muovere le guardie e liberare le scale. Salii con passi lenti e silenziosi, aprii una porta in cerca di Thiar: era lì, dormiva come un sasso. Là vicino c’erano degli appunti sull’Artefatto di Lod, ormai Thiar non mi serviva, lo uccisi con un colpo alla gola. Saltai dalla finestra, guadagnai una piccola lesione al braccio ma fu necessario. Corsi e corsi, avevo già capito che a metri e metri di distanza avevo le guardie di Thiar a indagare. Ma la ferita della freccia non era ancora rimarginata e delle fitte stavano comparendo…
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Ringrazio Daphne

Messaggio 15/09/2012, 22:09

Messaggi: 307
Località: Yavin IV
Vi posto una fiction drabble (meno di 110 parole)
Per chi avesse letto il Segreto dei Cavalieri, è ispirato a quello ed un tantino alla canzone Sally di De André

NON TORNERO'.
Shiro era partito per affrontare le Tre Prove e recuperare il terzo frammento, quello che avebbe salvato l'Isola dei Cavalieri.
Tsubasa, la sua compagna di viaggio, non faceva a meno di sentirsi inutile dentro il cratere settentrionale dell'Isola della Luna Cresente. - Tornerà, vero?- Chiedeva ansiosamente all'anziano Veritiero, che annuiva o la rassicurava con dei gesti.

Shiro era arrivato alla terza prova, sentiva un freddo glaciale congelarlo e aveva perso le sue armi. Avanzava lentamente stringendo i pugni. Faceva molto freddo infatti l'albino si ritrovò fermo a battere i denti e a sfregarsi le mani contro il corpo. All'improvviso, un ragazzino alto come lui, uguale a lui ma con dei capelli rosati, comparve davanti a lui.
Il cuore di Shiro si fermò: - A-atsuya?
- Shiro, sono qui per te. Sono qui solo per te.
- Ti credevamo tutti morto! Che fine avevi fatto?
- Diciamo che sono finito nel posto migliore al mondo. Ed ecco che arriviamo a te: ti sto per portare là.
- Dov'è?
- Molto in alto, Shiro... Bello e candido come la neve, ma caldo, lucente e rassicurante. Chiudi gli occhi. Lo vedi?
Il ragazzo eseguì e vide ciò che gli diceva suo fratello.
- Shiro, ci vuoi venire?- Era una domanda a senso unico. Lui non poteva dire di no. Nessuno poteva dire di no o resistere. Nonostante ciò, l'albino fece segno ad Atsuya di aspettare qualche minuto, mentre piangeva in silenzio, ma quando il fratello gli fece segno di andare, Shiro si aggrappò alle sue caviglie piangendo e gridando: - Di' a Tsubasa che non tornerò! Ti prego! Atsuya, di' a Tsubasa che io non ritornerò! Dille che ho fallito, che l'Isola dei Cavalieri affonderà, che moriranno tutti! Di' a Tsubasa che non tornerò! Atsuya gli staccò delicatamente le mani dalle caviglie, poi gli porse un foglio, dove Shiro scrisse:"Non tornerò."Poi Atsuya si trasformò in un uccellinò bianco e recò il messaggio a Tsubasa.
Quando la ragazza lo ricevette e lo lesse, scoppiò in lacrime, ma dietro di lei apparve Shiro che le fece segno di stare zitta e la baciò, poi si dissolse. Veritiero si alzò e chiese: - Allora? Tsubasa rispose solo: - Non tornerà.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Non è propriamente una song-fic, ma è ispirata a "Sally", di Fabrizio De André.

Dedicata a tutte le fan ed i fan dei Fubuki... <3

Non dimenticate...

Fubukyna


Atsuya è Hayden, Shiro è Shawn, io ARIAnna, sarei Tsubasa(ala)
·wer tø the løcal dreamer ·

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