Era una giornata come tante al Bosco Smeraldo. I Pidgey svolazzavano nel cielo azzurro, i Caterpie mangiavano foglie ricoperte di rugiada e i Rattata si riposavano sotto i caldi raggi del sole. Un Pikachu passeggiava sulla riva di uno specchio d’acqua insieme al suo piccolo Pichu. Della madre del Pokémon Baby non se ne sapeva più niente; un giorno si era allontanata per cercare del cibo e non aveva fatto ancora ritorno.
Il Pichu si interessò a un piccolo Diglett che sbucò dal nulla, e mentre il Pokémon giocava con quello strano essere, dal fitto bosco si udirono diversi rombi: erano delle jeep che si stavano avvicinando.
Gli abitanti del bosco capirono subito che si trattava dei soliti bracconieri; i Pokémon volanti spiccarono subito il volo, quelli acquatici si immersero in acque profonde, il papà del Pichu si nascose tra i cespugli, tenendo d’occhio il proprio piccolo, rimasto immobile dalla paura.
“Hey John! Qui c’è un rarissimo esemplare di Pichu!” disse un bracconiere rivolgendosi ad un suo collega.
“Wow! Ci farà guadagnare un bel po’ di Pokédollari! Diamoci da fare!” rispose , “Non ci sarà neanche bisogno di indebolirlo!”.
Il bracconiere John lancio una Pokéball contro Pichu, ma il padre Pikachu, con un balzo, si impostò davanti al figlio ed allontanò la ball con un colpo di coda.
“E questo da dove spunta?!” disse un bracconiere.
“Abbiamo solo una Pokéball, concentriamoci sul Pichu, è più carino, e sai che le figlie dei ricconi vanno pazzi per i Pokémon carini.” rispose l’altro.
“Bene! Graveler, vai!” il bracconiere lanciò una Pokéball da cui uscì un grosso Pokémon roccia “Graveler, usa Rotolamento su Pikachu!”.
Il Graveler si accovacciò su se stesso ed iniziò a rotolare, prendendo sempre più velocità, fino a colpire il Pikachu che volò indietro per diversi metri.
Il piccolo Pichu lanciò un lamento di tristezza.
“Bene, ora a noi due, piccolo ratto!” dise un bracconiere “Vai Pokéball!”.
Prima che la Pokéball potesse toccare il piccolo Pichu indifeso, il papà Pikachu fece un altro salto con la forza di volontà che gli era rimasta, mettendosi tra il figlio e la ball. La Pokéball colpì il Pikachu, questa volta imprigionandolo. Pikachu era stato indebolito moltissimo dal precedente attacco Rotolamento; cercò in tutti i modi di liberarsi, ma alla fine vinse la Pokéball.
Pichu, che guardò tutta la scena restando immobile, si scaraventò sulla Pokéball, cercando di romperla per liberare il padre; ma fu tutto inutile.
“Dannazione! Abbiamo catturato il Pokémon sbagliato... Ma comunque ci farà guadagnare un bel gruzzoletto…” sospirò un bracconiere.
Il Pichu, solo e ancora scosso dall’accaduto, fuggì verso la fitta vegetazione del bosco.
Passò una settimana prima che Pichu uscisse dalla tana che creò. Durante questo lungo periodo fu colpito da diversi incubi dove ricordava quando giocava con il papà e la mamma, ora entrambi spariti. Sognava anche quegli orribili marchingegni rotondi che imprigionavano i Pokémon indifesi, che imprigionarono suo padre; quei dispositivi gli facevano davvero paura e odio. Quando uscì dalla buia tana, la prima cosa che vide fu uno Spearow che cinguettava sotto i raggi del sole. Pichu pensò che doveva reagire, doveva trovare i bracconieri e liberare suo padre; non poteva finire così!
Ma c’era un problema; Pichu non aveva mai usato le sue abilità per combattere; non sapeva neanche da dove incominciare. Iniziò prendendo confidenza con le sue scariche elettriche, si allenò molto cercando di colpire dei bersagli a diversi metri di distanza. Una volta dominata la sua abilità con l’elettricità, passò alla velocità; stette diversi giorni a correre, giorno e notte. Poi passò a combattere contro altri Pokémon, come Magikarp ed Oddish.
Un giorno, durante il suo solito allenamento, si trovò davanti una graziosa Pichu. Lei rimase colpita dalla prestanza atletica di Pichu, e i due iniziarono da subito ad avere una certa simpatia reciproca. Anche il Pichu femmina era orfana, non aveva più i genitori; quindi i due finirono per stare sempre insieme.
Un giorno, mentre i due Pichu felici camminavano tranquillamente, gli si parò davanti un Raticate. Subito dopo arrivò anche un giovane ragazzo con dei pantaloncini ed un cappellino: si trattava di un bullo!
“Bravo Raticate! Finalmente hai trovato qualcosa di serio!” disse il bullo “Beh, alleniamoci un po’! Raticate, morso!”
Pichu allontanò la sua compagna con uno spintone, prima che il Raticate la colpisse.
L’attenzione del Raticate passò sul Pichu maschio.
“Raticate, Attacco Rapido!” gridò il bullo.
Pichu partì a tutta velocità verso Pichu, che schivò l’attacco a tutta velocità e contrattaccò con un Tuonoshock, mandando KO il Pokémon ratto.
“Oh cavolo! Eppure il mio Raticate è imbattibile!” protestò il bullo “Torna Raticate! Andiamo al Centro Pokémon qui vicino! Ma torneremo, brutto topo elettrico!”.
La Pichu si avventò contro il suo eroe abbracciandolo, questo fece molto felice il Pichu, che iniziò a sentirsi strano.
Prese a tremare, non capiva cosa gli stava succedendo. La Pichu venne avvolta dal terrore; non sapeva cosa fare per aiutarlo.
Pochi secondi dopo, il Pichu venne colpito da un forte fascio di luce, e quando essa svanì, Pichu si era trasformato in un Pikachu: si era evoluto.
Pikachu era davvero felice dell’accaduto, perché questo significava che era diventato molto più forte, e questo facilitava la missione che si era giurato di intraprendere: liberare suo padre.
Il tempo passava, Pikachu diventava sempre più forte; ora teneva testa anche a Pokémon selvatici come Fearow, Vulpix e Sandshrew. Era l’ora di andare alla ricerca di suo padre.
Il giorno della partenza, la sua compagna Pichu non smetteva di piangere per la tristezza della separazione, ma Pikachu le giurò che sarebbe tornato. Dopo gli ultimi saluti, Pikachu iniziò la sua missione. Non sapeva da dove iniziare le ricerche, quindi pensò che doveva andare dove vivevano le persone, una città.
Sapeva che c’era un paese a sud del bosco, quindi si avventurò verso di esso.
Dopo una giornata di cammino, arrivò in un percorso frequentato da giovani allenatori; il cartello riportava ‘Percorso 1’.
Da lontano si vedeva il profilo del paese, anche se era costituito da pochi edifici.
L’ultima parte che lo separava dalla piccola città era costituita da una radura di pochi metri di erba alta. Mentre Pikachu stava arrivando a destinazione venne fermato da un’ombra di un uomo accompagnato da un ragazzo con degli occhiali.
“Professor Oak! Ma quello è un Pikachu!” gridò il giovane ragazzo.
“Già! Sono rarissimi nel Bosco Smeraldo, poi trovarli da queste parti è ancora più raro!” rispose il professore “Catturiamolo!”.
Il professore lancio una Pokéball da cui ne uscì un Tauros.
“Tauros! Incornata!” Grido Oak.
Il Pokémon toro colpì Pikachu con un corno, che fu preso di sorpresa, scaraventandolo lontano. Pikachu si alzò senza molti problemi e rispose con Tuonoshock; Tauros non subì molti danni, in quanto il suo livello era di molto maggiore rispetto a quello di Pikachu.
“Hm, cliente difficile. Tauros, Pestone!” ordinò il professore.
Tauros colpì Pikachu con le sue possenti zampe posteriori. Pikachu volò contro un albero, cercando di alzarsi con le sue ultime forze.
“Bene, e ora Pokéball!” Disse Oak.
La Pokéball imprigionò Pikachu, che però riuscì a liberarsi.
“Wow, è davvero un tipo tosto!” affermò Oak “Tauros, Frustata!”.
Tauros fece roteare le sue tre code colpendo il Pikachu già esausto disteso a terra.
Il Professore Oak rilanciò una Pokéball, ma il topo elettrico riuscì ad allontanarla con un debole colpo di coda.
“Cavolo!! Tauros! Riduttore!” Urlò Oak.
Tauros si andò a scaraventare contro Pikachu, che volò rasoterra per diversi metri. Oak, ancora incredulo dalla forza di volontà di Pikachu, lanciò ancora una volta la Pokéball. Questa volta imprigionò il Pokémon, vibrò per molti, infiniti secondi, per poi fermarsi.
Pikachu si era arreso alla tanta odiata Pokéball. Per lui stava iniziando una nuova avventura, ma non avrebbe mai scordato la sua promessa.