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C'era una volta...

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Messaggio 15/06/2010, 17:59

Messaggi: 533
Località: Southern Island
Continuo il 4° capitolo.
Mostra / Nascondi » Capitolo 4: La misteriosa pietra azzurra-Parte 2
Bulbasaur aveva la vaga forma di un piccolo dinosauro, con il corpo verde acquamarina e con sopra un magnifico bulbo di una tonalità verde scura.
«Pelipper! Vieni, accomodati, Treecko è qui già da un po'». Scorse l'altro amico poco lontano, seduto su una sedia, intento a fissare divertito una mosca mezza matta che vagabondava sbattendo contro il muro.
«Ciao Pelipper!» rispose al richiamo dell'amico, e velocemente si alzò per andare ad abbracciarlo.
«Che gioia rivedervi, amici!» disse il pellicano entusiasta, di fronte ai due Pokémon. Dopo essersi accomodato ad un tavolo in compagnia dei due, Pelipper raccontò loro gli avvenimenti recenti, compreso l'incontro con Torkoal.
«Caspita, deve essere molto anziano» rispose eccitato Treecko. Era un Pokémon magrissimo, tutto verde tranne l'addome, che era di un color rosso vivo, ed aveva la vaga forma di un geco giapponese. La sua agilità era sorprendente: ogni volta che parlava con gioia ed esuberanza, saltando sul posto, gli arti si muovevano a velocità esilarante, secondo il pellicano.
«E anche assai saggio. In tutti quegli anni, avrà avuto tempo di imparare qualcosa, no?» aggiunse Bulbasaur, anch'egli euforico.
«Secondo voi cosa ci insegnerà?» sentenziarono all'unisono i tre Pokémon. Risero per la coincidenza, poi s'immersero in un'animata discussione, mentre le porte si spalancarono e fecero il loro ingresso due giovani ragazzi.
A parere di Pelipper, erano identici, o almeno si somigliavano enormemente. Erano forti di corporatura, avevano entrambi occhi di un verde magnifico e una statura nella media.
«Ciao Andrea!» salutò Bulbasaur.
«Buongiorno» rispose. «Bella giornata per farvi un giretto nel bosco, vero? Fate attenzione a non perdervi, voi tre».
«Tranquillo, siamo in tre, cosa vuoi che ci succeda?»
«Tenete comunque gli occhi aperti» concluse Alessio, l'altro ragazzo. I due erano gemelli, abitavano vicini e dovevano avere sui tredici anni. Andrea doveva trattarsi dell'Allenatore del piccolo dinosauro, mentre Alessio era il compagno del geco.
«Va', preparo qualcosa mentre aspettiamo, una tazza di latte può andar bene a tutti?» chiese Andrea.
Tutti annuirono energicamente.
«Lascia che ti dia una mano, Andrea» disse il gemello.
«No, grazie, sistemati pure a tavola, oggi siete miei ospiti».
Alessio si sedette e cominciò a dialogare con Pelipper, mentre gli altri due Pokémon erano intenti a giocare a scacchi. Mentre un coraggioso pedone faceva fuori la regina avversaria, Alessio interruppe la conversazione e prese a lamentarsi del ritardo di Lorenzo.
«Ma perché non arriva? Doveva essere qui già da dieci minuti».
«Avrà avuto da fare» commentò Andrea, mentre serviva il latte caldo a tutti. Pelipper controllò l'orologio appeso alla parete. Era un antico orologio dorato che Andrea, come aveva raccontato lo scorso anno, aveva ritrovato vicino all'entrata del bosco di Timerlìn, e al momento segnava le nove meno cinque.
«Tra poco dovremmo uscire, e lui...».
Ma ad un certo punto si sentì un tonfo alla porta, e Andrea si apprestò ad aprire. Sulla soglia c'era Lorenzo, ansimante. Sembrava che avesse fatto una lunga corsa per arrivare.
«Perché ci hai messo così tanto? Dove sei stato?» chiese Alessio con sguardo indagatore. Lorenzo fece un sospiro. «Ero andato in città per fare un giro, dove ho ritrovato un vecchio amico. Così ho accettato di venire un momento a casa sua, e siamo partiti senza ulteriori attese. Ma, vicini alla meta, siamo passati a lato di una vecchia dimora abbandonata, e ho sentito voci strane...pensavo fosse la mia immaginazione» disse il ragazzo turbato. «Però dopo ho visto il mio amico con gli occhi sgranati, spaventato. Quelle voci erano terrificanti, piene di rabbia. Non credo di aver sentito bene, ma pareva che progettassero di uccidere qualcuno...e parlavano di una strana pietra...». Fece una pausa, poi riprese: «Ero terrorizzato, mi guardai intorno. Non c'era nessuno, il mio compagno doveva essere fuggito. Io ho aspettato; sentivo che fosse un mio dovere restare e capire cosa avevano in mente quei pazzi...ma quando ho percepito uno di loro venire verso di me, sono immediatamente scappato, e mi ci è voluto un po' per ritrovare la strada e giungere qui». Poi si accasciò su una sedia. Pelipper gli passò il latte ancora bollente, e lui lo inghiottì tutto in un sorso. «Io vi consiglio di stare all'erta. Qualcuno di noi potrebbe essere la vittima di quelli lì, non lo sappiamo. Non è gente normale. La casa doveva essere disabitata, ricordi? E qualcuno la usa come rifugio segreto. È tutto molto sospetto, non credete?». Poi si rivolse ai gemelli: «Se volete andate da soli, io vi raggiungerò tra un'ora, ho bisogno di riposo». E si diresse lentamente verso la camera maggiore.
Tutti, ragazzi e Pokémon, erano rimasti esterrefatti a quella notizia. Pelipper era rimasto semplicemente ammutolito; gli altri sembravano piuttosto sorpresi, e sulla casa piombò improvvisamente un velo di paura.
«Io non mi fermerò, la nostra scampagnata non andrà a farsi friggere solamente per dei pazzi. Se li incontriamo, cosa che è comunque poco probabile, siamo in tre, no? Li stenderemo, e chiameremo le Forze dell'Ordine» sentenziò deciso Treecko. Bulbasaur sembrava di tutt'altra idea.
«Io credo che sia meglio mandare subito a controllare quella casa. Potrebbero essere molto pericolosi. Ti ricordo che non ce n'è uno solo di quelli là, ma erano diversi. Potrebbero essere una decina, cosi come tre. Non lo sappiamo».
«Allora, cosa facciamo? Chiamiamo le guardie di Timerlìn? E se non ci credessero, se lo ritenessero uno stupido scherzo?» propose il pellicano.
«Io sono d'accordo con Pelipper» intervenne Alessio. «Delle persone fuori dal comune dovrebbero essere segnalate. Ma» continuò, vedendo Treecko imbronciato «Ce ne occuperemo io e mio fratello, mentre aspettiamo che Lorenzo si riprenda. Voi siete liberi di fare tutto come da programma».
«Allora, cosa aspettiamo?» pronunciò euforico il geco, perdendo lo sguardo corrucciato. Gli altri due Pokémon annuirono.

Circa quindici minuti dopo si trovavano di fronte all'entrata del bosco di Timerlìn. Bulbasaur annusava l'aria, felice. Era da tanto che non vi venivano. Treecko pareva ancora più eccitato: saltellava qua e là, arrampicandosi sugli alberi vicini. Talvolta vedeva qualche lepre, e si divertiva a inseguirla. Pelipper, invece, pensava allo stato di salute del suo Allenatore. Quella preoccupazione lo attanagliava, insieme al timore per quegli sconosciuti. Qualcosa dentro di sé gli faceva presupporre che andavano tenuti d'occhio.
«Comunque» pensava «Andrea e Alessio se ne occuperanno. Ho fiducia in loro, so che convinceranno i guardiani ad intervenire. Godiamoci questa bella giornata di sole». In realtà, moriva dalla voglia di confidarsi con i suoi migliori amici, ma viste le loro espressioni gioiose concluse che sarebbe stata l'idea migliore lasciarli in pace. Così fiutò l'aria e si guardò intorno, cercando un laghetto in cui tuffarsi e nuotare un po'. Rassegnato dopo la fallita ricerca, passò in rassegna il territorio con gli occhi e vide una grossa pietra grigia in un angolo. Improvvisamente gli tornò in mente un vecchio gioco, che avevano fatto tutte le volte che erano venuti in quel bosco, e disse ai due Pokémon vicini:
«Ragazzi, vi ricordate il gioco del sasso più grande? Perché non lo facciamo, così, per rompere il ghiaccio»
Bulbasaur stava per controbattere, ma Treecko lo interruppe: «È un'idea magnifica! Forza, cominciamo a giocare!»
«Io ritengo che sia pericoloso farlo; vi ricordate che ci sono dei pazzi assassini in giro?»
«Ascolta» rispose il geco «Io non ho nemmeno un briciolo di paura. Non perché sottovaluto questi briganti, ma il fatto è che, come ci ha riferito il suo Allenatore» e indicò Pelipper «quelli là non sono persone normali. Potrebbero essere dei malati di mente, che girano come vagabondi, seminando il panico fra la gente. Secondo me, non c'è motivo di preoccuparsi».
La decisione con cui Treecko pronunciò queste parole fu sufficiente a imprimere un po' di sicurezza nei due compagni.
I tre Pokémon si avventurarono nell'interno del bosco. Erano meravigliati da com'era cambiato dall'ultima volta: c'erano molti più alberi caduti, i ruscelli erano notevolmente diminuiti e gli arbusti avevano preso il sopravvento su ogni altra cosa. Inoltre, non si vedeva quasi nessun animale, tranne qualche coniglietto, alcuni passerotti e gli abitanti delle piante, come gli scoiattoli. Tutta la fauna dello scorso anno era misteriosamente scomparsa. Pelipper rifletté; tutto ciò era molto strano. Di solito quel luogo pullulava di animali e di Pokémon selvatici, come Weedle e Caterpie, simili a vermiciattoli, ed esemplari di Butterfree, Beautifly, Dustox, Pokémon che somigliavano a farfalle; invece non c'era traccia di loro. Eppure lì non veniva quasi mai nessuno a disturbare: possibile che se ne fossero andati tutti?
«No» pensava Pelipper «Non hanno abbandonato questo posto per nulla. Deve essere accaduto qualcosa». Si guardò intorno, sperando di cogliere qualche ispirazione, ma invano. Avrebbe ottenuto lo stesso risultato anche guardando in una valigia vuota. Cercava di riflettere, ma non riusciva proprio a trovare nulla che spiegasse quell'insolito fenomeno. Inoltre, le grida selvagge di Treecko lo distraevano, costringendolo a voltarsi per vedere l'amico che sfrecciava rapido da un albero all'altro rincorrendo uno scoiattolo. Quando riuscì finalmente a catturarlo, lo spaventò un po' e poi lo lasciò andare. Soddisfatto, si gettò tra le fronde e sparì. Bulbasaur camminava felice cercando bacche e frutti di bosco, e a quanto pareva era riuscito a trovarne in buona quantità, viste le guance rigonfie. Sorridendo, Pelipper si offrì di aiutarlo, sperando che questo incarico lo distogliesse dalle molteplici preoccupazioni. Mentre gustava una castagna particolarmente saporita, udì un tonfo proveniente dalla zona dove stava il geco. Ma non si sentiva chiamare nessuno. Pelipper si voltò e si avvicinò, con Bulbasaur al suo fianco. Giunti all'albero dove Treecko era salito, si guardarono e rimasero a bocca aperta.
Una pietra scintillante, che emanava una luce potente, stava sopra ad un ammasso di aghi di pino. Treecko era seduto poco lontano, abbagliato dallo splendore di quel bagliore. La pietra era di un colore fuori dal comune. Era azzurra, ma di un azzurro mai visto prima. Scintillava e brillava alla luce del sole, e pareva che in quell'azzurro intenso, profondo, si celasse una vita. Quella pietra non sembrava affatto un minerale, ma piuttosto un minuto cuore. Dentro ad essa scorreva un piccolo ruscello limpidissimo, ornato ai lati da luci intente a svolazzare. Era senz’altro un oggetto unico, di inestimabile valore, ma qualcosa suggeriva di non provare nemmeno a toccarlo.
Dopo un po' i tre Pokémon si ripresero, e notarono che lì vicino c'era anche un sacchettino vuoto, incredibilmente ricamato, che avrebbe potuto benissimo contenere la roccia splendente. Abituatisi alla vista celestiale, si allontanarono un poco per discutere di quell'incredibile fatto.
«Ma cos'è? E come è capitata qui? Chi ce l'avrà lasciata?» iniziò Treecko.
«Certamente non è stato un poveraccio» scherzò Bulbasaur.
«No, suppongo di no. Ma l'avete vista? Non sembrava affatto una pietra.»
«No» intervenne il piccolo dinosauro.
«E» proseguì il geco «Vi immaginate quanti soldi potremmo ricavare vendendola? Ma non ci tengo a prenderla, non proprio. Sembra dotata di una mente propria. Se s'accorgesse che qualcuno sta cercando di rubarla, a occhio e croce direi che minimo lo scaraventerebbe via. E poi sembra un oggetto magico, non trovate? Quel suo colore...»
«Io la lascio lì» tagliò corto Bulbasaur. «È evidente che non va raccolta. Potrebbe essere una trappola di quegli assassini». Poi, vedendo il geco con gli occhi sgranati, proseguì: «Non ci avevi pensato, vero? Qualcosa di così raffinato, che cade curiosamente dove siamo noi. Non vi sembra una coincidenza? Secondo me quella roba è stregata, è una trappola. E poi, nonostante sia così bella, in qualche modo non mi attira. Inoltre mi sembrerebbe un insulto a qualcuno raccoglierla, anche se non so perché. Anche a voi dà la stessa impressione, giusto?»
«Sì» rispose Treecko.
«No»
Per la prima volta fu Pelipper a parlare.
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 17/06/2010, 12:05

Messaggi: 35
ecco un mio nuovo racconto (ovviamente il primo cap)

La mia storia
1 CAP:La prima palestra
Era caldo a Trifoglia ed io stavo friggendo come un uovo, così decisi di andare a prendere una bibita fredda la chiosco vicino.Nell'andare al chiosco sentii un bisbiglio che diceva:-Vieni qui!Vieni qui!, io esegui gli ordini e vidi un ometto vestito di nero che mi sussurò:- dovresti andare a prendere i 3 pokemon che il Professor Terk ha nel suo laboratorio,se le prenderai uno di quelli sarà tuo-Io fingendo di accettare mi avvicinai al laboratorio, entrai ma invece di rubare le preziose sfere dissi tutto al Professore che chiamò la polizia e quest'ultima arrestò il losco individuo, sentii parlare che faceva parte di una confraternita detta Team Malvagius.Il professore mi ringraziò con una cosa che tutti volevano desiderare, una di quelle bellissime PokeBall con un Pokemon dentro!
Era raro che uno che aveva 12 anni riceveva un pokemon, dopo aver scelto una delle tre pokeball a caso andai fuori e la aprii, uscii un pokemon bellissimo che si chiamava Buneary...
E così inizia la mia storia , appena avuti 18 anni andai nell'accademia Pokemon, a quell'età buneary si era evoluto in Lopunny,un pokemon acnora più bello, ed essendo femmina tanti pokemon gli facevano la corte... Tanti provavano a farla innamorare con attrazione ma invece non aveva effetto.Io e Lopunny ci allenavamo tanto, vincevamo molte sfide e dopo aver fatto l'ultimo anno di accademia... -Lei è stato... promosso!Complimenti!Vince questo diploma, tre pozioni ed una pregio Ball-Disse il preside dell'accademia -Evviva!- esultammo io e Lopunny.
Era ora di andare a battere tutte le 8 palestre poi diventare campione della lega ma ci voleva più di un pokemon ed allora andai in cerca di un altro pokemon.Lo vidi!Era un esemplare di Swellow selvatico!Ordinai a Lopunny di indebolire Swellow con Assorbipugno ma Swellow lo schivò e attaccò lopunny con Raffica, Lopunny cadde a terra ma si rialzò subito , stavolta ordinai a lopunny di fare schianto, L'attacco riuscì e indebolì Swellow, era quella l'ora!Lanciai la Pregio Ball !Tic Tic Tling!Ho catturato swellow!
Misi alla prova Swellow facendolo lottare contro un altro allenatore che aveva un Beatifly, ordinai a Swellow di fare le mosse che sapeva fare, lui fece Raffica,Alacciaio,Baldeali e Schianto e mise a KO il Beatifly avversario.
Ero pronto per battere la prima palestra !E così mi misi in cammino per la città di Ardizia.
Nel cammino incontrai molti allenatori ma li misi a tappeto grazie alla mia squadra allenata.Nei pressi della città incontrammo 2 membri del Team Malvagius riconobbero che io ero quello che ha fatto scoprire il loro collega ed allora lanciarono due esemplari di Golbat , io misi in campo i miei due pokemon e feci un attacco fusionato, infatti ordinai a Swellow di fare Baldeali e a Lopunny di fare Geloraggio contro swellow, così swellow diventò una scheggia grossa di ghiaccio che andava contro i golbat a una velocità immensa, l'atacco li travolse e li fece diventare esausti, I membri scapparono a gambe levate ed io pensai:-Finalmente ora potrò esplorare la città.
La prima cosa che vidi era un grande spazio verde , doveva essere l'Eveon , il parco per tutti gli Eevee e le sue evoluzioni,andai a vedere cosa facevano gli Eevee quando un pianto mi colse alla sprovvista, era un Eevee abbandonato!Decisi di accudirlo infatti presi una camera in un albergo e comprai dei biscotti per pokemon e dell'acqua e feci mangiare Eevee e gli altri due pokemon.Esplorando la città la vidi!La palestra di Ardizia!Entrai e subito il capopalestra mi sfidò.
Mandò un Machoke Shiny che lui chiamava Tirapugni e capii subito perchè lo chiamava così, infatti io mandai lopunny per combatterlo ma lui lo riempii di pugni fino a renderlo esasuto, mandai Swellow e con Alacciaio e Baldeali mandò a KO il Machoke avversario, il capopalestra disse:-Io sono Mario e non mi arrenderò, anche se è il mio ultimo pokemon è il più forte!Vai Machamp!- Swellow lo ferì ma poi subendo due Tuonopugno cadde a terra esausto,la mia ultima possibiltà era su Eevee, gli dissi di usare qualsiasi mossa che conosceva, Eevee usò attacco rapido che stordì machamp poi qualche paio di azioni per ferirlo ed infine uno schianto come colpo di grazia e grazie a lui vinsi La prima palestra!Mi dettero i soldi della vittoria, la medaglia Spaccatutto e un MT che conteneva Pugnorapido,la feci imparare a lopunny.Con i soldi della vittoria ci comprai una pietra idrica e feci evolvere Eevee in un Vaporeon.


To be continued



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Messaggio 17/06/2010, 13:38

Messaggi: 533
Località: Southern Island
Bello questo, sicuramente molto migliore degli altri, anche se secondo me avresti dovuto descrivere con più precisione le lotte e la vita nell'Accademia.

Ecco l'ultima parte del 4° Capitolo del mio libro. Poi farò un breve riassunto di questi quattro Capitoli.

Mostra / Nascondi » Capitolo 4: La misteriosa pietra azzurra-Parte 3
Sudava un po', e sembrava fuori di sé. «No, per niente. A me pare che sia una parte del mio corpo, che avevo perduto e che adesso ho ritrovato. Non so...qualcosa dentro di me mi dice che devo prenderla, devo impossessarmene. Insomma, il mio cuore dice...dice che mi appartiene».
I due compagni rimasero esterrefatti: il loro amico non aveva mai parlato in quel modo, con quella convinzione. Era spaventoso, e se Treecko e Bulbasaur non l'avessero conosciuto sarebbero fuggiti a gambe levate davanti a un simile atteggiamento. Eppure il piccolo dinosauro era scettico. «Mi sa che qui non siamo soli. Tieni gli occhi aperti, Treecko. Hanno già incantato Pelipper, non escluderei che ci provassero anche con noi» disse, con una feroce determinazione in faccia.
«Ma cosa st...»
«Zitto» lo interruppe «Non vedi il nostro amico? È fuori di sé. Vado a chiamarlo; tu sta' lì fermo, occhi aperti»
Camminò un poco verso il pellicano, poi gli sussurrò all'orecchio: «Pelipper! Pelipper, vieni qua, cosa stai facendo?»
«Tranquillo» disse improvvisamente il Pokémon, recuperando il comportamento normale. «Non mi è successo nulla. Non sono pazzo. Ora allontanatevi, e non temete. So per certo che non mi accadrà nulla di male. Mai sono stato così sicuro di una cosa». Poi rise: «In realtà è la prima supposizione sicura di tutta la mia vita». Bulbasaur sembrò rassicurato, e fece come l'amico gli aveva appena detto. Poi Pelipper si avvicinò alla pietra. Solo allora notò taluni particolari che in precedenza aveva trascurato.
Intorno alla roccia stava un sottilissimo filo di un materiale ignoto: sembrava più che altro luce liquida, anche se non poteva trattarsi di quello. Dentro la pietra, invece, affioravano nuovi dettagli che rendevano il paesaggio realistico: il fiume dondolava dolcemente, trasportando foglie cadute dall'albero sulla riva, grande e possente. In cielo svolazzavano uccellini, e alcuni cinguettavano lievemente; vicino, infine, stava un mulino a vento le cui pale giravano lentamente, mosse dall'armonioso vento. Avanzando, però, il paesaggio scompariva gradualmente; quando il Pokémon fu a una decina di centimetri dal filo magico, il panorama scomparve del tutto e una nuova figura affiorò. Un pellicano, con il becco giallo, corpo bianco e le estremità degli arti, apparve improvvisamente. Pelipper si incantò a fissare la propria immagine riflessa, deliziato. Poi si girò verso i suoi due compagni, che lo fissavano come se da un momento all'altro qualcuno lo dovesse aggredire. «Amici, venite a vedere! Se vi avvicinate, vedrete la raffigurazione di me stesso sulla superficie di questo strano sasso azzurro. Dai, venite!» disse.
Con lo sguardo di qualcuno che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rifiutare l'offerta, Treecko e Bulbasaur si avviarono alla volta dell'amico; nel primo sembrava però essere maturata un po' di curiosità, mentre il secondo aveva ancora lo sguardo preoccupato e diffidente di prima. Giunti però al fianco di Pelipper, non accadde loro nulla di strano. «Ma cosa stai dicendo? Io vedo solo un paesaggio. Non sarà mica una tua allucinaz...aaahhhhhh!» strillò Bulbasaur. Infatti, improvvisamente l'anello di luce liquida si dilatò, lanciando i due Pokémon lontani. Con un tonfo, Bulbasaur e Treecko sbatterono contro un albero, mentre Pelipper li guardava, curioso.
«Ma per quale motivo...cioè, io...». Non riusciva a spiegarlo. Deglutì. «Io...perché non mi ha spedito lontano, come voi?». La sensazione che quel misterioso oggetto gli appartenesse ormai lo dominava, bruciava come una fiamma eterna, accesa nel suo cuore. Sapeva cosa fare. Lentamente, chiuse gli occhi, alzò il piede e attraversò l'anello. Provò una sensazione di freschezza rilassante; poi si voltò per parlare ai suoi amici, ma in quel momento l'anello s'ispessì e andò a formare un'enorme sfera di cristallo, che rinchiuse Pelipper, insieme alla pietra. Il Pokémon non udiva più nulla; era piombato in un silenzio innaturale: niente cinguettii, niente fruscii; insomma, nulla di nulla, come un morto. Ma non era preoccupato; nonostante vedesse i volti sbigottiti e agitati dei suoi amici, malgrado si rendesse conto che era bloccato, con intorno quella parete cristallina splendente, non avvertiva la minima idea di provare a fuggire. Sentiva che quel momento era già stato deciso da tempo, che era stato scritto molto tempo fa nel suo destino. Per la seconda volta, nutriva una profonda sicurezza in ciò che faceva.
Provò a parlare, a dire ai suoi amici di stare calmo, ma inaspettatamente si accorse che non era in grado di farlo. La mascella pareva non rispondesse più ai suoi comandi. Quindi fece l'unica cosa sensata in quel momento: cercò di prendere la pietra. Non appena mosse la zampa, però, sentì un altro movimento provenire dal cristallo: la sfera si agitò un poco, Pelipper cadde, e successivamente il globo prese a levitare, volando sempre più in alto, finché non superò le fronde degli alberi più alti del bosco. A quel punto si stabilizzò e il pellicano poté alzarsi. Aveva ricevuto un brutto colpo alla testa. Massaggiandosi il livido, allungò l'ala docilmente verso la roccia. Chiuse gli occhi, e coraggiosamente toccò la pietra.
La sensazione che provò fu indescrivibile. Pelipper iniziò a viaggiare in un vortice di luci e colori, mentre un canto soave gli riempiva le orecchie e lo calmava. Quel canto sembrava provenire dalla pietra stessa, e in qualche modo gli infondeva energia, un'energia antica, potente. Restò in quello stato per qualche decina di secondi; dopo un po', proprio quando avvertiva un eccesso di energia, e pensava di stare per esplodere da un momento all'altro, tutto finì e lui si ritrovò disteso sulla superficie della sfera di cristallo, la quale stava scendendo pacatamente a terra. A qualche metro da terra il globo s'infranse e Pelipper cadde a terra.
«PELIPPER! Pelipper! Cosa ti è successo? Rispondi!». Bulbasaur era fuori di sé, e scuoteva il pellicano cercando di parlargli. Treecko era poco più lontano, e aveva uno sguardo tremendamente agitato. «PELIPPER! Pelip...». Il dinosauro s'interruppe alla vista del movimento di un'ala dell'amico.
«Cosa è successo? Mi ha trasportato lassù e... e...».
«Ci siamo spaventati a morte! Ti dicevo di non toccarla! Che cosa ti ha fatto? Ha cercato di ferirti, oppure...».
«No». Improvvisamente si accese negli occhi di Pelipper uno sguardo intenso. «No, non era una trappola. Avevo ragione. Quella cosa mi ha infuso energia, ha risvegliato un potere antico in me. Non so come spiegarlo. Ho udito una musica leggendaria e...».
«Tranquillo, lo shock ti ha annebbiato la mente, ora ti portiamo in un luogo sicuro, così potrai riposarti e...».
«NO!». Perché non capiva? Quella pietra era destinata a lui. Non era una trappola. Perché cercava di ignorare, di non comprendere? Perché tentava di sfuggire alla verità? La rabbia lo invase, e sferrò un calcio nell'aria per sfogarsi. «Non era un inganno, Bulbasaur! Non capisci che era una cosa mia? Non te ne accorgi?». Poi pensò fra sé: «Ma come faceva ad accorgersene? Lui non aveva visto la sua immagine riflessa, non aveva udito quel canto...».
«Ascolta, in che senso ti ha dato energia, è stata una cosa positiva? Noi ti abbiamo visto volare in alto, non sentivamo nulla, e lassù ti vedevamo contorcerti...cosa avremmo dovuto pensare? Che te la spassassi?».
«Ha ragione» pensò il pellicano. «Anch'io avrei creduto la stessa cosa». Ma doveva dimostrargli che era vero. Che aveva ricevuto un dono. Così, malgrado non ne avesse la minima certezza, disse ai suoi amici: «Va bene. Adesso vi darò la prova di ciò che è successo». Come se l'avesse già preparato da sempre, pensò alla pietra che stringeva in pugno, a quello che conteneva...
Mentre i due compagni lo fissavano come se avesse perso del tutto il senno, Pelipper fece un urlo tremendo. Treecko lo contemplava allibito, certo che si trattasse di uno scherzo. Bulbasaur ormai lo riteneva pazzo.
«Zitto, se no...» cominciò il piccolo dinosauro, ma fu interrotto da uno strano gorgoglio proveniente dal pellicano.
Pelipper, nonostante avesse ancora la bocca spalancata, cessò immediatamente di gridare, e dentro di sé, al posto dell'aria, sentì un liquido. Gli amici lo scrutavano interessati e spaventati allo stesso tempo. Il pellicano non smise di stringere la pietra, e a un certo punto sentì qualcosa che gli bagnava la lingua; un istante dopo, dal becco aperto uscì un potente getto d'acqua purissima. Pochi secondi dopo cadde a terra, ansimante. Si sentiva come un atleta che aveva percorso dieci chilometri senza mai fermarsi; i polmoni erano sul punto di scoppiare a causa dell'enorme quantità d'ossigeno che si riversava nel corpo del Pokémon per recuperare le forze. «Avete...visto?».
Bulbasaur e Treecko erano rimasti semplicemente esterrefatti. Guardavano l'amico come se non credessero che fosse realmente lui, che avesse fatto qualcosa di veramente magico. Ma non trovavano nessun'altra scusa. Era troppo, e anche un po' offensivo, credere che avesse preso l'acqua da qualche parte e l'avesse emessa con tale potenza. Pelipper non poteva giungere a tal punto per dare una dimostrazione. Così si convinsero, e le due bocche si aprirono in grandi sorrisi.
«Allora è vero. Ma come è possibile? Non pensavo che la magia esistesse veramente...» esordì Treecko.
«Pure io. Ora che mi ci fai pensare, però, potrei avere letto per caso un libro che ne parla. Ma ero sicuro che fosse uno scherzo, per dare un po' di colore, sai, il tipico articolo da copertina, come quello del Pokémon posseduto dal demonio» commentò Bulbasaur.
«Be', magari esistono anche i Pokémon posseduti dal demonio» osservò ironico il geco.
«Ve lo dicevo, di fidarvi» disse Pelipper. «Ero sicuro che non fosse qualcosa di malvagio, sentivo dentro una strana impressione».
«A proposito di strane impressioni» cominciò il piccolo dinosauro, ma Treecko lo interruppe: «La prossima volta che ti succede avvertici, così ci prepareremo in anticipo». E indicò le sue gambe, bagnate dal getto d'acqua del pellicano.
«Non intendevo questo» protestò Bulbasaur con aria un po' offesa. «Stavo pensando...come ti senti adesso?»
Era una domanda curiosa, ma Pelipper parve sicuro nel rispondere.
«Mi sento incredibilmente energico, e più veloce e forte di prima. E anche gli stimoli nervosi sono più rapidi: capisco più velocemente ciò che succede intorno a me. E poi...ho i sensi un poco più sviluppati. Ad esempio, da qui riesco a percepire il tremendo tanfo di Treecko» disse con aria divertita. «Ma potrei sbagliarmi...magari è solo quel mucchio di escrementi laggiù». E indicò un cumulo di sostanza marroncina ai piedi dell'albero su cui il geco si era arrampicato. I tre Pokémon scoppiarono a ridere. Era da tanto tempo che non lo facevano. Infatti, era la prima cosa andata a finire bene quel giorno.
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 09/07/2010, 21:32

Messaggi: 1193
Località: In un posto da dove posso connettermi su PokéTown, altrimenti non avrei postato tanto qui o_o
Loreamico, posso solo essere meravigliato sul fatto che i tuoi racconti hanno tanto colore e tante emozioni! Se potessi paragonarle a qualche libro, direi che puoi competere con "Eragon", ma potresti provare anche ad aggiungerci un po' di spirito e alcuni personaggi comici (come Fred e George Weasley, della saga di "Harry Potter")... Riguardo al "Diario di Torchic" non ho tempo per postare ora, però... :(
Bah... una firma? E come firmo al computer, scrivo sullo schermo? Immagine

Messaggio 24/07/2010, 21:55

Messaggi: 533
Località: Southern Island
Ecco un Capitolo chiave del mio libro, ma non vi dico altro: leggetelo!
Mostra / Nascondi » Capitolo 4: L'epilogo di un grande cuore
«Ragazzi, siamo noi» gridò Bulbasaur. Si trovavano sulla soglia della dimora del piccolo dinosauro, e durante il tragitto dal bosco verso casa si erano divertiti scherzando sulle nuove capacità del loro amico. Erano addirittura arrivati a parlare di un nuovo talento secondo cui Pelipper adesso non avrebbe dovuto più fare i bisogni giornalieri.
«Sarebbe utile» aveva commentato Treecko. «Tu vedessi che imbarazzo, quando Bulbasaur parlò davanti a una folla in paese e, nel bel mezzo del discorso, dovette interrompersi per cercare un posto, diciamo, intimo per...».
«Sì, abbiamo capito» tagliò corto Bulbasaur, a cui al posto del solito verdognolo in faccia riluceva uno strano rossiccio. Poi a Pelipper sembrò di aver visto un Pokémon strano volare nei dintorni, ma fu certo di averlo immaginato, dato che un momento dopo era scomparso. Non potevano credere di aver avuto paura per via di alcuni pazzi qualche ora prima, mentre adesso schiamazzavano ridendo.
«Eccomi» disse una voce, che sembrava appartenere ad Andrea ed era (con gran sollievo del pellicano) calma e allegra. Alla voce del ragazzo, Pelipper si ricordò di Lorenzo, e subito provò una morsa allo stomaco. Aveva completamente dimenticato il suo Allenatore durante il viaggio nel bosco, si era scordato che era stato a letto, ansimante. Tuttavia, quando l'amico aprì la porta d'ingresso, il pellicano notò subito Lorenzo seduto sul divano, intento a fissare la parete con sguardo vacuo. Svanita in lui ogni goccia di rammarico, si gettò a braccia aperte verso il suo Allenatore: «Allora stai bene! Credevo che tu...tu...».
«Tranquillo, sta bene ogni singola creatura in questa casa, compresi animaletti da compagnia quali zanzare e mosche d'ogni tipo» commentò vagamente annoiato. «È tutto il giorno che svolazzano qua e là senza una meta precisa. Il bello è che non ti danno fastidio; sembrano piuttosto matte, lì a girare intorno ai lampadari». Treecko sghignazzò. «Io da tempo» proseguì il ragazzo «consiglio ad Andrea di dare una ripulita alle stanze più interne e irraggiungibili. A quanto pare emanano un aroma particolarmente delizioso per gli insetti. E io che pensavo che fosse solo il profumo degli alberi». Poi esordì Alessio: «Passando a cose più serie (Treecko lo squadrò in tralice), vi comunico che abbiamo informato le autorità e loro hanno accettato, ehm, dopo un po' di tempo». A Pelipper affiorò in mente la buffa immagine di due ragazzi che cercavano di esprimersi, al centro di molti uomini adulti che li fissavano, vagamente consci del fatto che qualcuno stesse loro parlando e decisamente scettici. Mentre sorrideva tra sé e sé, sentì Andrea che diceva: «Hanno detto che erano stanchi oggi, e parecchio impegnati, e che avrebbero controllato domani. Be', non ci resta che aspettare» concluse allegro.
«Voi che avete fatto invece? Tutto bene?».
«A quanto pare sì. Non credo che tre Pokémon intenti a rotolarsi per terra dalle risate manifestino molta preoccupazione» buttò lì Lorenzo.
«Sì, ma...» iniziò il pellicano, ma ammutolì di fronte all'occhiataccia di Bulbasaur.
«Perfetto» disse Andrea dalla cucina, il quale chiaramente non aveva colto l'indecisione del Pokémon. Gli altri ragazzi lo scrutarono torvi per un attimo, poi si precipitarono verso l'amico. «Credo che abbiate bisogno di qualcosa da mangiare, voi tre. Siete stati via più tempo del previsto».
«Sicuro» rispose Pelipper. Solo in quel momento si era accorto che il suo stomaco brontolava insistentemente da un paio di quarti d'ora.
«Allora, mentre metto insieme qualcosa, potete abusare della mia ospitalità». Fece un sorriso. «Fate come se foste a casa vostra». I tre Pokémon annuirono, e si diressero verso la camera di Bulbasaur.
Pelipper non aveva mai visto una stanza arredata in modo più strano. Vicino all'entrata, addossato alla parete, stava un robusto letto, lungo poco più di un metro. Vicino, nell'angolo, una vecchia scrivania ingombrava buona parte della camera. Sopra di essa si trovavano una decina di libri aperti e una lampada gigante, e al muro era affisso un enorme calendario. Il resto della stanza era occupato da diversi scaffali altissimi, stracolmi di libri, alcuni così polverosi che sembravano esser lì da decenni, altri con le pagine così piegate per essere state sfogliate infinite volte. Infine, in uno spazio buio dietro ad uno scaffale traballante (Pelipper evitò cautamente di avvicinarvisi) c'era una vecchia scala di legno. Il pellicano pensò che, nonostante non fosse molto ampia, la camera dell'amico potesse benissimo competere con una biblioteca ben fornita. C'erano libri che parlavano di ogni cosa: dalla storia di Pokémon e umani ai più segreti enigmi della vita, dalle fiabe per piccoli ad enormi biografie.
«Benvenuti, accomodatevi» pronunciò il piccolo dinosauro. I due amici si guardarono sbigottiti, poi entrarono. Bulbasaur intanto era sparito ed era tornato con due sedie nuove di zecca, in grande contrasto con il resto dell'arredamento.
«Allora, ho pensato che sarebbe una cosa buona cercare un paragrafo su questi libri che parli del potere di Pelipper» cominciò Bulbasaur.
«Ma sei matto? Anche a restarci tutta la sera non troveremo nulla, per due motivi. Uno che i libri sono così tanti che prima di trovare quello giusto...».
«Saremo divorati dagli insetti» finì il pellicano. Solo in quel momento aveva notato gli animaletti zampettare nervosamente per il pavimento.
«Sai, credo che il tempo sarebbe impiegato in modo migliore a pulire un po'» commentò il geco. Bulbasaur lo guardò accigliato, poi riprese: «Mi sembra di aver già letto un libro con scritto qualcosa del genere. Io mi metto a cercarlo; voi siete liberi di fare quello che volete».
«Ottimo» rispose Treecko, e si voltò per andare a dare un'occhiata agli insetti.
Pelipper, in cuor suo, dava ragione al geco: era improbabile che qualcun altro ne fosse a conoscenza. In qualche modo si sentiva unico per la prima volta, e sapeva che trovare un altro Pokémon con il suo dono gli avrebbe procurato un po' di dispiacere. In ogni caso, preferì non manifestare la sua opposizione e decise di assecondare Bulbasaur, anche solo per farlo felice.
«Io ti do una mano» disse. L'amico lo guardò raggiante, mentre Treecko lo scrutava come dire “bah”. Ormai vincolato dalla parola data, il pellicano s'immerse nella lettura di vari libri polverosi, benché ne avesse ben poca voglia. Viste le sue disastrose condizioni, alle quali Bulbasaur non aveva nemmeno fatto caso da quanto era concentrato sui volumi, Treecko abbandonò lo svago e venne a fargli compagnia. Pelipper trovò la cosa molto distensiva, e finalmente si misero a cercare libri adatti all'argomento con il sorriso in faccia.
«“Numerologia degli antichi greci”; no, non serve, non credo che i numeri c'entrino un granché con le pietre magiche; “Pasticcetti svedesi”; ottimo, forse in una ricetta troviamo un bel pomodoro azzurro come ingrediente principale; “Curare le piante”; perfetto, così vediamo se riusciamo a togliere il delizioso aroma che attira gli insetti...».
«Forse troviamo qualcosa in questo: “I più grandi segreti del nostro pianeta: dallo svelare il futuro a datare gli alberi”» disse Pelipper ridendo. «C'è una minima probabilità che datare gli alberi del bosco di Timerlìn sia la strada giusta per avere informazioni sulla pietra. Peccato che siano più di cinquecento». Treecko sghignazzò, evitando accuratamente di farlo notare a Bulbasaur, che in quel momento era sbucato da dietro uno scaffale e stava avanzando verso di loro con un pesante testo in mano, barcollando.
«Eccolo, mi sembra questo il libro dove avevo letto qualcosa a proposito della magia» disse eccitato il piccolo dinosauro. Era strabiliante come Bulbasaur si divertisse tanto a cercare informazioni in vecchi volumi. Mentre il Pokémon spariva tra le pagine polverose e strappate qua e là, Pelipper udì il geco mormorare, con gli occhi strabuzzati: «Ma come fa a ricordarsi che è quello? L'ha già letto?». Evidentemente, Bulbasaur doveva aver letto quasi ogni singola pagina in quella stanza. Il pellicano continuò la ricerca, ma trovò solo altri libri di cucina, uno con una strana stella a otto punte e altri che trattavano di storia. Dopo aver udito uno sbuffo da dietro uno scaffale, Pelipper si voltò per cercare un ennesimo testo da controllare, ma udì una voce forte proveniente dalla cucina: «Ragazzi, venite, la merenda è pronta».
«D'accordo, arriviamo» rispose il piccolo dinosauro. Pelipper provò una fitta di sollievo all'idea che entro pochi minuti avrebbero abbandonato quella prigione. Treecko doveva pensare la stessa cosa, perché fece un lungo sospiro prima di chiudere il libro che stava cercando di leggere. Entrambi erano rimasti un po' sorpresi del fatto che Bulbasaur non volesse trattenersi per finire la lettura, ma fecero in modo di non farglielo notare.
Pochi minuti dopo i sei si trovavano in cucina, e i Pokémon mangiarono ciò che venne loro offerto senza parlare molto. Pelipper vide Lorenzo controllare l'orologio, e Pelipper capì dal suo sguardo che era giunta l'ora di tornare a casa.
Il pellicano salutò i suoi amici con molta energia. In realtà li avrebbe rivisti a scuola il giorno seguente, ma di certo lì non avrebbe più potuto scherzare e ridere con loro, e quindi si comportò come se dovesse dire loro addio. Bulbasaur gli disse che avrebbe finito di leggere quel volume insieme a Treecko (il geco alzò gli occhi al cielo) per poi informarlo il giorno seguente. Si abbracciarono, poi Pelipper arrancò verso casa insieme al suo Allenatore, incapace però di staccare gli occhi dalla casa dell'amico. La tristezza s'impadronì di lui, e Pelipper varcò l'uscio con il broncio.

Mentre Lorenzo si sedeva sul divano con una rivista in mano, Pelipper s'avviò in camera sua. Era rimasta identica da quando stamattina era partito per la casa dell'amico, quindi nessuno doveva esserci entrato. I due mobili avevano le ante chiuse, il letto era intatto, e sulla scrivania era tutto in ordine. Si guardò furtivamente intorno, poi prese la pietra, che aveva tenuto nascosta per tutto il tempo, senza mostrarla a nessuno, e la mise con cura in uno scompartimento del suo armadio. Aveva deciso, insieme ai suoi amici, di non rivelare la sua esistenza a nessuno, nemmeno al suo Allenatore. Voleva evitare domande indiscrete e soprattutto che qualcun altro venisse a conoscenza del suo potere. Dopo Pelipper si stese sul letto a riflettere.
Bulbasaur pareva sicuro di aver letto un libro che trattava di un misterioso potere. Se questo fosse stato vero, allora Pelipper avrebbe dovuto assolutamente leggerlo. Doveva sapere cosa era riservato a chi aveva qualcosa fuori dal comune; magari sarebbe stato isolato dagli altri. Al Pokémon venne un brivido: non si sarebbe separato dai suoi amici, per nulla al mondo. Sarebbe fuggito con i due Pokémon in un posto sconosciuto, ma era un'idea terrificante e al momento decise di non pensarci. Allo stesso tempo, in cuor suo Pelipper riteneva di essere unico, anche se non voleva vantarsene. Ma ad un tratto i pensieri si annebbiarono, e strane figure vorticarono nella sua mente...
Fu Lorenzo a svegliarlo. Era seduto vicino a lui, sul letto, e lo dondolava dolcemente. Pelipper si accorse di essersi addormentato mentre rifletteva, e istintivamente guardò verso l'armadio, che pareva ancora chiuso. Sollevato, il Pokémon si destò e seguì il suo Allenatore per la cena. Alla vista di un piatto di pasta fumante, il pellicano si sedette a tavola e durante il pasto parlò con Lorenzo della scuola.
«Domani si comincia» esordì Lorenzo.
«Eh già» commentò Pelipper mogio.
«So cosa provi, ma credimi, non è poi così male. Troverai tanti altri Pokémon e tra una lezione e l'altra avrai sempre il tempo per fare due chiacchiere con i tuoi amici, così non sentirai la mia...la mia mancanza». Il volto del ragazzo era stato irrigato da una piccola lacrima, ma non cercò di nasconderla.
«Ma io voglio stare con te, ti voglio bene, lo sai».
«Anch'io ti voglio bene, ma sta' calmo, ci scriveremo ogni giorno e...». Ma Pelipper evidentemente non si sentiva tranquillo, e tutti i suoi pensieri, le sue incertezze, si riversarono sotto forma di umide lacrime. Ricordava le cene con Lorenzo, le sue battute, le avventure e i viaggi compiuti insieme, le attenzioni che gli riservava...tutto ormai era un ricordo, erano cose che appartenevano al passato, e al futuro. Avrebbe dovuto aspettare la prossima estate... . Percepì il suo Allenatore avvicinarsi, ma non fece nulla, voleva fargli capire i suoi timori e le sue preoccupazioni. Lorenzo lo abbracciò forte, sussurrandogli all'orecchio: «Pelipper, resteremo uniti, lo so. Potrai parlare con me quando vorrai, potrai scrivermi. E poi ci rivedremo per le vacanze di Natale, no? Su, fammi vedere che riesci a superare questo ostacolo...». A Pelipper tornò all'improvviso in mente il ricordo di sua madre che lo incitava a lasciare casa, e se stesso piccolo che piangeva. Pensò: «Calmati Pelipper...calmati».
Poi smise. Il Pokémon alzò lo sguardo e fissò Lorenzo, quella faccia amica, simpatica, e ripensò a quanto era stato sciocco. «Perdonami, Lore, non sono riuscito a controllarmi, mi dispiace, so che non ci separeremo veramente. Come farei a dimenticarti? Nemmeno se volessi ci riuscirei» disse con il sorriso in faccia. L'Allenatore lo squadrò raggiante, e tornato al suo posto attaccò il piatto di pasta. Adesso il Pokémon si sentiva meglio, e finalmente si era liberato di quella morsa allo stomaco che lo attanagliava. Impugnò la forchetta allegro e guardò il suo Allenatore compiaciuto. Mangiarono scherzando, poi Lorenzo si alzò per sparecchiare, mentre il Pokémon si massaggiava lo stomaco pieno. Ma qualcosa lo interruppe. Aveva udito qualcuno bussare alla porta. Fece per alzarsi, ma il ragazzo lo precedette e andò ad aprire.
Lorenzo lanciò un grido, e si allontanò dalla porta come se fosse stato punto. Sulla soglia stava un Pokémon magrissimo, con lo sguardo feroce ed una spada lucente macchiata di sangue nella mano destra. Aveva il corpo, la coda, la testa e le braccia azzurre, mentre le gambe, il petto, le lunghe orecchie e le zone della faccia intorno agli occhi e al naso nere. Era una figura sottile, ed emanava un'inconfondibile aria malvagia. Nonostante la corporatura, era terribilmente spaventoso, e nei penetranti occhi rossi si leggeva l'atteggiamento di qualcuno pronto ad uccidere. Pelipper si rannicchiò vicino a Lorenzo, fuori di sé dalla paura. Poi il Pokémon esile parlò con una voce intrisa di un misto di divertimento e odio.
«Tu, umano, togliti. Voglio lui» disse indicando Pelipper. «Oggi non ho proprio voglia di uccidere tante persone. Fuggi, mettiti in salvo, se tieni alla tua vita».
«Io non me ne vado da nessuna parte» ribatté Lorenzo, e infilò una mano nella tasca dei pantaloni. Poi sussurrò al pellicano: «Vattene». Pelipper era terrorizzato, non capiva più nulla, vedeva soltanto quello sguardo omicida. Si avvicinò cautamente alla porta, che però si chiuse improvvisamente. Allora si voltò verso il Pokémon magro, intento a ridere. Una risata fredda, senza ombra di divertimento. «Ahah, credevi che fuggire fosse così facile? Pensi che sia venuto a fare un giretto? No. Voglio solo porti alcune domande, e dopo ti inviterò a seguirmi. Se accetti, sarai catturato. Se rifiuti, ti ucciderò». Pelipper e Lorenzo si addossarono alla parete, sbigottiti. Il pellicano sentì il suo Allenatore muovere le mani dietro la schiena, poi udì di nuovo il Pokémon malvagio.
«Hai toccato la Pietra del Potere? Cosa ti è successo? Dove l'hai nascosta? Chi lo sa oltre a te?»
«Di cosa sta parlando, Pelipper?» disse sconcertato Lorenzo.
Pelipper soppesò l'idea di mentire, ma decise che la verità sarebbe stata adeguata in questo momento. Aveva l'impressione che quell'essere fosse in grado di leggere la mente. Parlò, con voce tremante: «L'ho-ho presa e l'ho po-portata in ca-camera mi-mia». Poi vide Lorenzo fissarlo allarmato: «È di questo che stavi parlando a casa di Bulbasaur?». Pelipper non rispose, e continuò a raccontare.
«Mi ha dato più forza e...e...ho fatto qualcosa»
«Cosa?» chiese il Pokémon esile.
«Ho, ecco, sputato acqua» disse.
«Tutto qui?». Il Pokémon sembrava rilassato. «Allora non sarà difficile catturarti. Non capisco perché il Capo si sia così tanto preoccupato...».
Poi accadde tutto in un attimo. Lorenzo estrasse un coltello affilato e lo lanciò verso il Pokémon magro. Pelipper chiuse gli occhi immaginò per un istante di vederlo a terra, ma invece estrasse la spada con una rapidità incredibile, e spezzò il coltello in volo. Mormorò qualcosa sottovoce, puntò un dito verso il ragazzo e ne uscì un fulmineo raggio giallastro. Pelipper sentì un tonfo accanto a sé, ma non osò aprire gli occhi. Poi udì dei passi. Schiuse le palpebre per rendersi conto di ciò che era successo, e un attimo dopo urlò. Lorenzo giaceva a terra, con lo sguardo vacuo, incapace di muoversi. Malgrado la ritenesse un'azione molto incauta, si inginocchiò vicino al corpo del suo Allenatore. La sua ala si diresse istintivamente verso il cuore, passò sotto gli abiti e tastò la pelle. Nessun movimento, nessun battito, niente di niente. Era morto.
Il Pokémon perse la testa. Vide il Pokémon magro avvicinarsi, ma non gliene importò. Prese ad urlare terribilmente, un grido disumano, e le pareti della casa presero a barcollare. I mobili si rovesciarono, il lampadario cadde e si ruppe, i vetri volarono da tutte le parti. La finestra esplose, le sedie si sollevarono da terra e attaccarono il Pokémon esile, come se agissero di spontanea volontà. La creatura sottile gridò alcune parole, e le sedie s'incendiarono. Le fiamme assalirono tutto ciò che era intorno, bruciando il tavolo e la credenza.
Pelipper avanzava furioso verso l'assassino. Non tenne conto delle fiamme che lo circondavano, né del fatto che era solo contro un omicida armato. Aveva in mente solo quello sguardo odioso, quel raggio giallastro, quel Pokémon esile...quell'essere, che aveva distrutto la vita del suo Allenatore, che non provava rimpianto, tristezza...Pelipper pensava solo a lui, intento a difendersi da ciò che cadeva per mano del pellicano, sebbene quest'ultimo non avesse avuto nemmeno l'intenzione di farlo. Nella sua persona ardeva un fuoco mistico, e ogni singola cellula del suo corpo pensava a quell'assassino, ogni particolare del suo aspetto era intriso nella testa del pellicano...
Poi, d'un tratto, sobbalzò, ed ebbe un'ultima fugace visione del Pokémon magro, fermo in piedi, pallidissimo, prima di finire dentro qualcosa che non conosceva. Il pellicano si sentiva strano, e una serie di ricordi non suoi affiorarono: un enorme Pokémon giallo che lo minacciava mentre uccideva i suoi amici, l'esile assassino mentre combatteva contro un Pokémon verde avente un sacchettino in mano, un Pokémon grande che gli donava una spada con degli strani segni incisi, un pellicano terrorizzato che gridava...
Poi, così com'erano iniziati, i ricordi finirono. Pelipper sentì nuovamente il suo corpo, il calore delle fiamme intorno a sé, il Pokémon malvagio che urlava. Poi tutto divenne nero, e Pelipper non pensò più.
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 24/07/2010, 22:22

Messaggi: 1193
Località: In un posto da dove posso connettermi su PokéTown, altrimenti non avrei postato tanto qui o_o
...
vabbè che è notte, ma facciamo un momento di silenzio in memoria di Lorenzo :pianto
Bah... una firma? E come firmo al computer, scrivo sullo schermo? Immagine

Messaggio 23/08/2010, 20:54

Messaggi: 312
Località: Invernopoli
Tocca a me XD.
Non vi prometto niente >> e sottolineo che ho quasi 12 anni :att, ma farò del mio meglio!
Vorrei dedicare questo racconto alla mia gilda e ai miei amici BlazePower, ChaXD, Darkangel98, DarkPikav, EleXD, GabryLuxray, Groudon93, Grovyle, Growlithe97, Lar, Leaf, LeaS, LoloS, Loreamico,
Olette320, Palkino, SchiFly, ShinyPalkia

IL SOGNO DIVENTA REALTA' - MD3
Mostra / Nascondi » Capitolo 1: L' inizio di una grande amicizia
Quella notte Absol non chiuse occhio. Era troppo eccitato all' idea di entrare nella gilda più prestigiosa dell' intera regione di fiore. Così si mise a pensare dell' estate trascorsa con i suoi migliori amici: il simpatico Riolu e l' esperta eevee, fantasticando sulle loro ormai prossime esplorazioni.
Il sole stava sorgendo, così il piccolo Absol si alzò in piedi. Tutti stavano ancora dormendo, così quatto quatto cominciò a prepararsi. Quando finalmente fu tutto pronto, mamma e papà Absol si svegliarono giusto in tempo per Salutare Absol, visto che si sarebbero rivisti soltanto nelle vacanze invernali.
Così Absol partì: non fu un tragitto molto lungo, visto che abitava a fianco del Kecleon Market, il mercato più rifornito dell' isola. Eccolo arrivato a destinazione: l' imponente gilda Wigglytuff: all' entrata vide che Riolu era già arrivato, e stava parlando con un Leafeon che.. si rivelò la piccola eevee! “Ciao Absol!” esclamarono i due. Avevano deciso di fare team tutti e tre insieme, così appena arrivati Chatot gli accolse e li portò dal capitano della gilda: ebbene sì e proprio Wigglytuff! A nome di tutti e tre, parlo Riolu, il più coraggioso: “Ehm, salve, noi 3 vorremmo formare un team d' esplorazione, avete ancora posto per una squadra da tre?”. Chatot rispose: “Veramente le squadre d' esplorazione da tre non sono ammesse.” A quelle parole non seppero cosa dire, così Absol, il più generoso e altruista decise di cercarsi un altro compagno d' esplorazione. Ma la cosa fu tutt' altro che facile. Absol si fece avanti e chiese a un Loudred di fare una squadra di esplorazione, ma egli rispose di no, per la paura di essere sfortunato. Absol non capì il perché della sua risposta, così chiese ad altri membri, ma tutti rifiutarono. Absol, disperato lo disse a chatot che gli rivelò che una leggenda narra che gli Absol portassero sfortuna. Così lo mando a fare la spesa per la gilda. Arrivato al Kecleon market, Absol ordinò 20 paia di melegrandi, e 150 di mele perfette, anche se non sapeva per chi fossero tutte quelle mele. “E' il tuo primo compito della gilda?” chiese il Kecleon Viola. Absol annuì a bassa voce. “Ehm, interessante.” si sforzò di dire Kecleon verde.
Absol tornò alla gilda, trascinando le borse della spesa con troppoforte. E così si concluse il primo giorno alla gilda per Absol e i suoi amici, che a quanto pare erano entusiasti della loro prima esplorazione: gli raccontarono della grotta marina, dove alla fine trovarono un forziere abbandonato.
Dopo cena, Absol andò subito a letto, e si addormentò subito: nonostante tutto, quelle mele perfette erano molto pesanti.
“EHIEHI SVEGLIATEVI SUBITO!!!!!” qualcosa mandò in tilt le orecchi di Absol, Riolu e Leafeon. Ma non era qualcosa, era qualcuno: era Loudred che usava granvoce. “SIETE IN RITARDO!! VI CONVIENE ALZARVI SUBITO SE NON VOLETE ESSERE RICHIAMATI!!” Leafeon rispose gentilmente: “potresti abbassare il tono di voce per favore? Accidenti ragazzi, siamo davvero in ritardo! E' meglio sbrigarsi!”
Appena ebbero raggiunto la sala comune Wigglytuff iniziò il suo discorso mattutino: “Salve amici, oggi è il secondo giorno qui alla gilda: dateci dentro!” Tutti risposero in coro “ Uno: lavorare non fa male a nessuno! Due: a chi scappa niente pappa! Tre: ogni sorriso va condiviso!” Absol, siccome non aveva ancora memorizzato il motto della gilda, mosse la bocca per far sembrare che stesse recitando anche lui. Oggi chatot gli disse di andare a prendere di portare uno strumento a un esploratore che era via per una missione. “Almeno questa volta non devo fare la spesa” borbottò Absol, anche se ebbe l' impressione che Chatot avesse sentito.
Così Absol, appena uscito dalla gilda, aprì il pacco dove c' era lo strumento: si trattava di un' assorbisfera. Proseguì a sud, verso la spiaggia dove l' esploratore segnalò la sua posizione. Arrivato a destinazione lo vide: era Chimecho, il cuoco della gilda! Chimecho lo notò e lo salutò calorosamente. Dopo avergli dato lo strumento, Absol stava per tornare indietro quando.. spam! Uno zubat e un koffing urtarono Chimecho e gli cadde l' assorbisfera. I due la videro e se la presero, scappando. Chimecho, disperato chiese aiuto ad Absol dicendogli che quello era il primo tesoro che ebbe trovato nella sua vita da esploratore. Absol per un attimo esitò, ma poi decise di dargli una mano. Così partirono per la volta della Grotta marina.
Era la prima volta che Absol esplorava un dungeon, ed era talmente emozionato che ad un certo punto andò a sbattere contro una roccia. Alla fine del dungeon, intrappolarono i due ladri, che però non si arresero e sfidarono le due reclute. Non fu un combattimento difficile: chimecho con confusione e Absol con inseguimento furono dei degni avversari. Zubat e Koffing, esausti, cedettero il prezioso strumento a Chimecho e scapparono via. “Grazie Absol, senza di te non avrei ripreso il mio tesoro!” Absol era contento di essere stato utile a Chimecho. “Ehm, senti, ti andrebbe ti formare una squadra d' esplorazione con me?” chiese chimecho, prendendolo di contropiede. Absol accettò subito: e questo fu l' inizio di una grande Avventura, ma soprattutto di una grande amicizia!
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---> Ah, la mia Fenice...

Messaggio 24/08/2010, 12:56

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Bello... però dovresti alternare parti narrative a parti descrittive nel tuo racconto...

a proposito di racconto, ne ho fatto un altro! dato che non mi piaceva molto un racconto in prima persona, eccovi qui la mia seconda storia:

"Le anime di PokéTown"

1° capitolo: Una giornata disastrosa

BlazePower2 camminava mesto mesto sulla via del ritorno: non era riuscito ad avere il cellulare che aspettava da mesi. Appena era arrivato al negozio il suo amico Kecle0n, commesso del famoso Pokémon Market di PokéTown, gli aveva risposto, non senza dispiacere, che i cellulari erano finiti, tuttavia ne hanno ordinati di nuovi e la ditta “TecnoTown”, la più grande ditta produttrice di elettrodomestici e aggeggi elettronici, aveva annunciato loro che sarebbero arrivati entro due mesi. “Speriamo bene!” fu la risposta di BlazePower2 prima di congedarsi da Kecle0n. “Ormai” pensò “Non avrebbe più senso andarci di nuovo tra due mesi per sperare di trovare un cellulare, c’è sempre qualcuno che arriva prima di te per prenderlo subito”. Proprio mentre svoltava un angolo deserto della città, un’ombra passò sopra di lui. BlazePower2 alzò la testa, incuriosito, ed ecco che vide un Pelipper che, lentamente, planava vicino a lui, le ali bianche e azzurre spiegate e la coda, anch’essa dello stesso colore marino delle ali, ritta. “Ciao Loreamico!” disse BlazePower2 leggermente più sollevato nel vedere il suo caro amico dopo quella giornata nera: BlueX e Omy avevano deciso di renderlo bersaglio dei loro scherzi per tutte le ventiquattr’ore di quel giorno nel modo più snervante possibile, bagnandogli la legna per cucinare, allagandogli il bagno, bruciandogli la cassetta delle poste (fortunatamente vuota) e graffiando e mordendogli la porta di casa. “Ciao Blaze! Come mai sei così giù?” domandò Loreamico notando l’aria afflitta del suo amico. “Forse perché non posso andare più in alto?” replicò BlazePower2 con una nota ironica nella sua voce. Loreamico non rise alla battuta, ma anzi insistette a ricevere una risposta sensata, così BlazePower2 (per gli amici Blaze) gli raccontò come andavano le cose: “Beh, che devo dire? Oggi non me n’è andata una giusta! BlueX e Omy, non so perché, mi hanno allagato la casa, bagnato la legna, sporcato le finestre, graffiato la porta, bruciato la cassetta delle lettere e tanto altro. E come se non bastasse il cellulare è rotto e non posso chiamare nessun tecnico o moderatore. Certo che sono il più fortunato di tutti qui, ti pare?” rispose Blaze, il cui malumore andava trasformandosi in rabbia verso i due spacconi che sanno solo dargli fastidio. “Su, su, non preoccuparti, poteva andare peggio...” provò a consolarlo Loreamico.
“E come?” Tuonò Blaze, ormai sull’orlo dell’esasperazione, quando una goccia lo colpì sul dito. Alzando lo sguardo, i due amici videro una spessa coltre buia di nuvole grigie e nere cariche di pioggia che si accavallavano le une sulle altre, smuovendosi, svuotandosi e trasformandosi in pioggia scura e pesante che precipitava sempre più fitta sulle membra dei due amici. “...Così, per esempio...” rispose Loreamico (per gli amici Lore) dopo quasi un minuto di silenzio. BlazePower2 lo guardò truce con il suo tipico sguardo arrabbiato che sembra trapassare da parte a parte il suo interlocutore per poi tornarsene a casa il più velocemente possibile. “No, aspett...” disse invano Lore mentre Blaze se ne stava andando. Colto da un improvviso senso di colpa e di malumore pari a quello che aveva il suo amico dieci minuti prima, il pellicano torno anch’esso a casa sua senza curarsi della pioggia che scendeva precipitosamente sulle sue piume.
Dietro una casa disabitata dello stesso quartiere quattro occhi divertiti osservavano Loreamico mentre se ne andava da quel vicolo.
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Messaggio 24/08/2010, 15:14

Messaggi: 533
Località: Southern Island
Quoto i commenti di Blaze, ti consiglio di non narrare solo un susseguirsi di vicende, anche se (confesso) l'hai fatto in modo...superbo!
Mi stupisco di quanti ragazzi come noi abbiano questa passione per la narrazione, spero che continuiate a perseverare!

Comunque mi complimento con entrambi: state scrivendo storie stupende, congratulazioni.
Adesso vi lascio cadere nel mio intricato libro che, come spero che sappiate (xD), è intitolato "Tre Pokémon e un potere". Ho ripassato e corretto tutti i capitoli, che vi lascio in un immenso spoiler. Leggetene un po' per volta, se no ammattite ._.
Mostra / Nascondi » Tre Pokémon e un potere (Capitoli 1-4 + inizio n°5)
1° CAPITOLO: Pensieri e ricordi

Un Pokémon bianco era steso sul letto, con un'ala che pendeva da un lato. Aveva le minuscole zampe di un color azzurro chiaro, lo stesso che decorava l'estremità degli arti superiori, e un enorme becco giallo splendente. Nell'insieme, somigliava decisamente ad un pellicano, se solo non sapesse parlare con gli umani e camminare sulla terraferma, come ogni Pokémon. Respirava regolarmente, con il petto che si gonfiava dolcemente. Le stelle splendevano in cielo, e offrivano serenità e pace. Tutto intorno pareva alquanto quieto, se non fosse per il pellicano, che aveva cominciato improvvisamente ad agitarsi nel letto, e in un attimo aprì gli occhi. Pelipper si alzò di soprassalto. Il Pokémon guardò la sveglia. Erano ancora le cinque e mezzo, e chiaramente era l’unico sveglio nel cuore della notte. Il pellicano rabbrividì. Tra meno di due giorni si sarebbe separato dal suo allenatore, Lorenzo, per via dell’inizio della scuola. Per Pelipper sarebbe stato il primo giorno d’insegnamento, per Lorenzo invece non era una nuova esperienza.
Il Pokémon si chiedeva da tanto tempo cosa gli avrebbero insegnato. Probabilmente delle tecniche per i combattimenti, modi per evitare gli attacchi, ma anche qualcosa per vivere in sintonia con i propri Allenatori ed imparare un po’ della loro cultura. Di una cosa era sicuro: Lorenzo era la persona, a parte i suoi amici, con cui stava più felicemente, e di certo non aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse come comportarsi con lui. Invece, per le altre cose…magari fosse agile come uno dei suoi due migliori amici, Treecko, o forte e intelligente come l’altro, Bulbasaur. Lui non era particolarmente bravo in niente, escludendo la facilità con cui dialogava con il suo Allenatore.
Oggi però lo aspettava una magnifica giornata con i suoi compagni Pokémon; prima di separarsi da tutti, infatti, aveva chiesto insistentemente di andare a fare una passeggiata nel boschetto vicino con Bulbasaur e Treecko. Dopo una lunga discussione riuscì a convincere i compagni; non che loro non volessero venire per paura; erano già andati parecchie volte in quel luogo selvatico, ma tranquillo, insieme, e sapevano che non era per niente pericoloso, se erano in grado di difendersi da qualche insidioso Pokémon selvatico. Solo che magari erano, anche loro, un po’ angosciati da questa separazione temporale, e forse non sarebbero voluti venire per paura di passare gli ultimi felici momenti, sapendo di non poterli più vivere per un lungo periodo.
Invece Lorenzo pareva tutt’altro che preoccupato per la fine delle vacanze; sembrava soprattutto un po’ di malumore, perché anche se era contrario alla separazione dal suo Pokémon, lui sapeva già cosa l’aspettava; Pelipper, invece…
E con questi pensieri si abbandonò tra le braccia del sonno, aspirando ad un’ultima, spensierata giornata da passare insieme ai suoi amici, che si estendeva davanti a lui, a poche ore da quel momento.
? ? ?
Pelipper, la mattina seguente, fu svegliato dal dolce mormorare della natura. Gli alberi ondeggiavano solennemente, i fiori coloravano i prati, gli uccellini cinguettavano assieme un allegro motivetto. Nascosto nel bosco vicino, in lontananza, stava un piccolo coniglietto, dietro ad una pianta molto alta e circondata da tante foglie cadute. Era giunto l’autunno che si portava via il brio dell’estate, i tuffi in acqua, i castelli di sabbia, le allegre sorvolate sull’oceano.
Il Pokémon decise di non pensare ai recenti ricordi e s’alzò dal suo letto. Si guardò intorno e solo allora notò una busta per terra. Non avendo idea del suo contenuto, la prese e la aprì con una certa curiosità, scoprendo che era stata lasciata dal suo Allenatore. Solo allora si ricordò che quel giorno ricorreva l’anniversario del suo primo incontro con Lorenzo. Pelipper se lo ricordava come se fosse stato ieri.
Era un caldo dì estivo, e il placarsi delle onde suggeriva l’imminente tramonto del sole. Doveva essere molto tardi. Probabilmente sua madre lo aspettava da un pezzo. Lentamente, si diresse verso casa ed iniziò a volare sfiorando il suolo, scrutando un po' deluso la distesa marina che stava per lasciare. Quel giorno si era proprio divertito molto: aveva inseguito ad ore i pesciolini nell'acqua, volando in modo da sfiorare la superficie, ridendo come un matto. Il Pokémon era affascinato dai loro vividi colori e dalla loro grazia, e non aveva avuto intenzione di catturarli neanche per un momento. Pelipper amava gli animali, di qualunque genere, e non aveva mai osato far del male a delle creaturine così piccole e innocenti. Era un Pokémon buono, ed era molto strano per un piccolo, forse unico. Di solito, tutti i Pokémon della sua stessa età che aveva incontrato si erano rivelati delle piccole pesti, che correvano sempre da tutte le parti senza uno scopo preciso. Più che altro pareva che il loro fine fosse quello di creare più confusione possibile. D'altro canto, Pelipper aveva udito molte volte i loro genitori parlare tranquillamente e difenderli, come se fosse un comportamento abituale. Non si era mai chiesto se sua mamma si fosse mai preoccupata per quel suo carattere insolito, ma pensando a quei suoi sorrisi, e ai buoni dolci che gli sfornava ogni mattina per colazione, capì che in ogni caso gli avrebbe voluto bene anche se fosse stato l'unico Pokémon diverso in tutto il pianeta. Sorrise, e proseguì la strada verso casa con in petto una sensazione di profondo affetto verso sua madre.
Giunto però a metà della spiaggia, sentì uno strano rumore. Si voltò verso la riva, ma vide solo un gruppetto di ragazzi che stavano divertendosi a lanciare sassi contro alcuni pesciolini che avevano catturato, e che tenevano sulla spiaggia. Cercò di reprimere il moto di rabbia, ma quello ribollì nel suo petto ancora più forte di prima.
«SMETTETELA!» gridò. Le persone vicine si voltarono spaventate, mentre lui avanzava furioso verso i ragazzi. «SMETTETELA, HO DETTO!» continuò, e solo allora il gruppetto si girò, e per un attimo si ritrovarono a scrutare torvi Pelipper. Presero delle grosse pietre appuntite, mentre il più alto fra loro disse: «Cosa vuoi? Ci stavamo divertendo, e tu ci vieni a interrompere. Ma visto che non vuoi che facciamo male a quei pesciolini, useremo te come esca, che ne dici? Hai voglia di fare l'eroe?».
Se avessero voluto infondergli terrore o spaventarlo, non si capiva bene, in ogni caso non ci riuscirono. Benché fosse decisamente più piccolo, il Pokémon continuava a marciare verso di loro con uno sguardo di puro odio. «Lasciateli in mare, oppure...»
«Oppure cosa? Ci picchierai, o ci mangerai con quel tuo brutto becco giallo?». Ormai l'ira di Pelipper era destata, ma cercò di trattenersi. I suoi occhi lampeggiarono per un istante, poi la ragione ebbe la meglio: non aveva alcuna possibilità di salvare quei pesciolini. Il suo viso fu irrigato da una piccola lacrima; cercò di nasconderla invano ai ragazzi, che continuavano a punzecchiarlo: «Ora il piccolo piange. Perché non gli diamo un buon motivo per piangere sul serio? Ma no, altrimenti poi la mamma si preoccupa, chissà cosa sarà successo al suo piccolo, paffuto...». Poi, ad un tratto, s'interruppe. I suoi compagni guardavano Pelipper terrorizzati. Anche lui si girò verso il Pokémon, e cacciò un tremendo urlo. Il pellicano si stava gonfiando, e incuteva un timore innaturale; ma la cosa più strana era il suo atteggiamento: sembrava che non sapesse cosa stesse facendo. Pensava solo a quei ragazzi, nella sua mente c'era un'immagine chiara di tre persone che ridevano alla vista di alcuni animaletti che soffrivano...
Accadde tutto in un momento. Dal suo becco uscì un vortice d'aria così potente che sollevò la sabbia intorno e l'avviluppò, e come se rispondesse ai suoi pensieri si allontanò dal suo creatore e attaccò i ragazzi. I tre rimasero pietrificati davanti a quel terribile spettacolo, i volti impassibili pieni di un misto di stupore e paura. Pelipper, intanto, assisteva alla scena terrorizzato, mentre pensava invano ad un modo per salvare quegli umani. «Sono malvagi, se lo meritano» pensava il pellicano, ma in cuor suo sentiva di aver fatto la cosa sbagliata. D'istinto, senza nemmeno sapere perché, il Pokémon pensò al nulla, al vuoto, respingendo ogni altra sensazione. Come per magia, il vortice si bloccò all'istante, proprio mentre stava per risucchiare i ragazzi, e dopo qualche secondo svanì lentamente sotto terra. Quando la tempesta di sabbia si dissolse, Pelipper fissò il gruppetto, e quelli lo interpretarono come un silenzioso congedo. Ancora terrificati, si voltarono e s'incamminarono rapidamente lungo un viottolo.
Dopo aver rimesso i pesci in acqua, il pellicano ripensò a ciò che aveva appena fatto. Non era possibile, non aveva il potere di evocare l'aria, eppure l'aveva appena manipolata. Ma il fatto che più lo aveva incuriosito fu che non aveva nemmeno pensato a come fare. Gli era venuto spontaneo, come se fosse una cosa che qualcuno gli aveva insegnato a fare...
Ma s'interruppe. Aveva individuato la fonte del rumore di prima; da quando aveva visto quei ragazzi si era dimenticato di ciò che lo aveva fermato. Si guardò intorno, e dopo qualche istante vide un piccolo bambino rannicchiato sotto una panca, intento a piangere. Doveva avere più o meno quattro anni. Rapidamente il pellicano gli si avvicinò, e notò che il piccolo aveva molta paura, anche di lui.
«Ma-mamma...»
Pelipper abbassò la testa e fissò il bambino.
«Ma-mamma...ma-mamma...aaaaaaahhhhh!». Il piccolo aveva preso a tirare pugni qua e là nell'aria, piangendo disperatamente. Pelipper ebbe l'impressione di aver aggravato la situazione del bambino, e si angosciò.
«Tranquillo, non voglio farti del male...»
«Ma-mamma...ma-mamma...»
Il Pokémon allungò l'ala per accarezzarlo e rassicurarlo. Il piccolo serrò gli occhi e prese a tremare, smettendo di piangere. Poi Pelipper lo toccò e il bambino, dopo un ultimo tremito, aprì le palpebre e lo guardò intensamente. Il Pokémon mantenne lo sguardo fisso negli occhi lucenti del piccolo, e quest'ultimo si tranquillizzò e si avvicinò al pellicano, felice di aver trovato qualcuno in grado di proteggerlo. Pelipper gli permise di appoggiarsi a lui e il bambino si addormentò. Il Pokémon non ci pensò due volte: prese la docile creaturina fra le sue calde ali e si allontanò lentamente dalla spiaggia. Le persone lo guardavano stupite, ma erano così poche che il pellicano non ci fece neanche caso. Aveva deciso di portarlo a casa sua, ma poi? Mamma Pelipper non avrebbe potuto crescere un umano, come avrebbe fatto? Assorto in questi pensieri, il Pokémon non si accorse che la luna stava per spuntare. Aveva perso completamente la cognizione del tempo. Affrettò dunque il passo per raggiungere la sua dimora, quando intravide una casa con le luci accese. Ciò era molto strano: tutte le altre abitazioni avevano una o due finestre da cui filtrava la luce, ma questa, invece, era addirittura circondata da un sacco di automobili. Il pellicano si avvicinò, chiaramente incuriosito, ma anche un po’ spaventato. Sulla soglia c’era una donna alta, con i capelli castani ed un’espressione spaventata. Parlava con il fiato grosso ad un tipo, alto e snello, tutto vestito di blu, e con un taccuino in mano. Il marito era probabilmente restato in casa. Tutti parevano allarmati e alquanto inquieti. Pelipper si sforzò, cercando di immaginare la causa di tutto questo panico. Solo dopo un po' di tempo intuì la situazione. Arrivò a pensare che quelli fossero i genitori del bambino trovato sulla spiaggia, ma adesso al sicuro. Cosa fare? Non c’era altro modo. Lentamente si fece coraggio e decise di mostrarsi allo scoperto. La reazione dei presenti fu immediata. Si girarono verso di lui, brandendo un bastone o qualche altro utensile. Il Pokémon s’intimidì parecchio e in un secondo prese una decisione. Con un rapido gesto posò il bambino per terra, come in segno di offerta, e si allontanò cautamente. A un certo punto gli umani capirono e gli si avvicinarono tranquillamente. Pelipper permise loro di recuperare il figlioletto, mentre i genitori lo scrutavano. La mamma fu subito molto riconoscente e accarezzò il pellicano, mentre il padre era intento a controllare lo stato di salute del bambino, ancora addormentato; gli uomini in uniforme salirono sui loro veicoli e se ne andarono, non prima di aver ricevuto le scuse delle due persone dinanzi a lui. Poi la mamma gli parlò.
«Vuoi rimanere qui con noi? Ci hai riportato nostro figlio Lorenzo ed è dunque nostro dovere ringraziarti».
Il Pokémon fece un gesto di assenso e si voltò. Non poteva andarsene senza avvisare i suoi genitori. Quindi arrancò verso la sua dimora.
Arrivato, trovò sua madre fuori casa con uno sguardo piuttosto preoccupato. Non appena lo vide, però, Mamma Pelipper afferrò un'espressione corrucciata e gli corse incontro. Pelipper capì che stavolta sarebbe stato difficile dialogare, ma la attese fermo, in mezzo al viottolo. Si accorse di quanto fosse tesa la madre solo quando gli fu abbastanza vicina per parlarle.
«Allora? Sentiamo, Pelipper, dove sei stato? Ti avevo ordinato di tornare almeno un'ora fa. Tuo padre è venuto a cercarti, non ti ha trovato, ci siamo spaventati a morte, pensavamo che ti fossi smarrito e...»
«Mamma, è stato...»
«Non voglio sentire scuse! Scommetto che sei stato nell'acqua a divertirti tutto il tempo. Quante volte ti avrò ripetuto che è pericoloso restare...»
Pelipper non aveva mai visto sua madre più sconvolta. Le si vedeva il petto contrarsi rapidamente, gli occhi vitrei e lucidi, la faccia gonfia e scarlatta. Decise che era un pessimo momento per ribattere, quindi le rispose, dolcemente: «Mamma, fammi spiegare». Lei ci pensò su un momento, poi si zittì, e lo guardò intensamente. «D'accordo» disse.
Il pellicano prese fiato e cominciò a narrarle tutti i fatti, partendo però dall'incontro con il piccolo, evitando accuratamente di farle sapere cosa aveva fatto ai ragazzi. Probabilmente non gli avrebbe nemmeno creduto.
Durante il racconto sua madre divenne sempre più premurosa, abbandonando la faccia triste a poco a poco, finché Pelipper non arrivò al discorso della donna. Allora gli occhi di Mamma Pelipper s’intenerirono, e disse: «È giusto che tu abbia un Allenatore che ti voglia bene, e sono sicuro che questo Lorenzo, guidato dal suo sentimento di riconoscenza nei tuoi confronti, lo sarà. Non preoccuparti per me, ci sarà sempre babbo a farmi compagnia».
«Ma io…io ti voglio tanto bene, mamma» pronunciò il piccolo Pokémon, sporcandosi la faccia di calde lacrime, ma la mamma, premurosa, continuò: «Non ci sono storie. Io so che tu mi vuoi bene, ma devi farmi vedere quanto sei in gamba. So che ne sei capace, e che Lorenzo avrà un valido compagno per tutta la vita. Vai, e vivi un’avventura magnifica…quella dell’amicizia» concluse. «Grazie mamma, non ti dimenticherò mai, e ti prometto che ti verrò a trovare ogni due settimane…».
Sua madre lo abbracciò forte, lo baciò sulla fronte e chiamò il marito. Egli, dopo aver avuto spiegazioni dell’accaduto, annuì dicendo che la mamma aveva ragione e che non avrebbe fatto un torto a nessuno. Pelipper allora, sempre piangendo a dirotto, si volse verso la porta e la spinse, girandosi e salutando a gran voce i suoi genitori…
Immerso nei ricordi del passato, il pellicano non si era accorto che dalla porta di camera sua era entrato Lorenzo. Il Pokémon si voltò e corse verso di lui, ringraziandolo per la lettera. Percependo la natura intorno a lui che si svegliava completamente, abbracciò il suo Allenatore, e insieme si diressero verso la sala principale per andare a metter qualcosa sotto i denti.

2 ° CAPITOLO: Il bosco oscuro

Molto lontano dalla casa dei nostri personaggi, la notte incombeva ancora nel paesaggio. Alberi spogli, mossi lentamente da leggeri soffi di vento misteriosi, mentre la voce solitaria di una civetta dominava la scena. Il buio era molto penetrante, e faceva somigliare gli alberi a perpetue statue magiche e misteriose. Ogni tanto una foglia si levava dal terreno e andava a scontrarsi con la dura corteccia delle piante. L’ambiente era morto, a parte qualche movimento istantaneo di un animaletto sotto il fruscio delle foglie.
Ma qualcosa si agitava nella penombra. Un essere camminava, il volto nascosto dall’assenza di luce. Emanava un’aura di potenza e teneva in una mano un piccolo sacchetto, mentre l’altra era posata vicino ad un fodero riccamente decorato e lavorato. Il Pokémon, di un colore verde sfumato dall’oscurità, procedeva prudentemente e lentamente, pronto a percepire un qualsiasi movimento losco. Poi si fermò. C’era qualcosa di strano in quell’individuo, che lo rendeva particolarmente fuori dal comune e sospetto. Stava stringendo checché ci fosse nel fodero, pronto ad estrarlo in qualsiasi evenienza. Ma non sembrava che ce ne fosse bisogno. Il paesaggio era immutato, terribile e placido come prima.
Però, tutto ad un tratto, da dietro un albero uscirono tre Pokémon scuri in faccia, che brandivano lunghe spade affilate, tranne uno. Era senz’altro il più affascinante, ed emanava una forte aura di potere. Era di un colore blu intenso, come il palmo della sua mano, che luccicava riscaldando l’atmosfera. Poi comparvero altri di quegli scagnozzi più piccoli, ma che parevano essere tutt’altro che innocui. In tutto dovevano essere una decina.
Dopo questa apparizione, l’essere color verde estrasse la sua arma a una velocità incredibile con la mano destra, mentre alzava l’altra facendola luccicare. Subito avanzò e cercò di colpire alcuni scagnozzi, mirando agli stinchi, ma loro pararono il colpo sincronizzando l’azione di tre spade assieme, con una coordinazione inaudita. Con una smorfia, il capo degli assalitori mosse il braccio verso di lui mormorando parole a bassa voce. Subito ne uscì una lingua di fuoco, diretta verso il Pokémon rivale. Ma esso scosse il suo palmo pigramente, creando una cristallina barriera d’acqua, grazie alla quale si difese. Altri scagnozzi provarono ad attaccarlo, ma senza considerevoli risultati, dal momento che con grazia saltava tutti i colpi, o li parava con la propria spada. Poi provò a colpirli con la magia, evocando un globo di sostanza liquida diretto verso gli scagnozzi, ma il Pokémon comandante si mosse con una rapidità inaudita, indicando con due dita uno spazio vuoto davanti ai suoi aiutanti. L’acqua emessa dall’essere verde vi andò a sbattere, come se l’aria fosse diventata improvvisamente solida. Fu allora che sette delle dieci piccole creature affondarono altri colpi, e la vittima cercò di pararli ruotando il fendente. La mossa ebbe effetto, ma da dietro spuntarono gli altri tre che l’attaccarono alle spalle, costringendo il Pokémon a voltarsi. Esso non lo fece, ma anzi alzò di nuovo il palmo brillante evocando dietro di lui uno specchio di fuoco all’ultimo istante. Due scagnozzi vi passarono attraverso e ne uscirono morti, con i corpi bruciati totalmente e le armi a terra, mentre il terzo lo saltò agilmente e riuscì a colpire l’essere verde incidendogli la scapola. Il Pokémon emise un gemito soffocato, poi si voltò con rabbia e mozzò la testa al suo aggressore.
Il Pokémon più grande alzò entrambe le mani, evocando scintille di fuoco e di fulmine, e le lanciò un po’ per volta verso il Pokémon verde, che ne schivò talune e ne deviò altre verso gli scagnozzi (ferendone tre), ma l’attacco ebbe comunque effetto su di lui, poiché alcuni dei minuti lampi lo colpirono nei punti più difficili da proteggere, come i piedi o i fianchi.
L’essere verde, benché dolorante, non s’arrese e continuò a lottare, tenendo legato ben stretto il suo piccolo involto alla vita. Ma presto cominciò a cedere, sotto i duri colpi degli scagnozzi, e degli affronti magici del loro generale. E’ vero, riusciva sempre ad evitarli o pararli, sia con la magia che con le doti atletiche, ma ciò chiaramente non bastava a fronteggiare sei avversari. Cinque dei piccoli esserini erano già a terra, incapaci di reagire, ma stranamente questo non faceva infuriare il generale, che continuava ad attaccare frequentemente. Ma c’era qualcosa di strano in quel duello. Il Pokémon attaccato dubitava che i suoi avversari stessero colpendo con tutte le loro forze; forse non lo volevano morto. Oppure sì; il contenuto del suo sacchettino era di estrema importanza, e sarebbe stato terribile per il suo popolo perderlo. Così si decise.
Con alquanto rimorso, fece un’incredibile capriola in volo all’indietro, nel tentativo di allontanarsi dai suoi aggressori. Alzò il braccio, tutto tremante. Rinunciare alla propria vita era davvero difficile. Ma doveva farlo per i suoi compagni e per il bene del mondo. Quindi indicò il fagottino con la mano, mentre i suoi nemici si avvicinavano increduli, lentamente. Il comandante degli assalitori cominciò a correre, nel tentativo di fermare il Pokémon. Ma non servì; esso aveva ormai capito che lo volevano vivo per estrargli i segreti del suo popolo. Non l’avrebbe fatto.
Chiuse gli occhi e urlò, nello stesso istante che il nemico lo sfiorava con il palmo.
«Che la luce lo trasporti lontano da qui».
Il sacchettino iniziò immediatamente a brillare, emanando un’intensa luce dorata.
L’essere color verde si accasciò al suolo, privo di forze. Trasportare il fagotto lontano aveva consumato tutte le sue energie, poiché era una delle magie più impegnative. Il nemico lo fissava, ansante. Aveva fallito la missione. Avrebbe dovuto prenderlo vivo, insieme al contenuto di quel misterioso sacchetto, per portarlo al Capo. Rassegnato, estrasse la sua spada e la conficcò nel corpo della vittima, anche se era già stato privato della forza vitale; dopo se ne andò, insieme ai pochi scagnozzi superstiti che lo guardavano intimoriti e piuttosto spaventati, mentre portavano sulle spalle i compagni inerti.
La natura, con il monotono soffiare del vento, era rimasta inflessibile di fronte al tragico evento di così tante morti. Solo un gruppo di civette, appollaiato su un albero, rendeva omaggio al corpo della vittima. Un Kirlia, uno dei più belli che fossero mai vissuti, giaceva sul freddo terreno dell’oscuro bosco.

3° CAPITOLO: Una misteriosa pietra azzurra

Lorenzo aveva appena consumato la sua colazione insieme al tenero pellicano: latte caldo con un paio di biscotti, il tutto ornato da una coltre di polvere cioccolatosa. Pelipper, invece, si era accontentato di un po' di frutta. Si avviarono in camera loro e, dopo essersi preparati adeguatamente (Lorenzo aveva indossato i nuovi jeans regalatagli dal Pokémon per l'anniversario, di un blu acceso), i due uscirono di casa, sbattendo forte il portone, cosa che a dir la verità fece loro meritare una sgridata da parte della mamma. Pelipper si diresse verso la casa del suo amico Bulbasaur, mentre Lorenzo s'incamminò verso il centro della cittadina, chiamata Timerlìn.
? ? ?
In una piccola capanna, alla periferia del borgo, un Pokémon smilzo si muoveva con destrezza, teso. La luce fioca, che filtrava da una finestrina malconcia, gli illuminava le gambe sottili e nere. Camminava su e giù per l'abitazione, aspettando qualcosa. Poi guardò il vecchio orologio appeso alla parete. Erano ancora le otto. Deluso, si voltò dall'altra porta ed entrò in una stanza vicina. Era molto piccola e polverosa, ed era presente solo un vecchio armadio con numerose crepe ed un letto, bruciacchiato qua e là. Ma non era solo: lì altri due esseri confabulavano sotto voce. Allora il Pokémon smilzo parlò.
«Sono ancora le otto. Tra poco meno di dodici ore dovremo agire».
«Quindi cosa dovremmo fare noi?» chiese uno dei due, improvvisamente vigile. «Sei sicuro di riuscire a sconfiggerlo da solo? Il Capo ha detto espressivamente di prenderlo, anche con la violenza, e di portarlo al suo cospetto. Se anche il Capo è interessato, significa che è un Pokémon estremamente dotato e pericoloso, no?».
«Potrebbe» rispose una voce più grave, che sembrava provenire da un angolo della stanzetta. «Ma Lui ha detto che c'entrava una pietra...l'ho sentito parlarne con un suo stretto collaboratore. A quanto pare, questa pietra è in grado di conferire particolari poteri a chi la trova e la tiene...».
«Vedo, caro Kadabra, che non hai ancora capito tutto» intervenne il Pokémon esile. «La Pietra del Potere è un oggetto di un'innaturale potenza, capace, come hai giustamente affermato, di rendere qualcuno incredibilmente potente, sia dal punto dei poteri magici che da quello dell'agilità e la forza. Ma vedi, può essere toccata solo da un prescelto, non possono farci niente gli altri. Solo il Pokémon, o l'umano, che ha il centro del cuore di quello stesso, preciso colore può trarne quei benefici; e quel Pokémon non l'ha ancora trovata, e questo gioca a nostro vantaggio». I due compagni rimasero esterrefatti a quella notizia.
«Ma come fai...» accennò colui che si faceva chiamare Kadabra, ma fu interrotto quasi immediatamente da un grido di un bambino proveniente da un luogo vicino al loro nascondiglio.
«Zitto» intervenne l'essere magrolino «Dobbiamo agire al più presto. Nessuno deve sapere cosa è successo, e che tre creature come noi si sono intrufolati all'interno di questo villaggio, Timerlìn, con la forza. Questa casa dovrebbe essere abbandonata, ricordi? Bene, questo è il piano del Capo: io devo andare, al calar del sole, a visitare l'abitazione del prescelto, come faccio a sapere quale sono affari miei» disse vedendo che l'amico di Kadabra stava per chiedergli proprio quello «Mentre è il tuo compito, Taillow, quello di andare alla ricerca della pietra e impedire che chiunque s'avvicini la prenda. Sii rapido, altrimenti arriveranno prima loro» disse, rivolto al Pokémon vicino Kadabra, indicando con un dito il centro di Timerlìn.
«E io?» chiese Kadabra «Qual è la mia missione?».
«Tu dovrai semplicemente restare qui, scacciando i curiosi paesani che vengono a disturbare. Non so come, inventa tu un modo per farlo» rispose, vedendo il compagno pieno di dubbi, e anche un po' irritato.
«Ma come? Io devo restare qui a non fare nulla, mentre voi ve la spassate a seminare terrore tra gli altri, sapendo che nessuno potrà ostacolarvi?».
«Sì, e sei tu che ti devi assumere questa responsabilità, sei il più versato nelle arti magiche e sei in grado, in qualche modo, di fermare i ficcanaso. Dammi qualcun altro che è in grado di farlo, su» aggiunse, vedendolo sbuffare; poi continuò: «Devo forse farlo io? Devo dunque uccidere tutte queste persone e farlo passare per un incidente? E credi che sia possibile? La gente si avvicina ad una misteriosa casa e non torna più...certo, chiunque penserebbe che si tratti di un incidente».
Kadabra non colse il sarcasmo; era troppo impegnato a riflettere su chi lo avrebbe potuto sostituirlo. «E Taillow? Perché non può farlo lui al posto mio? Io sono, come hai confermato, assai dotato dal punto di vista della magia. Potrei trovare facilmente la Pietra, od ostacolare chi cerca di impossessarsene, senza dar loro tempo di accorgersi di chi sia stato».
«Ah, e se giunge qualcuno al nostro nascondiglio, che importa, si accorgerà solamente che c'è stato un omicidio e della presenza di Pokémon, assenti in quel momento. Roba di scarsa importanza, vero? L'essenziale è divertirsi a sparare qua e là colpi magici contro dei poveri sfortunati. Oppure credi forse che Taillow possa fermare un gruppo di persone o Pokémon senza farsi vedere? Potrebbe colpire anche più velocemente possibile, in modo che nessuno lo veda, ma che strano vedere due o tre esseri cadere improvvisamente al suolo, senza che nessuno li abbia nemmeno sfiorati».
Questa volta Kadabra, rassegnato, colse però la nota divertita del compagno, cosa che lo fece irritare. Il suo corpo giallo fu scosso da un impulso di rabbia, ma il Pokémon non si sfogò con nessuno, limitandosi a fare smorfie e sbuffi, che i due soci fecero finta di non sentire. Si immerse nuovamente in una fitta conversazione con Taillow, mentre il Pokémon magro se ne andava verso la porta aperta.
? ? ?
Pelipper stava guardando sparire il suo Allenatore, riuscendo tuttavia a riconoscerlo in mezzo alla calca. Aveva le gambe lunghe, forse un po' sproporzionate in confronto al busto, ed era molto alto. I capelli castani non avevano una pettinatura ben definita, poiché Lorenzo non degnava loro molta attenzione. Amava vestire comodo, con maglie a maniche corte e jeans, come quelle che indossava in quel momento.
Il pellicano decise di andare a trovare i suoi amici, per poi andare a fare una girata nel bosco di Timerlìn insieme a loro. A meno che non sbagliasse di grosso, Treecko doveva già essere a casa di Bulbasaur, quindi si diresse rapidamente verso l'abitazione dell'amico. Durante il viaggio, incontrò un certo Torkoal, un Pokémon molto anziano e saggio che, come gli aveva comunicato, sarebbe stato il suo insegnante di lì a poco tempo. Nonostante le insistenze di Pelipper, si rifiutò di fornire notizie riguardo i corsi d'apprendimento. «Resterà una sorpresa fino a domani, ne sono sicuro» pensò il pellicano, un po' deluso.
Pochi minuti dopo, Pelipper giunse finalmente alla sua destinazione. La casa di Bulbasaur era, in realtà, una graziosa capanna in mezzo a due alberi giganteschi, piena di finestre. Aveva un solo piano, ma era molto estesa e occupava uno spazio grande il doppio delle altre abitazioni. Il pellicano bussò, e nel giro di pochi istanti un Pokémon con uno smagliante sorriso stampato in faccia venne ad aprire.
Bulbasaur aveva la vaga forma di un piccolo dinosauro, con il corpo verde acquamarina e con sopra un magnifico bulbo di una tonalità verde scura. Sul suo corpo c'erano qua e là delle macchie più fosche. Il tutto era in contrasto con il brillante rosso degli occhi.
«Pelipper! Vieni, accomodati, Treecko è qui già da un po'». Scorse l'altro amico poco lontano, seduto su una sedia, intento a fissare divertito una mosca mezza matta che vagabondava sbattendo contro il muro.
«Ciao Pelipper!» rispose al richiamo dell'amico, e velocemente si alzò per andare ad abbracciarlo.
«Che gioia rivedervi, amici!» disse il pellicano entusiasta, di fronte ai due Pokémon. Dopo essersi accomodato ad un tavolo in compagnia dei due, Pelipper raccontò loro gli avvenimenti recenti, compreso l'incontro con Torkoal.
«Caspita, deve essere molto anziano» rispose eccitato Treecko. Era un Pokémon magrissimo, tutto verde tranne l'addome, che era di un color rosso vivo, ed aveva la vaga forma di un geco giapponese, con gli occhi di un giallo intenso. La sua coda era molto lunga e forte. Inoltre, la sua agilità era sorprendente: ogni volta che parlava con gioia ed esuberanza, saltando sul posto, gli arti si muovevano a velocità esilarante, secondo il pellicano.
«E anche assai saggio. In tutti quegli anni, avrà avuto tempo di imparare qualcosa, no?» aggiunse Bulbasaur, anch'egli euforico.
«Secondo voi cosa ci insegnerà?» sentenziarono all'unisono i tre Pokémon. Risero per la coincidenza, poi s'immersero in un'animata discussione, mentre le porte si spalancarono e fecero il loro ingresso due giovani ragazzi.
A parere di Pelipper, erano identici, o almeno si somigliavano enormemente. Erano forti di corporatura, avevano entrambi occhi di un verde magnifico e una statura nella media.
«Ciao Andrea!» salutò Bulbasaur.
«Buongiorno» rispose. «Bella giornata per farvi un giretto nel bosco, vero? Fate attenzione a non perdervi, voi tre».
«Tranquillo, siamo in tre, cosa vuoi che ci succeda?»
«Tenete comunque gli occhi aperti» concluse Alessio, l'altro ragazzo. I due erano gemelli, abitavano vicini e dovevano avere sui tredici anni. Andrea doveva trattarsi dell'Allenatore del piccolo dinosauro, mentre Alessio era il compagno del geco.
«Va', preparo qualcosa mentre aspettiamo, una tazza di latte può andar bene a tutti?» chiese Andrea.
Tutti annuirono energicamente.
«Lascia che ti dia una mano, Andrea» disse il gemello.
«No, grazie, sistemati pure a tavola, oggi siete miei ospiti».
Alessio si sedette e cominciò a dialogare con Pelipper, mentre gli altri due Pokémon erano intenti a giocare a scacchi. Mentre un coraggioso pedone faceva fuori la regina avversaria, Alessio interruppe la conversazione e prese a lamentarsi del ritardo di Lorenzo.
«Ma perché non arriva? Doveva essere qui già da dieci minuti».
«Avrà avuto da fare» commentò Andrea, mentre serviva il latte caldo a tutti. Pelipper controllò l'orologio appeso alla parete. Era un antico orologio dorato che Andrea, come aveva raccontato lo scorso anno, aveva ritrovato vicino all'entrata del bosco di Timerlìn, e al momento segnava le nove meno cinque.
«Tra poco dovremmo uscire, e lui...».
Ma ad un certo punto si sentì un tonfo alla porta, e Andrea si apprestò ad aprire. Sulla soglia c'era Lorenzo, ansimante. Sembrava che avesse fatto una lunga corsa per arrivare.
«Perché ci hai messo così tanto? Dove sei stato?» chiese Alessio con sguardo indagatore. Lorenzo fece un sospiro. «Ero andato in città per fare un giro, dove ho ritrovato un vecchio amico. Così ho accettato di venire un momento a casa sua, e siamo partiti senza ulteriori attese. Ma, vicini alla meta, siamo passati a lato di una vecchia dimora abbandonata, e ho sentito voci strane...pensavo fosse la mia immaginazione» disse il ragazzo turbato. «Però dopo ho visto il mio amico con gli occhi sgranati, spaventato. Quelle voci erano terrificanti, piene di rabbia. Non credo di aver sentito bene, ma pareva che progettassero di uccidere qualcuno...e parlavano di una strana pietra...». Fece una pausa, poi riprese: «Ero terrorizzato, mi guardai intorno. Non c'era nessuno, il mio compagno doveva essere fuggito. Io ho aspettato; sentivo che fosse un mio dovere restare e capire cosa avevano in mente quei pazzi...ma quando ho percepito uno di loro venire verso di me, sono immediatamente scappato, e mi ci è voluto un po' per ritrovare la strada e giungere qui». Poi si accasciò su una sedia. Pelipper gli passò il latte ancora bollente, e lui lo inghiottì tutto in un sorso. «Io vi consiglio di stare all'erta. Qualcuno di noi potrebbe essere la vittima di quelli lì, non lo sappiamo. Non è gente normale. La casa doveva essere disabitata, ricordi? E qualcuno la usa come rifugio segreto. È tutto molto sospetto, non credete?». Poi si rivolse ai gemelli: «Se volete andate da soli, io vi raggiungerò tra un'ora, ho bisogno di riposo». E si diresse lentamente verso la camera maggiore.
Tutti, ragazzi e Pokémon, erano rimasti esterrefatti a quella notizia. Pelipper era rimasto semplicemente ammutolito; gli altri sembravano piuttosto sorpresi, e sulla casa piombò improvvisamente un velo di paura.
«Io non mi fermerò, la nostra scampagnata non andrà a farsi friggere solamente per dei pazzi. Se li incontriamo, cosa che è comunque poco probabile, siamo in tre, no? Li stenderemo, e chiameremo le Forze dell'Ordine» sentenziò deciso Treecko. Bulbasaur sembrava di tutt'altra idea.
«Io credo che sia meglio mandare subito a controllare quella casa. Potrebbero essere molto pericolosi. Ti ricordo che non ce n'è uno solo di quelli là, ma erano diversi. Potrebbero essere una decina, cosi come tre. Non lo sappiamo».
«Allora, cosa facciamo? Chiamiamo le guardie di Timerlìn? E se non ci credessero, se lo ritenessero uno stupido scherzo?» propose il pellicano.
«Io sono d'accordo con Pelipper» intervenne Alessio. «Delle persone fuori dal comune dovrebbero essere segnalate. Ma» continuò, vedendo Treecko imbronciato «Ce ne occuperemo io e mio fratello, mentre aspettiamo che Lorenzo si riprenda. Voi siete liberi di fare tutto come da programma».
«Allora, cosa aspettiamo?» pronunciò euforico il geco, perdendo lo sguardo corrucciato. Gli altri due Pokémon annuirono.
? ? ?
Circa quindici minuti dopo si trovavano di fronte all'entrata del bosco di Timerlìn. Bulbasaur annusava l'aria, felice. Era da tanto che non ci venivano. Treecko pareva ancora più eccitato: saltellava qua e là, arrampicandosi sugli alberi vicini. Talvolta vedeva qualche lepre, e si divertiva a inseguirla. Pelipper, invece, pensava allo stato di salute del suo Allenatore. Quella preoccupazione lo attanagliava, insieme al timore per quegli sconosciuti. Qualcosa dentro di sé gli faceva presupporre che andavano tenuti d'occhio.
«Comunque» pensava «Andrea e Alessio se ne occuperanno. Ho fiducia in loro, so che convinceranno i guardiani ad intervenire. Godiamoci questa bella giornata di sole». In realtà, moriva dalla voglia di confidarsi con i suoi migliori amici, ma viste le loro espressioni gioiose concluse che sarebbe stata l'idea migliore lasciarli in pace. Così fiutò l'aria e si guardò intorno, cercando un laghetto in cui tuffarsi e nuotare un po'. Rassegnato dopo la fallita ricerca, passò in rassegna il territorio con gli occhi e vide una grossa pietra grigia in un angolo. Improvvisamente gli tornò in mente un vecchio gioco, che avevano fatto tutte le volte che erano venuti in quel bosco, e disse ai due Pokémon vicini: «Ragazzi, vi ricordate il gioco del sasso più grande? Perché non lo facciamo, così, per rompere il ghiaccio?». Bulbasaur stava per controbattere, ma Treecko lo interruppe: «È un'idea magnifica! Forza, cominciamo a giocare!»
«Io ritengo che sia pericoloso farlo; vi ricordate che ci sono dei pazzi assassini in giro?»
«Ascolta» rispose il geco «Io non ho nemmeno un briciolo di paura. Non perché sottovaluto questi briganti, ma il fatto è che, come ci ha riferito il suo Allenatore» e indicò Pelipper «quelli là non sono persone normali. Potrebbero essere dei malati di mente, che girano come vagabondi, seminando il panico fra la gente. Secondo me, non c'è motivo di preoccuparsi».
La decisione con cui Treecko pronunciò queste parole fu sufficiente a imprimere un po' di sicurezza nei due compagni.
I tre Pokémon si avventurarono nell'interno del bosco. Erano meravigliati da com'era cambiato dall'ultima volta: c'erano molti più alberi caduti, i ruscelli erano notevolmente diminuiti e gli arbusti avevano preso il sopravvento su ogni altra cosa. Inoltre, non si vedeva quasi nessun animale, tranne qualche coniglietto, alcuni passerotti e gli abitanti delle piante, come gli scoiattoli. Tutta la fauna dello scorso anno era misteriosamente scomparsa. Pelipper rifletté; tutto ciò era molto strano. Di solito quel luogo pullulava di animali e di Pokémon selvatici, come Weedle e Caterpie, simili a vermiciattoli, ed esemplari di Butterfree, Beautifly, Dustox, Pokémon che somigliavano a farfalle; invece non c'era traccia di loro. Eppure lì non veniva quasi mai nessuno a disturbare: possibile che se ne fossero andati tutti?
«No» pensava Pelipper «Non hanno abbandonato questo posto per nulla. Deve essere accaduto qualcosa». Si guardò intorno, sperando di cogliere qualche ispirazione, ma invano. Avrebbe ottenuto lo stesso risultato anche guardando in una valigia vuota. Cercava di riflettere, ma non riusciva proprio a trovare nulla che spiegasse quell'insolito fenomeno. Inoltre, le grida selvagge di Treecko lo distraevano, costringendolo a voltarsi per vedere l'amico che sfrecciava rapido da un albero all'altro rincorrendo uno scoiattolo. Quando riuscì finalmente a catturarlo, lo spaventò un po' e poi lo lasciò andare. Soddisfatto, si gettò tra le fronde e sparì. Bulbasaur camminava felice cercando bacche e frutti di bosco, e a quanto pareva era riuscito a trovarne in buona quantità, viste le guance rigonfie. Sorridendo, Pelipper si offrì di aiutarlo, sperando che questo incarico lo distogliesse dalle molteplici preoccupazioni. Mentre gustava una castagna particolarmente saporita, udì un tonfo proveniente dalla zona dove stava il geco. Ma non si sentiva chiamare nessuno. Pelipper si voltò e si avvicinò, con Bulbasaur al suo fianco. Giunti all'albero dove Treecko era salito, si guardarono e rimasero a bocca aperta.
Una pietra scintillante, che emanava una luce potente, stava sopra ad un ammasso di aghi di pino. Treecko era seduto poco lontano, abbagliato dallo splendore di quel bagliore. La pietra era di un colore fuori dal comune. Era azzurra, ma di un azzurro mai visto prima. Scintillava e brillava alla luce del sole, e pareva che in quell'azzurro intenso, profondo, si celasse una vita. Quella pietra non sembrava affatto un minerale, ma piuttosto un minuto cuore. Dentro ad essa scorreva un piccolo ruscello limpidissimo, ornato ai lati da luci intente a svolazzare. Era senz’altro un oggetto unico, di inestimabile valore, ma qualcosa suggeriva di non provare nemmeno a toccarlo.
Dopo un po' i tre Pokémon si ripresero, e notarono che lì vicino c'era anche un sacchettino vuoto, incredibilmente ricamato, che avrebbe potuto benissimo contenere la roccia splendente. Abituatisi alla vista celestiale, si allontanarono un poco per discutere di quell'incredibile fatto.
«Ma cos'è? E come è capitata qui? Chi ce l'avrà lasciata?» iniziò Treecko.
«Certamente non è stato un poveraccio» scherzò Bulbasaur.
«No, suppongo di no. Ma l'avete vista? Non sembrava affatto una pietra»
«No» intervenne il piccolo dinosauro.
«E» proseguì il geco «Vi immaginate quanti soldi potremmo ricavare vendendola? Ma non ci tengo a prenderla, non proprio. Sembra dotata di una mente propria. Se s'accorgesse che qualcuno sta cercando di rubarla, a occhio e croce direi che minimo lo scaraventerebbe via. E poi sembra un oggetto magico, non trovate? Quel suo colore...»
«Io la lascio lì» tagliò corto Bulbasaur. «È evidente che non va raccolta. Potrebbe essere una trappola di quegli assassini». Poi, vedendo il geco con gli occhi sgranati, proseguì: «Non ci avevi pensato, vero? Qualcosa di così raffinato, che cade curiosamente dove siamo noi. Non vi sembra una coincidenza? Secondo me quella roba è stregata, è una trappola. E poi, nonostante sia così bella, in qualche modo non mi attira. Inoltre mi sembrerebbe un insulto a qualcuno raccoglierla, anche se non so perché. Anche a voi dà la stessa impressione, giusto?»
«Sì» rispose Treecko.
«No».
Per la prima volta fu Pelipper a parlare. Sudava un po', e sembrava fuori di sé. «No, per niente. A me pare che sia una parte del mio corpo, che avevo perduto e che adesso ho ritrovato. Non so...qualcosa dentro di me mi dice che devo prenderla, devo impossessarmene. Insomma, il mio cuore dice...dice che mi appartiene».
I due compagni rimasero esterrefatti: il loro amico non aveva mai parlato in quel modo, con quella convinzione. Era spaventoso, e se Treecko e Bulbasaur non l'avessero conosciuto sarebbero fuggiti a gambe levate davanti a un simile atteggiamento. Eppure il piccolo dinosauro era scettico. «Mi sa che qui non siamo soli. Tieni gli occhi aperti, Treecko. Hanno già incantato Pelipper, non escluderei che ci provassero anche con noi» disse, con una feroce determinazione in faccia.
«Ma cosa st...»
«Zitto» lo interruppe «Non vedi il nostro amico? È fuori di sé. Vado a chiamarlo; tu sta' lì fermo, occhi aperti»
Camminò un poco verso il pellicano, poi gli sussurrò all'orecchio: «Pelipper! Pelipper, vieni qua, cosa stai facendo?»
«Tranquillo» disse improvvisamente il Pokémon, recuperando il comportamento normale. «Non mi è successo nulla. Non sono pazzo. Ora allontanatevi, e non temete. So per certo che non mi accadrà nulla di male. Mai sono stato così sicuro di una cosa». Poi rise: «In realtà è la prima supposizione sicura di tutta la mia vita». Bulbasaur sembrò rassicurato, e fece come l'amico gli aveva appena detto. Poi Pelipper si avvicinò alla pietra. Solo allora notò taluni particolari che in precedenza aveva trascurato.
Intorno alla roccia stava un sottilissimo filo di un materiale ignoto: sembrava più che altro luce liquida, anche se non poteva certamente trattarsi di quello. Dentro la pietra, invece, affioravano nuovi dettagli che rendevano il paesaggio realistico: il fiume dondolava dolcemente, trasportando foglie cadute dall'albero sulla riva, grande e possente. In cielo svolazzavano uccellini, e alcuni cinguettavano lievemente; vicino, infine, stava un mulino a vento le cui pale giravano lentamente, mosse dall'armonioso vento. Avanzando, però, il paesaggio scompariva gradualmente; quando il Pokémon fu a una decina di centimetri dal filo magico, il panorama scomparve del tutto e una nuova figura affiorò. Un pellicano, con il becco giallo, corpo bianco e le estremità degli arti azzurre, apparve improvvisamente. Pelipper si incantò a fissare la propria immagine riflessa, deliziato. Poi si girò verso i suoi due compagni, che lo fissavano come se da un momento all'altro qualcuno lo dovesse aggredire. «Amici, venite a vedere! Se vi avvicinate, vedrete la raffigurazione di me stesso sulla superficie di questo strano sasso azzurro. Dai, venite!» disse.
Con lo sguardo di qualcuno che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rifiutare l'offerta, Treecko e Bulbasaur si avviarono alla volta dell'amico; nel primo sembrava però essere maturata un po' di curiosità, mentre il secondo aveva ancora lo sguardo preoccupato e diffidente di prima. Giunti però al fianco di Pelipper, non accadde loro nulla di strano. «Ma cosa stai dicendo? Io vedo solo un paesaggio. Non sarà mica una tua allucinaz...aaahhhhhh!» strillò Bulbasaur. Infatti, improvvisamente l'anello di luce liquida si dilatò, lanciando i due Pokémon lontani. Con un tonfo, Bulbasaur e Treecko sbatterono contro un albero, mentre Pelipper li guardava, curioso.
«Ma per quale motivo...cioè, io...». Non riusciva a spiegarlo. Deglutì. «Io...perché non mi ha spedito lontano, come voi?». La sensazione che quel misterioso oggetto gli appartenesse ormai lo dominava, bruciava come una fiamma eterna, accesa nel suo cuore. Sapeva cosa fare. Lentamente, chiuse gli occhi, alzò il piede e attraversò l'anello. Provò una sensazione di freschezza rilassante; poi si voltò per parlare ai suoi amici, ma in quel momento l'anello s'ispessì e andò a formare un'enorme sfera di cristallo, che rinchiuse Pelipper, insieme alla pietra. Il Pokémon non udiva più nulla; era piombato in un silenzio innaturale: niente cinguettii, niente fruscii; insomma, nulla di nulla, come un morto. Ma non era preoccupato; nonostante vedesse i volti sbigottiti e agitati dei suoi amici, malgrado si rendesse conto che era bloccato, con intorno quella parete cristallina splendente, non avvertiva la minima idea di provare a fuggire. Sentiva che quel momento era già stato deciso da tempo, che era stato scritto molto tempo fa nel suo destino. Per la seconda volta, nutriva una profonda sicurezza in ciò che faceva.
Provò a parlare, a dire ai suoi amici di stare calmo, ma inaspettatamente si accorse che non era in grado di farlo. La mascella pareva non rispondesse più ai suoi comandi. Quindi fece l'unica cosa sensata in quel momento: cercò di prendere la pietra. Non appena mosse la zampa, però, sentì un altro movimento provenire dal cristallo: la sfera si agitò un poco, Pelipper cadde, e successivamente il globo prese a levitare, volando sempre più in alto, finché non superò le fronde degli alberi più alti del bosco. A quel punto si stabilizzò e il pellicano poté alzarsi. Aveva ricevuto un brutto colpo alla testa. Massaggiandosi il livido, allungò docilmente l'ala verso la roccia. Chiuse gli occhi, e coraggiosamente toccò la pietra.
La sensazione che provò fu indescrivibile. Pelipper iniziò a viaggiare in un vortice di luci e colori, mentre un canto soave gli riempiva le orecchie e lo calmava. Quel canto sembrava provenire dalla pietra stessa, e in qualche modo gli infondeva energia, un'energia antica, potente. Restò in quello stato per qualche decina di secondi; dopo un po', proprio quando avvertiva un eccesso di energia, e pensava di stare per esplodere da un momento all'altro, tutto finì e lui si ritrovò disteso sulla superficie della sfera di cristallo, la quale stava scendendo pacatamente a terra. A qualche metro da terra il globo s'infranse e Pelipper cadde a terra.
«PELIPPER! Pelipper! Cosa ti è successo? Rispondi!». Bulbasaur era fuori di sé, e scuoteva il pellicano cercando di parlargli. Treecko era poco più lontano, e aveva uno sguardo tremendamente agitato. «PELIPPER! Pelip...». Il dinosauro s'interruppe alla vista del movimento di un'ala dell'amico.
«Cosa è successo? Mi ha trasportato lassù e... e...».
«Ci siamo spaventati a morte! Ti dicevo di non toccarla! Che cosa ti ha fatto? Ha cercato di ferirti, oppure...».
«No». Improvvisamente si accese negli occhi di Pelipper uno sguardo intenso. «No, non era una trappola. Avevo ragione. Quella cosa mi ha infuso energia, ha risvegliato un potere antico in me. Non so come spiegarlo. Ho udito una musica leggendaria e...».
«Tranquillo, lo shock ti ha annebbiato la mente, ora ti portiamo in un luogo sicuro, così potrai riposarti e...».
«NO!». Perché non capiva? Quella pietra era destinata a lui. Non era una trappola. Perché cercava di ignorare, di non comprendere? Perché tentava di sfuggire alla verità? La rabbia lo invase, e sferrò un calcio nell'aria per sfogarsi. «Non era un inganno, Bulbasaur! Non capisci che era una cosa mia? Non te ne accorgi?». Poi pensò fra sé: «Ma come faceva ad accorgersene? Lui non aveva visto la sua immagine riflessa, non aveva udito quel canto...».
«Ascolta, in che senso ti ha dato energia, è stata una cosa positiva? Noi ti abbiamo visto volare in alto, non sentivamo nulla, e lassù ti vedevamo contorcerti...cosa avremmo dovuto pensare? Che te la spassassi?».
«Ha ragione» pensò il pellicano. «Anch'io avrei creduto la stessa cosa». Ma doveva dimostrargli che era vero. Che aveva ricevuto un dono. Così, malgrado non ne avesse la minima certezza, disse ai suoi amici: «Va bene. Adesso vi darò la prova di ciò che è successo». Come se l'avesse già preparato da sempre, pensò alla pietra che stringeva in pugno, a quello che conteneva...
Mentre i due compagni lo fissavano come se avesse perso del tutto il senno, Pelipper fece un urlo tremendo. Treecko lo contemplava allibito, certo che si trattasse di uno scherzo. Bulbasaur ormai lo riteneva pazzo.
«Zitto, se no...» cominciò il piccolo dinosauro, ma fu interrotto da uno strano gorgoglio proveniente dal pellicano.
Pelipper, nonostante avesse ancora la bocca spalancata, cessò immediatamente di gridare, e dentro di sé, al posto dell'aria, sentì un liquido. Gli amici lo scrutavano interessati e spaventati allo stesso tempo. Il pellicano non smise di stringere la pietra, e a un certo punto sentì qualcosa che gli bagnava la lingua; un istante dopo, dal becco aperto uscì un potente getto d'acqua purissima. Pochi secondi dopo cadde a terra, ansimante. Si sentiva come un atleta che aveva percorso dieci chilometri senza mai fermarsi; i polmoni erano sul punto di scoppiare a causa dell'enorme quantità d'ossigeno che si riversava nel corpo del Pokémon per recuperare le forze. «Avete...visto?».
Bulbasaur e Treecko erano rimasti semplicemente esterrefatti. Guardavano l'amico come se non credessero che fosse realmente lui, che avesse fatto qualcosa di veramente magico. Ma non trovavano nessun'altra scusa. Era troppo, e anche un po' offensivo, credere che avesse preso l'acqua da qualche parte e l'avesse emessa con tale potenza. Pelipper non poteva giungere a tal punto per dare una dimostrazione. Così si convinsero, e le due bocche si aprirono in grandi sorrisi.
«Allora è vero. Ma come è possibile? Non pensavo che la magia esistesse veramente...» esordì Treecko.
«Pure io. Ora che mi ci fai pensare, però, potrei avere letto per caso un libro che ne parla. Ma ero sicuro che fosse uno scherzo, per dare un po' di colore, sai, il tipico articolo da copertina, come quello del Pokémon posseduto dal demonio» commentò Bulbasaur.
«Be', magari esistono anche i Pokémon posseduti dal demonio» osservò ironico il geco.
«Ve lo dicevo, di fidarvi» disse Pelipper. «Ero sicuro che non fosse qualcosa di malvagio, sentivo dentro una strana impressione».
«A proposito di strane impressioni» cominciò il piccolo dinosauro, ma Treecko lo interruppe: «La prossima volta che ti succede avvertici, così ci prepareremo in anticipo». E indicò le sue gambe, bagnate fradicie dal getto d'acqua del pellicano.
«Non intendevo questo» protestò Bulbasaur con aria un po' offesa. «Stavo pensando...come ti senti adesso?»
Era una domanda curiosa, ma Pelipper parve sicuro nel rispondere.
«Mi sento incredibilmente energico, più veloce e forte di prima. E poi...credo anche di avere i sensi un poco più sviluppati. Ad esempio, da qui riesco a percepire il tremendo tanfo di Treecko» disse con aria divertita. «Ma potrei anche sbagliarmi...magari è solo quel mucchio di escrementi laggiù». E indicò un cumulo di sostanza marroncina ai piedi dell'albero su cui il geco si era arrampicato. I tre Pokémon scoppiarono a ridere. Era da tanto tempo che non lo facevano. Infatti, era la prima cosa andata a finire bene quel giorno.
Ultima modifica di Loreamico il 02/10/2010, 12:13, modificato 1 volta in totale.
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 24/08/2010, 15:16

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Costretto al doppio post perché non entra xD
Mostra / Nascondi » Continuo (se non l'avete fatto, leggete il post precedente
4° CAPITOLO: L'epilogo di un grande cuore

«Ragazzi, siamo noi» gridò Bulbasaur. Si trovavano sulla soglia della dimora del piccolo dinosauro, e durante il tragitto dal bosco verso casa si erano divertiti scherzando sulle nuove capacità del loro amico. Erano addirittura arrivati a parlare di un nuovo talento secondo cui Pelipper adesso non avrebbe dovuto più fare i bisogni giornalieri.
«Sarebbe utile» aveva commentato Treecko. «Tu vedessi che imbarazzo, quando Bulbasaur parlò davanti a una folla in paese e, nel bel mezzo del discorso, dovette interrompersi per cercare un posto, diciamo, intimo per...».
«Sì, abbiamo capito» tagliò corto Bulbasaur, a cui al posto del solito verdognolo in faccia riluceva uno strano rossiccio. Poi a Pelipper sembrò di aver visto un Pokémon strano volare nei dintorni, ma fu certo di averlo immaginato, dato che un momento dopo era scomparso. Non potevano credere di aver avuto paura per via di alcuni pazzi qualche ora prima, mentre adesso schiamazzavano ridendo.
«Eccomi» disse una voce, che sembrava appartenere ad Andrea ed era (con gran sollievo del pellicano) calma e allegra. Alla voce del ragazzo, Pelipper si ricordò di Lorenzo, e subito provò una morsa allo stomaco. Aveva completamente dimenticato il suo Allenatore durante il viaggio nel bosco, si era scordato che era stato a letto, ansimante. Tuttavia, quando l'amico aprì la porta d'ingresso, il pellicano notò subito Lorenzo seduto sul divano, intento a fissare la parete con sguardo vacuo. Svanita in lui ogni goccia di rammarico, si gettò a braccia aperte verso il suo Allenatore: «Allora stai bene! Credevo che tu...tu...».
«Tranquillo, sta bene ogni singola creatura in questa casa, compresi animaletti da compagnia quali zanzare e mosche d'ogni tipo» commentò vagamente annoiato. «È tutto il giorno che svolazzano qua e là senza una meta precisa. Il bello è che non ti danno fastidio; sembrano piuttosto matte, lì a girare intorno ai lampadari». Treecko sghignazzò. «Io da tempo» proseguì il ragazzo «consiglio ad Andrea di dare una ripulita alle stanze più interne e irraggiungibili. A quanto pare emanano un aroma particolarmente delizioso per gli insetti. E io che pensavo che fosse solo il profumo degli alberi». Poi esordì Alessio: «Passando a cose più serie (Treecko lo squadrò in tralice), vi comunico che abbiamo informato le autorità e loro hanno accettato, ehm, dopo un po' di tempo». A Pelipper affiorò in mente la buffa immagine di due ragazzi che cercavano di esprimersi, al centro di molti uomini adulti che li fissavano, vagamente consci del fatto che qualcuno stesse loro parlando e decisamente scettici. Mentre sorrideva tra sé e sé, sentì Andrea che diceva: «Hanno detto che erano stanchi oggi, e parecchio impegnati, e che avrebbero controllato domani. Be', non ci resta che aspettare» concluse allegro.
«Voi che avete fatto invece? Tutto bene?».
«A quanto pare sì. Non credo che tre Pokémon intenti a rotolarsi per terra dalle risate manifestino molta preoccupazione» buttò lì Lorenzo.
«Sì, ma...» iniziò il pellicano, ma ammutolì di fronte all'occhiataccia di Bulbasaur.
«Perfetto» disse Andrea dalla cucina, il quale chiaramente non aveva colto l'indecisione del Pokémon. Gli altri ragazzi lo scrutarono torvi per un attimo, poi si precipitarono verso l'amico. «Credo che abbiate bisogno di qualcosa da mangiare, voi tre. Siete stati via più tempo del previsto».
«Sicuro» rispose Pelipper. Solo in quel momento si era accorto che il suo stomaco brontolava insistentemente da un paio di quarti d'ora.
«Allora, mentre metto insieme qualcosa, potrete abusare della mia ospitalità». Fece un sorriso. «Fate come se foste a casa vostra». I tre Pokémon annuirono, e si diressero verso la camera di Bulbasaur.
Pelipper non aveva mai visto una stanza arredata in modo più strano. Vicino all'entrata, addossato alla parete, stava un robusto letto, lungo poco più di un metro. Vicino, nell'angolo, una vecchia scrivania ingombrava buona parte della camera. Sopra di essa si trovavano una decina di libri aperti e una lampada gigante, e al muro era affisso un enorme calendario. Il resto della stanza era occupato da diversi scaffali altissimi, stracolmi di libri, alcuni così polverosi che sembravano esser lì da decenni, altri con le pagine così piegate per essere state sfogliate infinite volte. Infine, in uno spazio buio dietro ad uno scaffale traballante (Pelipper evitò cautamente di avvicinarvisi) c'era una vecchia scala di legno. Il pellicano pensò che, nonostante non fosse molto ampia, la camera dell'amico potesse benissimo competere con una biblioteca ben fornita. C'erano libri che parlavano di ogni cosa: dalla storia di Pokémon e umani ai più segreti enigmi della vita, dalle fiabe per piccoli ad enormi biografie.
«Benvenuti, accomodatevi» pronunciò il piccolo dinosauro. I due amici si guardarono sbigottiti, poi entrarono. Bulbasaur intanto era sparito ed era tornato con due sedie nuove di zecca, in grande contrasto con il resto dell'arredamento.
«Allora, ho pensato che sarebbe una cosa buona cercare un paragrafo su questi libri che parli del potere di Pelipper» cominciò Bulbasaur.
«Ma sei matto? Anche a restarci tutta la sera non troveremo nulla, per due motivi. Uno che i libri sono così tanti che prima di trovare quello giusto...».
«Saremo divorati dagli insetti» finì il pellicano. Solo in quel momento aveva notato gli animaletti zampettare nervosamente per il pavimento.
«Sai, credo che il tempo sarebbe impiegato in modo migliore a pulire un po'» commentò il geco. Bulbasaur lo guardò accigliato, poi riprese: «Mi sembra di aver già letto un libro con scritto qualcosa del genere. Io mi metto a cercarlo; voi siete liberi di fare quello che volete».
«Ottimo» rispose Treecko, e si voltò per andare a dare un'occhiata agli insetti.
Pelipper, in cuor suo, dava ragione al geco: era improbabile che qualcun altro ne fosse a conoscenza. In qualche modo si sentiva unico per la prima volta, e sapeva che trovare un altro Pokémon con il suo dono gli avrebbe procurato un po' di dispiacere. In ogni caso, preferì non manifestare la sua opposizione e decise di assecondare Bulbasaur, anche solo per farlo felice.
«Io ti do una mano» disse. L'amico lo guardò raggiante, mentre Treecko lo scrutava come dire “bah”. Ormai vincolato dalla parola data, il pellicano s'immerse nella lettura di vari libri polverosi, benché ne avesse ben poca voglia. Viste le sue disastrose condizioni, alle quali Bulbasaur non aveva nemmeno fatto caso da quanto era concentrato sui volumi, Treecko abbandonò lo svago e venne a fargli compagnia. Pelipper trovò la cosa molto distensiva, e finalmente si misero a cercare libri adatti all'argomento con il sorriso in faccia.
«“Numerologia degli antichi greci”; no, non serve, non credo che i numeri c'entrino un granché con le pietre magiche; “Pasticcetti svedesi”; ottimo, forse in una ricetta troviamo un bel pomodoro azzurro come ingrediente principale; “Curare le piante”; perfetto, così vediamo se riusciamo a togliere il delizioso aroma che attira gli insetti...».
«Forse troviamo qualcosa in questo: “I più grandi segreti del nostro pianeta: dallo svelare il futuro a datare gli alberi”» disse Pelipper ridendo. «C'è una minima probabilità che datare gli alberi del bosco di Timerlìn sia la strada giusta per avere informazioni sulla pietra. Peccato che siano più di cinquecento». Treecko sghignazzò, evitando accuratamente di farlo notare a Bulbasaur, che in quel momento era sbucato da dietro uno scaffale e stava avanzando verso di loro con un pesante testo in mano, barcollando.
«Eccolo, mi sembra questo il libro dove avevo letto qualcosa a proposito della magia» disse eccitato il piccolo dinosauro. Era strabiliante come Bulbasaur si divertisse tanto a cercare informazioni in vecchi volumi. Mentre il Pokémon spariva tra le pagine polverose e strappate qua e là, Pelipper udì il geco mormorare, con gli occhi strabuzzati: «Ma come fa a ricordarsi che è quello? L'ha già letto?». Evidentemente, Bulbasaur doveva aver letto quasi ogni singola pagina in quella stanza. Il pellicano continuò la ricerca, ma trovò solo altri libri di cucina, uno con una strana stella a otto punte e altri che trattavano di storia. Dopo aver udito uno sbuffo da dietro uno scaffale, Pelipper si voltò per cercare un ennesimo testo da controllare, ma udì una voce forte proveniente dalla cucina: «Ragazzi, venite, la merenda è pronta».
«D'accordo, arriviamo» rispose il piccolo dinosauro. Pelipper provò una fitta di sollievo all'idea che entro pochi minuti avrebbero abbandonato quella prigione. Treecko doveva pensare la stessa cosa, perché fece un lungo sospiro prima di chiudere il libro che stava cercando di leggere. Entrambi erano rimasti un po' sorpresi del fatto che Bulbasaur non volesse trattenersi per finire la lettura, ma fecero in modo di non farglielo notare.
Pochi minuti dopo i sei si trovavano in cucina, e i Pokémon mangiarono ciò che venne loro offerto senza parlare molto. Pelipper vide Lorenzo controllare l'orologio, e Pelipper capì dal suo sguardo che era giunta l'ora di tornare a casa.
Il pellicano salutò i suoi amici con molta energia. In realtà li avrebbe rivisti a scuola il giorno seguente, ma di certo lì non avrebbe più potuto scherzare e ridere con loro, e quindi si comportò come se dovesse dire loro addio. Bulbasaur gli disse che avrebbe finito di leggere quel volume insieme a Treecko (il geco alzò gli occhi al cielo) per poi informarlo il giorno seguente. Si abbracciarono, poi Pelipper arrancò verso casa insieme al suo Allenatore, incapace però di staccare gli occhi dalla casa dell'amico. La tristezza s'impadronì di lui, e Pelipper varcò l'uscio con il broncio.
? ? ?
Mentre Lorenzo si sedeva sul divano con una rivista in mano, Pelipper s'avviò in camera sua. Era rimasta identica da quando stamattina era partito per la casa dell'amico, quindi nessuno doveva esserci entrato. I due mobili avevano le ante chiuse, il letto era intatto, e sulla scrivania era tutto in ordine. Si guardò furtivamente intorno, poi prese la pietra, che aveva tenuto nascosta per tutto il tempo, senza mostrarla a nessuno, e la mise con cura in uno scompartimento del suo armadio. Aveva deciso, insieme ai suoi amici, di non rivelare la sua esistenza a nessuno, nemmeno al suo Allenatore. Voleva evitare domande indiscrete e soprattutto che qualcun altro venisse a conoscenza del suo potere. Dopo Pelipper si stese sul letto a riflettere.
Bulbasaur pareva sicuro di aver letto un libro che trattava di un misterioso potere. Se questo fosse stato vero, allora Pelipper avrebbe dovuto assolutamente leggerlo. Doveva sapere cosa era riservato a chi aveva qualcosa fuori dal comune; magari sarebbe stato isolato dagli altri. Al Pokémon venne un brivido: non si sarebbe separato dai suoi amici, per nulla al mondo. Sarebbe fuggito con i due Pokémon in un posto sconosciuto, ma era un'idea terrificante e al momento decise di non pensarci. Allo stesso tempo, in cuor suo Pelipper riteneva di essere unico, anche se non voleva vantarsene. Ma ad un tratto i pensieri si annebbiarono, e strane figure vorticarono nella sua mente...
Fu Lorenzo a svegliarlo. Era seduto vicino a lui, sul letto, e lo dondolava dolcemente. Pelipper si accorse di essersi addormentato mentre rifletteva, e istintivamente guardò verso l'armadio, che pareva ancora chiuso. Sollevato, il Pokémon si destò e seguì il suo Allenatore per la cena. Alla vista di un piatto di pasta fumante, il pellicano si sedette a tavola e durante il pasto parlò con Lorenzo della scuola.
«Domani si comincia» esordì Lorenzo.
«Eh già» commentò Pelipper mogio.
«So cosa provi, ma credimi, non è poi così male. Troverai tanti altri Pokémon e tra una lezione e l'altra avrai sempre il tempo per fare due chiacchiere con i tuoi amici, così non sentirai la mia...la mia mancanza». Il volto del ragazzo era stato irrigato da una piccola lacrima, ma non cercò di nasconderla.
«Ma io voglio stare con te, ti voglio bene, lo sai».
«Anch'io ti voglio bene, ma sta' calmo, ci scriveremo ogni giorno e...». Ma Pelipper evidentemente non si sentiva tranquillo, e tutti i suoi pensieri, le sue incertezze, si riversarono sotto forma di umide lacrime. Ricordava le cene con Lorenzo, le sue battute, le avventure e i viaggi compiuti insieme, le attenzioni che gli riservava...tutto ormai era un ricordo, erano cose che appartenevano al passato, e al futuro. Avrebbe dovuto aspettare la prossima estate... . Percepì il suo Allenatore avvicinarsi, ma non fece nulla, voleva fargli capire i suoi timori e le sue preoccupazioni. Lorenzo lo abbracciò forte, sussurrandogli all'orecchio: «Pelipper, resteremo uniti, lo so. Potrai parlare con me quando vorrai, potrai scrivermi. E poi ci rivedremo per le vacanze di Natale, no? Su, fammi vedere che riesci a superare questo ostacolo...». A Pelipper tornò all'improvviso in mente il ricordo di sua madre che lo incitava a lasciare casa, e se stesso piccolo che piangeva. Pensò: «Calmati Pelipper...calmati».
Poi smise. Il Pokémon alzò lo sguardo e fissò Lorenzo, quella faccia amica, simpatica, e ripensò a quanto era stato sciocco. «Perdonami, Lore, non sono riuscito a controllarmi, mi dispiace, so che non ci separeremo veramente. Come farei a dimenticarti? Nemmeno se volessi ci riuscirei» disse con il sorriso in faccia. L'Allenatore lo squadrò raggiante, e tornato al suo posto attaccò il piatto di pasta. Adesso il Pokémon si sentiva meglio, e finalmente si era liberato di quella morsa allo stomaco che lo attanagliava. Impugnò la forchetta allegro e guardò il suo Allenatore compiaciuto. Mangiarono scherzando, poi Lorenzo si alzò per sparecchiare, mentre il Pokémon si massaggiava lo stomaco pieno. Ma qualcosa lo interruppe. Aveva udito qualcuno bussare alla porta. Fece per alzarsi, ma il ragazzo lo precedette e andò ad aprire.
Lorenzo lanciò un grido, e si allontanò dalla porta come se fosse stato punto. Sulla soglia stava un Pokémon magrissimo, con lo sguardo feroce ed una spada lucente macchiata di sangue nella mano destra. Aveva il corpo, la coda, la testa e le braccia azzurre, mentre le gambe, il petto, le lunghe orecchie e le zone della faccia intorno agli occhi e al naso nere. Era una figura sottile, ed emanava un'inconfondibile aria malvagia. Nonostante la corporatura, era terribilmente spaventoso, e nei penetranti occhi rossi si leggeva l'atteggiamento di qualcuno pronto ad uccidere. Pelipper si rannicchiò vicino a Lorenzo, fuori di sé dalla paura. Poi il Pokémon esile parlò con una voce intrisa di un misto di divertimento e odio.
«Tu, umano, togliti. Voglio lui» disse indicando Pelipper. «Oggi non ho proprio voglia di uccidere tante persone. Fuggi, mettiti in salvo, se tieni alla tua vita».
«Io non me ne vado da nessuna parte» ribatté Lorenzo, e infilò una mano nella tasca dei pantaloni. Poi sussurrò al pellicano: «Vattene». Pelipper era terrorizzato, non capiva più nulla, vedeva soltanto quello sguardo omicida. Si avvicinò cautamente alla porta, che però si chiuse improvvisamente. Allora si voltò verso il Pokémon magro, intento a ridere. Una risata fredda, senza ombra di divertimento. «Ahah, credevi che fuggire fosse così facile? Pensi che sia venuto a fare un giretto? No. Voglio solo porti alcune domande, e dopo ti inviterò a seguirmi. Se accetti, sarai catturato. Se rifiuti, ti ucciderò». Pelipper e Lorenzo si addossarono alla parete, sbigottiti. Il pellicano sentì il suo Allenatore muovere le mani dietro la schiena, poi udì di nuovo il Pokémon malvagio.
«Hai toccato la Pietra del Potere? Cosa ti è successo? Dove l'hai nascosta? Chi lo sa oltre a te?»
«Di cosa sta parlando, Pelipper?» disse sconcertato Lorenzo.
Pelipper soppesò l'idea di mentire, ma decise che la verità sarebbe stata adeguata in questo momento. Aveva l'impressione che quell'essere fosse in grado di leggere la mente. Parlò, con voce tremante: «L'ho-ho presa e l'ho po-portata in ca-camera mi-mia». Poi vide Lorenzo fissarlo allarmato: «È di questo che stavi parlando a casa di Bulbasaur?». Pelipper non rispose, e continuò a raccontare.
«Mi ha dato più forza e...e...ho fatto qualcosa»
«Cosa?» chiese il Pokémon esile.
«Ho, ecco, sputato acqua» disse.
«Tutto qui?». Il Pokémon sembrava rilassato. «Allora non sarà difficile catturarti. Non capisco perché il Capo si sia così tanto preoccupato...».
Poi accadde tutto in un attimo. Lorenzo estrasse un coltello affilato e lo lanciò verso il Pokémon magro. Pelipper chiuse gli occhi immaginò per un istante di vederlo a terra, ma invece estrasse la spada con una rapidità incredibile, e spezzò il coltello in volo. Mormorò qualcosa sottovoce, puntò un dito verso il ragazzo e ne uscì un fulmineo raggio giallastro. Pelipper sentì un tonfo accanto a sé, ma non osò aprire gli occhi. Poi udì dei passi. Schiuse le palpebre per rendersi conto di ciò che era successo, e un attimo dopo urlò. Lorenzo giaceva a terra, con lo sguardo vacuo, incapace di muoversi. Il mondo si capovolse, e un velo di paura si impadronì di lui. Sperava con tutto se stesso che ciò che pensava, ciò che si stava realizzando nella sua testa non fosse vero...così si inginocchiò vicino al corpo del suo Allenatore, del tutto disinteressato a ogni altra cosa, perfino alla sua vita. Ormai non aveva alcuna importanza nient'altro; l'unica cosa era sapere se il suo Allenatore si sarebbe rialzato, se gli avrebbe sorriso un'altra volta. La sua ala si diresse istintivamente verso il cuore, passò sotto gli abiti e tastò la pelle. Nessun movimento, nessun battito, niente di niente. Era morto.
Il Pokémon perse la testa. Vide il Pokémon magro avvicinarsi, ma non gliene importò. Prese ad urlare terribilmente, un grido disumano, e le pareti della casa presero a barcollare. I mobili si rovesciarono, il lampadario cadde e si ruppe, i vetri volarono da tutte le parti. La finestra esplose, le sedie si sollevarono da terra e attaccarono il Pokémon esile, come se agissero di spontanea volontà. La creatura sottile gridò alcune parole, e le sedie s'incendiarono. Le fiamme assalirono tutto ciò che era intorno, bruciando il tavolo e la credenza.
Pelipper avanzava furioso verso l'assassino. Non teneva conto delle fiamme che lo circondavano, né del fatto che era solo contro un omicida armato. Aveva in mente solo quello sguardo odioso, quel raggio giallastro, quel Pokémon esile...quell'essere, che aveva distrutto la vita del suo Allenatore, che non provava rimpianto, tristezza...Pelipper pensava solo a lui, intento a difendersi da ciò che cadeva per mano del pellicano, sebbene quest'ultimo non avesse avuto nemmeno l'intenzione di farlo. Nella sua persona ardeva un fuoco mistico, e ogni singola cellula del suo corpo pensava a quell'assassino, ogni particolare del suo aspetto era intriso nella testa del pellicano...
Poi, d'un tratto, sobbalzò, ed ebbe un'ultima fugace visione del Pokémon magro, fermo in piedi, pallidissimo, prima di finire dentro qualcosa che non conosceva. Il pellicano si sentiva strano, e una serie di ricordi non suoi affiorarono: un enorme Pokémon giallo che lo minacciava mentre uccideva i suoi amici, l'esile assassino mentre combatteva contro un Pokémon verde avente un sacchettino in mano, un Pokémon grande che gli donava una spada con degli strani segni incisi, un pellicano terrorizzato che gridava...
Poi, così com'erano iniziati, i ricordi finirono. Pelipper sentì nuovamente il suo corpo, il calore delle fiamme intorno a sé, il Pokémon malvagio che urlava. Poi tutto divenne nero, e Pelipper non pensò più.

5° CAPITOLO: Un nuovo inizio

Era disteso, e ascoltava il silenzio. Doveva essere in un luogo che conosceva, perché quei cinguettii, quei suoni non gli erano nuovi. Non ricordava più nulla di cosa fosse successo un'ora prima; solo un'esplosione, delle grida, e poi il vuoto. Ma sapeva di non essere morto. No, perché percepiva il suolo sotto a sé, umido e compatto, e quindi aveva il senso del tatto, doveva essere più che anima, aveva ancora un corpo. Ma non aveva idea di come fosse riuscito a fuggire, a mettersi in salvo, benché non ricordasse i fatti precisi; più che altro lo avvolgevano delle sensazioni, paura, terrore, tristezza...morte. Quel senso di morte lo consumava lentamente, come una ferita fisica: cosa poteva essere successo di così tanto tragico? Un amico l'aveva lasciato? Bulbasaur? Treecko? Lorenzo? I suoi genitori?
«No, non è possibile» si disse, e lentamente si alzò.
Non appena schiuse gli occhi, si rese conto veramente di dove fosse. Quelle foglie, quegli alberi, quegli squittii appartenevano al bosco di Timerlìn. Ma fu un'altra cosa ad attirare la sua attenzione. Un gruppo di piccoli Pokémon stavano in cerchio a pochi metri da lui, e tutti avevano un'aria apparentemente triste. Pelipper non riusciva a vedere cosa, o chi, stesse in mezzo. Poi, d'un tratto, un Pokémon si spostò, e il pellicano scorse una macchia rosa...una mano.
Ricordò tutto. Quel Pokémon esile in casa sua, quel raggio giallo, Lorenzo a terra, se stesso che urlava. E, lentamente, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Era finita, non c'era nulla da fare. Perché non era morto anche lui? Quanto avrebbe desiderato restare per sempre con il suo Allenatore. Ma no, Lorenzo l'aveva salvato, si era sacrificato per salvare il suo adorato Pokémon...quel Pokémon, che adesso piangeva, singhiozzando, con globi vitrei al posto degli occhi, lucidi dal dolore.
Si avvicinò al suo corpo. I Pokémon gli fecero spazio, e lui vide la tristezza nelle loro facce. Poi si voltò verso Lorenzo. Il suo corpo era lì, adagiato sulle fronde. A quella vista, le ginocchia del pellicano cedettero, e cadde al capezzale del ragazzo. Non poteva fare nulla per salvarlo, ormai. Non avrebbe più visto i suoi sorrisi, i suoi occhi pieni di vita; non avrebbe più udito le sue battute, i suoi incoraggiamenti. Ormai era un guscio vuoto, privo di vita, Pelipper non riusciva più a scorgere la sua anima nelle sue pupille...le lacrime continuavano a scendere, colavano e finivano sul suo Allenatore. Perché la vita era così breve?
Poi Pelipper si alzò, lo contemplò un'ultima volta e lo abbracciò. Era tutto ciò che poteva fare per ringraziarlo, non trovava parole adatte. Poi, senza nemmeno pensarci, alzò un'ala e la posò sul suo petto. Il palmo s'illuminò, e i corpo di Lorenzo brillò per un istante. I Pokémon e gli animaletti intorno lo fissavano curiosi, ma Pelipper non ci fece caso. Inspirò, e la sua ala entrò nel corpo del suo Allenatore. D'un tratto, tutte le scottature, tutto lo sporco sulla salma di Lorenzo se ne andò, mentre gli abiti strappati e bruciacchiati si cucirono, tornando come nuovi. Poi il pellicano crollò a terra, fissando Lorenzo. Era cambiato molto, adesso. Pelipper pensò di aver fatto il massimo per lui. Non riuscì a formulare nient'altro. Si accovacciò a terra, al suo fianco. Le stelle notturne rilucevano splendenti in cielo. Vide il suo Allenatore sorridente, lassù.
«Lorenzo».
? ? ?
«Su, Pelipper, alzati».


So che i capitoli sono un po' corti per essere quelli di un libro, ma preferisco prima scriverlo tutto, e poi eventualmente correggerlo e allungarlo. Spero vi sia piaciuto e...commentate!
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 27/08/2010, 10:21

Messaggi: 1193
Località: In un posto da dove posso connettermi su PokéTown, altrimenti non avrei postato tanto qui o_o
Bravo Lore :app certo che per essere un racconto sui Pokémon ce ne sono di cose estranee, ma meglio così
Bah... una firma? E come firmo al computer, scrivo sullo schermo? Immagine

Messaggio 27/08/2010, 22:35

Messaggi: 312
Località: Invernopoli
Ecco il secondo e il terzo capitolo della saga di MD fatta da Frido. Devo dire che il secondo è parecchio scritto male, il terzo invece, penso sia scritto con più cura nei dettagli. Sta a voi decidere se è bello o no xD.
IL SOGNO DIVENTA REALTA' - MD
Mostra / Nascondi » Negli scorsi episodi:
Quella notte Absol non chiuse occhio. Era troppo eccitato all' idea di entrare nella gilda più prestigiosa dell' intera regione di fiore. Così si mise a pensare dell' estate trascorsa con i suoi migliori amici: il simpatico Riolu e l' esperta eevee, fantasticando sulle loro ormai prossime esplorazioni.
Il sole stava sorgendo, così il piccolo Absol si alzò in piedi. Tutti stavano ancora dormendo, così quatto quatto cominciò a prepararsi. Quando finalmente fu tutto pronto, mamma e papà Absol si svegliarono giusto in tempo per Salutare Absol, visto che si sarebbero rivisti soltanto nelle vacanze invernali.
Così Absol partì: non fu un tragitto molto lungo, visto che abitava a fianco del Kecleon Market, il mercato più rifornito dell' isola. Eccolo arrivato a destinazione: l' imponente gilda Wigglytuff: all' entrata vide che Riolu era già arrivato, e stava parlando con un Leafeon che.. si rivelò la piccola eevee! “Ciao Absol!” esclamarono i due. Avevano deciso di fare team tutti e tre insieme, così appena arrivati Chatot gli accolse e li portò dal capitano della gilda: ebbene sì e proprio Wigglytuff! A nome di tutti e tre, parlo Riolu, il più coraggioso: “Ehm, salve, noi 3 vorremmo formare un team d' esplorazione, avete ancora posto per una squadra da tre?”. Chatot rispose: “Veramente le squadre d' esplorazione da tre non sono ammesse.” A quelle parole non seppero cosa dire, così Absol, il più generoso e altruista decise di cercarsi un altro compagno d' esplorazione. Ma la cosa fu tutt' altro che facile. Absol si fece avanti e chiese a un Loudred di fare una squadra di esplorazione, ma egli rispose di no, per la paura di essere sfortunato. Absol non capì il perché della sua risposta, così chiese ad altri membri, ma tutti rifiutarono. Absol, disperato lo disse a chatot che gli rivelò che una leggenda narra che gli Absol portassero sfortuna. Così lo mando a fare la spesa per la gilda. Arrivato al Kecleon market, Absol ordinò 20 paia di melegrandi, e 150 di mele perfette, anche se non sapeva per chi fossero tutte quelle mele. “E' il tuo primo compito della gilda?” chiese il Kecleon Viola. Absol annuì a bassa voce. “Ehm, interessante.” si sforzò di dire Kecleon verde.
Absol tornò alla gilda, trascinando le borse della spesa con troppoforte. E così si concluse il primo giorno alla gilda per Absol e i suoi amici, che a quanto pare erano entusiasti della loro prima esplorazione: gli raccontarono della grotta marina, dove alla fine trovarono un forziere abbandonato.
Dopo cena, Absol andò subito a letto, e si addormentò subito: nonostante tutto, quelle mele perfette erano molto pesanti.
“EHIEHI SVEGLIATEVI SUBITO!!!!!” qualcosa mandò in tilt le orecchi di Absol, Riolu e Leafeon. Ma non era qualcosa, era qualcuno: era Loudred che usava granvoce. “SIETE IN RITARDO!! VI CONVIENE ALZARVI SUBITO SE NON VOLETE ESSERE RICHIAMATI!!” Leafeon rispose gentilmente: “potresti abbassare il tono di voce per favore? Accidenti ragazzi, siamo davvero in ritardo! E' meglio sbrigarsi!”
Appena ebbero raggiunto la sala comune Wigglytuff iniziò il suo discorso mattutino: “Salve amici, oggi è il secondo giorno qui alla gilda: dateci dentro!” Tutti risposero in coro “ Uno: lavorare non fa male a nessuno! Due: a chi scappa niente pappa! Tre: ogni sorriso va condiviso!” Absol, siccome non aveva ancora memorizzato il motto della gilda, mosse la bocca per far sembrare che stesse recitando anche lui. Oggi chatot gli disse di andare a prendere di portare uno strumento a un esploratore che era via per una missione. “Almeno questa volta non devo fare la spesa” borbottò Absol, anche se ebbe l' impressione che Chatot avesse sentito.
Così Absol, appena uscito dalla gilda, aprì il pacco dove c' era lo strumento: si trattava di un' assorbisfera. Proseguì a sud, verso la spiaggia dove l' esploratore segnalò la sua posizione. Arrivato a destinazione lo vide: era Chimecho, il cuoco della gilda! Chimecho lo notò e lo salutò calorosamente. Dopo avergli dato lo strumento, Absol stava per tornare indietro quando.. spam! Uno zubat e un koffing urtarono Chimecho e gli cadde l' assorbisfera. I due la videro e se la presero, scappando. Chimecho, disperato chiese aiuto ad Absol dicendogli che quello era il primo tesoro che ebbe trovato nella sua vita da esploratore. Absol per un attimo esitò, ma poi decise di dargli una mano. Così partirono per la volta della Grotta marina.
Era la prima volta che Absol esplorava un dungeon, ed era talmente emozionato che ad un certo punto andò a sbattere contro una roccia. Alla fine del dungeon, intrappolarono i due ladri, che però non si arresero e sfidarono le due reclute. Non fu un combattimento difficile: chimecho con confusione e Absol con inseguimento furono dei degni avversari. Zubat e Koffing, esausti, cedettero il prezioso strumento a Chimecho e scapparono via. “Grazie Absol, senza di te non avrei ripreso il mio tesoro!” Absol era contento di essere stato utile a Chimecho. “Ehm, senti, ti andrebbe ti formare una squadra d' esplorazione con me?” chiese chimecho, prendendolo di contropiede. Absol accettò subito: e questo fu l' inizio di una grande Avventura, ma soprattutto di una grande amicizia!

Mostra / Nascondi » Capitolo 2:Il team pokèamici
Tornati alla gilda, i 2 giovani esploratori andarono subito a iscriversi ufficialmente come squadra d' esplorazione al nome di “Team PokèAmici”. Wigglytuff fu molto felice che Absol aveva finalmente trovato un compagno di squadra, ma soprattutto un amico nella gilda.
Così, dopo cena, andarono subito a sistemare le cose di Chimecho nella stanza di Absol Riolu e Leafeon. Come al solito Riolu si presentò per primo a Chimecho, seguito da Leafeon.
La mattina dopo i due neo-esploratori si alzarono presto, infatti Loudred non dovette neanche venirli a svegliare, forse per questo era di cattivo umore. Dopo una leggera colazione con pane e miele di Combee, la colazione preferita di Chimecho. Più tardi Chatot chiamò Bidoof, una recluta un po' più esperta che spiegò al Team PokèAmici in cosa consistevano le missioni e come eseguirle. In effetti Bidoof non era molto esperto, ma a giudicare dal sudore che gli colava dal musetto sembrava che si stesse impegnando.
Dopo una breve spiegazione, Absol e Chimecho, andarono in città accompagnati da Bidoof. Lì visitarono il Kecleon Market, il deposito Kangaskhan, la banca Duskull, la pensione Chansey, il negozio forzieri di Xatu, e il commissariato Magnezone. In quest' ultimo, il grande Magnezone regalò ai due esploratori la mappa dell' isola di Fiore, dove si vedevano i dungeon, uno ad uno. Il team PokèAmici ricevette anche la borsa dei tesori, dove potevano riporre gli strumenti utili trovati nel dungeon. Dopo di questo Bidoof li riaccompagnò alla gilda, dove trovarono una missione del loro grado: si trattava di recuperare una perla appartenuta a uno spoink, che per lui era di immenso valore. Così esplorarono un dungeon, strapiombo di pokemon da affrontare, soprattutto Shellos e Gastrodon, ma insieme riuscirono a metterli tutti
KO. Alla fine del dungeon, trovarono una perla molto grande, che scintillava di luccichii rosati. “Dev' essere quella di spoink..” borbottò Chimecho. Absol annuì e la mise nella borsa dei tesori.
Tornati alla gilda, trovarono spoink all' ingresso, che quando vide la sua amata perla scoppiò a piangere dalla felicità. Come ricompensa ricevettero 1000 pokèmonete, che però il 90% lo guadagnò la gilda. “Se non altro abbiamo 100 monete no?” disse Chimecho. “E' già un inizio...” rise Absol.
Quella sera, dopo la cena con le solite melegrandi, i quattro esploratori si raccontarono le loro avventure, sorseggiando del tè freddo.

Mostra / Nascondi » Capitolo 3: Visioni
Una settimana dopo, Absol e Chimecho stavano facendo la solita spesa del lunedì, quando arrivarono due pokemon. “Salve signori Kecleon” annunciò il primo. “E' un piacere vedervi!” aggiunse il secondo. “Marill! Azurill! Che piacere vedervi!” disse Kecleon. I due piccoli pokemon ordinarono un paio di mele, e i Kecleon gentilmente gli fecero un pacchetto di carta. Dopo che i due piccoli pokemon tornarono a casa, anche Absol e Chimecho si rimisero in viaggio per tornare alla gilda. “Ehi Riolu, che ne dici se ci fermassimo alla spiaggia? Corphish mi ha detto che in questo momento dell’ anno c’ è un cielo favoloso.” Absol annuì, e Chimecho face strada felice. Arrivati nel posto, stettero a guardare il panorama per molto tempo: il mare era limpidissimo, il cielo azzurro senza neanche una nuvola, e anche i Krabby che sparavano bolle contribuirono a rendere quel posto meraviglioso. Ad un tratto i due scorsero dei pokemon: erano proprio marill e azurill. Appena li raggiunsero conobbero anche Drowzee, che li stava aiutando a trovare uno strumento da loro perduto. Dopo essersi presentato, Drowzee disse a Marill e Azurill di seguirlo per cercare il prezioso strumento. Andandosene, però, urtò Absol, che svenne. Era tutto buio, freddo e silenzioso. “Mmm.. Dove sono?” sussurrò lui. “A..aiuto!” sentì il piccolo Azurill chiamare. E finalmente aprì gli occhi: vide Azurill che tentava di scappare da Drowzee, che lo costringeva a stare zitto e fermo. Absol si guardò intorno: era in una zona di montagna, dove c’ erano parecchie roccie aguzze. Tentò di alzarsi, ma invano: era costretto a vedere Azurill piangere, sentendo la sorella che lo chiamava da lontano…
“Absol! Absol! Svegliati!” urlò qualcuno. Absol si alzò. Era lì, dov’ era prima, senza Azurill e Drowzee, in compenso però aveva un gran mal di testa. “Sei svenuto e non mi sentivi più!” raccontò Chimecho. “Io.. Noi.. Dobbiamo salvare Azurill…” Chimecho non comprese, così Absol spiegò la sua visione al compagno. Egli, non dubitava della sincerità di Absol, ma il fatto che Drowzee fosse cattivo gli pareva strano, così i due lasciarono perdere, e tornarono in fretta alla gilda. “Finalmente siete tornati!” disse Bidoof. “Scusaci, ma abbiamo avuto un contrattempo” sussurrò Chimecho. “Beh, adesso dobbiamo scegliere un ricercato insieme. Ohibò, vediamo…” Absol indicò un ricercato che sembrava abbastanza innocuo, ma Chimecho non rispose. Stava fissando la bacheca, tremando. “Ehi, che ti succede? Non ti ho mai visto così pallido!” Chimecho indicò un ricercato, e Absol sussultò: lì, su un foglio di pergamena nuovo, appena stampato e ancora caldo, c’ era la foto segnaletica di un pokemon che Chimecho non si sarebbe mai aspettato: Drowzee. Senza dare a spiegazioni a Bidoof, gli esploratori corsero verso borgo tesoro, e trovarono la piccola Marill che urlava il nome del fratello. Appena la raggiunsero, si fecero spiegare da Marill l’ accaduto. Ella disse che non trovava più Azurill e Drowzee, che erano partiti per il monte Aguzzo. Così Absol e Chimecho partirono per salvare Azurill dalle grinfie del ricercato. Il dungeon era completamente diverso dai precedenti: era molto roccioso, e non ci si poteva muovere velocemente, e i due ebbero seri problemi con i Geodude e i Sandshrew, pur avendo appreso le nuove mosse confusione e provocazione. A metà percorso i due fortunatamente trovarono un mercato di Kecleon, dove si poterono riposare e bere del succo di Baccacocca. I due si rimisero in viaggio, più carichi che mai, combattendo molti altri pokemon ostili, avanzando così sempre di più. “Puff.. non ce la faccio più..” si lamentò Chimecho. “Un ultimo sforzo, vedo la vetta!” incoraggiò Absol. Si sforzarono di andare avanti, ma le forze erano sempre meno.. oltretutto il sentiero era ripido oltre che roccioso. In giro non c’ era anima viva: perfino i pokemon di tipo terra non riuscivano ad arrivare fin lassù. “Saremmo sì e no a 2000 metri, mi domando come Azurill abbia fatto a fare tutta questa strada..” disse Absol tra una roccia e l’ altra. Chimecho non rispose, ma Absol sapeva benissimo che era d’ accordo.
“Ma.. signor Drowzee, dov’ è il nostro strumento?” chiese Azurill. “Non c’ è nessuno strumento. Adesso però devi prendere lo strumento che io ho perso. Vedi, si trova esattamente lì sotto, in quel piccolo buco. Io non posso passare ma penso che tu sia abbastanza piccolo da entrarci no?” disse maliziosamente il pokemon psico. “Io, voglio tornare da Marill” si lamentò il piccolo batuffolo azzurro, ma Drowzee lo fermò. “Fai quello che ti dico e…”.
“FERMO!” Chimecho e Absol erano arrivati in cima, faccia a faccia con Drowzee. Egli sussultò per lo spavento, e si girò di scatto, pronto a combattere i due giovani esploratori.
Lo scontro durò a lungo, Drowzee era molto forte poiché di tipo psico, e il Team Pokèamici ebbe filo da torcere. All’ improvviso Chimecho cedette, e Drowzee stava per ferrargli un potente psicoraggio quando… “No!” gemette Chimecho: Absol si era messo in mezzo per salvare Chimecho, che nel frattempo, si riprese e usò le sue forze per sferrare l’ ultimo colpo: uno sgomento con massima potenza, per poi stramazzare a terra, privo di forze. I due aprirono gli occhi. Sì! Ce l’ avevano fatta, Drowzee era KO!
“Azurill” esclamò una voce lontana. “Marill! Siamo qui!” urlò Azurill piangendo. Marill li raggiunse, con il commissario Magnezone e i 3 Magnemite assistenti! Drowzee finì in manette, mentre Azurill potè riabbracciare la sua adorata sorella maggiore. Eh sì, era proprio il caso di dirlo: missione compiuta!
Immagine

---> Ah, la mia Fenice...

Messaggio 28/08/2010, 7:28

Messaggi: 533
Località: Southern Island
Ci sono degli erroretti di alcuni verbi e una frase legata male, quella della ricompensa di 1000 monete: avresti dovuto scrivere così.
Come premio ricevettero 1000 monete, ma il 90% del quale lo guadagnò la Gilda.

Bel racconto, il terzo capitolo migliore del secondo. Un consiglio: scrivi con pazienza, soffermandoti ad evidenziare ogni avvenimento con riflessioni del personaggio e anche alcune descrizioni dell'ambiente. Ma soprattutto, cerca di distaccarti un po' dalla saga originale del gioco!

In bocca...all'Absol per i prossimi capitoli! ;)
Be', io so solo firmare con la penna, ma vedrò di fare del mio meglio: Loreamico.
Che ne dite?

Messaggio 29/08/2010, 20:18

Messaggi: 1193
Località: In un posto da dove posso connettermi su PokéTown, altrimenti non avrei postato tanto qui o_o
quoto Lore, aggiungendo il fatto che hai dimenticato alcune maiuscole (spoink, sgomento, confusione,ecc...)

P.S.:CREPI Absol :P asd
Bah... una firma? E come firmo al computer, scrivo sullo schermo? Immagine

Messaggio 30/09/2010, 20:44

Messaggi: 1193
Località: In un posto da dove posso connettermi su PokéTown, altrimenti non avrei postato tanto qui o_o
Ancher se a distanza di molto tempo, sono costretto al doppio post dato che nessuno scrive qui -..- ecco il secondo capitolo de:

Le anime di PokéTown

2° capitolo: Gli scalmanati catturati

Dopo che Loreamico se ne fu andato, due creature si guardarono a vicenda per poi scoppiare a ridere fragorosamente sbellicandosi, rotolandosi a terra e dandosi energiche pacche sulle spalle. “Ahahahahahah! Grande Omy! Ti ricordi che faccia ha fatto Blaze quando gli abbiamo bruciato la cassetta delle poste?” disse uno dei due esseri, uno sciacallo dall’aspetto elegante, con la pelle blu e nera, il petto giallo e dei larghi punteruoli acuminati color argento sui polsi, un Lucario. “Ahahahahah! Certo che mi ricordo, StarsRex! Peccato che non ci fosse niente dentro! Ahahah!” rispose l’amico, una donnola arancione con un “tubo” giallo che gli passa per i fianchi in grado di riempirsi d’aria, due code e due squame sugli avambracci, un Floatzel. “Avremmo dovuto metterci qualcosa: che so, giornali o cose del genere, in modo che fungessero da posta bruciata... T’immagini che faccia avrebbe fatto? Ahahahahahahah!”
“È vero! Avremmo dovuto farlo! Che scemi che siamo stati!”
“Dai, se è solo per questo almeno gli abbiamo allagato e distrutto mezza casa! Ahahah!”
“Eh, sì, almeno questo l’abbiamo fatto! Eheheh! Però... Che forte la tua Danza della Pioggia! Ancora sta diluviando!”
“Eh, beh, che ti aspettavi? Un maremoto? Ahahah! Se vuoi lo faccio!”
“Ahahah! Lo puoi fare? Veramente? E perché non lo fai?”
“Non credo che passerebbe inosservato un maremoto in piena città” disse una voce dura dietro di loro.
Smettendo subito di ridere, BlueX e Omy si girarono di scatto e videro un enorme Grumpig viola e nero vestito da poliziotto, con tanto di manganello e divisa che prendeva appunti su un block-notes. “Grazie per le informazioni sui vostri disastri.”
“giamma392!” esclamarono in coro BlueX e Omy, e il primo chiese assai poco gentilmente: “Di quali disastri parli?”
“La volete finire di fare macello su PokéTown?” latrò giamma, continuando ad alta voce “È vietato alterare il tempo e il clima della città, avete distrutto mezza casa di BlazePower2 da quanto ho capito, avete scavato una buca di tre metri in strada con la scusa di trovarci chissà quale tesoro e volete pure causare un maremoto? Vi conviene seguirmi se non volete farmi perdere il lavoro! È da un sacco di tempo che vi do la caccia e non vi trovo! Venite con me!”
“Oooh! Che paura! E perché dovremmo venire con te? Perdi pure il lavoro! Un grassone come te non diventerà mai Sentinella, figuriamoci Moderatore!” replicò BlueX.
“Infatti, e poi guarda che l’abbiamo sentita la notizia del secolo!” aggiunse Omy.
“Che notizia?” Domandò giamma, facendosi sospettoso.
“Non lo sai? Strano, riguarda proprio te!” Annunciò Blue. “Riguarda i tuoi amorevoli problemi d’amore! Giamma che se ne va in giro per la città...” Completò Omy.
“...Prende una ragazza, la chiama Cincillà...”
“...poi la porta di là...”
“...e prende pure Cha!”
“Eh, porcellino!” dissero Omy e BlueX in coro ridendo e sghignazzando.
“COME VI PERMETTETE!” sbraitò giamma, il cui solito colore viola era diventato rosso per l’indignazione “Per vostra informazione quelle erano due sfacciate come voi che avevano preso il giornale di un passante per pulirsi! E poi ChaXD non c’entra proprio niente con questa faccenda, chiaro? E da dove l’avete tirata fuori questa Cincillà? Avrò detto “Ma va là!” o qualcosa del genere! E ora seguitemi e niente scherzi!” concluse, immobilizzando i due tali con una forza Psichica e portandoseli con sé. “Siete pronti per farvi un giro al Tribunale? E non insultate, pure questo va sul vostro conto!” vociò giamma392 mentre camminava con Blue e Omy irosi, immobili e impotenti dietro di lui mentre venivano trascinati dallo Psichico verso il luogo più autorevole e temuto della città: il Tribunale di PokéTown.


bello, eh? :D
Bah... una firma? E come firmo al computer, scrivo sullo schermo? Immagine

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