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Con la testa fra le nuvole - 4 - La crescita postato da frankie0 (11:18 13/10/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani."Non solo fumetti" dissi tre articoli fa. E dato che mi sono nuovamente imposto di proporvi qualcosa di diverso, eccomi a parlarvi di libri. Stavolta l'idea per l'articolo non mi è venuta sfogliando tra le pagine, ma bensì scorrendo il dito lungo i titoli dei testi nella mia libreria che non è fornitissima ma contiene davvero un po' di tutto. Proprio pensando alla varietà di generi, di autori ma soprattutto di target, cioè di fasce di lettori alle quali i libri si rivolgono, ho pensato di trattare come argomento la crescita. Prima di dilungarmi però devo ricorrere al classico supporto grafico: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Ora vi sarà forse più chiaro che intendo con crescita. Quando passano gli anni, insieme alla nostra altezza, cambiano gli interessi, i bisogni e di conseguenza cambia anche ciò che è in grado di soddisfarci (a chi di voi non capita di pensare che da piccoli bastava davvero poco per essere felici?). Spesso ci accorgiamo di essere cresciuti fisicamente quando alcuni abiti non ci stanno più, ebbene allo stesso modo penso che i libri siano un ottimo indice per misurare la crescita della mente e vi spiego il perché. Per quanto mi riguarda, da piccolo erano sufficienti i libri della collana "Il battello a vapore" a saziarmi. Per chi non lo sapesse la collana conteneva varie serie che, a seconda del colore della copertina, erano destinate ad una determinata fascia di età. Oggi mi fa sorridere pensare a quanto mi sentivo orgoglioso e "trasgressivo" nel procurarmi i libri destinati ai bambini più grandi. Con particolare affetto ricordo i racconti di Geronimo Stilton ai quali devo la mia introduzione ai vari generi letterari: si spaziava dall'avventura alle storie sentimentali, e dal giallo all' "horror" anche se il tutto era reso a portata di bambino con gag simpatiche ed esclamazioni "al formaggio". Poi è arrivata la svolta col libro che al centro della foto domina la scena. Ventimila leghe sotto i mari, segnando un taglio netto, si è guadagnato il titolo di "libro preferito del mio autore preferito", titolo che detenie tutt'oggi. A bordo di un sottomarino Verne mi ha fatto scoprire la bellezza dell'avventura e dei luoghi fantastici descritti in maniera così precisa da poterli quasi vedere, ma soprattutto mi ha mostrato che con un libro ci si può spingere ben oltre le coste di un'isola abitata da topi. I libri, per il mio cervello, erano appena diventati dei portali per altri mondi. Infine è arrivato il momento in cui anche i viaggi avventurosi, la magia della scuola di Hogwarts e gli intrighi dei primi gialli cominciano a non bastare ed anzi è la realtà a diventare così complicata da capire che quasi non c'è più bisogno di dimensioni parallele. Quindi si cercano quelle che io chiamo "le storie multistrato", quelle che oltre al semplice racconto portano con loro uno o più significati nascosti, lasciando al lettore il piacere di coglierli e interpretarli, in aggiunta a quello classico della lettura di un racconto. Personalmente in questa fase ho amato autori come George Orwell (come si vede dalla foto) e Luigi Pirandello. Pensando a questa mia progressione mi sono chiesto se (e quanto) ciò che leggiamo sia in grado di forgiare la nostra personalità, soprattutto quando siamo ancora giovani e in via di formazione. A mio parere l'autore dell'opera vuole sempre comunicare qualcosa e sta al lettore il compito di saper prendere il meglio da quel messaggio e farlo proprio. Ma ancora una volta mi rimetto al vostro parere: i libri (o i fumetti, perché no?) possono condizionare e cambiare la nostra vita o il modo di vederla e affrontarla? Dato che voi towniani siete di età molto variegate sono anche molto curioso di sapere cosa avete letto o cosa state leggendo e quali letture vi hanno segnato in maniera indelebile. Come sempre ditelo con un commento. Vi saluto ringraziandovi e stuzzicando la vostra curiosità con un piccolo spoiler sul prossimo articolo: [Mostra] Spoiler: testo nascosto A presto e buona lettura. |
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Luoghi italiani a cui Oda si è ispirato- One Piece postato da Nagato (19:47 9/10/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve a tutti...! Questo è il mio 1° articolo, quindi speriamo di farlo bene xD
Piccole "rivelazioni" sui luoghi a cui Oda si è ispirato per disegnare città e paesi in One Piece. Iniziamo con la prima città che Oda ci presenta: Logue Town. Questa è la città in cui il re dei pirati Gold Roger morì e anche punto di incontro per tutti i pirati che vogliono intraprendere la loro avventura nella Grand Line. Come possiamo vedere nell'immagine sopra, Logue Town appare una città con un aria molto intellettuale, dove l'arte dell'architettura fa padrone di qualsiasi via. Questa città, infatti, è ispirata a Firenze. Il secondo luogo ispirato all'Italia è Water Seven, la grandi metropoli dell'acqua. Beh, per Water Seven non ci sono tanti dubbi... Si capisce senza problemi che è stata ispirata a Venezia. Sono stati inseriti diversi richiami alla città, come il fenomeno dell’Acqua Laguna, ispirato alla controparte veneziana "Acqua Alta". Il secondo richiamo è il fatto che le maschere usate da Usopp (o Sogeking, come volete voi) e dai membri della Cipher Pol Nr. 9, siano molto simili a quelle usate nel carnevale veneziano. Alla prossima !
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Con la testa fra le nuvole - 3 - La paura postato da frankie0 (23:46 20/09/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve amici towniani.Parto ancora una volta ringraziandovi per aver apprezzato l'articolo precedente nonostante la sua lunghezza e l'argomento delicato. Per questo terzo capitolo della rubrica invece ho voluto fare qualcosa di leggermente diverso, di un po' meno "impegnato" ma più divertente. Ho svolto una specie di inchiesta alla quale alcuni di voi hanno partecipato più o meno consapevolmente. In pratica me ne sono andato in giro per le vie della town a chiedere ai cittadini:" Di cosa avete paura? Per cosa provate orrore?" Con un argomento del genere non potevo che suonare al celebre campanello di Craven Road n.7 e chiamare in causa l'indagatore dell'incubo, Dylan Dog. Vediamo con con una pagina di questo celebre fumetto come ha risposto la maggioranza di voi. [Mostra] Spoiler: testo nascosto Tratto da Dylan Dog n.47 “SCRITTO CON IL SANGUE". Testi di Claudio Chiaverotti, disegni di Montanari & Grassani. Ebbene sì, gran parte degli intervistati si è dichiarata aracnofobica. La scena che avete visualizzato è tratta da una storia in cui Dylan è incaricato di smascherare e fermare un serial killer che si fa chiamare Mr. Fear, il cui modus operandi consiste nello spaventare terribilmente le sue vittime prima di ucciderle. Se vi piace la combinazione "giallo + splatter" vi consiglio caldamente di recuperare l'albo in questione. Oltre ai ragni qualcuno mi ha rivelato di avere paura del buio, di aghi e siringhe, dei film horror e di determinati animali (in particolare insetti e serpenti) che non devono apparire neanche in foto e/o filmati; qualcuno invece ha simpaticamente millantato coraggio assoluto , soprattutto tra gli intervistati di genere maschile, dicendo di non temere alcunché o di spaventarsi solo per i calci d'angolo avversari al 90° minuto. O almeno queste sono le prime risposte che ho ricevuto. Infatti la cosa interessante è che, con le persone con cui ho avuto modo di approfondire il discorso, sono emerse paure ben più serie di quelle sopra elencate: paura della malattia, di perdere o deludere le persone care, della solitudine e di affrontare problemi della vita. Senza entrare nel merito della psicanalisi e di materie affini, dato che non ho le competenze necessarie, in seguito a una brevissima documentazione mi sono reso conto che c'è una distinzione fondamentale tra "paura" e "fobia". In breve: la prima consiste in un'emozione dovuta alla percezione di un pericolo che può essere reale o verosimile, mentre la seconda è un tipo di paura irrazionale verso oggetti, animali, situazioni o persone che in realtà non rappresenterebbero alcun pericolo se non quello di far rivivere brutte esperienze e/o riportare alla mente uno shock subito nel passato. Quindi i due termini non sono affatto interscambiabili perché la paura si può intendere come una reazione spontanea mirata a salvaguardarci, invece la fobia è una sorta di “involuzione” della paura: si tratta di una reazione ad una sensazione spiacevole solo emotivamente. Ma ora è giusto che anche il sottoscritto confessi la sua ossessione. Per quanto mi riguarda difficilmente mi spavento davanti a un film horror o ad un altra opera di fantasia di questo genere, e non perché sono particolarmente coraggioso ma perché credo di avere una buona capacità di auto-convincermi che tutto quello che accade è finto. Il mio grande tallone d'Achille in questo senso è una repulsione che ho verso tutto ciò che è autolesionismo, ho paura di farmi del male da solo e provo orrore nel vedere scene che rappresentano situazioni di questo tipo, che siano filmate, scritte o disegnate. Per intenderci: riesco a sopportare benissimo che in un film una fanciulla venga sgozzata, ma non che la stessa fanciulla si procuri in qualche modo delle ferite, anche banali, da sola e soprattutto volontariamente. Nonostante questa particolare fobia rappresenti per me anche il motivo per cui non sono mai riuscito ad avvicinare neanche una sigaretta alla mia bocca, mi rendo conto benissimo che si tratta di una paura sciocca almeno quanto quella di alcuni di voi verso gli aracnidi o quella di mia madre verso le lucertole. Anche se, come ho già detto, la paura è una reazione ad un eventuale pericolo, bisogna comunque ricordare che è un’emozione comunemente associata alla mancanza di coraggio e quindi ad una sorta di debolezza. La paura di fallire in qualcosa può impedirci di agire e la paura dell’ignoto (parafrasando lo scrittore americano Lovecraft) può precluderci importanti scoperte. Il mio amato Dylan mi consolerebbe dicendo che non necessariamente chi non ha paura è coraggioso, ma potrebbe trattarsi invece di un incosciente. E dato che non si può uccidere la paura, l’unica cosa da fare è non farci uccidere da essa e andare avanti. Voi come la vedete? La paura è un limite, una forma di difesa o magari entrambe le cose insieme? Ditelo con un commento e, se vi va, confessate anche le vostre paure, sarei curioso di leggerle...sempre che la vostra paura non sia che si sappia in giro di cosa avete paura. Ringrazio per aver partecipato al "sondaggio": [Mostra] Spoiler: testo nascosto angelo0 Audino Chika Clorofilla89 eli Emfe Empoleon99 fiammetta1993 Geky95 godzillamutua Innocence Kirablu Pan Piervictini PkT TheRealJack vishous xive |
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Film Consigliati 5° Atto postato da frapio (16:02 10/09/14) |
~ link diretto a questo articolo Ri-eccomi qui a scrivere dopo un periodo di stop dovuto a vacanze.Con oggi vi consiglio un film un pelino più vecchio, Johnny Mnemonic del 1995. Il quale film è tratto a sua volta dal racconto "Johnny Mnemonico" di William Gibson. Protagonista di questa pellicola è Keanu Reeves, il quale è un corriere di dati -molto diverso dal corriere che vi immaginate. In uno dei suoi compiti di corriere scopre che non ha abbastanza memoria nella sua testa e ciò potrà comportare gravi problemi a lungo tempo. Da questo momento le cose iniziano ad andare a rotoli tanto che rishierà la sua vita in più di un occasione. Seppur un film con effetti grafici alquanto scadenti -per i giorni nostri- è un film che è riuscito a colpirmi poichè mette in gioco tematiche ancora comuni nel nostro mondo, cioè il monopolio delle aziende farmaceutiche e prezzi veramente assurdi per quanto riguarda i farmaci. Come al solito vi aspetto nei commenti :) |
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Con la testa fra le nuvole - 2 - La responsabilità postato da frankie0 (21:18 9/09/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Innanzitutto vi ringrazio per il feedback positivo che mi avete dato col mio primo articolo e ancora una volta, prima di venire al sodo, vorrei farvi una piccola premessa. Quando ho concepito questa rubrica non l'ho affatto pensata come "mia" nel senso che io ho voluto lanciarla, ma se qualcun altro tra voi, accanito lettore di libri e/o fumetti, volesse fare un articolo di questo genere a me andrebbe più che bene. Le uniche 2 condizioni che vorrei fossero rispettate sono le seguenti: - Essere avvertito qualora qualcuno decidesse di scrivere un articolo, onde evitare che nel frattempo anche io mi metta a scrivere, ad esempio, " Con la testa fra le nuvole - 3" col risultato finale di inviarne 2; - Parlare un po' insieme dell'argomento da trattare, giusto per mantenere lo spirito con il quale la rubrica è nata. Per me collaborare è una cosa molto positiva, dato che anche io ho i miei gusti e le mie lacune in fatto di letture e quindi, in questo modo, potrebbe aumentare la mole di spunti da trattare. Bene, come promesso, veniamo al dunque e per farlo stavolta attraversiamo l'oceano Atlantico e sbarchiamo a New York, sede operativa di Spider-Man! [Mostra] Spoiler: testo nascosto Testi di Stan Lee, disegni di Steve Ditko. Immagino che tutti conosciate questa scena dato che anche se non siete dei lettori di fumetti ci avrà pensato il cinema a farvela presente. Tuttavia la riassumo per dovere di cronaca: il nostro amichevole supereroe di quartiere ha appena scoperto che l'uomo responsabile della morte del suo amato zio Ben è un rapinatore che poche ore prima egli stesso si era rifiutato di fermare mentre il manigoldo era in fuga. Pagando con un prezzo troppo alto, Peter Parker impara una lezione che è il leitmotiv di tutto il fumetto: "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Ebbene sono finalmente arrivato al punto: La responsabilità. Quello che è successo a Spidey è qualcosa che fa pensare a una fragile bilancia con piatti di vetro che si rompono se uno dei due viene svuotato o riempito troppo rispetto all'altro. Su un piatto il potere, sull'altro la responsabilità. Quante volte sentiamo dire che politici o calciatori guadagnano troppo, che pensano soltanto ai loro interessi (i primi) e alla popolarità o ai soldi (i secondi) e cose simili? Oppure, facciamo un esempio più vicino a noi. Perché un medico guadagna molto più di un falegname? Beh, obiettivamente se un falegname commette un errore nel fare il proprio lavoro il peggio che può accadere è che il mio comodino esca fuori storto; se è il medico a commettere un errore molto probabilmente ne risentirà la salute di una persona in maniera più o meno grave. Quindi la differenza fondamentale è proprio nella responsabilità. Se è una grande responsabilità avere nelle proprie mani la salute di una persona proviamo anche ad immaginare cosa possa significare avere in mano la sorte di un paese con 60 milioni di abitanti. A mio parere il lavoro del politico in realtà merita di essere retribuito in maniera importante ma...questo lavoro è fatto con senso di responsabilità? O quella famosa bilancia è in pericolo e noi siamo sugli altrettanto famosi piatti di vetro? Oppure prendiamo i calciatori (ma anche altri personaggi famosi) che ottengono la popolarità, diventano di esempio per tanti, soprattutto giovani, per poi rivelarsi tutt'altro che "d'esempio". Questo cattivo esempio dà l'impressione che il potere sia l'opposto della responsabilità, non qualcosa con cui vada a braccetto, dà l'impressione che ottenuto il potere ce ne si possa fregare di tutto. A mio parere la virtù sta nell'equilibrio ma troppo spesso, anche nel nostro piccolo, vediamo che si tende a mirare tanto al potere limando il più possibile le responsabilità. Spider-Man ha imparato dalla morte di zio Ben...noi? Oppure aspettiamo sempre che accada qualcosa di peggio della morte di un personaggio di fantasia? Commentate e fatemi sapere. |
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Con la testa fra le nuvole - 1 - Le regole postato da frankie0 (14:43 30/08/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Spero di non annoiarvi con una piccola premessa che sento il bisogno di fare con lo scopo di non apparirvi presuntuoso nel proporvi, di punto in bianco, questa nuova rubrica. Appena ho sentito tra le mani la possibilità di condividere dei contenuti con voi attraverso lo strumento del Towngiarnale, ho pensato alle volte in cui, soprattutto mentre leggo, e soprattutto mentre leggo fumetti, mi scappano riflessioni che mi danno la netta sensazione di balzare da una nuvola (il balloon) ad un'altra (i pensieri). E quindi eccomi qui a parlarvi di...regole. Giorni fa, mentre rileggevo un albo di Diabolik mi sono fermato a riflettere su questa vignetta: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Per chi fosse interessato l'albo è il numero 23 dell'anno XI (1972), oppure il n.229 delle ristampe ed è intitolato "VIOLENZA CHIAMA VIOLENZA" Chi parla è Ginko, l'integerrimo ispettore che dà (invano) la caccia a Diabolik, per inciso un personaggio che chi vi sta scrivendo adora tantissimo. Ebbene, Ginko in questa vignetta riassume, all'incirca, il suo modo di concepire la giustizia: "Le regole si rispettano, sempre. E il fine non giustifica i mezzi." In effetti è difficile dargli torto perché se si considera sbagliato commettere un'ingiustizia e/o ricorrere alla violenza, allora lo è sempre. In altre parole Ginko ci dice che se combattiamo il male con le sue stesse armi, diventiamo noi stessi il male dato che, in qualche modo, siamo scesi al suo livello. Io, personalmente, la penso come l'ispettore: Se consideriamo lecito commettere un'ingiustizia, in qualunque caso, ciò non ci darebbe modo di accusare qualsiasi persona che commettesse la stessa quando a subire l'ingiustizia siamo noi. Ciò equivarrebbe ad ammettere che anche noi meriteremmo la stessa sanzione per quella determinata violazione. Tuttavia, ahimè (e ahiGinko!) sono costretto per dovere di cronaca a rivelarvi anche l'altra faccia della medaglia e mi va di farlo prendendo ancora in considerazione il nostro ispettore. Ginko è un poliziotto molto intelligente e sveglio, pane per i denti del Re del Terrore, non è il classico eterno perdente dei fumetti che ci si aspetterebbe, tutt'altro. E allora perché non riesce a catturare il suo acerrimo nemico? Beh, ma è ovvio: perché Diabolik è un criminale e in quanto tale si concede il beneficio di infrangere determinate regole che invece Ginko si impegna a rispettare. Quindi a qualcuno potrebbe sembrare lecito il dubbio che, almeno talvolta, il fine giustifichi il mezzo. Ci si può anche compromettere per giungere ad un obiettivo che si reputa giusto? Spero di aver reso bene la questione e di avervi condotto verso il dubbio che speravo di suggerirvi. Voi come la pensate? Come me e Ginko oppure..."Occhio per occhio e dente per dente"? Commentate e filosofeggiate. |
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~ L'etimologia dei nostri detti e modi di dire #2 postato da Chika (15:28 11/08/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve, cari utenti di Pokétown.In seguito alla mia recente assunzione di Reporter, ho pensato di portare avanti alcune delle mie vecchie Rubriche che erano state particolarmente gradite al pubblico. Visto che questa aveva ottenuto commenti piuttosto positivi, sono ben lieta di scrivere per voi di scrivere il secondo numero di questa Rubrica. Vi auguro una buona lettura. ~ Stai tranquillo, è tutto OK! Chissà quante volte abbiamo sentito o letto queste due letterine. Un modo semplice e veloce per dire che va tutto bene, o che abbiamo recipito il messaggio. Forse questa è una delle parole più usate al mondo, visto che è utilizzata in quasi tutte le Nazioni. Quello che forse tutti non sanno, però, è che la sua origine ha un contesto decisamente meno piacevole. Durante la guerra di secessione Americana, al termine della giornata di combattimento e dunque quando le truppe facevano ritorno all'accappamento, venivano affissi alcuni cartelloni o lavagne su cui vi era scritto il numero dei soldati catturati o morti. Quando non vi erano morti tra le file amiche, veniva quindi scritto "0 Killed". Ciò stava quindi a significare che "oggi tutto è andato bene". ~ Mi raccomando, acqua in bocca! Spesso, quando riveliamo un segreto ad un nostro amico, usiamo per questa formula. questa persona è dunque tenuta a non dirlo in giro, e deve fare come se "avesse dell'acqua in bocca". In realtà, la sua origine è molto più interessante e c'entra ben poco con il significato attuale. Il Lessicografo Giacchi, ci racconta di una ragazza molto religiosa ma al tempo stesso molto ribelle. Era solita infatti ad insultare le persone che non le stavano simpatiche. Chiese una soluzione al suo confessatore, che le diede un flacone di acqua benedetta, consigliandole di mettersi in bocca qualche goccia del liquido e non sputarle fino a quando non le fosse passata la tentazione di criticare. La donna seguì quel consiglio, e grazie ad esso si liberò completamente di quel vizio. |
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Film Consigliati 4° Atto postato da frapio (13:28 10/06/14) |
~ link diretto a questo articolo Ri-eccomi con la rubrica sui Film che consiglio.Oggi consiglio un film leggermente più vecchio di quelli presentati fino a questo momento, e molto probabilmente l'avrete visto 5000 volte. Il titolo del film è Wasabi, scritto e prodotto da Luc Besson nel lontano 2001. I protagonisti di questo film sono Jean Reno -nella parte di Hubert- e Ryoko Hirosue -nella parte di Yumi-. Hubert Fiorentini è un poliziotto francese, il quale dopo esser stato costretto dal suo capo ad un periodo forzato di ferie viene a scoprire che l'unica donna che abbia mai amato nella sua vita è appena morta. Quindi parte per la volta del Giappone dove scopre di avere una figlia Yumi. Il film è molto divertente e simpatico, e vi strapperà (almeno spero) più di una risata. |
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Giochi controversi - IV - The Stanley Parable postato da Mato (17:55 4/06/14) |
~ link diretto a questo articolo Come avrete visto nei precedenti appuntamenti di questa rubrica qui compaiono giochi che non sono necessariamente nè belli, nè brutti. Un gioco può essere strano, controverso ed essere fantastico. Anzi, penso che i giochi migliori debbano essere strani, avere quel qualcosa che ti lascia stupito. Uno dei grandi problemi dei videogiochi è l'omologazione, il rifarsi sempre a un modello. Così si finisce ad avere migliaia di giochi tutti uguali. Magari saranno carini e divertenti, tutto quello che volete, ma non capolavori.The Stanley Parable "The Stanley Parable is a first person exploration game. You will play as Stanley, and you will not play as Stanley. You will follow a story, you will not follow a story. You will have a choice, you will have no choice. The game will end, the game will never end. Contradiction follows contradiction, the rules of how games should work are broken, then broken again. This world was not made for you to understand." Già da questa descrizione che danno gli stessi creatori si intuisce che questo non è e non vuole essere un gioco normale. Prima di tutto vediamo un po' la storia di questo titolo. Una sua prima versione uscì nel 2011 ma, quello che conosciamo ora, una versione arricchita e rimodernata del precedente, è stato sviluppato negli anni seguenti e rilasciato verso la fine del 2013. Il gioco racconta la storia di un impiegato, Stanley, che passa la sua vita lavorando in un ufficio. Tutto ciò che ha sempre dovuto fare è premere pulsanti, solamente questo. Stanley era assolutamente soddisfatto della sua vita fino a quando un giorno si accorge che nell'ufficio non c'era nessuno. A questo punto inizia l'avventura vera e propria, partendo dalla stanza 427 dove il nostro protagonista lavora potremo esplorare l'edificio accompagnati dalla voce di un narratore. O forse no? Il segreto, l'innovazione di questo gioco stanno proprio qui. Abbiamo la libertà di seguire o meno il narratore con il quale, attraverso le nostre azioni, potremo interagire. Di fronte a noi si aprono una quantità infinità di possibilità, scelte, finali diversi. Il tutto accompagnato da dialoghi divertenti e morali di ogni singola storia mai scontate. "The Stanley Parable" è un gioco che è speciale perché ha alla base un'idea originale, niente di più. Può piacere o non piacere ma questo è un merito innegabile. Ditemi voi come la pensate, se lo avete già provato o intendete farlo, grazie per la lettura. Click qui per il sito ufficiale del gioco. |
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Film Consigliati 3° Atto postato da frapio (17:20 13/05/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve, con oggi arriviamo al 3° appuntamento di questa rubrica.In questa settimana e mezza mi sono cervellato per trovare un film degno di nota tra i mille-mila film che ho visto e continuo a vedere. Alla fine sono giunto che vi dovessi proporre: I sogni segreti di Walter Mitty. Il film è diretto da Ben Stiller, ed ha come protagonisti lo stesso Ben Stiller, Kristen Wiig e Sean Penn. Uscito nelle sale il 19 dicembre del 2013 fa vedere un Ben Stiller più maturo, che non si dedica unicamente alle solite Americanate. Il film tratta appunto di Walter Mitty (Ben Stiller) impiegato della rivista Life - nella sezione negativi da svariati anni. Il protagonista è un sognatore solo non ha mai avuto il coraggio di uscire dalla città o di farsi avanti con la donna che gli piace, ma la sua vita cambierà tutto ad un tratto quando perderà un negativo molto prezioso. Il film è tratto dal racconto "The Secret Life of Walter Mitty" scritto da James Thurber. |
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I paradossi del web - III - Free-to-Play postato da Mato (14:13 28/04/14) |
~ link diretto a questo articolo Eccoci con il terzo numero della rubrica che mira a sottolineare i paradossi del web. Oggi intendo parlare di un argomento legato più specificamente ai videogiochi: il free-to-play. L'argomento + abbastanza semplice quindi non mi dilungherò.Come dice il nome i free-to-play sono solitamente giochi che possono essere scaricati gratuitamente. Questi giochi si basano sull'idea di guadagnare non dalla vendità del gioco ma da pubblicità e prodotti acquistabili in game. La cosa positiva di questi giochi è che danno a chiunque la possibilità di provarli in maniera completamente gratuita. Praticamente tutti voi avrete già giocato almeno una volta questo tipo di titoli. Insomma, sono una cosa tutto sommato positiva, almeno idealmente. Come già detto una delle fonti di guadagno su questi titoli diventano gli acquisti di certi oggetti legati al gioco. Solitamente si possono acquistare elementi estetici (per esempio nuove skin per i personaggi) o piccoli bonus per facilitare il gioco. E' comunque abbastanza normale che chi paga per certe cose abbia un leggero vantaggio, dopotutto supporta gli sviluppatori. Il problema vero è quando chi non paga è praticamente impossibilitato a vincere perché il vantaggio degli altri è troppo grandi. Che senso ha quindi fare un gioco free-to-play per farlo diventare un pay-to-win? Non sarebbe meglio mettere un prezzo modesto al gioco ma lasciare che sia più equilibrato? Questo tipo di strategia ultimamente si è diffusa in moltissimi giochi che dovrebbero essere basati sulla competizione. Ora, sarebbe interessante discutere su quali siano gli obiettivi di chi crea giochi. Interessa davvero che il prodotto sia equilibrato e divertente o è sufficiente che la gente paghi? La risposta è probabilmente scontata. Cosa ne pensate? Fatemi sapere come sempre nei commenti. |
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Giochi controversi - III - Goat Simulator postato da Mato (16:01 24/04/14) |
~ link diretto a questo articolo Salve a tutti, per il terzo episodio di questa rubrica vi porto uno dei giochi più chiacchierati degli ultimi tempi: Goat Simulator.Questo gioco è davvero recente, è uscito solo qualche settimana fa ed ha subito destato scalpore. Perché? Beh, innanzitutto come dice il titolo è un simulatore di capre. Il gioco infatti si basa sull'essere una capra in una mappa di dimensioni abbastanza piccole. Come capra non hai molte azioni a disposizione: puoi prendere a testate qualsiasi cosa e usare la lingua per trascinare certi oggetti/persone. Ci sono alcune quest da completare all'interno di una mappa cittadina che tuttavia è davvero limitata e si visiterà completamente in poco tempo. Come riconoscono gli stessi sviluppatori l'unico vero obiettivo del gioco è distruggere in maniera insensata le cose. "Gameplay-wise, Goat Simulator is all about causing as much destruction as you possibly can as a goat. " Il gioco, oltre ad una durata limitata e un basso numero di obiettivi, presenta un sacco di bug che tra l'altro non verranno nemmeno fixati. "MILLIONS OF BUGS! We're only eliminating the crash-bugs, everything else is hilarious and we're keeping it. " Il gioco si basa semplicemente sulla sua stupidità senza offrire niente di particolare eppure ha riscosso grande successo. E' un successo meritato? Basta fare qualcosa di demenziale per vendere? Con questi due interrogativi vi lascio. Alla prossima! |
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