Il primo figlio? E' il più intelligente
"Sa organizzare meglio il pensiero"
NEW YORK - Croce e delizia di tutti i fratelli maggiori: stare attenti al fratello o alla sorella più piccola, insegnare le cose già imparate, accudirli in qualche circostanza. Croce perchè nei confronti dei fratelli minori si sviluppa spesso una vera insofferenza. Delizia perché ogni tanto il ruolo di maggiore dà indiscussi privilegi. E tra i vantaggi della primogenitura pare ci sia l'inconsapevole acquisizione di una migliore capacità di elaborare il pensiero. E, quindi, a conti fatti, una intelligenza più sviluppata e acuta rispetto ai fratelli minori.
La tesi elaborata da un gruppo di ricercatori norvegesi è stata appena pubblicata dalla rivista Science. Secondo gli autori dell'indagine non è l'ordine di nascita che conta, quanto l'esser stato cresciuto come il figlio più adulto a garantire il più alto quoziente intellettivo. Si tratta precisamente di una questione di "rango sociale" all'interno della famiglia, infatti il fenomeno si ripete nel secondogenito quando il primo nato muore prematuramente.
Il campione su cui Petter Kristensen e Tor Bjerkedal hanno condotto la loro ricerca è costitutito da 241.310 norvegesi che hanno passato la visita di leva tra il 1967 e il 1976, in un'età tra i 18 e i 19 anni. Dallo studio è emerso che il quoziente intellettivo dei primogeniti era di 103,2, mentre la media dei secondogeniti raggiungeva il 102,9 e quella dei terzogeniti arrivava a 100. Ma se i fratelli maggiori erano morti piccoli, la media dei terzi nati saliva 102,6. "Secondo noi è la prova che non conta strettamente l'ordine di nascita quanto il rango sociale in famiglia", hanno concluso i due esperti.
Uno dei primi ad appassionarsi alla questione è stato Sir Francis Galton - antropologo, genetista e cugino di Darwin - che nel XIX secolo fece notare come spesso gli uomini in posizioni influenti erano prevalentemente primogeniti.
Frank Sulloway, un autorità in materia all'Università della California, commentando la ricerca dei colleghi norvegesi ha detto che è proprio il contesto familiare a determinare questo tipo di vantaggio, non l'essere nato per primo ma l'essere cresciuto da primogenito ad avere impatto sull'intelligenza: "Il maggiore si stacca dagli altri forse perchè è costretto a far ai minori da guida e in questo processo impara a organizzare e elaborare meglio il pensiero".
(22 giugno 2007)
"Sa organizzare meglio il pensiero"
NEW YORK - Croce e delizia di tutti i fratelli maggiori: stare attenti al fratello o alla sorella più piccola, insegnare le cose già imparate, accudirli in qualche circostanza. Croce perchè nei confronti dei fratelli minori si sviluppa spesso una vera insofferenza. Delizia perché ogni tanto il ruolo di maggiore dà indiscussi privilegi. E tra i vantaggi della primogenitura pare ci sia l'inconsapevole acquisizione di una migliore capacità di elaborare il pensiero. E, quindi, a conti fatti, una intelligenza più sviluppata e acuta rispetto ai fratelli minori.
La tesi elaborata da un gruppo di ricercatori norvegesi è stata appena pubblicata dalla rivista Science. Secondo gli autori dell'indagine non è l'ordine di nascita che conta, quanto l'esser stato cresciuto come il figlio più adulto a garantire il più alto quoziente intellettivo. Si tratta precisamente di una questione di "rango sociale" all'interno della famiglia, infatti il fenomeno si ripete nel secondogenito quando il primo nato muore prematuramente.
Il campione su cui Petter Kristensen e Tor Bjerkedal hanno condotto la loro ricerca è costitutito da 241.310 norvegesi che hanno passato la visita di leva tra il 1967 e il 1976, in un'età tra i 18 e i 19 anni. Dallo studio è emerso che il quoziente intellettivo dei primogeniti era di 103,2, mentre la media dei secondogeniti raggiungeva il 102,9 e quella dei terzogeniti arrivava a 100. Ma se i fratelli maggiori erano morti piccoli, la media dei terzi nati saliva 102,6. "Secondo noi è la prova che non conta strettamente l'ordine di nascita quanto il rango sociale in famiglia", hanno concluso i due esperti.
Uno dei primi ad appassionarsi alla questione è stato Sir Francis Galton - antropologo, genetista e cugino di Darwin - che nel XIX secolo fece notare come spesso gli uomini in posizioni influenti erano prevalentemente primogeniti.
Frank Sulloway, un autorità in materia all'Università della California, commentando la ricerca dei colleghi norvegesi ha detto che è proprio il contesto familiare a determinare questo tipo di vantaggio, non l'essere nato per primo ma l'essere cresciuto da primogenito ad avere impatto sull'intelligenza: "Il maggiore si stacca dagli altri forse perchè è costretto a far ai minori da guida e in questo processo impara a organizzare e elaborare meglio il pensiero".
(22 giugno 2007)
Che ne pensate?
Io dico che, a parte il campione che è un pò obsoleto(risale a 50 anni fa, quando i fratelli più grandi erano i genitori dei più piccoli ); questo articolo non ha tutti i torti.
Secondo me il maggiore si deve arrangiare, deve "aprire la strada", deve cedere quasi sempre..diventa "grande" quando nasce il secondogenito.
Io per esempio, a 5 anni ero già "grande": "tuo fratello è piccolo", "lasciagli il gioco", "non sgridarlo", "se ti picchia non fargli niente", etc etc XD
Senza contare che ti fai una cultura su pannolini e biberon che sulle bambole non puoi sperimentare o.o
Lui a 5 anni?A 12? Rimarrà piccolo anche a 50 anni!
Ecco perchè forse, i primogeniti debbono cavarsela un pò da soli.