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Le Avventure di Chikorita - Il Ritorno (5 / 8) postato da PkCll (13:10 20/12/11) |
~ link diretto a questo articolo La Grotta Oscura – prima parteIl crepuscolo illuminava d’arancio e giallo i sassi del sentiero e il verde della vegetazione appariva più vivido. La giornata era ormai al termine quando i nostri amici si trovarono in prossimità di una montagna composta da tre coni vulcanici, tutti di diversa altezza. Il Bel, il cono supremo, fumava polvere grigia che soffocava ogni azzardo di vita sulle pendici del cratere. La lunga barba di lava copriva uniformemente i clivi, già coperti di lapilli e rocce effusive. I basalti del Bel cedevano posto alle brevi brughiere del Fah, il cono mediano, cresciute sui pendii del cratere. Timide brughe, ginepri spinosi e qualche tamerice erano riusciti a colonizzare il vulcano. Nessun segno di vita animale. Il Gor, il cono più piccolo, era invece animato da un’immensa foresta, perchè da moltissimo tempo aveva cessato la sua attività eruttiva. Qualche rondine volava alta sul cratere, penetrandovi pure, quasi a chiedere ospitalità. Il Bel-Fah-Gor, in tutta la sua imponenza, era attraversato internamente dal fiume Averno, che ritrovava luce ai piedi del Bel. Venomoth, che fino a quel momento era rimasto muto, cominciò a raccontare la sua storia. “Molto tempo fa il vecchio Tobia, un Torterra della Piana Aura – non so se voi lo conoscete – famoso per la sua saggezza mi raccontò che all’interno di questo vulcano si trova un cristallo di rutilo dalle proprietà magiche…” “Conosciamo il saggio Tobia!” esclamò Marill, ma Pikachu lo guardò severo come a dirgli di non interrompere il narratore. Venomoth seguitò: “Chi possiede anche solo un frammento di quel cristallo sarà invincibile contro ogni avversario! Decisi allora di recarmi alla Grotta Oscura: altro non è che l’accesso alle viscere del vulcano. Non crediate che io sia interessato a possedere il rutilo, giammai! Sono solo curioso… Dicono che sia di estrema bellezza e che dia salute a chiunque l’ammiri” Marill impaziente già saltava dall’emozione e gridava: “Andiamo!” “Non è così semplice. E’ ben protetto. Molti Pokèmon si sono avventurati all’interno della montagna ma non hanno fatto più ritorno” disse Venomoth. “Hai intenzione di entrare lì dentro?” chiese Piccolino. “Esatto. Questa era la mia intenzione quando sono partito; poi ho smarrito la strada, ma grazie a voi sono riuscito a giungere a destinazione. Ora sono ancor più risoluto a tentare l’impresa!” “E noi ti aiuteremo!” esclamò Piccolino. Non tutti però erano d’accordo a condividere quell’esperienza con Venomoth. Alla fine prevalse il valore dell’amicizia e tutti, chi con entusiasmo come Piccolino e Marill e chi con timore mal celato come Shaymin e Zaffira, accompagnarono Venomoth alla Grotta Oscura. Il portale era di gneiss grigio cenere, con lucentezza metallica e ornato da sottilissime striature nere. Fra una e l’altra linea v’erano piccole geodi, ora di calcite, ora di quarzo. Era alta più di quattro metri e larga circa due. La volta, a semicerchio, era costruita con pesanti sferule di basalto, anch’esse grigie ma mancanti di lucentezza. Un grande lastrone era incastrato nello stipite e recava incisi dei versi, delle frasi, ormai consumate dal tempo. Fu così che entrarono. I loro occhi non ebbero modo di ambientarsi in quella cupa oscurità del tunnel, che furono abbagliati da una luce bianchissima. Provarono a ripararsi gli occhi fra le zampe, ma quell’uniforme bagliore li rese ciechi per alcuni secondi. A poco a poco riacquistarono la vista e mirarono stupiti all’intorno, come pulcini novelli appena svezzati che vedono il mondo per la prima volta e provano spavento e stupore per ogni cosa. Appesi all’enorme cupola della caverna stavano lunghi candelotti di ghiaccio che sfioravano il suolo, quasi congiungendosi. Erano lunghi coni incolori, in apparenza solidi ma, guardati da una distanza assai minore, figuravano costituiti da numerose bolle d’aria di diversa dimensione. Abbassando lo sguardo si notava un ampio lago ghiacciato dalla superficie uniforme e lucida. Non era lo stesso ghiaccio delle stalattiti, bensì risplendeva di luce propria. Questa luce andava colpendo i cunei di ghiaccio e si frammentava in numerosi bagliori multicolori, come un disordinato guazzabuglio di arcobaleni. Curiosa era la forma del lago, a cerchi concentrici, come si fosse ghiacciato nel momento in cui un sasso avesse infranto la superficie. Ancor più strano era il fatto che il ghiaccio rimanesse intatto in quell’ambiente così caldo che non lasciava respiro. Piccolino volle proseguire il cammino, non ostante le raccomandazioni di Zaffira, che vedeva pericoli dietro ogni sasso, nascosti in ogni anfratto. Anche Lucinda era preoccupata e biascicava sottovoce strane parole, quasi fossero versi di un’antica preghiera. Marill invece era rimasto estasiato dallo spettacolo e fremeva dalla voglia di proseguire. Mosso da una curiosità irrefrenabile, chiese a Venomoth cosa ci fosse stato dopo la strozzatura in un canto dell’antro. “Venite, a passo svelto” rispose, avvicinandosi allo stretto passaggio. Passarono lungo lo stretto cunicolo trattenendo il respiro. Sulle pareti, in piccoli anfratti e fenditure della roccia, v’erano numerosissimi geotritoni, lunghi viscidi, di un arancio pallido, quasi giallo. Tenevano compagnia a limacce dello stesso colore, grosse, lunghe anch’esse e allo stesso modo viscide e appiccicose. Il suolo era interamente coperto da luridi vermi di ogni specie, il cui colore variava dal rosa pallido al marrone scuro. Ai nostri amici toccò camminare sopra tutti quei lombrichi, con enorme disgusto, tranne per Piccolino che seguiva imperterrito Venomoth. Giunti fuori del cunicolo, il paesaggio che si parava davanti ai loro occhi non era di molto migliore. Ovunque si posava lo sguardo si vedevano castagni secolari scheletriti che protendevano i loro rami senza vita verso un qualcosa di indefinito. Giovani acacie erano avvolte nella nebbia più fitta, come tante croci in un cimitero verso la fine di novembre. Ai loro piedi, fra il muschio rigoglioso, nascevano funghi neri e cenerini, nella maggior parte putrefatti e putrescenti. In tutto quel silenzio si sentivano sbattere i patagi di qualche solitario Woobat. Venomoth si volse con il capo di tre quarti e disse: “Seguitemi. E ammirate la pace e la tranquillità di codesto luogo!” Pur non credendoci affatto, sentivano in loro un senso di pace e di tranquillità interiore che da moltissimo tempo non provavano. Respiravano quell’aria umida e fine a grandi boccate, quasi volessero immedesimarsi nell’ambiente. Si profilava, nella parete opposta, un pertugio simile alla precedente galleria. Venomoth, giunto che fu all’apertura, si rivolse al gruppetto. “Signori miei, questa la galleria che mena al Fah” “La galleria è schifosa come la prima?” chiese Lucinda, preoccupata. “No, spero!” Si avvicinarono alla sottile fenditura della roccia. Il tunnel era freddo e sinistro. Le sue pareti erano umide e gocciolavano smisuratamente. L’acqua che cadeva produceva un monotono ticchettio, quasi assordante e cadenzato, come le gocciole di rugiada che cadono in una pozzanghera. Il pavimento era interamente tappezzato di muschi, ora verdi scuro, ora verdi chiaro, ora arancioni. Dal loro soffice tallo si ergevano minuti cappuccetti marroncini. Sulle rocce delle pareti stavano attaccati licheni di varie dimensioni: alcuni erano piccolissimi, di colore giallo solfo, altri erano enormi e si protendevano coi rami fino ad intrecciarsi con quelli della parete opposta, di colore azzurrino. Sul terreno, fra i muschi, proliferavano minuscoli funghetti incolori. In fondo al buio tunnel si profilò uno stretto passaggio di luce. Uscirono in gran fretta e ne furono accecati. Dopo alcuni secondi ripresero l’uso della vista e captarono fra quella nebbia irreale due puntini gialli luccicanti, due occhi, un Pokèmon sconosciuto: Magcargo. ------------------------------------------------------------------------------ Riusciranno i nostri amici a raggiungere il cristallo di rutilo senza dover sfidare Magcargo? Quali altre insidie tenderà loro la Grotta Oscura? Si avvicina il Natale e il meritato riposo. Non posso assicurarvi che potrò continuare il racconto nelle prossime due settimane; vi posso però dire che sicuramente la storia riprenderà dopo l’Epifania. Se riesco, inserirò almeno una nuova puntata. Per ora noi tutti vi auguriamo… |
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