~ link diretto a questo articolo
Ognuno di voi ha delle preferenze per qualche insegnante: ci sarà un professore che detestate perché magari spiega una materia che non rispecchia le vostre attitudini; ci sarà invece quello che vi piace perché stravedete per la sua materia.
In generale, però, si tende a giudicare le persone in base a come si pongono nei nostri confronti, a cosa ci trasmettono e anche a come riusciamo ad essere in loro presenza. Non si riesce con tutti a comportarsi nello stesso modo, ad esternare quello che si è, quindi, spesso, si è costretti ad indossare una maschera, che cela quello che siamo veramente.
Sembra un'eresia dirlo, ma anche i professori sono umani, anche loro hanno simpatie e antipatie, anche loro provano sentimenti. Però ci sono dei casi dove queste preferenze nei confronti di un alunno superano il limite, portando ad imparzialità all'interno delle classi e facendo emergere varie situazioni.
La più diffusa è sicuramente la figura del lecchino, tanto odiato da chi non riesce ad entrare nelle grazie di un professore, proprio perché questa persona è in grado di farlo. La conseguenza più grave che deriva da questo modo di fare è l'assegnazione di voti che non vengono meritati da queste persone; a quanti di voi sarà capitato di assistere ad un'interrogazione dove l'interrogato prende dei voti maggiori rispetto a ciò che si merita?
Questo, tuttavia, fa parte del mondo della scuola e del lavoro; i lecchini ci saranno sempre, in qualsiasi luogo dove sono è presente un sistema basato sulle gerarchie.
L'articolo vuole fare riflettere su un problema più grande attribuibile solo al carattere dei professori. Il più grave e diffuso è riscontrabile in coloro i quali presentano difficoltà nell'ambiente domestico e che non riescono a non mischiare con l'ambiente lavorativo. Da ciò deriva principalmente frustrazione, frustrazione che viene sfogata sugli studenti che vengono aggrediti senza alcun apparente motivo o presi di mira perché ricordano certi atteggiamenti del nucleo familiare del professore.
Se poi chi viene preso di mira presenta un' elevata sensibilità emotiva, le conseguenze potrebbero essere devastanti, tali da far perdere la fiducia in sé stessi.
La tragedia, perché trattasi di tragedia, che condividono molti studenti italiani è la perdita della voglia di imparare. Io stesso, anche non avendo mai posseduto il sacro fuoco dello studio, prima di approdare alle superiori, andavo a scuola perché volevo imparare, imparare soprattutto a vivere, perché da come me l'avevano raccontata alle medie, le superiori erano quel mondo uguale alla vita, dove i professori però ti insegnavano a viverla.
Al quarto anno di un liceo scientifico mi ritrovo pieno di sapere prettamente nozionistico che, in base alla strada che sceglierò tra due anni, potrà essermi più o meno utile.
Un consiglio che vorrei dare a tutti quanti, ovvero l'unica cosa che ho imparato in questi anni di scuola, è questo: non ascoltate mai le opinioni che i professori possono avere su di voi o i giudizi che sparano perché si sentono delle divinità all'interno di un'aula con dei ragazzi.
Commenti, opinioni e esperienze! A voi la parola (:
PS: oggi mi è stato detto dal professore di Italiano che non sono in grado di scrivere.
|