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Salve, amici towniani.
Per quanto possa sembrare bislacco, il linguaggio con cui comunicano gli animali è da tempo un gettonatissimo argomento di studio tra gli zoologi e soprattutto le scimmie hanno spesso destato un forte interesse grazie a livelli di complessità che sembrano inferiori soltanto a quelli della comunicazione umana.
Una specie che si è distinta su tutte durante questi studi è stata quella del cercopiteco di Campell (nome scientifico: Cercopithecus Campbelli; ne è immortalato un esemplare nella foto in alto).
Già nel 2009, nell'Africa occidentale, si era scoperto che alcuni suoni prodotti da questi animali, quali boom, krak e hok, avevano significati relativamente specifici. Inoltre si è visto che le scimmie erano in grado di aggiungere a queste "parole" un suffisso (-oo) che attenuasse l'intensità del suono. Per esempio, aggiungendo il suffisso -oo al segnale di allarme "krak", si indicava un pericolo di entità lieve.
Invece, più recentemente (nel novembre 2014 per essere precisi), è stata pubblicata una ricerca del linguista francese Philippe Schlenker, il quale sostiene che il modo con cui le scimmie comunicano venga influenzato anche dalla loro provenienza geografica, proprio come per i dialetti umani.
In particolare Schlenker e i suoi colleghi hanno messo a confronto delle registrazioni provenienti dal parco naturale Taï con quelle dell'isola Tiwai, in Sierra Leone; scoprendo che i cercopitechi delle due aree utilizzano gli stessi suoni per comunicare messaggi differenti.
Ad esempio nel parco Taï il suono krak sta ad indicare "allarme leopardo" mentre il suono hok è traducibile come "allarme aquila".
A conferma degli studi del 2009 c'è il fatto che il suono krak-oo indica una minaccia minore proveniente dal suolo (ma non pericolosa quanto un leopardo), mentre hok-oo dal cielo (ma non pericolosa quanto un'aquila).
Sull'isola Tiwai, dove i leopardi non sono presenti, il suono krak viene invece utilizzato per indicare un pericolo generico che può essere anche la presenza di un'aquila. Questo renderebbe difficile la sopravvivenza di un cercopiteco del parco di Taï trapiantato sull'isola Tiwai, o viceversa.
Schlenker ha spiegato questa differenza applicando la logica della linguistica umana: sull'isola Tiwai, non essendoci leopardi o seri pericoli provenienti da terra, i cercopitechi non hanno bisogno di un termine che li indichino.
Anche se quanto affermato da Schlenker manca di solide basi sperimentali, è comunque considerabile come il primo vero tentativo di applicare le teorie linguistiche umane al linguaggio animale che, secondo gli zoologi, potrà così essere meglio compreso.
Come al solito siete invitate a dare la vostra opinione in merito con un commento. Arrivederci al prossimo articolo.
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