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Salve, amici towniani.
Torniamo a parlare di stampanti 3D. Dopo aver visto (qui) una curiosa notizia riguardante questa recente tecnologia, voglio sottoporre alla vostra attenzione una sua applicazione completamente diversa e anche più nobile per l'utilizzo che ne è stato fatto.
Tutto è iniziato poco più di due mesi fa, sulle coste della Turchia, dove un gruppo del Centro di ricerca, recupero e riabilitazione per le tartarughe marine dell'Università di Pummukale ha ripescato uno sfortunato esemplare di Caretta caretta (nome tassonomico della comune tartaruga marina del Mar Mediterraneo), a cui è stato successivamente dato il nome di Akut-3.
L'animale, a causa di uno scontro con l'elica di una barca, aveva perso la parte destra della mascella e della mandibola, privandolo della possibilità di cibarsi.
Di seguito la foto di Akut-3 poco dopo il recupero. Anche se non trovo l'immagine particolarmente disgustosa, la lascio in uno spoiler qualora qualcuno non volesse rischiare di sentirsi urtato dalla visione.
Lo staff del centro ha deciso di intervenire commissionando una stampa in 3D di una protesi in titanio all'azienda turca BTech Innovation.
Per studiare nei minimi dettagli il congegno, progettarlo ed infine realizzarlo, sono stati necessari due mesi di tempo, dopodiché un'equipe specializzata di veterinari e chirurghi ha eseguito l'operazione di innesto durata circa due ore e mezza.
Ecco il risultato.
Il nuovo becco di Akut-3 funziona, ma la sua convalescenza non è ancora terminata. Prima di essere liberata in mare, infatti, la tartaruga deve abituarsi a utilizzare questa nuova parte del corpo per procacciarsi il cibo e nutrirsi in completa autonomia.
Vi lascio con un video in cui potrete vedere Akut-3 alle prese con le sue componenti bioniche appena installate. Purtroppo per noi l'audio è in lingua turca.
Arrivederci al prossimo articolo.
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