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Enciclopedia del fantastico (Capitolo 2) postato da Zaffira (15:42 5/03/13) |
~ link diretto a questo articolo Elementali e spiriti della natura
Gli Elementali sono gli spiriti degli elementi individuali che compongono ogni cosa. Gli spiriti della natura sono gli spiriti o i guardiani di specifici luoghi. Ogni acquitrino, ruscello e stagno, ogni montagna, foresta e albero ha il suo spirito, che è tanto la sua forza vitale quanto il suo protettore. Gli elementali Tutte le cose sono composte dall'unione di più elementi, in diversa percentuale. Negli antichi insegnamenti cinesi e orientali, ci sono cinque elementi, terra, fuoco, metallo, acqua e legno, ciascuno con la sua creatura simbolica, o elementale. La terra è rappresentata da una fenice gialla; il fuoco da un fagiano rosso; il metallo da una tigre bianca; l'acqua da una tartaruga nera, a volte unita a un serpente; il legno da un drago verde. I quattro elementi Si pensa che sia stato un filosofo siciliano di nome Empedocle (490-430 a. C., circa) a teorizzare per primo l'idea di soli quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Di sicuro Platone (428-348 a. C., circa) e Aristotele (385-322 a. C.) lo accettarono come fatto scientifico provato. La convinzione che tutto fosse composto da questi quattro elementi convinse alcuni alchimisti della possibilità di trasformare ogni materiale in un altro, per cui molti di essi tentarono di tramutare il metallo in oro. Elementali della terra Gli gnomi appartengono alla terra. La terra è il luogo in cui vivono e in cui scompaiono. Sono antichi e oscuri, spesso vestiti con abiti da monaco. Solitamente curvi e piccoli, possono tramutarsi in giganti quando vogliono. Elementali del fuoco Le salamandre sono il simbolo del fuoco. Alcuni credevano che la loro pelle fosse così fredda da poter spegnere il fuoco; altri che scegliessero di vivere tra le fiamme e che le potessero addirittura rafforzare. Nella realtà, ci sono diverse specie di questa lucertola anfibia e nessuna di esse, neanche quella europea dalla pelle nera e dorata, può sopravvivere davvero nel fuoco. Elementali dell'aria Le silfidi sono esseri evanescenti ed ingannevoli. Vivono nei venti e si spostano seguendo le correnti d'aria. Possono raggiungere età millenarie mantenendo sempre un'apparenza giovane. Vivono in ambienti ventosi come le pianure o in alta montagna. Alle volte una silfide può però essere generata dalla danza di una o più ninfe, se la loro magia e le loro immagini sono abbastanza forti l' elementale può persistere anche dopo la fine della danza, ma deve fare ritorno per una notte al mese all'elemento da cui le ninfe hanno tratto il potere di crearlo. Elementali dell'acqua Le ondine, o Nereidi, sono gli elementi dell'acqua. Si vedono raramente, ma talvolta è possibile individuarle nel vapore delle cascate o nella nebbia che sale dalla superficie dell'acqua all'alba o al tramonto. Gli spiriti pericolosi dell'acqua Gli stagni profondi e scuri sono pericolosi, così come i torrenti che scorrono impetuosi e i grandi laghi dalle correnti inattese. Queste acque dolci piene di pericoli tendono a ospitare spiriti vendicativi molto diversi dagli elementali dell'acqua. Il modo migliore per evitarli è stare ben lontani dalle rive. Il popolo acquatico Tra le popolazioni slave dell'Europa orientale e centrale, una ragazza annegata diventa una rusalka, il cui unico scopo è quello di affogare altra gente. Le nixe, o nixie, tedesche sono diverse: non fanno del male e talvolta si sposano con esseri umani. Non fanno mai affogare nessuno, ma possono danzare sulla superficie dell'acqua se presagiscono che qualcuno presto annegherà. Cavalli d'acqua Il kelpie scozzese, il ninnir islandese e il neck scandinavo sono tutti mutaforma che frequentemente appaiono sotto forma di cavalli. E' bene tenersi lontani da loro. Se un uomo monta in groppa a un cavallo d'acqua, è molto probabile che la creatura si tuffi nel lago più profondo e faccia annegare il suo cavaliere. Comunque, se un essere umano riesce a domare uno di questi cavalli, potrà metterlo al lavoro nei campi. Ha la forza di dieci cavalli, ma non gli piace essere tenuto in cattività e cercherà in tutti i modi di fuggire. Gli spiriti della foresta Foreste e boschi sono pieni di spiriti. Nel fitto degli alberi, dove la luce è fioca e i suoni della foresta sono strani, è facile sentire la loro presenza. Gli alberi sono stati considerati sacri fin dai tempi più antichi. Nell' antico Egitto, il sicomoro era sacro; nell'antica Roma lo era l'albero di fico, che in India si chiamava albero bo; in Scandinavia era sacro il frassino, mentre nel resto d'Europa la grande quercia. Satiri e fauni I boschi sono dimora di molti folletti e fate, nonchè delle ninfe, specialmente le Driadi e le Amadriadi. Le ninfe sono sempre femmine, mentre satiri e fauni sono sempre maschi. Erano chiamati satiri nella mitologia greca e fauni in quella latina. Alcuni dicono che siano fratelli delle ninfe. Altri credono che siano figli delle ninfe e delle capre, cosa che spiegherebbe perchè sono umani fino alla cintura, a parte le orecchie puntute e le piccole corna, ma hanno zampe pelose e zoccoli da capra. Gli spiriti silvani e solitari Gli spiriti silvani e solitari sono tra i più forti e potenti di tutti. L'Uomo Verde, uno spirito della natura conosciuto con molti nomi diversi, si trova nell'Europa settentrionale e orientale. Il territorio di Herne il cacciatore è piccolo, poichè vive nel Windsor Great Park in Inghilterra, ma non è meno terribile per questo. Pan Pan è figlio di Ermes, messaggero degli dèi greci. Somiglia a un satiro, con le sue zampe e gli zoccoli caprini, le corna e la barbetta, ma non è uno di loro. Mentre i fauni e le ninfe passano il loro tempo al suono dei flauti, lui preferisce dedicarsi ad altre occupazioni. E' una divinità rurale, che si trova nei campi, nei pascoli e nei boschi. Si occupa dei pastori e delle loro pecore, e aiuta i cacciatori a trovare la preda. Herne il Cacciatore Vicino a una quercia caduta che un tempo cresceva nel bosco di Windsor, in Inghilterra, persone ignare hanno avuto il modo di scorgere una terrificante creatura. E' in sella a un enorme cavallo nero e viene seguito da una muta di cani fantasma, mentre corna di cervo crescono sulla sua testa. E' Herne il Cacciatore che alcuni dicono sia il dio celtico degli inferi. Altri credono che un tempo fosse umano, il favorito di un re, e che i cacciatori suoi rivali persuasero il sovrano a mandarlo via. L'Uomo Verde L'Uomo Verde è uno spirito misterioso e potente. Nessuno sa quanto sia antico. Di sicuro appartiene ai tempi pre-cristiani, eppure ci sono incisioni della sua testa coperta di foglie in molte chiese cristiane. E' identificabile con la forza vitale del regno vegetale e si trova in tutta Europa. Muore in inverno, ma rinasce a ogni primavera. Molto tempo fa, si credeva che fossero necessari sacrifici umani per assicurarne la soppravvivenza. Perfino al giorno d'oggi ci sono città europee dove il suo disegno viene portato in processione nei festeggiamenti del primo maggio. In questo capitolo ho dovuto restringere, sia per quanto riguarda i soggetti, sia per le loro immagini. Un testo lungo risulterebbe noioso, privo della forza per leggere. |
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Le Avv. di Chikorita - La Vittoria Finale (1/4) postato da PkCll (1:15 3/03/13) |
~ link diretto a questo articolo La Catena MontuosaIl sentiero che portava alla Catena Montuosa era a tratti pianeggiante e ad altri in salita molto impegnativa, tanto che ad ogni piano i nostri amici si riposavano e prendevano fiato. Ad ogni sosta, davanti a loro potevano ammirare in tutta la loro magnificenza i monti della Catena e la vetta più alta nota come Cima Innevata. Da cima a valle la neve li aveva ricoperti, ma non interamente: apparivano come linee scure i solchi di ruscellamento che si dipartivano dallo spartiacque fino a valle, e come piccoli spilli gli alberi d’una ricca vegetazione che cresceva da secoli sulle loro pendici. Ad un tratto spuntò da dietro una balza rocciosa il perfido Misdreavus. Osservò tutti, ad uno ad uno, con aria di superiorità, come avesse la vittoria in pugno. D’altro canto Piccolino e i suoi amici gli risposero con uno sguardo fiero e per nulla spaventato. “Lasciaci passare. Non ci impedirai di andare da Mismagius!” disse Lucinda minacciosa. “Non mi interessa dove siete diretti. Andate pure da lui. Una cosa sola vi dico: due di voi non continueranno il cammino” rispose Misdreavus misterioso. “Cosa vorresti dire?” “Che due di voi moriranno qui e adesso!” Piccolino e Pika, consci che il maligno Pokèmon alludeva a loro, si fecero avanti e dichiararono insieme: “Non ci fai paura! Combatti!” “Che voi abbiate paura o no di me non ha importanza. Ma credo che avrete timore di affrontare il mio amico… e volenti o meno dovrete soccombere contro di lui!” ghignò Misdreavus pregustando la vittoria. Dallo stesso sperone di roccia apparve un Pokèmon terrificante; Chikorita e Shuppet fecero fatica a non tradire il loro stupore e terrore. Testa piatta, corpo marroncino e corazzato, al posto delle braccia e delle mani aveva due lunghe e affilatissime falci d’osso. Pikachu avvertì i suoi compagni della pericolosità del loro avversario: “Kabutops, evoluto da Kabuto, è un terribile Pokèmon preistorico. Di tipo Roccia ed Acqua, lacera la preda con le sue estremità a falce e ne succhia i fluidi interni” “Fate attenzione: conosce mosse molto potenti, come Gigaimpatto e Iper Raggio. E’ debole agli attacchi di tipo Erba ed Elettro, perciò tu, Piccolino, e Pikachu potete tenerlo a bada se combattete insieme” aggiunse Shaymin. Piccolino, senza attendere l’attacco dell’avversario, scatenò contro Kabutops il turbine di Verdebufera. Quando le foglie stettero per raggiungere il Pokèmon fossile, questi le schivò con agilità. Immediatamente Pikachu venne in soccorso del suo amico con Raggioscossa. Un fulmine luminosissimo scaturì dalla sua fronte verso Kabutops, ma fu intercettato dalla mossa Protezione di Misdreavus unita a Ritorno. Pikachu cadde a terra, ma subito si riprese. “Piccolo topo giallo, non disturberai Kabutops ma combatterai contro di me! La sentenza di morte sui tuoi amici sarà eseguita!” Pika si lanciò verso l’avversario e esclamò a gran voce: “Ombra Notturna!” Intorno ai due Pokèmon calò una nebbia scura che li avvolse; a tratti erano illuminati dalle scintille degli attacchi di Pikachu verso Misdreavus, attacchi senza riuscita poiché la velocità del Pokèmon Spettro era elevata. Pikachu era seriamente in difficoltà. Piccolino udì la voce di Pika che gli ordinava: “Adesso sferra un attacco di tipo Erba, ora che è confuso!” “Foglielama!” Uno stormo di foglie rotanti fu scansato da Kabutops, ormai invincibile. I suoi occhi si illuminarono nell’ombra, le due falci si alzarono incrociate. “Attenta, Pika!! E’ Forbice X!!!” gridò Shaymin. Kabutops corse con incredibile velocità verso Pika, la quale ancora stava ragionando sulle parole dell’esperto mosse. Misdreavus s’avvide che sua figlia stava per soccombere e apparve sul suo volto un ghigno crudele. Poi, ad un tratto, quella smorfia sparì e i suoi occhi si aprirono come avessero visto qualcosa di ben più tremendo. Il passato, la madre di Pika, il Mightyena. Un bosco di conifere tra il Castello Diroccato e le Rovine Kappa. Un Misdreavus, una Shuppet e una piccola Shuppettina. Passeggiavano felici fra i lunghi tronchi degli abeti, sotto le fronde sottili e profumate dei larici. La piccina saltellava di qua e di là, davanti ai suoi genitori, i quali volavano in un tenero abbraccio. Ella giocava a rincorrere alcune Beautifly dalle ali colorate, fra gialli Sunflora e candide margherite. “Pika, non ti allontanare troppo! Resta vicino a noi” disse la madre alla vivace Shuppettina. “E’ una cucciola molto birichina. Ma dà tante soddisfazioni” dichiarò fiero il Misdreavus. “Certo non ha preso da te, che sei così posato!” “Cosa vorresti dire?” “Sei un pigrone…” ammise, ridendo un poco. “Non è vero! E tu lo sai!” “Sei così buffo quando ti arrabbi…!” Continuarono a ridere e a scherzare per qualche minuto, fino a che la Shuppet chiese preoccupata: “Caro, non vedo più Pika… Non vorrei si fosse allontanata troppo… Ora vado a cercarla…” “No, vado io. Almeno non potrai più dire che sono pigro!” Il Misdreavus s’addentrò nel bosco, chiamando la sua piccina. “Pika! Pika! Dove sei?” Dopo qualche istante la piccina rispose: “Sono qui, papà. Non ti preoccupare: sono con il maestro Scolipede” Egli li raggiunse e salutò l’insegnante: “Buondì, Sir John! Come state?” “Bene, bene, grazie. Tua figlia è una brava piccola, intelligente e ben educata” “Un po’ meno come studentessa…” “Dovrebbe impegnarsi di più… ma l’anno scolastico è appena cominciato…” Tutto a un tratto un urlo acuto squassò l’aria. Il Misdreavus riconobbe in quel grido di terrore la voce di sua moglie e si precipitò da lei, volando più veloce che poteva. La piccina rimase con il suo maestro, dicendo: “Torna presto, ho paura!” Quando raggiunse il luogo dove aveva lasciato la moglie poc’anzi, vide un Mightyena che la teneva fra le fauci, la strattonava come uno straccio, con l’intenzione di dilaniarla. Quel feroce Pokèmon fu disturbato da una mossa Magivelo e fuggì via lasciando la sua preda in terra, esanime. “No!” riecheggiò per tutta la valle. Un bosco di conifere tra il Castello Diroccato e le Rovine Kappa. Un Misdreavus e una piccola Shuppettina, in lacrime. “No!” riecheggiò per tutta la valle. Ora come un tempo. Misdreavus si frappose fra Kabutops e la figlia, ma il Pokèmon fossile aveva già iniziato l’attacco Forbice X e non poté arrestarsi. Misdreavus cadde prono davanti a Pika, che le si raggelò il sangue come a tutti i presenti. Kabutops chinò il capo sul corpo del suo padrone, pronto a succhiargli la linfa vitale. Ma non fece in tempo perché Pikachu, non lasciandosi prendere dall’emozione del momento, lo fece balzare indietro con la mossa Locomovolt. L’avversario, sorpreso e confuso, fuggì via emettendo un raggelante urlo. “Papà… Papà. Papà!!” esclamò Pika. Tutti si fecero attorno a lei e a suo padre. Misdreavus aveva il mantello insanguinato. Pika si rivolse a May, pregandola: “May! Ti prego, fai qualcosa per mio padre. Può guarire, vero?” Ash aiutò la giovane infermiera a voltare Misdreavus supino. “E’ ancora vivo. Le ferite però sono troppo profonde…” disse May; poi abbassò lo sguardo e restò muta. “Ce la farà, vero?” chiese ancora Pika, speranzosa. Non ebbe risposta. May aveva gli occhi gonfi di commozione. “Papà, non mi lasciare!” Misdreavus, con le ultime forze che gli rimasero, parlò e disse: “Perdonami, Pika cara. Perdonami se ti ho fatto soffrire e se ho recato danno ai tuoi amici. Perdonami se non sono riuscito a salvare la mamma…” “Non è stata colpa tua. Non è stata colpa tua, papà” “Mi vuoi ancora bene, Pika?” “Te ne ho sempre voluto…” “Anch’io, ma il sentimento di vendetta mi aveva soffocato il cuore. Scusami se ti ho dato dell’incapace. Tu sei una Shuppet intelligente e molto forte, come tua madre. Promettimi che diventerai meravigliosa come lei…” “Te lo prometto… Non mi lasciare, papà…” disse con voce tremante. “Dì a Piccolino di proseguire subito per la Cima Innevata. Là combatterà contro Mismagius. Deve impedirgli di realizzare il suo progetto di morte. Deve salvare tutti noi!” “Papà, non mi lasciare! Combatteremo insieme contro Mismagius…” “Vai a Pokètown, cerca il vecchio Sir John: si prenderà cura di te” “Non mi devi lasciare, papà…” “Ti voglio bene, Pika. Sono fiero di te…” disse con flebile voce. “Non morire, papà!...” singhiozzava Pika. “Non piangere, piccola mia. Pesca i Magikarp per me… come quella volta…” “Papa!.. Papà…” ripeté quel nome tante volte, con la voce rotta dal pianto, finché Misdreavus chiuse gli occhi, per non aprirli più. “Papà” Dalle vette della Catena Montuosa scese un vento caldo e leggero che avvolse il cuore di tutti, fra il silenzio rispettoso della montagna e il pianto sommesso di una piccola Shuppet. Seppellirono Misdreavus sotto un ordinato cumulo di piccoli sassi. Pika colse una piantina di stella alpina e la trapiantò vicino a suo padre. Aveva un fiore aperto e uno in bocciolo. Con Piccolino in testa, senza far rumore, la comitiva si mise in marcia verso la Cima Innevata che abbagliava col suo candore. Quando furono lontani alcuni passi dal triste luogo, il bocciolo della stella alpina si schiuse. |
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Le Avventure di Chikorita Il Regno Oscuro (7-8/8) postato da PkCll (23:06 24/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Le Rovine KappaIl nostro gruppetto si inerpicava su un sentiero ripido e insidioso, con numerosi massi celati da un manto d’erba alta d’un verde scurissimo i quali erano frequente causa d’inciampo. Antiche vestigia di muri a secco facevano scorta a quella impervia mulattiera e ad ogni passo parevano stringersi e crollare addosso agli ignari viandanti. Dalle fessure fra pietra e pietra e dai barbacani facevano capolino timidi Treecko, che subito rientravano nei loro anfratti al passare delle ombre dei passanti. Il cielo era plumbeo, con nubi basse e cariche di pioggia, minacciose. Giunsero con animo timoroso presso alcuni gruppi di macerie, forse antichi rifugi. Ditto, che era in capo alla comitiva, fece cenno di arrestarsi e disse: “Il nostro amico Venomoth è tenuto prigioniero in uno di quei ruderi. E’ pericoloso proseguire tutti quanti, e daremmo sicuramente nell’occhio. Meglio che voi altri restiate qui nell’attesa di un segnale d’aiuto se fosse necessario mentre Piccolino ed io porteremo a termine l’impresa” Zaffira si mostrò preoccupata e chiese al suo compagno: “Caro, ti senti abbastanza in forze per questo compito?” “Sono sicuro delle mie forze. Non rischierei mai di lasciarvi soli, tu e i piccoli, per un’impresa superiore alle mie capacità. Stai tranquilla” rispose Piccolino. Ditto espose il suo piano. “Io mi trasformerò in uno Shroomish come già avevo fatto, mentre tu, Piccolino, mi coprirai le spalle. Tu sei il più adatto a confonderti nell’erba alta poiché sei di colore verde e piccolo di statura come me” “Sono pronto. Andiamo!” Ditto si trasformò in uno Shroomish e i due condottieri si avvicinarono con cautela e silenzio ad un rudere, il più piccolo del gruppo. Oltrepassarono un’apertura che un tempo fu al porta e Ditto fece cenno a Chikorita di arrestarsi. Nell’unico atrio stava legato ad un ceppo il povero Venomoth. Il meschinetto aveva le ali a brandelli e gli occhi semichiusi, provato assai dalla lunga prigionia. Accanto ad esso vegliava un gigantesco custode, dagli occhi azzurri perennemente minacciosi e dai denti bianchi e serrati in un eterno ghigno. Di forma sferica, bianca e nera, portava alla sommità del capo due possenti corna corvine. “Io prima mi avvicino a Venomoth, pronto a liberarlo. Ad un mio cenno, tu distrai Glalie. Appena l’ho liberato, scappiamo via veloci” espose Ditto. Piccolino annuì. Ditto strisciò rasente il muro fino a raggiungere da dietro Venomoth senza farsi notare da Glalie. Chikorita invece gli si parò innanzi all’improvviso. La voce di Glalie echeggiò profonda fra le mura cadenti: “Chi sei? Non puoi stare qui. Allontanati immediatamente!” “Non importa chi io sia. Sono giunto fin qui da lontano per liberare Venomoth!” Piccolino attese una risposta, ma Glalie, senza pronunciar parola, emise dai suoi occhi azzurri due raggi ghiacciati convergenti in uno solo in direzione di Chikorita, il quale riuscì con destrezza ad evitare l’attacco. “Il tuo Geloraggio non mi ha colpito! Il mio Foglielama ti abbatterà!” Ma le foglie scagliate da Piccolino caddero a terra brinate prim’ancora di raggiungere il bersaglio, contrastate dalla mossa Bora. In quegli istanti concitati Ditto riuscì a slegare Venomoth e si accorse che il suo amico non era in grado di fuggire con le proprie forze; perciò egli usò Trasformazione per assumere le sembianze del Pokèmon falena e si caricò Venomoth sul dorso. Fece cenno a Piccolino di scappar via e volò col suo fardello fuori dal rudere senza tetto. Chikorita non conosceva mosse super efficaci contro Pokèmon di tipo Ghiaccio, perciò tentò di confondere l’avversario con l’attacco Verdebufera. Il vortice di foglie lo nascose dallo sguardo di Glalie giusto il tempo per fuggire giù dal colle. Ditto e Piccolino riuscirono a ritornare indenni dai loro compagni, ma non ebbero tempo di raccontare la loro disavventura che una voce sinistra tuonò dalle pareti delle rovine. “Non riuscirete a portare a casa le vostre ossa, ridicoli vermi! Il signore delle Rovine Kappa vi ucciderà tutti!!!” Una sagoma oscura e fluttuante apparve alla sommità del colle. Un raggio di sole penetrò la densa cortina di nubi e lo illuminò: occhi gialli con iridi rossi, un ampio mantello violaceo con un vistoso cappello di egual colore sfumato in rosa, tre gemme rosse appuntate al petto, un ghigno sicuramente diabolico, Mismagius. “Non mi fermerete più! Il rutilo sarà mio e governerò su tutto il Continente di Pokètown!! Vi ucciderò tutti, tranne Venomoth perché mi è ancora utile!!!” aggiunse Mismagius. Piccolino si fece coraggiosamente avanti e minacciò: “Non ce la farai mai tu da solo contro noi tutti! Ti consiglio di desistere!” “Voi tutti? Solo tu contro di me…” disse Mismagius. Dalla gemma rossa centrale si espanse una sfera tremolante che in breve inglobò i compagni di Piccolino. “No! Questa mossa è Psiconda! E’ un attacco di tipo Psico che rende inefficace qualsiasi reazione da chi ne è colpito!” esclamò Shaymin. “Non potremo più aiutare Piccolino! Cosa possiamo fare ora?” chiese Ash preoccupato. “Nulla. Piccolino dovrà vedersela da solo. Mismagius è un Pokèmon di tipo Spettro, mentre Piccolino è di tipo Erba. Solo mosse Spettro e Buio super efficaci possono danneggiarlo…” constatò tristemente Pikachu. “…E Piccolino non ne conosce” aggiunse Shaymin affranto. Subito Mismagius riprese ad attaccare, questa volta con la mossa Funestovento. L’attacco andò a segno, schiacciando a terra Chikorita. Poi esclamò: “Incubo! Rancore! Maledizione!!” Il perfido Pokèmon Spettro infierì su Chikorita con tre mosse contemporaneamente che quest’ultimo non poté contrastare ma solo subire. “Quattro mosse insieme! Piccolino soccomberà!” esclamò Shaymin. Piccolino giaceva riverso su un fianco, con una smorfia di dolore in volto, gli occhi serrati così forte da provocargli figure allucinanti d’ogni colore, i denti stretti e il respiro mozzo: Mismagius stava penetrando la sua psiche distruggendo a poco a poco ogni sua certezza. Zaffira, accucciata e con le zampe sugli occhi, scuoteva la testa a destra e a sinistra, come per scacciare il pensiero di perderlo per sempre. Ad alta voce, spezzato dalle lacrime, il suo alto grido si levò: “Piccolino, amore mio, resisti!” “Sei forte, papà! Combatti per noi e per la mamma!!” aggiunsero all’unisono Steven e Karol. Allorché si fece buio tutt’a un tratto. Silenzio. Piccolino si rialzò. Una grande sfera di luce, nata dal suo cuore ed espansa all’esterno del suo corpo, lo avvolse completamente. La terra tremò, pietre e travi caddero dai ruderi. “Piccolino si sta evolvendo!” esclamò Pikachu. “No. Non si sta evolvendo. Questa è un’altra cosa. Forse siamo gli unici – e i primi - in tutto il Continente di Pokètown ad assistere a un tale fenomeno” corresse serio Shaymin. Tutti si rivolsero a lui con sguardo interrogativo. Shaymin proseguì, con un leggero sorriso appena accennato e con irremovibile serietà: “L’Introforza” La sfera di luce aumentò di dimensioni fino a raggiungere Mismagius, il quale non riuscì a sostenere l’attacco e le sue mosse decaddero immediatamente. Fuggì via, senza pronunciare parola. Cessato l’effetto di Psiconda, i compagni di Chikorita si fecero appresso a lui, complimentandosi. Zaffira e i cuccioli lo abbracciarono forte, commossi fino alle lacrime. Questo felice idillio fu turbato da una ben nota presenza che apparve a loro dicendo: “Così avete conosciuto il signore delle Rovine Kappa…” “Adesso non è più signore di alcun luogo!” rispose Pika a suo padre. Misdreavus si rivolse a Piccolino: “Ebbene hai conosciuto il migliore amico di tuo padre…” “Cosa?” chiese incredulo Chikorita. “Sei sorpreso? Te ne avevo accennato quando ci incontrammo nel Mare Turbinoso. Il Misdreavus che aiutò Giorgio a contrastare la furia del Mightyena si è evoluto in Mismagius e ancora adesso è sotto l’effetto della mossa Pallaombra. Ora è fuggito sulla Cima Innevata, ma questo non mi interessa. Piuttosto noi ci incontreremo ancora, Piccolino e Pika: ho un conto in sospeso con voi!” Detto ciò, senza attendere risposta, scomparì alla loro vista. Zaffira disse a Piccolino: “Caro, è meglio partire subito per Pokètown: devi ringraziare il Pokèmon Controller come hai promesso a tuo padre” “No. Mismagius è ancora vivo e non rinuncerà così facilmente al suo piano criminale di dominare l’intero Continente col rutilo. Devo fermarlo!” “E’ troppo pericoloso! Dai retta a Zaffira!” suggerì Ash. “La mia esistenza non vale più delle vite di tutte le creature di Pokètown. Ora ho appreso come usare l’Introforza contro Mismagius. Chi vuole mi segua” rispose coraggiosamente Piccolino. Tutti i presenti furono d’accordo. Ditto insegnò loro come raggiungere la Cima Innevata: “Per raggiungere la Cima Innevata dovrete prendere il sentiero che passa attraverso la Catena Montuosa. E’ una strada pericolosa, attenti!” “Non ci perderemo con te che ci guidi, Ditto!” disse Marill. “Io non verrò con voi, perché devo accompagnare Venomoth al Lago Limpido poiché non ha forze per giungervi da solo” “Ti ringraziamo di tutto quello che hai fatto per noi, amico mio. La fortuna ti assista nel tuo viaggio verso casa” augurò Piccolino. Ditto e Venomoth si congedarono da loro e scesero giù per l’impervio sentiero. Li salutarono agitando le mani finché videro solo in lontananza due macchiette viola fra la vegetazione della valle. |
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Enciclopedia del fantastico (Capitolo 1) postato da Zaffira (17:10 22/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Il Piccolo Popolo
Di folletti, fate, nani, goblin e altri esseri di questa specie si è scritto e parlato in ogni parte del mondo per secoli. Hanno molti nomi, in molte lingue diverse, ma preferiscono essere chiamati Gli Altri, I Buoni Vicini o Il Piccolo Popolo. Possono essere gentili e generosi oppure oscuri e pericolosi, ma perfino i più amichevoli non sono affidabili. Folletti e fate I folletti sono noti agli uomini da più di 2.000 anni. Sono ben più antichi delle fate. Nell'Europa medievale, una fata era una donna con poteri magici. Qualche secolo prima, la parola "fata" era usata per descrivere anche i folletti. L'immagine delle fate dotate di ali leggere non compare fino al tardo XVIII secolo. Ora, si possono usare entrambe queste parole per il Piccolo Popolo dei boschi e dei campi. Fate diverse Alcuni folletti sono solitari, come i leprecauni. Sono molto ricchi e gli uomini cercano di persuaderli a farsi condurre tra campi e paludi nel luogo segreto dove tengono il loro tesoro. ma il leprecauno li ingannerà sempre, facendo loro guardare altrove per poi sparire, lasciandoli persi, spaventati e senza tesoro. Le banshee sono creature che, secondo la leggenda, sono angeli caduti in peccato, non abbastanza buone per essere salvate, ma neanche tanto malvagie da essere dannate. Di solito avvolti in un lungo mantello grigio con tanto di cappuccio, sono stati spesso visti nell'atto di lavar via le macchie di sangue dagli abiti di coloro che stanno per morire. Fate madrine Compaiono nella mitologia greca e romana, con il nome di Parche. Nella mitologia scandinava sono chiamate Nornir, o Norne. Sono tre, e alcuni dicono che siano loro a determinare il destino degli uomini, mentre altri affermano che lo prevedano soltanto. Di sicuro tessono il filo di ogni vita umana e, quando lo tagliano, quella vita si conclude. Dopo molte variazioni del mito delle Norne, queste donne sono state descritte come fate che visitano i neonati e annunciano il futuro che attende ogni bambino. Poi venne aggiunta l'idea che portassero doni per i bambini alla loro nascita: non oggetti materiali, ma buona fortuna, talenti e abilità. Piccoli e pericolosi Goblin, boggart, babau e altre creature simili sono sempre ostili agli uomini, così come i diavoletti, che sono demoni minori. Nei casi meno pericolosi, si divertono a infastidire e spaventare le persone, nei casi peggiori fanno loro davvero del male. Non è saggio parlare con loro e solo gli schiocchi vanno a cercarli di proposito. Goblin I goblin sono spesso invisibili, ma se si lasciano vedere sono piccoli, brutti e antipatici. Pizzicano, tirano pugni e mordono, terrorizzano gli animali e le persone. Qualche volta vivono nelle case, nelle stalle e nei granai, ma più spesso vivono all'esterno, solitamente nelle vicinanze di stagni, laghetti e ruscelli. Il boggart e il babau Il boggart si diverte a spaventare la gente. All'esterno, segue le persone dopo il tramonto, nei luoghi solitari. Il babau o uomo nero è un goblin malvagio, coperto di pelo nero, che può essere pericoloso, ma il più delle volte è solo dispettoso. Per fortuna, queste creature non sono molto intelligenti e possono essere battute spesso con l'astuzia. Nel sottosuolo I nani vivono nel sottosuolo e somigliano a piccoli uomini anziani e barbuti, con volti rugosi, mani nodose e occhi scintillanti. Così come fate e folletti sono solitamente giovani nell'aspetto, sembra che i nani appaiono sempre vecchi. Molti di loro sono minatori e abili a lavorare il metallo, e le loro case sotterranee sono piene di tesori fatti a mano e pietre preziose. Battitori e piccole creature Nelle vecchie miniere di stagno della Cornovaglia, in quelle di carbone del Galles e un pò in tutte le miniere dell'Europa del Nord, i nani vengono chiamati i "battitori" perchè comunicano con gli umani attraverso colpetti e tonfi sulle pareti delle miniere. Se ci sono colpi ripetuti in un punto, significa che c'è un punto ricco da scavare. Rumori più forti e insistenti avvertono invece di imminenti allagamenti o crolli. In Germania, dove vengono chiamati wichtlein, o piccole creature, tre colpi distinti preannunciano la morte di un minatore. I nani solitamente aiutano gli uomini e si dice che portino fortuna. Comunque, è saggio lasciare del cibo per loro e non imprecare mai o fischiettare quando sono nei dintorni. I barbegazi I barbegazi sono nani che vivono nelle Alpi francesi e svizzere. I loro abiti di pelliccia bianca e i ghiaccioli che pendono dai loro cappelli e dalla loro barba li rendono molto difficili da individuare in inverno. Durante l'estate vanno in letargo in grotte e gallerie scavate nella roccia e non tornano fuori fino alla successiva nevicata. Il loro più grande divertimento è cavalcare le valanghe, sebbene lancino delle basse e modulate grida per avvertire gli uomini del pericolo, e fanno del loro meglio per tirarli fuori dalla neve se restano intrappolati. Gli uldra I nani che vivono nel Circolo Polare Artico, nel nord estremo della Norvegia, della Scozia, della Finlandia e della Russia, si chiamano uldra. Come i barbegazi, vanno in letargo sottoterra durante l'estate. Gli uldra risalgono in superficie nelle notti d'inverno per occuparsi di renne e alci che brucano i licheni e il muschio sui monti. Non lasciano mai il rifugio durante il giorno, perchè la luce li abbaglia. E così si conclude il 1° capitolo dell'enciclopedia. E' stato difficile trovare certe immagini, ma per altri è stato impossibile. |
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Enciclopedia del fantastico (Prefazione) postato da Zaffira (16:35 20/02/13) |
~ link diretto a questo articolo "...e dopo 3 anni dalla sua scomparsa da questo mondo, e forse anche dall'altro, ella ritorna più decisa che mai a continuare il suo lavoro dove essa l'aveva lasciato, con il suo talento e il suo desiderio di far scoprire agli altri cose mai viste o pensate fino ad ora..."Questa è l'introduzione che avrei voluto ascoltare da alcuni di voi, dopo la mia comparsa come collaboratrice nello Staffer (ho esagerato, ovviamente u.u). Via, al mio primo articolo (sperando che sia interessante)! Nota per i lettori: questa rubrica include creature storiche del fantasy, provenienti dal folklore, dalle leggende e dalle favole. La bibliografia di romanzi e film vi aiuteranno a conoscere i personaggi della letteratura, come gli hobbit, e i mondi di fantasia, come Narnia. Prefazione "Fate attenzione: le creature in questo libro sono reali. Sì, d'accordo, magari non fisicamente: non aspettatevi di ritrovare un bunyyip (del folklore australiano, si tratta di un animale che presenta delle somiglianze con gli animali estinti conosciuti) nella vasca da bagno o un goblin sotto il letto. Se girate per i boschi alla ricerca del sasquatch, probabilmente il meglio che potrete trovare per tutta quella fatica sarà un ciuffo di peli su un ramo, che potrebbe appartenere a qualsiasi animale. Ma non fraintendetemi. Queste creature sono vere. E quando leggerete le loro storie, le evocherete. Io dovrei saperlo. Ho lasciato aperta la porta che conduce alla mia fantasia quando ero molto giovane, e loro ne hanno approfittato e sono entrati tutti. Sono ancora qui: fate, draghi, vampiri, geni...tutti alla ricerca di una posizione transitoria nella mia mente. Qualche volta il fantastico mi ha spaventato, ma più frequentemente mi ha fatto volare in alto. Da piccolo, tra i sette e i dieci anni, sono stato spesso ammalato e passavo molto tempo a letto. Una volta non sono andato a scuola per un intero semestre. Leggere era l'unica cosa che potevo fare, per cui ho letto moltissimo. Non storie di vita reale, badate bene: volevo una fuga dalla realtà. Volevo qualcosa che mi portasse via dalla mia insulsa cameretta e dal mio respiro affannato. Volevo leggende e mostri, volevo cavalli alati che sapessero portarmi in terre lontane. E il fantastico mi ha accontentato. Pegaso è venuto da me e mi ha portato via in volo: nella grotta dei Ciclopi, nei palazzi incantati dell'Arabia, nella spaventosa capanna di Baba Yaga. Cos'è il fantasy? Definire la parola "fantasy" è un pò come cercare di acchiappare la nebbia con una rete da pesca. Il fantasy è fluido e mutevole, senza confini precisi. I suoi mondi viaggiano dentro e fuori dal nostro, sempre molto vicini, ma spesso visibili soltanto con l'immaginazione. Cercare di definirlo dal suo opposto non aiuta. L'opposto del fantasy è la realtà, ma dire che la fantasia non è reale è come rendere sottinteso che non esiste, e invece non è così. Di sicuro in questa enciclopedia ogni bestia favolosa, ogni creatura incantata, ogni fantasma, spirito e vampiro è reale, con la sua energia e il suo potere. Al di fuori di questa rubrica...devono essere i lettori a decidere. Questa è soltanto una prefazione, ovvero uno scritto più o meno breve all'inizio al testo di un libro, per lo più a titolo di presentazione o di giustificazione, man mano aggiungerò informazioni e descrizioni sui personaggi conosciuti o ancora da scoprire, per alcuni. |
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (6/8) postato da PkCll (10:04 13/02/13) |
~ link diretto a questo articolo La Torre Pendente - seconda parteEntrarono ad uno ad uno nella Torre Pendente timorosi di incontrare qualche presenza nemica, ma non videro alcun ché di ostile. Decisero quindi di salire la vecchia e scricchiolante scala di legno a chiocciola e raggiunsero in un raggelante silenzio l’ultimo piano della torre. Da quell’altezza potevano scorgere tutta la vallata di Pokètown ed ogni luogo che avevano visitato nei giorni precedenti. A mozzare il loro fiato non fu lo spettacolare panorama del Continente, bensì una voce a loro fin troppo familiare. “Finalmente siete arrivati!” tuonò Misdreavus. “Combatteremo fino all’ultimo respiro, contro te e i tuoi Escavalier! Non ci fai paura!” minacciò Piccolino sicuro di sé e della fedeltà dei suoi amici. “Non mi interessi più, patetico Chikorita: a te ci penserà il mio signore in persona. Per colpa di un altro Pokèmon egli mi ha esiliato!” rispose Misdreavus, rivolgendo lo sguardo verso Pika. La piccola Pika prese coraggio e affrontò suo padre. “Perché tutto questo astio nei miei confronti?” “Tu lo sai” “Prima non eri così cattivo. Mi volevi bene, eri fiero di me e io di te. Ora invece…” Pika si rattristì, poi continuò a parlare. “Ricordi quando la mamma era ancora fra noi, ricordi come eravamo felici?” “Zitta! Ti avevo affidato un compito semplice e tu hai fallito. Per questo io non potrò più riscattare il mio passato!” Ma Pika continuò a ricordarsi e ricordare. “Ti ricordi quel giorno che andammo tutti insieme sulle rive del Fiume Averno e tu mi insegnasti a pescare? Salimmo su un ponticello ed tu mi mostrasti i pesci che apparivano sotto il velo dell’acqua. Un piccolo ponticello, a forma di omega , riuniva pacifico le due sponde avverse. Alcune delle pietre, grigie come quelle degli argini, riflettevano abbaglianti la luce del sole; ed ancora più fulgido era il parapetto di marmo candido, costruito a piccoli archetti e colonnine. Ricordi? Tutto, alberi e ponte, si riflettevano sulla superficie dell’acqua ma la loro immagine era scomposta da minute onde che seguivano la corrente del fiume. L’acqua scorreva calma e lenta. Quel giorno ti chiesi: «Papà, perchè non hai ancora preso un Magikarp?». Mi rispondesti: «Piccola mia, non siamo qui per prendere pesci: siamo qui per diventare pesci». Non compresi. «Dobbiamo diventare Magikarp, papà?» Con un sorriso mi dicesti: «Il fiume che vedi è un grande canale di energia che proviene dal cielo e dalla terra. I pesci sono fortunati, perché vivendo nell’acqua si nutrono di questa forza vitale. La lenza che ho gettato ora è a contatto con l’acqua, e pure, attraverso la canna, è a contatto con me: così anche io, come i pesci, sono parte dell’Universo intero. Pika, se mi dai la mano, lo sarai anche tu» Ricordi cosa fece la mamma?” “Zitta! Non sono qui per ricordare. Non ti ho condotto fin qui per questo, ma per punirti!” rispose Misdreavus insensibile. Ma Pika, sicura di sé, continuò a raccontare. “Mamma ci chiamò. Aveva già preparato la tovaglietta del picnic e acceso le braci sotto alla griglia per cucinare i pesci. Disse: «Cosa fate? Non pescate? A parlare i Magikarp non saltano da soli nel retino! » Raggiungemmo la mamma che ci accolse con un sorriso. Poi ella ti disse – ricordi?: «Non avrai ancora spiegato quella storia dell’energia e dell’Universo, spero…» «Anche tu la conosci, mamma?» «Me l’ha raccontata i primi giorni che ci eravamo conosciuti. Con quelle parole tuo padre conquistò il mio cuore» Tu rispondesti: «Non è una storiella! Cerco di insegnare qualcosa di utile a nostra figlia» «Lo so, caro. Lo so. Sei un padre esemplare!» «E tu sei una madre meravigliosa!» Poi vi baciaste, proprio come nelle favole, ed io risi un poco imbarazzata e un poco divertita. Trascorremmo insieme una giornata meravigliosa… Te lo ricordi, vero?” Negli occhi di Misdreavus si percepiva un misto di rabbia e di terrore, di paura, la sua. “Ti prego, Pika, stai zitta! Zitta!!!” Ma ella continuò: “Ti ho sempre ammirato, papà, per la tua saggezza e la tua bontà. Perché sei cambiato? Perché non mi vuoi più bene? Da quando è morta la mamma…” Misdreavus rimase in silenzio. La piccola Shuppet chiese: “Ti manca la mamma, vero?” “No. Voglio solo vendicarmi!”, le rispose. “Non ti credo, perché nei tuoi occhi c’è ancora l’immagine di lei e di me piccolina, mano nella mano, su quel ponticello del Fiume Averno!” Dagli occhi di Misdreavus pareva scendessero piccole gocciole d’acqua, ma subito egli si riebbe e disse: “Ricordo solo quel giorno che il Mightyena la catturò e la uccise davanti ai miei occhi. Da allora cercai di vendicare la sua morte ma quel mostro era – ed è - troppo forte per me. Il signore delle Rovine Kappa mi promise un frammento del rutilo se l’avessi aiutato, e così feci. Con il potere del rutilo avrei potuto uccidere il Mightyena, ma tu hai rovinato tutto! Tutto!!” Piccolino, quand’ebbe ascoltato tali parole, si fece avanti e disse: “Anche mia madre fu rapita e uccisa dal Mightyena, e mio padre e il suo migliore amico, un Misdreavus come te, combatterono contro quel feroce assassino, senza vincerlo. Lottarono per difendere mia madre Fogliolina, non per vendicarne la morte. La vendetta non porta nulla di buono. Rassègnati come abbiamo fatto noi, allora scoprirai la felicità” “Fallo per la mamma…” implorò Pika. Con aria seria, non più adirato ma spaventosamente calmo, Misdreavus aggiunse: “Non voglio e non posso tirarmi indietro proprio adesso. In un modo o nell’altro riuscirò ad ottenere un frammento di rutilo. Noi ci rivedremo ancora” Detto questo, si dileguò come fumo evanescente. |
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Nel Regno di Relicanth - parte seconda postato da PkCll (12:49 6/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Premessa: Questo articolo è tratto dalle mie pagine web http://www.anzwers.org/free/coccosteus/GPII/GPII.htm ormai inattive.A scanso di equivoci e come prevenzione contro eventuali flame, dichiaro che il testo del presente articolo è interamente copiato dal suddetto sito web, poiché non trovo controindicazioni nel copiare me stesso; inoltre il testo non compare in alcun altro articolo nel TG di Poketown. Se avete qualche commento riguardo a quanto sopra dichiarato, vi prego di mandarmi solo messaggi privati. Commentate e votate invece liberamente sul contenuto dell’articolo e sulla sua forma. Cercherò di essere il più semplice possibile; se non riuscite a capire alcuni termini, chiedetemelo nei commenti all’articolo, così che la mia risposta possa essere utile a tutti i lettori. BIOLOGIA
La Vita nel Devoniano
Prendo di pari passo ciò che è scritto nel libro Fossili (.H.T.Rhodes, S.Zim, P.R.Shaffer, FOSSILI, a.Mondadori ed., Milano, 1965), un poco antiquato ma ben sintetizza il panorama della biosfera devoniana. “Il periodo Devoniano (v. articolo precedente) vide il diffondersi di pesci, piante terrestri e dei primi animali terrestri, rappresentati dagli anfibi primitivi. Tra i pesci erano comprese numerose specie di individui privi di mascelle (Ostracodermi), o dalla pelle cosparsa di placche ossee, oltre a squali e ai primi pesci dallo scheletro osseo (Osteitti). Da un gruppo trassero le origini i pesci a pinne lobate (Crossopterigi) ed i primi anfibi (Ittiostegali), che presentano caratteri intermedi tra quelli degli anfibi e quelli dei pesci. Nelle montagne della Groenlandia sono stati trovati fossili di questa specie, originari di un ambiente naturale caldo ed umido. I ragni primitivi, i millepiedi e gli insetti apparvero nel periodo Devoniano, insieme a molluschi bivalvi di acqua corrente. Le primitive piante terrestri erano di struttura assai semplice, essendo prive di vere radici e di foglie, ma avevano in comune con le piante attuali il sistema vascolare o linfatico. Nel tardo Devoniano erano ampiamente diffuse vaste foreste di licopodi e pteridofite. Una scogliera corallina del Devoniano comprendeva grandi formazioni coralline a forma di calice che potevano raggiungere una altezza di più di mezzo metro, insieme a formazioni semplici di estensione di più di due metri. Inoltre erano diffuse formazioni ramificate. Brachiopodi e molluschi continuavano a diffondersi; apparvero i primi esemplari di ammoniti comuni, mentre le vere graptoliti si erano già estinte e i trilobiti erano anche essi in via di estinzione. In molte zone si erano accumulati spessi depositi di sabbia rossa e di fango.” N.B. Nel linguaggio scientifico il termine Pesci non esiste: è meglio usare il termine Gnatostomi acquatici Sempre dallo stesso testo sono tratte le seguenti (splendide) immagini Elenco dei taxa principali viventi nel Devoniano SPERMATOFITE GIMNOSPERME Pteridosperme (D sup) Conifere Gingkoidali Nel Devoniano Lochkoviano si svilupparono i primi vegetali erbacei; nel Devoniano medio comparvero le Pteridofite, e nel Devoniano superiore apparvero Licopside, Sfenopside, Filicopside, Gimnosperme. Le Psilofitali cominciarono a declinare. PTERIDOFITE Psilofitopside (Rhynia, Asteroxilon, Protolepidodendro) Lycopside Sfenopside (Equisetum) Filicopside (felci arboree) Per chi fosse interessato a conoscere i vari Ordini e Classi e Generi, me lo richieda pure tramite messaggio privato! RIZOPODI FORAMINIFERI Astorizhide, Rhizomminide, Saccaminide SARCODINI RADIOLARI Policistini, Acantari, Phoedari TIPO CELENTERATI Sottotipo Cnidari TIPO BRIOZOI Sottotipo Ectoprocti TIPO BRACHIOPODI TIPO MOLLUSCHI Classe Anfineuri Classe Scafopodi (Plagioghypta, Prodentalium) Classe Bivalvi o Pelicipodi o Lamellibranchi Classe Gastropodi Classe Cefalopodi TIPO ECHINODERMATI Sottotipo Pelmatozoi (?) Classe Carpoidi (Placocytes) (?) Classe Edrioasteroidi (Lepidodiscus) Classe Cistoidi Classe Blastoidi Classe Crinoidi Sottotipo Eleuterozoi Classe Oloturoidi (Palaeocucumaria, Protocaudina) Classe Stellaroidi Classe Echinoidi Classe Ophiocistoidi (Sollsina) TIPO CORDATI SOTTOTIPO STOMOCORDATI Classe Pterobranchi TIPO ARTROPODI Classe Trilobitoidei Classe Trilobiti Classe Merostomi Classe Aracnidi Classe Crostacei Classe Malacostraci Classe Miriapodi Classe Exapodi o Insetti PLACODERMI I Placodermi sono fra i più antichi pesci a mandibola. Hanno piastre ossee corazzate che coprono completamente capo e corpo. Così corazzati, assomigliano agli Ostracodermi. Si distinguono da questi ultimi per le pinne e la presenza di mascelle. Si contano due gruppi: gli Artrodiri, con il capo e la parte anteriore del torace pesantemente corazzati, caratterizzati da ampia apertura mascellare; e gli Antiarchi, piccoli pesci corazzati dal corpo appiattito, che vivevano sul fondo, forniti di pinne robuste simili a braccia (vedi Figura 1). Le mascelle sono articolate col palatoquadrato. Questo, e i giunti ossei fra capo e tronco, hanno permesso un movimento verticale più ampio del capo, per trattenere prede grandi. I denti sono formati per fusione di altri elementi (come negli Olocefali). Notocorda con inferiormente vertebre a Y, cartilaginee. Anche se il capo e il torace erano corazzati con osso cutaneo, il resto del corpo era abbastanza vulnerabile, coperto di piccole scaglie ossee, a volte assenti. La corazza poteva avere funzione difensiva contro predatori come lo Scorpione di Mare, o come esoscheletro a sostegno degli organi interni poichè lo scheletro cartilagineo era debole, o ancora come difesa ai raggi ultravioletti che giungevano dal Sole attraverso una atmosfera ancora povera di ozono. I Placodermi hanno evoluto varie forme, dai nuotatori ai detritivori. Le pinne e la coda eterocerca mostrano che erano nuotatori, ma il peso della corazza li avrebbe portati a trascorrere molto tempo sul fondo. La maggior parte dei Placodermi era piccola, circa 10-15 cm, ma un gruppo specializzato carnivoro, i Dinichthydi, raggiungevano 4-9 metri di lunghezza. Apparsi nel Siluriano Llandovery, ebbero maggior sviluppo dal Devoniano Renano, dominando presto ogni ecosistema marino e di acqua dolce. 250 generi, con centinaia di specie per ognuno, furono il gruppo più importante del Devoniano, ma si estinsero alla fine di questo periodo. I Placodermi si distinguono da tutti gli altri Gnatostomi per avere le capsule nasali non fuse con il resto del cranio. Fu rinvenuto un Placoderma fossile con tracce di pigmento: rosso sul lato postero-dorsale, argento su quello ventrale. Forse i Placodermi potevano distinguere i colori. Un esemplare fossile di Dunkleosteus presentava cicatrici: segno di una lotta con un proprio simile. L'endoscheletro è completamente o in gran parte cartilagineo. La sospensione dell'apparato masticatore può essere anfistlica o autostilica. In breve: - Osso cutaneo dentale, non sostituibile - muscoli della mascella mediani al palatoquadrato - narici anteroventrali - capsule nasali non fuse nel cranio - placche sclerotiche formate da 1-4 pezzi - spiracolo assente - 5 archi branchiali - singola apertura branchiale fra scudo cefalico e tronco - giunto unico del collo - corpo coperto da placche ossee cutanee - il modello di placca è comune a tutti i Placodermi - archi neurali presenti - archi emali nella zona caudale, senza centri ossificati - coda eterocerca - singola pinna dorsale - pinna anale sconosciuta o assente - endoscheletro cartilagineo e osso pericondrale - pinne pettorali - presenza di semidentina e odontociti Figura 1: alcuni esemplari di Placodermi
1. Bothriolepis, un Antiarco
2. Dinichthys, un Artrodiro
(illustrazione di Raymond Perlman, in Fossili © 1965, A.Mondadori ed.)
Per ulteriori informazioni sui Placodermi: http://www.palaeos.com/Vertebrates/Units/Unit060/060.000.html
Dei due gruppi, per brevità dell’articolo e per maggior interesse, vi descriverò quello degli Artrodiri. ARTRODIRI
Il nome Artrodiro significa collo congiunto. Essi hanno un giunto fra capo e torace. Quando la mandibola si muoveva in basso, il capo si alzava in alto, dando una apertura maggiore alla bocca. Come superficie mordente usavano i margini taglienti delle piastre ossee. Molto attivi, hanno dominato gli ecosistemi per circa 50 milioni di anni. Si differenziarono poco: solo le ultime forme crebbero di dimensione, forse in ragione delle nuove prede (squali e pesci ossei). Il più grande fu Dunkleosteus, lungo da 3 a 9 metri. Gli occhi erano protetti da un anello osseo. Gli Artrodiri non furono rimpiazzati da nuovi gnatostomi, bensì si estinsero a causa di un evento terminale alla fine del Devoniano. Le nicchie ecologiche furono rimpiazzate nel Carbonifero dagli squali. Si è creduto per molto tempo che i parenti più prossimi fossero le Lamprede in una direzione e gli Olocefali nella altra. Dopo 50 milioni di anni gli ultimi Artrodiri avevano 2 placche superognatali e una inferognatale. I Placodermi non svilupparno i denti dalle scaglie come altri gruppi di Vertebrati. La forma delle placche gnatali sembra essere stata soggetta a variazioni considerevoli. Alcune hanno sviluppato superfici aguzze e taglienti, altre non apprezzabili. La formula gnatale di base era straordinariamente costante! I supporti vertebrali dei Placodermi, come tutti gli gnatostomi del Devoniano, erano ancora deboli. Forti supporti vertebrali non erano certo utili a organismi acquatici. Però forti supporti longitudinali ammettono forti movimenti muscolari di nuoto che la notocorda permetta. Inoltre, movimenti anguilliformi mettono in crisi la efficienza della notocorda. Non è possibilie semplicemente accrescere il diamentro della notocorda o dell’animale stesso. I Placodermi risolsero questo problema evolvendo un esoscheletro, a differenza degli Eugnatostomi. La altra metà del corpo rimase libera di nuotare energicamente, essendo ancorata al rigido esoscheletro craniotoracico. La parte posteriore dei Placodermi, ove conosciuta, è snella come gli Osteitti e gli squali. Ancorarono giustamente gli organi interni allo esoscheletro rinforzato vicino al centro di gravità e di rotazione, piuttosto che disperderli lungo il tronco come nella maggior parte dei pesci moderni o dei Tetrapodi. La parte posteriore del tronco è sorprendentemente senza pinne, ma le nostre conoscenze su questa regione anatomica sono limitate. Non ci sono evidenze di pinne dorsali e anali negli Artrodiri, e poca evidenza di una pinna caudale. Il Capo degli artrodiri era suscettibile di soli movimenti verticali, e non orizzontali: ciò era dovuto ai giunti dello esoscheletro. Altri movimenti erano minimi. Il controllo era possibile solo con le pinne pettorali. Paradossalmente, gli Artrodiri e più genericamente i Placodermi hanno avuto successo grazie alla loro specializzazione nella veolcità che era alla base di una vita pelagica attiva. Gli ultimi Artrodiri presentavano convergenze con gli Osteitti, prima che si estinsero per ragione sconosciute alla fine del Devoniano. In breve: - 2 set di piastre dentali (superognatali), piastre gnatali tubercolate - grande processo postorbitale endocraniale - volta cranica composta da 3 piastre craniche che non si sovrappongono - 3 piastre guanciali - iomandibola fusa con la guancia, essa non fa parte della mascella - inferognatale sull’osso di Meckel con i muscoli adduttori funzionanti apparentemente direttamente fraMecKelliane il palatoquadrato - cranio anteriore con capsule nasali separate da un muro ossificato pericondrale, ovvero la fessura cranioetmoide che in alcune specie separa completamente le capsule nasali dal cervello - grandi capsule olfattive aperte ventralmente - occhio e cranio collegati da sclera a volte ossificata - orbita con miodomi - palatoquadrato articolato con etmoide e con la armatura dermica - cranio articolato con gli archi branchiali - linea sensoriale in pozzi o scalanature nella corazza dermica - apertura endolinfatica in singola placca paranucale - giunto fra cranio e sinarcuali principali - giunto supplementare fra cranio e armatura corporea (non in Actinolepidoidei) con i condili sulla placca dorsolaterale della armatura del tronco e sulla fossa della placca paranucale della armatura cefalica. Tale struttura limita il movimento orizzontale del capo - Scudo toracico allungato nelle forme primitive, con chiusura delle placche dermiche posteriori sulle pettorali - placche toraciche con leggera embricatura - scheletro assiale sconosciuto, ma lo scapulocoracoide mostra una base stretta per la pinna (stenobasale) con collegamenti muscolari e vascolari attaccati esternamente alla base - armatura cutanea spessa, osso cellulare con tubercoli esterni di semidentina (assente in alcune specie poichè coperte da pelle) Alcuni generi: Coccosteus, Dicksonosteus, Dunkleosteus, Dinichthys Dinichthys
(illustrazione di Raymond Perlman, in [/]Fossili[/i] © 1965, A.Mondadori ed.)
Dunkleosteus
( http://www.toyen.uio.no/geologi/faktablader/blad37.htm )
Coccosteus
( http://kawa3104.hp.infoseek.co.jp/kokkosuteusu.JPG )
Gorgonichthys
(http://www.toyen.uio.no/geologi/faktablader/blad37.htm)
Dunkleosteus
(http://www.ndsu.nodak.edu/instruct/ashworth/coursework/g106/fish/dunkleosteus2.jpg)
CLADOGRAMMA
( tratto da http://www.palaeos.com/Vertebrates/Units/Unit060/060Cladogram.html )
ALTRI CLADOGRAMMI
( tratto da http://www.mun.ca/biology/scarr/Phylogeny_of_Fish.htm )
( tratto da http://www.mun.ca/biology/scarr/Placoderm_radiation.htm )
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