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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (6/8) postato da PkCll (10:04 13/02/13) |
~ link diretto a questo articolo La Torre Pendente - seconda parteEntrarono ad uno ad uno nella Torre Pendente timorosi di incontrare qualche presenza nemica, ma non videro alcun ché di ostile. Decisero quindi di salire la vecchia e scricchiolante scala di legno a chiocciola e raggiunsero in un raggelante silenzio l’ultimo piano della torre. Da quell’altezza potevano scorgere tutta la vallata di Pokètown ed ogni luogo che avevano visitato nei giorni precedenti. A mozzare il loro fiato non fu lo spettacolare panorama del Continente, bensì una voce a loro fin troppo familiare. “Finalmente siete arrivati!” tuonò Misdreavus. “Combatteremo fino all’ultimo respiro, contro te e i tuoi Escavalier! Non ci fai paura!” minacciò Piccolino sicuro di sé e della fedeltà dei suoi amici. “Non mi interessi più, patetico Chikorita: a te ci penserà il mio signore in persona. Per colpa di un altro Pokèmon egli mi ha esiliato!” rispose Misdreavus, rivolgendo lo sguardo verso Pika. La piccola Pika prese coraggio e affrontò suo padre. “Perché tutto questo astio nei miei confronti?” “Tu lo sai” “Prima non eri così cattivo. Mi volevi bene, eri fiero di me e io di te. Ora invece…” Pika si rattristì, poi continuò a parlare. “Ricordi quando la mamma era ancora fra noi, ricordi come eravamo felici?” “Zitta! Ti avevo affidato un compito semplice e tu hai fallito. Per questo io non potrò più riscattare il mio passato!” Ma Pika continuò a ricordarsi e ricordare. “Ti ricordi quel giorno che andammo tutti insieme sulle rive del Fiume Averno e tu mi insegnasti a pescare? Salimmo su un ponticello ed tu mi mostrasti i pesci che apparivano sotto il velo dell’acqua. Un piccolo ponticello, a forma di omega , riuniva pacifico le due sponde avverse. Alcune delle pietre, grigie come quelle degli argini, riflettevano abbaglianti la luce del sole; ed ancora più fulgido era il parapetto di marmo candido, costruito a piccoli archetti e colonnine. Ricordi? Tutto, alberi e ponte, si riflettevano sulla superficie dell’acqua ma la loro immagine era scomposta da minute onde che seguivano la corrente del fiume. L’acqua scorreva calma e lenta. Quel giorno ti chiesi: «Papà, perchè non hai ancora preso un Magikarp?». Mi rispondesti: «Piccola mia, non siamo qui per prendere pesci: siamo qui per diventare pesci». Non compresi. «Dobbiamo diventare Magikarp, papà?» Con un sorriso mi dicesti: «Il fiume che vedi è un grande canale di energia che proviene dal cielo e dalla terra. I pesci sono fortunati, perché vivendo nell’acqua si nutrono di questa forza vitale. La lenza che ho gettato ora è a contatto con l’acqua, e pure, attraverso la canna, è a contatto con me: così anche io, come i pesci, sono parte dell’Universo intero. Pika, se mi dai la mano, lo sarai anche tu» Ricordi cosa fece la mamma?” “Zitta! Non sono qui per ricordare. Non ti ho condotto fin qui per questo, ma per punirti!” rispose Misdreavus insensibile. Ma Pika, sicura di sé, continuò a raccontare. “Mamma ci chiamò. Aveva già preparato la tovaglietta del picnic e acceso le braci sotto alla griglia per cucinare i pesci. Disse: «Cosa fate? Non pescate? A parlare i Magikarp non saltano da soli nel retino! » Raggiungemmo la mamma che ci accolse con un sorriso. Poi ella ti disse – ricordi?: «Non avrai ancora spiegato quella storia dell’energia e dell’Universo, spero…» «Anche tu la conosci, mamma?» «Me l’ha raccontata i primi giorni che ci eravamo conosciuti. Con quelle parole tuo padre conquistò il mio cuore» Tu rispondesti: «Non è una storiella! Cerco di insegnare qualcosa di utile a nostra figlia» «Lo so, caro. Lo so. Sei un padre esemplare!» «E tu sei una madre meravigliosa!» Poi vi baciaste, proprio come nelle favole, ed io risi un poco imbarazzata e un poco divertita. Trascorremmo insieme una giornata meravigliosa… Te lo ricordi, vero?” Negli occhi di Misdreavus si percepiva un misto di rabbia e di terrore, di paura, la sua. “Ti prego, Pika, stai zitta! Zitta!!!” Ma ella continuò: “Ti ho sempre ammirato, papà, per la tua saggezza e la tua bontà. Perché sei cambiato? Perché non mi vuoi più bene? Da quando è morta la mamma…” Misdreavus rimase in silenzio. La piccola Shuppet chiese: “Ti manca la mamma, vero?” “No. Voglio solo vendicarmi!”, le rispose. “Non ti credo, perché nei tuoi occhi c’è ancora l’immagine di lei e di me piccolina, mano nella mano, su quel ponticello del Fiume Averno!” Dagli occhi di Misdreavus pareva scendessero piccole gocciole d’acqua, ma subito egli si riebbe e disse: “Ricordo solo quel giorno che il Mightyena la catturò e la uccise davanti ai miei occhi. Da allora cercai di vendicare la sua morte ma quel mostro era – ed è - troppo forte per me. Il signore delle Rovine Kappa mi promise un frammento del rutilo se l’avessi aiutato, e così feci. Con il potere del rutilo avrei potuto uccidere il Mightyena, ma tu hai rovinato tutto! Tutto!!” Piccolino, quand’ebbe ascoltato tali parole, si fece avanti e disse: “Anche mia madre fu rapita e uccisa dal Mightyena, e mio padre e il suo migliore amico, un Misdreavus come te, combatterono contro quel feroce assassino, senza vincerlo. Lottarono per difendere mia madre Fogliolina, non per vendicarne la morte. La vendetta non porta nulla di buono. Rassègnati come abbiamo fatto noi, allora scoprirai la felicità” “Fallo per la mamma…” implorò Pika. Con aria seria, non più adirato ma spaventosamente calmo, Misdreavus aggiunse: “Non voglio e non posso tirarmi indietro proprio adesso. In un modo o nell’altro riuscirò ad ottenere un frammento di rutilo. Noi ci rivedremo ancora” Detto questo, si dileguò come fumo evanescente. |
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Nel Regno di Relicanth - parte seconda postato da PkCll (12:49 6/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Premessa: Questo articolo è tratto dalle mie pagine web http://www.anzwers.org/free/coccosteus/GPII/GPII.htm ormai inattive.A scanso di equivoci e come prevenzione contro eventuali flame, dichiaro che il testo del presente articolo è interamente copiato dal suddetto sito web, poiché non trovo controindicazioni nel copiare me stesso; inoltre il testo non compare in alcun altro articolo nel TG di Poketown. Se avete qualche commento riguardo a quanto sopra dichiarato, vi prego di mandarmi solo messaggi privati. Commentate e votate invece liberamente sul contenuto dell’articolo e sulla sua forma. Cercherò di essere il più semplice possibile; se non riuscite a capire alcuni termini, chiedetemelo nei commenti all’articolo, così che la mia risposta possa essere utile a tutti i lettori. BIOLOGIA
La Vita nel Devoniano
Prendo di pari passo ciò che è scritto nel libro Fossili (.H.T.Rhodes, S.Zim, P.R.Shaffer, FOSSILI, a.Mondadori ed., Milano, 1965), un poco antiquato ma ben sintetizza il panorama della biosfera devoniana. “Il periodo Devoniano (v. articolo precedente) vide il diffondersi di pesci, piante terrestri e dei primi animali terrestri, rappresentati dagli anfibi primitivi. Tra i pesci erano comprese numerose specie di individui privi di mascelle (Ostracodermi), o dalla pelle cosparsa di placche ossee, oltre a squali e ai primi pesci dallo scheletro osseo (Osteitti). Da un gruppo trassero le origini i pesci a pinne lobate (Crossopterigi) ed i primi anfibi (Ittiostegali), che presentano caratteri intermedi tra quelli degli anfibi e quelli dei pesci. Nelle montagne della Groenlandia sono stati trovati fossili di questa specie, originari di un ambiente naturale caldo ed umido. I ragni primitivi, i millepiedi e gli insetti apparvero nel periodo Devoniano, insieme a molluschi bivalvi di acqua corrente. Le primitive piante terrestri erano di struttura assai semplice, essendo prive di vere radici e di foglie, ma avevano in comune con le piante attuali il sistema vascolare o linfatico. Nel tardo Devoniano erano ampiamente diffuse vaste foreste di licopodi e pteridofite. Una scogliera corallina del Devoniano comprendeva grandi formazioni coralline a forma di calice che potevano raggiungere una altezza di più di mezzo metro, insieme a formazioni semplici di estensione di più di due metri. Inoltre erano diffuse formazioni ramificate. Brachiopodi e molluschi continuavano a diffondersi; apparvero i primi esemplari di ammoniti comuni, mentre le vere graptoliti si erano già estinte e i trilobiti erano anche essi in via di estinzione. In molte zone si erano accumulati spessi depositi di sabbia rossa e di fango.” N.B. Nel linguaggio scientifico il termine Pesci non esiste: è meglio usare il termine Gnatostomi acquatici Sempre dallo stesso testo sono tratte le seguenti (splendide) immagini Elenco dei taxa principali viventi nel Devoniano SPERMATOFITE GIMNOSPERME Pteridosperme (D sup) Conifere Gingkoidali Nel Devoniano Lochkoviano si svilupparono i primi vegetali erbacei; nel Devoniano medio comparvero le Pteridofite, e nel Devoniano superiore apparvero Licopside, Sfenopside, Filicopside, Gimnosperme. Le Psilofitali cominciarono a declinare. PTERIDOFITE Psilofitopside (Rhynia, Asteroxilon, Protolepidodendro) Lycopside Sfenopside (Equisetum) Filicopside (felci arboree) Per chi fosse interessato a conoscere i vari Ordini e Classi e Generi, me lo richieda pure tramite messaggio privato! RIZOPODI FORAMINIFERI Astorizhide, Rhizomminide, Saccaminide SARCODINI RADIOLARI Policistini, Acantari, Phoedari TIPO CELENTERATI Sottotipo Cnidari TIPO BRIOZOI Sottotipo Ectoprocti TIPO BRACHIOPODI TIPO MOLLUSCHI Classe Anfineuri Classe Scafopodi (Plagioghypta, Prodentalium) Classe Bivalvi o Pelicipodi o Lamellibranchi Classe Gastropodi Classe Cefalopodi TIPO ECHINODERMATI Sottotipo Pelmatozoi (?) Classe Carpoidi (Placocytes) (?) Classe Edrioasteroidi (Lepidodiscus) Classe Cistoidi Classe Blastoidi Classe Crinoidi Sottotipo Eleuterozoi Classe Oloturoidi (Palaeocucumaria, Protocaudina) Classe Stellaroidi Classe Echinoidi Classe Ophiocistoidi (Sollsina) TIPO CORDATI SOTTOTIPO STOMOCORDATI Classe Pterobranchi TIPO ARTROPODI Classe Trilobitoidei Classe Trilobiti Classe Merostomi Classe Aracnidi Classe Crostacei Classe Malacostraci Classe Miriapodi Classe Exapodi o Insetti PLACODERMI I Placodermi sono fra i più antichi pesci a mandibola. Hanno piastre ossee corazzate che coprono completamente capo e corpo. Così corazzati, assomigliano agli Ostracodermi. Si distinguono da questi ultimi per le pinne e la presenza di mascelle. Si contano due gruppi: gli Artrodiri, con il capo e la parte anteriore del torace pesantemente corazzati, caratterizzati da ampia apertura mascellare; e gli Antiarchi, piccoli pesci corazzati dal corpo appiattito, che vivevano sul fondo, forniti di pinne robuste simili a braccia (vedi Figura 1). Le mascelle sono articolate col palatoquadrato. Questo, e i giunti ossei fra capo e tronco, hanno permesso un movimento verticale più ampio del capo, per trattenere prede grandi. I denti sono formati per fusione di altri elementi (come negli Olocefali). Notocorda con inferiormente vertebre a Y, cartilaginee. Anche se il capo e il torace erano corazzati con osso cutaneo, il resto del corpo era abbastanza vulnerabile, coperto di piccole scaglie ossee, a volte assenti. La corazza poteva avere funzione difensiva contro predatori come lo Scorpione di Mare, o come esoscheletro a sostegno degli organi interni poichè lo scheletro cartilagineo era debole, o ancora come difesa ai raggi ultravioletti che giungevano dal Sole attraverso una atmosfera ancora povera di ozono. I Placodermi hanno evoluto varie forme, dai nuotatori ai detritivori. Le pinne e la coda eterocerca mostrano che erano nuotatori, ma il peso della corazza li avrebbe portati a trascorrere molto tempo sul fondo. La maggior parte dei Placodermi era piccola, circa 10-15 cm, ma un gruppo specializzato carnivoro, i Dinichthydi, raggiungevano 4-9 metri di lunghezza. Apparsi nel Siluriano Llandovery, ebbero maggior sviluppo dal Devoniano Renano, dominando presto ogni ecosistema marino e di acqua dolce. 250 generi, con centinaia di specie per ognuno, furono il gruppo più importante del Devoniano, ma si estinsero alla fine di questo periodo. I Placodermi si distinguono da tutti gli altri Gnatostomi per avere le capsule nasali non fuse con il resto del cranio. Fu rinvenuto un Placoderma fossile con tracce di pigmento: rosso sul lato postero-dorsale, argento su quello ventrale. Forse i Placodermi potevano distinguere i colori. Un esemplare fossile di Dunkleosteus presentava cicatrici: segno di una lotta con un proprio simile. L'endoscheletro è completamente o in gran parte cartilagineo. La sospensione dell'apparato masticatore può essere anfistlica o autostilica. In breve: - Osso cutaneo dentale, non sostituibile - muscoli della mascella mediani al palatoquadrato - narici anteroventrali - capsule nasali non fuse nel cranio - placche sclerotiche formate da 1-4 pezzi - spiracolo assente - 5 archi branchiali - singola apertura branchiale fra scudo cefalico e tronco - giunto unico del collo - corpo coperto da placche ossee cutanee - il modello di placca è comune a tutti i Placodermi - archi neurali presenti - archi emali nella zona caudale, senza centri ossificati - coda eterocerca - singola pinna dorsale - pinna anale sconosciuta o assente - endoscheletro cartilagineo e osso pericondrale - pinne pettorali - presenza di semidentina e odontociti Figura 1: alcuni esemplari di Placodermi
1. Bothriolepis, un Antiarco
2. Dinichthys, un Artrodiro
(illustrazione di Raymond Perlman, in Fossili © 1965, A.Mondadori ed.)
Per ulteriori informazioni sui Placodermi: http://www.palaeos.com/Vertebrates/Units/Unit060/060.000.html
Dei due gruppi, per brevità dell’articolo e per maggior interesse, vi descriverò quello degli Artrodiri. ARTRODIRI
Il nome Artrodiro significa collo congiunto. Essi hanno un giunto fra capo e torace. Quando la mandibola si muoveva in basso, il capo si alzava in alto, dando una apertura maggiore alla bocca. Come superficie mordente usavano i margini taglienti delle piastre ossee. Molto attivi, hanno dominato gli ecosistemi per circa 50 milioni di anni. Si differenziarono poco: solo le ultime forme crebbero di dimensione, forse in ragione delle nuove prede (squali e pesci ossei). Il più grande fu Dunkleosteus, lungo da 3 a 9 metri. Gli occhi erano protetti da un anello osseo. Gli Artrodiri non furono rimpiazzati da nuovi gnatostomi, bensì si estinsero a causa di un evento terminale alla fine del Devoniano. Le nicchie ecologiche furono rimpiazzate nel Carbonifero dagli squali. Si è creduto per molto tempo che i parenti più prossimi fossero le Lamprede in una direzione e gli Olocefali nella altra. Dopo 50 milioni di anni gli ultimi Artrodiri avevano 2 placche superognatali e una inferognatale. I Placodermi non svilupparno i denti dalle scaglie come altri gruppi di Vertebrati. La forma delle placche gnatali sembra essere stata soggetta a variazioni considerevoli. Alcune hanno sviluppato superfici aguzze e taglienti, altre non apprezzabili. La formula gnatale di base era straordinariamente costante! I supporti vertebrali dei Placodermi, come tutti gli gnatostomi del Devoniano, erano ancora deboli. Forti supporti vertebrali non erano certo utili a organismi acquatici. Però forti supporti longitudinali ammettono forti movimenti muscolari di nuoto che la notocorda permetta. Inoltre, movimenti anguilliformi mettono in crisi la efficienza della notocorda. Non è possibilie semplicemente accrescere il diamentro della notocorda o dell’animale stesso. I Placodermi risolsero questo problema evolvendo un esoscheletro, a differenza degli Eugnatostomi. La altra metà del corpo rimase libera di nuotare energicamente, essendo ancorata al rigido esoscheletro craniotoracico. La parte posteriore dei Placodermi, ove conosciuta, è snella come gli Osteitti e gli squali. Ancorarono giustamente gli organi interni allo esoscheletro rinforzato vicino al centro di gravità e di rotazione, piuttosto che disperderli lungo il tronco come nella maggior parte dei pesci moderni o dei Tetrapodi. La parte posteriore del tronco è sorprendentemente senza pinne, ma le nostre conoscenze su questa regione anatomica sono limitate. Non ci sono evidenze di pinne dorsali e anali negli Artrodiri, e poca evidenza di una pinna caudale. Il Capo degli artrodiri era suscettibile di soli movimenti verticali, e non orizzontali: ciò era dovuto ai giunti dello esoscheletro. Altri movimenti erano minimi. Il controllo era possibile solo con le pinne pettorali. Paradossalmente, gli Artrodiri e più genericamente i Placodermi hanno avuto successo grazie alla loro specializzazione nella veolcità che era alla base di una vita pelagica attiva. Gli ultimi Artrodiri presentavano convergenze con gli Osteitti, prima che si estinsero per ragione sconosciute alla fine del Devoniano. In breve: - 2 set di piastre dentali (superognatali), piastre gnatali tubercolate - grande processo postorbitale endocraniale - volta cranica composta da 3 piastre craniche che non si sovrappongono - 3 piastre guanciali - iomandibola fusa con la guancia, essa non fa parte della mascella - inferognatale sull’osso di Meckel con i muscoli adduttori funzionanti apparentemente direttamente fraMecKelliane il palatoquadrato - cranio anteriore con capsule nasali separate da un muro ossificato pericondrale, ovvero la fessura cranioetmoide che in alcune specie separa completamente le capsule nasali dal cervello - grandi capsule olfattive aperte ventralmente - occhio e cranio collegati da sclera a volte ossificata - orbita con miodomi - palatoquadrato articolato con etmoide e con la armatura dermica - cranio articolato con gli archi branchiali - linea sensoriale in pozzi o scalanature nella corazza dermica - apertura endolinfatica in singola placca paranucale - giunto fra cranio e sinarcuali principali - giunto supplementare fra cranio e armatura corporea (non in Actinolepidoidei) con i condili sulla placca dorsolaterale della armatura del tronco e sulla fossa della placca paranucale della armatura cefalica. Tale struttura limita il movimento orizzontale del capo - Scudo toracico allungato nelle forme primitive, con chiusura delle placche dermiche posteriori sulle pettorali - placche toraciche con leggera embricatura - scheletro assiale sconosciuto, ma lo scapulocoracoide mostra una base stretta per la pinna (stenobasale) con collegamenti muscolari e vascolari attaccati esternamente alla base - armatura cutanea spessa, osso cellulare con tubercoli esterni di semidentina (assente in alcune specie poichè coperte da pelle) Alcuni generi: Coccosteus, Dicksonosteus, Dunkleosteus, Dinichthys Dinichthys
(illustrazione di Raymond Perlman, in [/]Fossili[/i] © 1965, A.Mondadori ed.)
Dunkleosteus
( http://www.toyen.uio.no/geologi/faktablader/blad37.htm )
Coccosteus
( http://kawa3104.hp.infoseek.co.jp/kokkosuteusu.JPG )
Gorgonichthys
(http://www.toyen.uio.no/geologi/faktablader/blad37.htm)
Dunkleosteus
(http://www.ndsu.nodak.edu/instruct/ashworth/coursework/g106/fish/dunkleosteus2.jpg)
CLADOGRAMMA
( tratto da http://www.palaeos.com/Vertebrates/Units/Unit060/060Cladogram.html )
ALTRI CLADOGRAMMI
( tratto da http://www.mun.ca/biology/scarr/Phylogeny_of_Fish.htm )
( tratto da http://www.mun.ca/biology/scarr/Placoderm_radiation.htm )
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (5/8) postato da PkCll (16:50 30/01/13) |
~ link diretto a questo articolo La Torre Pendente – prima parteRovine Kappa “Misdreavus! Sei un buono a nulla!! Come è possibile che non sei ancora riuscito a fermare quel Piccolino e i suoi compagni?” “Avrei potuto vincere, ma non è stata colpa mia, mio signore… Pika…” “Zitto! E’ colpa tua se hai scelto male i tuoi collaboratori” “Mio signore, mia figlia…” “Non mi interessano le tue questioni famigliari” “La punirò severamente” “Non serve, ormai” “La prossima volta non fallirò, avete la mia parola!” “Non mi serve la tua parola, né tu: sei esonerato dal servizio. Ora vattene!” “Mio signore…” “Non sono più il tuo signore. Vattene!!” “Ma…” “Troverai nella tua tana il compenso a te dovuto per i servigi fin ora compiuti. Ora vattene!!!” “Si” … “Piccolino. Pika. Non è finita qui” Castello Diroccato Il giorno seguente la lotta nei corridoi del castello, Piccolino stava seduto sul suo letto e ringraziava chi lo aveva soccorso e curato. Mostrava in volto una vistosa garza sull’occhio sinistro e una benda attorno al picciolo della sua foglia. “Ti ringrazio, May, d’avermi curato”, e rivolto a tutti i presenti: “Ringrazio anche tutti voi!” “E’ stato un mio dovere: per colpa del mio Muk ora sei ferito…” ammise May. “Non devi ringraziarci: siamo tutti amici e ci aiutiamo a vicenda” rispose Pikachu. Steven e Karol balzarono sul letto e saltellarono gioiosi, esclamando: “Evviva! Evviva! Papà sta bene, è guarito! Evviva!!” Artemisia li redarguì: “Piccini, piano! Vostro padre non sta ancora bene…” “No, fa lo stesso. Lasciali pure giocare. Piuttosto… chi è quella Shuppet laggiù in disparte?” chiese Chikorita. Iris gliela presentò: “Questa piccola Shuppet si chiama Pika. E’ la figlia di Misdreavus” Piccolino ebbe una reazione stupita, ma prontamente Iris seguitò a narrare i fatti accaduti. “Suo padre la sfruttava per i suoi turpi scopi. L’ha costretta a combattere contro di noi. Ella non ha avuto la forza di attaccare e Misdreavus per punizione voleva ucciderla!” Piccolino sussultò di sorpresa e osservò un attimo i suoi cuccioli. Poi disse: “E’ inaudito! Come può un padre… ah, non ci posso nemmeno pensare!” “E’ molto brava; non è come suo padre e ha bisogno d’affetto” concluse Iris. Piccolino le sorrise. Pika ricambiò con timidezza. “Con noi nulla dovrai temere” “Grazie, signor Chikorita…” disse Pika sottovoce. “Signor Chikorita? Ah ah ah! E’ la prima volta che mi chiamano così! Piccolino è il mio nome; rivogliti pure a me come ad un amico!” Pika arrossendo annuì. Lucinda, che era presso i vetri dell’alta finestra della stanza intenta ad osservare la valle, si voltò verso i suoi compagni e suggerì: “Meglio ora riprendere il nostro viaggio verso le Rovine Kappa: abbiamo Venomoth da salvare” “La strada che conduce alle rovine passa per la Torre Pendente. Non è un luogo sicuro né un sentiero tranquillo. Dobbiamo prestare la massima attenzione” disse Ditto, abile navigatore e provetto conoscitore dei più remoti angoli del Continente. La strada che conduceva alla Torre Pendente attraversava una fitta selva. Si addentrarono timorosi seguendo il sentiero lastricato. Ai lati la foresta oscura ed impenetrabile gli respirava addosso ed ebbero come la sensazione di essere osservati. Al posto del canto degli uccelli regnava un silenzio soffocante e opprimente. Cortecce d’alberi, arbusti, liane, tutto li avvinghiava. La poca luce che filtrava dalle alte fronde degli alberi bastava appena a distinguere le ramaglie secche che ostacolavano il loro cammino. Ad ogni respiro percepivano nel naso e in bocca un forte sentore di muschio. La sensazione di non essere soli in quel luogo tenebroso si manifestò in alcuni particolari alieni al paesaggio che Pikachu notò prim’ancora che Marill li fece presenti. “Pikachu, che sono quei…” “… occhi gialli che ci osservano…” continuò Pikachu, affrettando il passo verso Ash che era a capo della comitiva con Piccolino e Ditto. “… con le pupille rosse?” chiese Marill, imitando Pikachu. Pikachu avvertì Ash, il quale prontamente fermò il gruppo. Dai cespugli uscirono veloci una dozzina di coleotteri azzurri col ventre giallo che indossavano elmetti scintillanti con pennacchi scarlatti e lance bicolori alle zampe, mentre il resto dei loro corpi era protetto da conchiglie fluttuanti. “Escavalier!” gridò Pikachu. Quei cavalieri minacciosi marciarono compatti verso i nostri amici come soldati d’altri tempi, senza variare la velocità e il ritmo del loro passo. Pikachu cercò di contrastare la loro avanzata con la mossa Codacciaio, ma la loro armatura non si scalfì né si fermarono. “Che attacco può arrestarli, Shaymin?” chiese Ash all’esperto. “Escavalier è debole agli attacchi di tipo Fuoco…” Poi Shaymin si rivolse a Zaffira: “Tu conosci la mossa Giornodisole. Prova a dirigere l’attacco verso il primo Escavalier in formazione!” La Chikorita spiccò un breve salto e sprigionò dal centro della fronte un fascio di luce incandescente diretto verso la truppa ostile. Ma gli Escavalier velocissimi riuscirono a schivare l’attacco e continuarono la marcia verso di loro. Per non essere trafitti dalle lance bianche e rosse, i nostri continuarono a camminare a passo svelto lungo il sentiero. “Essi si muovono in formazione, compatti. Se ci disperdessimo a due a due nella foresta potremo far perdere loro le nostre tracce…” suggerì Piccolino, ma Ditto lo corresse: “Dal fitto della macchia non usciremo vivi! Gli arbusti ai lati del sentiero creano una barriera impenetrabile che solo dei Pokèmon volanti potrebbero valicare; e qui nessuno lo è” “Tranne me!” fece notare Pika. “Non è saggio che tu ti allontani. Uno di loro basterebbe a fermarti, mentre gli altri continuerebbero ad inseguirci” consigliò Pikachu. “E gli Escavalier sono resistenti da attacchi tipo Spettro e Psico. Resta con noi, Pika” Alle parole di Shaymin, la shuppettina annuì. “Ma perché non ci attaccano?” chiese stupita Lucinda. “Sembra che ci vogliano spingere, accompagnare in qualche luogo…” obiettò Ash. “Non ci resta che assecondarli, per ora, sperando che non ci conducano ad una trappola…” disse cauto Piccolino. Così scortati, raggiunsero la Torre Pendente. Imponente, rossa mattone, come la ringhiera del portico. Sette ordini di tetti: un piano terreno e sei sopraelevati, ma dalla base essi scorgevano solo i muri fino al quarto, mezzo oscurato dall’ombra del tetto. Quel cielo azzurro! Sembrava che la Torre lo toccasse, o che fosse appesa ad esso come un fengling, un campanellino cinese . Anche i più alti rami degli alberi facevano a gara per raggiungere il cielo, senza riuscirvi. Torre e chiome convergevano entrambe verso lo zenit. Gli Escavalier, con le lance verso i prigionieri, li spinsero a prendere una decisione: o combattere o rifugiarsi nella torre. “Non possiamo combattere contro di loro, i nostri attacchi sarebbero inutili. Non ci resta che entrare nella torre…” disse Marill. “… e sperare che non sia una trappola, anche se il mio intuito mi suggerisce proprio questo!” affermò Piccolino preoccupato. Entrarono ad uno ad uno nella Torre Pendente timorosi di incontrare qualche presenza nemica, ma non videro alcun ché di ostile. Decisero quindi di salire la vecchia e scricchiolante scala di legno a chiocciola e raggiunsero in un raggelante silenzio l’ultimo piano della torre. Da quell’altezza potevano scorgere tutta la vallata di Pokètown ed ogni luogo che avevano visitato nei giorni precedenti. A mozzare il loro fiato non fu lo spettacolare panorama del Continente, bensì una voce a loro fin troppo familiare. “Finalmente siete arrivati!” tuonò Misdreavus. “Combatteremo fino all’ultimo respiro, contro te e i tuoi Escavalier! Non ci fai paura!” minacciò Piccolino sicuro di sé e della fedeltà dei suoi amici. “Non mi interessi più, patetico Chikorita: a te ci penserà il mio signore in persona. Per colpa di un altro Pokèmon egli mi ha esiliato!” rispose Misdreavus, rivolgendo lo sguardo verso Pika. |
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Nel Regno di Relicanth - parte prima postato da PkCll (12:43 25/01/13) |
~ link diretto a questo articolo Alcuni Pokèmon sono stati creati sulla base di esseri viventi vissuti nelle ere preistoriche.Uno fra questi è RELICANTH. Per creare Relicanth gli autori si sono ispirati a due animali differenti: il Calacanto e il Dunkleosteus. Il Celacanto è un pesce appartenente al genere Latimeria, attualmente vivente, che appartiene a un gruppo di pesci vissuti nel periodo Cretacico (da 146 a 65 milioni di anni fa) le cui origini risalgono al periodo Devoniano (416-319 milioni di anni fa). Sono stati ritenuti estinti fino al loro ritrovamento nel 1938. Maggiori notizie le potete trovare al sito http://it.wikipedia.org/wiki/Latimeria Il corpo di Relicanth è ispitato a questo pesce. Il Dunkleosteus è un pesce corazzato (Placoderma) vissuto nel periodo Devoniano e ormai estinto. Esso poteva raggiungere una lunghezza di 10 metri e un peso di 7 tonnellate. Maggiori notizie al sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Dunkleosteus Il capo di Relicanth è ispirato a questa creatura. Non vorrei però fermarmi ad una mera descrizione di Relicanth, del Celacanto e del Dunkleosteus, ma vorrei accompagnarvi in un viaggio virtuale fra le terre inesplorate ove vivevano queste prime forma di “pesci”, esattamente nel Periodo Devoniano, tra 410 e 360 milioni di anni fa. Per il Celacanto, vissuto nel Periodo Cretaceo, valuterò in seguito se pubblicare un’altra serie di articoli in merito. L’argomento verrà affrontato in più episodi, cioè in diversi articoli. Cercherò di essere il più semplice possibile; se non riuscite a capire alcuni termini, chiedetemelo nei commenti all’articolo, così che la mia risposta possa essere utile a tutti i lettori. Verranno pubblicati i seguenti articoli: - CRONOLOGIA, PALEOGEOGRAFIA E OROGENESI - BIOLOGIA - PLACODERMI Il Periodo Devoniano è collocato cronologiacamente come segue, partendo dal periodo di tempo più ampio: Eon Fanerozoico: da 542 milioni di anni fa ad oggi. Era Paleozoica: da 542 milioni di anni fa a 251 milioni di anni fa. L’Eon Fanerozoico comprende le Ere Paleozoica, Mesozoica, Cenozoica e Quaternario. L’Era Paleozoica comprende i Periodi Cambriano, Gotlandiano (Ordoviciano, Siluriano), Devoniano, Carbonifero e Permiano. L’Era Mesozoica comprende i Periodi Triassico, Giurassico, Cretacico. L’Era Cenozoica comprende i Periodi Eogene (Paleocene, Eocene, Oligocene) e Neogene (Pliocene, Pleistocene, Olocene). La geocronologia del Quaternario è tuttora oggetto di discussione. L’ultimo Piano del Quaternario, che comprende i nostri giorni, è il Flandriano (pure questo non è accettato all’unanimità dalla comunità scientifica…). PALEOGEOGRAFIA E OROGENESI
Nella contea inglese di Devon, dove Murchison e Sedgwich definirono nel 1837 questo periodo, il limite fra Siluriano e Devoniano corrisponde a estesi cambiamenti paleogeografici determinati dallo orogene caledoniano. Durante il Devoniano la posizione dei continenti era assai diversa dall’attuale: una vasta area emersa si estendeva sopra la attuale Europa centro-settentrionale, Groenlandia, parte dell’America settentrionale, formando il continente Laurasia o Continente delle Arenarie Rosse Antiche (Old Red Sandstone). Il nome è derivato da una caratteristica formazione di arenarie fortemente colorate da ossidi di ferro, formate per trasporto di acque correnti in un ambiente a clima tropicale, con stagioni aride calde alternate a stagioni fortemente piovose. Le arenarie sono dette antiche per distinguerle da quelle di età permiana. Laurasia é il continente formatosi con la orogenesi caledoniana, dalla collisione delle placche Nord Europa - Avalonia con la placca Laurentia seguente la chiusura dell’Oceano Giapeto. Appartengono a Laurentia: Appalacchi, Ouachita, Allegheni; Irlanda, Scozia, Groenlandia, isole Swalbard (ora sul margine europeo). Appartengono al Nord Europa: catene scandinave. Appartengono ad Avalonia: Terranova, Nuova Scozia, New England (ora su margine americano); Sud Inghilterra, Sud Irlanda. Alla chiusura dell Oceano Giapeto si apre un nuovo oceano, il Rheico, con una sua propaggine fra il Gondwana e la Europa Centrale detta Oceano Armoricano. In Scandinavia, la sedimentazione molassica, rappresentata dalle Arenarie Rosse Antiche di ambiente continentale segue la fase finale della messa in posto delle falde caledoniane, nel Devoniano inferiore. Anche in Gran Bretagna accade lo stesso. La formazione di arenarie, discordante sui sedimenti più antichi, è potente parecchi chilometri ed è costituita da conglomerati e arenarie con subordinati calcari pedogenetici e lacustri derivanti dallo smantellamento delle catene neoformate, e depositi in ambiente fluvio-lacustre e costiero in un clima arido o semi arido. Contiene intercalazioni vulcaniche a luoghi assai potenti. Forti discordanze angolari sono presenti allo interno della formazione, per cui la parte inferiore (Lover ORS) rappresenterebbe un deposito sinorogenico (fisch) mentre quella media e superiore (Middle-Upper ORS) apparterebbe al post-orogeno. In questa zona si deduce che lo orogene caledoniano finì nel Devoniano inferiore, e che ne seguì un periodo di quiete e distensione comprovato dalle intercalazioni vulcaniche. Quiete piuttosto breve, poichè a partire dal Devoniano superiore-Carbonifero inferiore si ha la prima fase della orogenesi ercinica (fase Bretone). Durante il Devoniano il Nord Gondwana non subisce grosse variazioni. La piattaforma marina comprende la Spagna e il Massiccio Nord Armoricano, mentre ambienti più distali interessano le altre regioni mediterranee. Lo Oceano Sud Armoricano si chiude nel Devoniano medio (orogenesi Ligeriana). Di pertinenza di Gondwana/Sud Europa si mettono in posto: M.Noire, parte della Florida, Cantabria, Aquitania, Massiccio Centrale, Massiccio Boemo, Massiccio Sardo-Corso, Osa Morena, Nord Maghreb, rilievi della Turchia. Di pertinenza della Europa Centrale, zolla compresa fra lo Oceano Sud Armoricano ormai chiuso e lo Oceano Rheico alla massima espansione, si trovano: rilievi della Spagna centrale, Meseta Iberica, Nord-Centro Massiccio Armoricano. I Vosgi e la Foresta Nera si formeranno successivamente alla chiusura dello Oceano Rheico. In questa prima fase orogenetica sviluppatasi con metamorfismo di alta pressione ha avuto scarse ripercussioni sulla sedimentazione delle aree adiacenti. La sedimentazione è dominata dai carbonati, e compaiono anche scogliere a seguito di condizioni climatiche più miti per la deriva verso Nord, cioè verso lo Equatore, della zolla stessa. La erosione delle giovani catene caledoniane fornisce abbondanti detriti anche alla piattaforma continentale posta fra le Caledonidi e lo Oceano Rheico. Le faune bentoniche sulle due zolle rimangono differenziate, mentre lo Oceano Rheico continua a non costituire barriera per le forme pelagiche. A partire dal Devoniano medio le specie in comune ai due lati dello oceano aumentano rapidamente per la scomparsa della barriera che per lungo tempo ne ha ostacolato la diffusione. In questo stesso periodo sorgono scogliere organogene su entrambi i margini delle zolle a seguito dello ulteriore spostamento verso lo Equatore, verso Nord, delle zolle, e lo inizio della chiusura dello Oceano Rheico. La collisione avverrà nel Carbonifero. Riassumiamo ora la evoluzione geodinamica: Siluriano superiore - Devoniano inferiore: nello Oceano Sud Armoricano si era sviluppata al Siluriano superiore una subduzione oceanica che formò un sistema arco-fossa, mentre nello Oceano Rheico si riscontrava una fase di apertura con un tasso di espansione rapido. Ora inizia la subduzione dello arco vulcanico con sviluppo di metamorfismo di alta pressione della crosta oceanica, melanges tettonici e grandi sovrascorrimenti vergenti verso la zolla Sud Europea che coinvolgono anche il dominio oceanico. Numerose sequenze granitiche accompagnano questa fase tettonica. Nello Oceano Rheico ha inizio la subduzione, forse con la formazione di un arco vulcanico intraoceanico in risposta alla chiusura dello altro oceano o allo inizio della obduzione. Devoniano medio e superiore: i fenomeni di obduzione e subduzione che hanno coinvolto le formazioni oceaniche e marginali della Zolla Sud Europa si esauriscono con la tettonizzazione di questa, e i bacini di sedimentazione migrano sempre più allo interno della zolla stessa. Il metamorfismo e i fenomeni magmatici sono via via sempre più intensi ed estesi. Lo esaurirsi nello Oceano Sud Armoricano dei fenomeni legati alla subduzione porta lo sviluppo di deformazioni compressive lungo il margine della zolla intermedia Europa Centrale, e il movimento tra le varie zolle viene assorbito soprattutto dalla chiusura oceanica. Il margine della Zolla Nord Europea diviene ora sede di sovrascorrimenti. |
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (4/8) postato da PkCll (12:40 29/12/12) |
~ link diretto a questo articolo Il Castello Diroccato – seconda parte“No! La mossa Inibitore!” esclamò Shaymin. Banette aveva congelato la loro volontà, rendendoli totalmente inermi. Il ghigno di Misdreavus si fece ancora più mostruoso. Sicuro della vittoria finale, egli ordinò ai suoi collaboratori di attaccare con una mossa conosciuta da tutti e tre: “E ora… Palla Ombra alla massima potenza!” Dal centro della fronte di Misdreavus e dalla cerniera di Banette uscirono scurissime e dense sfere di vapore che investirono i nostri amici; anche dal petto di Shuppet apparvero le medesime sfere oscure, ma di piccolissime dimensioni, le quali riuscirono a malapena a percorrere metà della distanza fra il Pokèmon e l’obiettivo. Storditi e doloranti, ma non esausti grazie al fallimento di Shuppet, i compagni di Piccolino ritornarono in sé in breve tempo. Per prendere di sorpresa gli avversari, Artemisia disse prontamente ai cuccioli: “Steven! Karol! Forza, tutti insieme: Ruggito!” “Ottima scelta, Artemisia! I piccoli conosco solo poche mosse per ora, ma anche se Ruggito non è molto potente, l’effetto di sorpresa può essere decisivo!” approvò Shaymin. L’onda d’urto del suono uscito dalle loro bocche investì in pieno Misdreavus e i suoi compari scaraventandoli verso la parete in fondo al corridoio, appresso a Bronzong. Banette vacillò, compì alcuni giri su se stesso quindi cadde esausto. Misdreavus ansimava terribilmente e la sua voce irruppe potente come un rombo di tuono: “Maledizione! Maledizione!” Poi si rivolse a Shuppet e proseguì ad inveire: “Tutta colpa tua! Inetta! Stupida pezza di stoffa!” “Perdonami… Sapevi che non ero ancora pronta…” “Silenzio! Avrai la punizione che ti meriti!” Con gli occhi bassi, Shuppet cercava di scusarsi, ma Misdreavus non volle sentire ragioni. “Ti rinchiuderò nella Torre Pendente per dieci anni!” “No! Per favore… la Torre Pendente, no!” “Si, invece!” Gli occhi di Shuppet cominciarono a farsi lucidi. Ella disse, con voce tremante: “Cattivo! Sei cattivo con me! Perché? Mi avevi promesso…” “Promesso cosa?” “Mi avevi promesso le caramelle di Halloween!” esclamò, irrompendo in un pianto disperato. I presenti stentarono a credere all’assurdità di quel dialogo, ma non avevano ancora sentito – e non avrebbero potuto immaginare – il proseguo di quella lite. Misdreavus, impassibile, continuò ad infierire e spaventare: “Pika! Incapace! Non avrai mai le caramelle! Anzi: non vuoi essere rinchiusa nella Torre Pendente? Allora sarai direttamente punita dal nostro signore, il grande…” “No, ti prego, papà!! No!!! Mi ucciderà!!!!” supplicò singhiozzando. Ma Misdreavus, incurante delle lacrime che copiosamente rigavano il volto di sua figlia, esclamò: “Morirai!!” Pika! La figlia di Misdreavus! Stupiti dalla rivelazione e agghiacciati dalla crudeltà di quel padre, i nostri amici assistevano attoniti. La piccola Shuppet s’era aggrappata al mantello del padre e piangeva disperata cercando di trattenerlo mentre questi era intenzionato a varcare la porta alla sua sinistra per portare la figlia al suo orribile destino. “Un padre che condanna a morte la figlia: è una vergogna maledetta!” tuonò Ditto facendosi coraggiosamente avanti. Poi disse risoluto: “Trasformazione!” e in breve mutò forma prendendo le sembianze di Banette. Misdreavus, consapevole di non poter contrastare l’attacco di un Banette alla massima potenza, fuggì via ringhiando rabbiosamente. Il vero Banette lo seguì. Bronzong si dissolse nell’aria e il corridoio prese le caratteristiche originali, con la scalone. Pika, in un cantuccio, continuava a piangere. Zaffira con Artemisia, Lucinda con Iris e May le si avvicinarono e cercarono di consolarla. “Non piangere più, piccola. E’ tutto finito. Se rimani con noi non ti accadrà più nulla” Poi Lucinda si staccò dal gruppo e raggiunse Ash. “Scusa, Ash caro, se ho dubitato del tuo amore…” “Non importa. Tranquilla. Ora dobbiamo pensare a Piccolino” “E a Pika. E’ di buon cuore quella piccola Shuppet, sai?” Ash annuì. Fra molte coccole, a Pika tornò il sorriso. Vi aspetto dopo le Feste… alla Torre Pendente. Non mancate! Buon Anno a tutti voi! |
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (3/8) postato da PkCll (13:11 13/12/12) |
~ link diretto a questo articolo Il Castello Diroccato – prima parteAi confini della Palude Lutulenta, su una piccola isoletta congiunta alla terraferma da un antico ponte di pietra, s’ergeva solitario il Castello Diroccato. Avvolto dalla bruma della sera, il rudere antico rifletteva la propria immagine sulle acque calme e pulite del lago che alimentava la palude, immagine evanescente, spezzata dalle minute increspature, lontana non solo nel tempo. Le varie tinte marroncine delle pietre dei suoi muri contrastavano con il verde lucente e chiaro del giardino intorno o dell’isola intera. Come una creatura vivente, il castello osservava ogni pellegrino che si fosse avvicinato dalle finestre piccole e strette a guisa d’occhi. Con le sue tozze torri scrutava l’animo di avesse voluto varcare la soglia, come avesse voluto negare l’accesso ai meno temerari e coraggiosi. Sotto una doppia arcata di pietra, la porta di legno scheggiato e chiodi attendeva, forse da secoli, i nostri amici. Ash la spinse con una mano ed essa si aprì scricchiolando un poco. Entrarono, ad uno ad uno, titubanti. In fondo all’ampio salone, spoglio di ogni mobilia, pontificava un’enorme scalone di granito, grigio, scuro, tetro. Con timore si avvicinarono. “Forse al piano superiore potremo trovare una stanza per Piccolino…” suggerì Lucinda. “Andrò io a vedere” propose Ash. “No, meglio non separarci perché non sappiamo cosa ci aspetta lassù. Ti accompagneremo tutti” disse May. Giunti al piano superiore, un lungo corridoio male illuminato recava cinque piccole porte. Entrarono nella prima camera a destra e vi alloggiarono Piccolino ancora privo di sensi. Infine tornarono nel corridoio con l’intenzione di perlustrare le altre stanze. Iris, la prima ad uscire dalla camera, notò che qualcosa era cambiato… “Oh! Venite a vedere, presto! Lo scalone è scomparso… ed al suo posto c’è il muro!” Usciti che furono, tutti constatarono non solo che lo scalone era scomparso, ma che il numero delle porte era raddoppiato. “Come è possibile?” “Il castello è stregato!” “Ci saranno i fantasmi, povera me!” “Non usciremo mai di qui?” “Basta trovare la via di uscita…” “Se c’è…” Dopo aver commentato sgomenti il fenomeno, Pikachu suggerì: “Non ci resta che provare. Tentiamo di aprire una di quelle porte…” “Ma dobbiamo restare tutti uniti: se uno si perdesse, ci smarriremmo tutti!” aggiunse May. Aprirono la porta in fondo al corridoio e… davanti ai loro occhi apparve un altro corridoio simile al precedente, con sette porte. “E ora cosa facciamo?” chiese Marill. “Prova a chiederlo a quel Pokèmon là” disse Shaymin indicando una strana campana metallica che levitava in fondo al corridoio. Era di color bronzo, con grandi occhi rossi fissi e priva di battaglio. Pikachu prontamente spiegò ai presenti quale tipo di Pokèmon fosse: “Quel Pokèmon è un Bronzong. Ha la facoltà di aprire portali verso altri mondi. In questo caso egli ha generato una nuova dimensione nella quale ci troviamo adesso. Solo lui può riportarci nel nostro mondo” “Meglio non affrontarlo direttamente. Ho un’idea. Seguitemi” disse Shaymin. Aprirono un’altra porta e videro un altro corridoio con Bronzong. Tornarono indietro passando dalla stessa porta e si ritrovarono nel corridoio precedente, sempre in compagnia di Bronzong, ma nel contare le porte si accorsero che il loro numero era cambiato. Un senso di angoscia li prese, il loro respiro si fece breve e soffocato, il loro cuore cominciò a battere più forte. “Bronzong, perché tutto questo? Riportaci indietro, per favore” chiese disperato Ash. Ma il Pokèmon metallico non rispose. Rispose invece un’altra voce, più familiare ma che tutti speravano di non udirla mai più. Altri tre Pokèmon apparvero davanti a Bronzong. Quello che levitava più in alto disse: “Buongiorno, amici cari! Spero che vi troviate bene in questo accogliente castello…” “Misdreavus!!!” esclamarono tutti in coro. Alla sua sinistra levitava un poco più in basso uno Shuppet e alla sua sinistra, in terra, ghignava con la sua bocca a cerniera un Banette. Misdreavus li presentò: “Questi sono i miei collaboratori: Banette e Pika. Questa notte chiuderemo una volta per tutte la partita. Siete pronti?” Lucinda si fece avanti, prese coraggio e minacciò: “Certo che siamo pronti! Non riuscirai a sconfiggerci!” “Anche senza Piccolino?” “Certo!” ribatté sicura Lucinda. “Oh, già… Adesso vedo che avete un nuovo compagno… compagna, anzi…” osservò Misdreavus. “Cosa vorresti dire? C’è May con noi. E allora?” “Non credo che tu sia entusiasta della sua presenza… In fondo era la prima fidanzata di Ash…” “Cosa significa?” chiese Lucinda. “Per me, nulla. Ma per te… Mmmh… Secondo me, May prova ancora un certo interesse per Ash…” disse Misdreavus subdolo. “Cosa…” “Da quando siete partiti dalla Palude Lutulenta, May ha camminato sempre vicino ad Ash..” Lucinda rammentò il tragitto compiuto quel giorno e constatò che ciò che diceva il Pokèmon malvagio era vero. Misdreavus continuò: “Ti sei anche accorta che gli ha sfiorato la mano…” Misdreavus fissava con lo sguardo Lucinda ed ella si volse indietro verso May come se volesse chiederle conferma. “Dopo tutto, ancora adesso sono vicini l’un l’altra… E ti sei mai chiesta perché più volte vi ha suggerito di non separarvi mai per timore di perdervi? Forse perché non voleva perdere Ash…” “May…” disse stupita Lucinda in direzione della sua rivale. “Non è vero!” rispose May. “Ah, no? Forse May voleva dar buoni consigli per accattivarsi la fiducia tua, Lucinda…” provocò ancora Misdreavus. Gli occhi di Banette cominciarono ad illuminarsi a poco a poco. Misdreavus continuò: “Ho visto che ella sussurrava qualcosa di dolce nell’orecchio ad Ash…” “Non è vero!” replicò May. “Non credergli! Lo sai che amo solo te, Lucinda!” disse Ash. “Anche quando May ha dato un bacio sulla guancia al tuo Ash…” Gli occhi di Banette erano luminosissimi, come due fari accesi. Se ne accorse Shaymin, che avvertì Lucinda del pericolo imminente: “Non credere a niente, Lucinda! E’ un trucco per far crescere in te il sentimento della gelosia. Banette è un Pokèmon che si nutre della gelosia e dell’invidia delle persone per trarne energia. Probabilmente tenterà di attaccarci con una mossa speciale…” Misdreavus parlò più forte, cercando di coprire la voce di Shaymin: “… E dopo il bacetto Ash ha sorriso. Il suo viso era arrossito…” e con queste parole Misdreavus diede l’affondo. Banette generò una serie di fiammelle azzurre e luminose, in numero uguale ai nostri amici, che presero a roteare velocemente attorno alla bambola mostruosa. Poi si scagliarono ad una ad una contro i presenti. “No! La mossa Inibitore!” esclamò Shaymin. Banette aveva congelato la loro volontà, rendendoli totalmente inermi. |
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (2/8) postato da PkCll (20:45 19/11/12) |
~ link diretto a questo articolo La Palude Lutulenta – seconda parteTogekiss venne ancora una volta in loro soccorso. Volteggiò ad ampi cerchi sopra Muk e intonò un canto melodioso e pacificante, proprio come aveva fatto per placare le ire degli Sharpedo nel Mare Turbinoso. Il gigante di fango abbassò lentamente il braccio e parve sgonfiarsi come un palloncino bucato; chiuse gli occhi e s’addormentò. Il medesimo effetto si produsse su Piccolino, il quale scivolò in un sonno profondo. Togekiss si avvicinò a loro e disse: “Dovete stare molto attenti, perché il perfido signore delle Rovine Kappa e il suo fido Misdreavus vi attaccheranno ancora e con più violenza e astuzia!” “Grazie, Togekiss. Ti saremo riconoscenti del tuo aiuto” ringraziò Ash a nome di tutti. “Se volte essermi riconoscenti, allora fatemi un favore: se altri Pokemon vi attaccassero, voi dovrete fuggire, non combattere!” Pikachu si fece avanti e chiese: “Perché? Se combinassimo insieme i nostri attacchi, potremmo creare un efficace deterrente per i prossimi assalti…” “Misdreavus ha studiato ognuno di voi nei minimi particolari e conosce le vostre debolezze. Vi colpirà ad uno ad uno senza fallire, come ha già cominciato a fare con Piccolino. Se fuggirete, non potrà colpirvi” rispose serio Togekiss. “Ma fuggire fino a quando? Dovremo comunque combattere per salvare Venomoth…” obiettò Iris preoccupata. “Fate come vi ho suggerito e riuscirete nella vostra impresa” Zaffira, che fino a quel momento era stata vicino al suo compagno insieme ad Artemisia e ai cuccioli, tuonò imperiosamente: “Basta! Basta con questi discorsi inutili! Piccolino sta per morire e voi…” Poi rivolse il suo sguardi disperato verso Togekiss e in lacrime gli chiese: “Buon Togekiss, potresti guarire Piccolino? Ti prego, aiutami, aiutaci!” Con calma sconcertante, Togekiss rispose: “Non io posso fare ciò che mi chiedi, ma colei che sta raggiungendovi tra breve… Eccola, già si vede” Indicò una persona che avanzava di corsa lungo il sentiero di fango, e a tratti incespicava e cadeva; poi egli, con ampi battiti delle ali, prese quota e volò via. Era una ragazza di incantevole aspetto, capelli castani e occhi azzurri, e indossava una maglietta rossa abbinata ad una bandana di egual colore sulla testa. “Muk! Muk!” ripeteva quella ragazza a gran voce nell’avvicinarsi. Quando giunse di fronte al gigante di fango, diede un rapido sguardo a Piccolino, ai presenti, estrasse dalla tasca una pokèball e disse: “Muk, ritorna subito!” Un raggio traente luminosissimo avvolse Muk e lo risucchiò in quella sfera multicolore. “May!” esclamarono uno alla volta Ash, Lucinda e Iris, tutti sorpresi. “Allora sei stata tu ad insegnare la mossa Spaccaroccia a Muk, vero?” chiese conferma Shaymin. May annuì, poi si scusò: “Muk mi è scappato, mi spiace… Non potevo tenerlo sempre rinchiuso nella pokèball…” Pikachu intervenne risoluto: “Ma l’uso delle pokèball è vietato da tempo!” “Dal giorno della rivolta pacifica dei Pokèmon di Pokètown, quando furono riconosciuti i loro diritti di libertà e indipendenza” affermò May. “Prima d’allora molti allenatori sfruttavano i loro Pokèmon solo per aver prestigio nelle arene e per i propri comodi, talvolta illeciti” spiegò Ash. Zaffira, con le lacrime agli occhi, fra il pianto spaventato dei suoi cuccioli, implorò May: “Ti prego, May! Togekiss ha detto che tu avresti curato il mio Piccolino… Solo tu puoi salvarlo…” Alla supplica di Chikorita, May rispose: “Il tuo Piccolino è fortunato: mi sono appena diplomata infermiera al Centro Pokèmon di Pokètown. Alcune bende le porto sempre con me. Ora mi occorre l’aiuto di Shaymin e… i piccoli dovrebbero allontanarsi per un po’…” Artemisia sollecitò i cuccioli a seguirla. “Su, Steven, Karol, venite ora con me: vi faccio conoscere le ranocchie della palude!” May prese un medicamento che aveva con sé e lo applicò sulle ferite; poi avvicinò la foglia al picciolo e la fasciò con una benda ben stretta; infine chiese a Shaymin di usare Aromaterapia concentrata sul punto di rottura. “Ma Aromaterapia non è in grado di sanare un membro spezzato!” disse sconsolato Shaymin. “Fidati…” rispose May con un sorriso. “Allora… Aromaterapia!!” fece Shaymin, seguendo attentamente le istruzioni dell’infermiera May. Dopo aver curato Chikorita, ella consigliò di portare Piccolino in un luogo sicuro e riparato perché il malato aveva urgente bisogno di riposarsi per qualche giorno. “Non lontano da qui c’è il Castello Diroccato. Non è il più idilliaco dei soggiorni, ma è un luogo riparato e spero sicuro” suggerì Ditto. “Va bene. Allora… in marcia!” disse Ash con risolutezza. Ash, con Piccolino in spalla, e il suo gruppo di amici si diressero verso il Castello Diroccato attraversando l’ultimo tratto fangoso della Palude Lutulenta. Strada facendo Ash e May chiacchierarono divertiti. “May, mi fa piacere che tu sia con noi!” “Come ai vecchi tempi, Ash… ricordi?” “Nulla ho dimenticato di quei giorni… e tu sei sempre splendida!” Lucinda però non era altrettanto entusiasta della nuova arrivata e confidò ad Iris: “Quella May proprio non la sopporto! Secondo me vuole riavvicinarsi al mio Ash!” “Perché?” chiese Iris incuriosita. “Ash era fidanzato con lei prima di conoscermi…” “Devo dire che May esercita molto fascino… anche sui Pokèmon…” affermò Iris indicando Pikachu, il quale seguiva ogni passo di May con lo sguardo tutt’altro che disinteressato. Rovine Kappa “Mio signore, avrei potuto fermare e uccidere quel Chikorita se non fosse intervenuta un’infermiera di Pokètown e Togekiss. Avevo istruito Muk alla perfezione, ma…” “Non è stata colpa tua, fido Misdreavus. Ci prenderemo la rivincita” “Al Castello Diroccato, sire” |
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Le Avventure di Chikorita - Il Regno Oscuro (1/8) postato da PkCll (21:58 11/10/12) |
~ link diretto a questo articolo La Palude Lutulenta – prima parteApprodati che furono alla Palude Lutulenta, si presentò loro un paesaggio che mai avrebbero creduto di vedere. Una vasta distesa di acqua, terra fangosa e alberi anneriti; null’altro. L’acqua era bassa e a tratti emergevano livide isolette di fango. Le maggiori offrivano un ancoraggio a poche piante, sterpaglie, rami secchi perlopiù. Il sole, grande e rosso all’orizzonte s’apprestava a calare donando riflessi dorati alla superficie dell’acquitrino, più scuri e verdi verso le sponde, riflessi d’alghe e muschi, freddi e cupi sui tronchi. Non un suono, solo l’immenso respiro della palude. A destra e a sinistra della lingua arancione del sole sull’acqua, la semi-oscurità nascondeva tremule ombre di spettri lontani, alberi privi di foglie ma non di vita. Pur immobili, gridavano echi lontani, richiami o rifiuti, parole indefinite. Piccole strisce di fango e gramigne secche congiungevano non uniformemente le isolette ed erano queste le uniche vie d’accesso alla palude. Con Piccolino alla loro guida, si incamminarono su una di queste, senza proferire parola per il timore di risvegliare quelle ombre e quei rami piegati su di loro. Nel punto più lontano pareva che la palude si richiudesse formando una unica riva di fango nero, ma più s’inoltravano e più la palude si divideva in altre isole ed altre impalpabili presenze. Non tutto era immobile. Non tutto. Una collinetta di fianco a loro prese a crescere d’altezza. Un verso, come un lamento, echeggiò. Si fermarono per prendere coscienza di ciò che stava accadendo. Lucinda si strinse ad Ash e guardava i suoi occhi nell’attesa di qualche risposta. Quella massa violacea di fango prese vita davanti a loro, con occhi, bocca e braccia gocciolanti di melma. Pikachu non fu sorpreso e spaventato come i suoi compagni e disse: “Non abbiate timore. Questo Pokèmon è un Muk. La tossicità della forma Muk ha raggiunto il punto in cui una sola goccia di esso può dare un intero lago stagnante e rancido. Le sue impronte sono tossiche in caso di contatto. La sua capacità di vivere in un ambiente senza che questo diventi del tutto pericoloso per altre forme di vita può essere attribuita alla sua attitudine a controllare attivamente le proprie tossine, come se non volesse inquinare deliberatamente un fiume o diffondere malattie pericolose. Non ha un comportamento territoriale, perciò non ci attaccherà. E’ solo curioso…” Muk alzò il suo lungo braccio sinistro. Ash e Iris, credendo che li stesse salutando, agitarono la mano cordialmente. Ma Shaymin subito li avvertì: “Non mi sembra che i Muk sappiano salutare…” “Non lo hanno mai fatto” asserì Pikachu. “A me sembra piuttosto che ci voglia… attaccare!!!!” proseguì Shaymin, già in fuga. Provarono allora a scappare, ma Muk lanciò parte della sua massa fangosa in direzione di Steven e Karol. “I miei cuccioli! No!” gridò di terrore mamma Zaffira. Con estrema lucidità e freddezza, Piccolino si frappose fra Muk e i suoi figli, ma inevitabilmente fu investito da quello schizzo putrescente. Cadde a terra, immobile. “Fangonda! Muk ha usato Fangonda! Fra tutte le sue mosse è la più pericolosa: le tossine hanno di certo paralizzato Piccolino!” “Occorre una mossa di tipo Terra o Psico per contrastarlo!” suggerì Ash. Ma nessuno dei Pokèmon presenti ne conosceva. Muk afferrò con la sua viscida mano il Chikorita inerme e lo batté furiosamente contro i rami degli alberi attorno. L’immane energia che si sprigionava ad ogni impatto mandava lampi di luce. Quel che sembrava solo furia cieca era invece tutt’altro. “Spaccaroccia! Una mossa di tipo Lotta! Non può averla imparata crescendo. Qualcuno deve avergliela insegnata in un Centro Pokèmon!” asserì Shaymin. Infine Piccolino cadde in terra. In volto aveva una smofia di dolore e stringeva forte i denti. Un occhio era livido e tumefatto. Ma ben più preoccupante era la ferita riportata al capo. La sua foglia si era staccata di netto, e dal picciolo reciso stillava copioso un liquido verdolino. Zaffira scoppiò in lacrime, urlando: “No!! Piccolino!!!!” Lucinda si avvicinò e disse: “Occorre portarlo subito al Centro Pokèmon!” “Ha perso troppa linfa. Un Chikorita non può sopravvivere più di un’ora senza foglia!” rispose Zaffira. “C’è una cosa sola da fare ora: fuggire” suggerì Iris. Oltre il Muk minaccioso, nel cielo arancione del vespro, una sagoma bianca si avvicinava velocemente. |
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Avv. di Chikorita-Oltre i confini del mondo (8/8) postato da PkCll (21:21 24/09/12) |
~ link diretto a questo articolo La Discarica Tanfo – seconda parte“Ah, ah, ah!!! Questa volta, Piccolino, ti ho in pugno!” Misdreavus si rivolse a Weezing e gli ordinò: “Weezing, dai in pasto a Swalot quei due monelli mocciosi!!” Il sangue si gelò nelle vene a tutti i presenti. Il ghigno di Misdreavus e l’enorme bocca aperta di Swalot sembravano presagire l’inevitabile. “Ho un’idea! Spero che funzioni…” esclamò Ash. Poi, rivolgendosi ai Chikorita, ordinò loro: “Presto! Attaccate Swalot con Foglielama direttamente nella bocca!” “E tu, Marill, fai lo stesso con Idropompa!” suggerì Shaymin, con prontezza. Una pioggia di foglie rotanti da Piccolino e Zaffira investirono Swalot costringendolo a inghiottirle, mentre un potente getto d’acqua riempì con precisione l’enorme cavità gastrica del gigante viola il quale non poté far altro che chiudere le immense fauci. Anche i piccoli Steven e Karol, appesi per i codini alle zanne delle due teste di Weezing, contribuirono con una pioggia di piccole foglie verdine e arancioni. “Anche i cuccioli, appena nati, già sanno usare Foglielama…” disse Lucinda stupita. “Non proprio, perché non sono ancora al livello sesto di allenamento. Provano solo ad emulare i loro genitori” spiegò Pikachu. Intervenne allora Misdreavus, comandando a Weezing di volare più in alto. Poi disse: “Non mi servono mosse speciali. Quando Weezing sarà sufficientemente in alto, lascerà cadere a terra quei due mostricciattoli!” Senza perdere la calma, Ash chiese ad Artemisia: “Artemisia, conosci la mossa Gravità?” Chansey annuì, e subito diresse un raggio traente verso Weezing. Fortunatamente senza mollare la presa sui cuccioli, il Pokèmon velenifero vorticò su se stesso verso il basso fino a toccare il suolo. Nell’impatto le due bocche si aprirono e i piccoli poterono fuggire e riabbracciare i loro genitori. “Steven, Karol! State bene?” chiese preoccupata mamma Zaffira. “Si, mammina…” rispose Karol scoppiando in lacrime, mentre suo fratello Steven si raccolse tutto tremante fra le zampe sicure di papà Piccolino. “Artemisia, conosci anche la mossa Teletrasporto?” chiese Iris. “Certo!” “Allora portaci tutti sulla barca di Ditto! Presto!!” Un lampo di luce li avvolse tutti. Poco dopo restarono sul campo solo uno Swalot con problemi di digestione e uno Weezing stordito. E Misdreavus ringhiante di rabbia d’aver fallito ancora una volta. I nostri amici riapparvero sul battello, facendo quasi morire di spavento capitan Ditto, che disse: “Visto i vostri occhi spaventati e allucinati, credo che vogliate abbandonare subito questo posto… oh, che carini cucciolini piccini piccini! Venite qui da zio Ditto!” “Verso la Palude Lutulenta, presto!” gridò Ash. Ditto accese i motori dell’imbarcazione e si allontanarono rapidamente dall’isola ma lentamente dai brutti ricordi dell’esperienza appena vissuta. Una volta raggiunto il mare aperto e scampato ogni pericolo, Ditto intrattenne i cuccioli con mille sue trasformazioni, una più buffa dell’altra, divertendo grandi e piccini. Marill si rivolse a Pikachu: “Vorrei tornare indietro. Sarà possibile?” “E perché mai?” chiese Pikachu incredulo. “Povero Swalot… Vorrei dargli una pasticchetta di citrato…” “E magari battergli la schiena per fargli fare un ruttino!” replicò Pikachu con lo sguardo di chi ha l’intenzione di menare qualcuno con un pugno in testa. Già aveva il braccio alzato, quando intervenne Artemisia intimando: “Su questa barca non ammetto atti di bullismo!” “Ma…” “Niente ma. Chiaro?” Tutti si misero a ridere. Tutti tranne Pikachu, che volto verso l’orizzonte già pregustava l’emozione di altre avventure. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Si conclude con questo episodio il terzo capitolo delle Avventure di Chikorita. Fra breve comincerò a scrivere i nuovi episodi del quarto capitolo. In progetto vi sono ancora due capitoli suddivisi in un totale di sedici episodi e trentadue parti. Ecco la mappa in cui è evidenziato il percorso di Piccolino dalla Prateria a Pokètown. Grazie per avermi seguito fino ad ora. A presto! |
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CreepyPasta - Spavento a Pranzo #8 postato da Chika (17:14 18/09/12) |
~ link diretto a questo articolo Quanto tempo, miei carissimi utenti di Pokétown.Mi dispiace molto non essere riuscita a fare un nuovo numero di questa rubrica, e per farmi perdonare, ho deciso di utilizzare una PokéPasta a dir poco stupenda. Bando alle ciance. Buona lettura! Vi ricordo che la Poképasta NON è stata scritta dalla sottoscritta, e tantomeno tradotta.
___Easter Egg, Neve sul Monte Argento Io e mio fratello siamo praticamente cresciuti con i Pokémon. Da queste parti un po' tutti i bambini ci sono cresciuti. Per noi era semplicemente perfetto- ogniqualvolta una nuova generazione usciva uno di noi avrebbe preso una versione, l'altro avrebbe preso l'altra.A primo impatto, questa storia suona un po' come un racconto strappalacrime dove due persone inseparabili vanno per prendere due strade diverse... Beh, diciamo che è leggermente peggio. Gli anni passavano, ma noi continuavamo a collezionare. I gameboy erano ormai vecchi; li rimpiazzammo. Le cartucce si arrendevano smettendo di funzionare, così ne compravamo di nuove. Però noi cominciammo a separarci prima che R/S/E fossero messi in vendita. Vedete, a quei tempi mio fratello aveva un Gameshark. Eravamo in possesso delle più svariate hack e cheats di pokémon, ed anche se eravamo un po' in ritardo e molti altri lo avevano prima di noi, ci sembrava una cosa fin troppo figa. La nostra prima cavia fu la vecchia versione "Blu" di mio fratello. Ci giochicchiammo giusto un po', nulla di eccezionale. Comunque in un qualche modo avevamo danneggiato la cartuccia, che non voleva più funzionare. Dopo un paio di codici e niente più, quest'ultima freezò completamente e ci impossibilitava al continuare la partita. Ovviamente eravamo un po' scossi, all'inizio; mio fratello aveva perduto ore ed ore di gioco, io cercavo di consolarlo, "Dai, penso si possa rimpiazzare con una nuova cartuccia. Stupido Gameshark, è stato solo uno spreco di soldi." Ma fu proprio qui che le nostre strade si divisero. Dopo aver visto il macello che le cheats avevano combinato su Blu, mi opposi all'idea di hackare o cheattare le mie partite. (Che posso dirvi? sono una femminuccia. Provo sentimenti per i piccoli amici pixelati.) O almeno, non l'avrei fatto con quel gameshark. Mio fratello invece aveva preso il tutto come una sfida o qualcosa del genere - probabilmente dopo quell'avvenimento non l'ho mai visto giocare un gioco senza averlo hackato in un qualche modo. Purtroppo per noi non c'era poi molto da fare; vivevamo fuori in un paesino con pochissimi bambini, e i contadini non ci volevano tra i piedi... quindi... giocavamo a pokémon stesi sul tappeto, probabilmente tutto il giorno. Perdemmo il gameshark quando "traslocammo" in un'altra stanza. Fu costruita una nuova parte di casa, e probabilmente quell'aggeggio è sparito nel caos. Finalmente uscirono R/S/E, e dopo averli giocati eravamo entrambi d'accordo sul fatto che la qualità di intrattenimento era enormemente calata, rispetto alla vecchia generazione. Riprovammo comunque il gioco daccapo finendolo ancora, l'effetto fu semplicemente una gran botta di nostalgia. Però, dov'erano le nostre cartucce di G/S/C? Probabilmente impiegammo un mesetto buono sui tanti scatoloni che, causa tanta pigrizia, erano ancora chiusi. Finalmente trovammo un casino di vecchi aggeggi elettronici: il mio vecchio Gameboy Color viola ancora funzionante, quello rosso di mio fratello invece era contuso al punto da non poterci più infilare batterie dentro. Entrambi i nostri Gameboy Advance erano messi bene, e insieme a loro trovammo anche gli schermi luminosi e il cavetto gamelink, quello con le millemila uscite diverse con cui ero sempre stato 'oddio-facciamo-attenzione' per paura di ingarbugliare i diversi fili e doverlo buttare come il precedente. Prendemmo entrambi il possibile. Era così bello avere Giallo (che fu il primo primo e più amato gioco, e non parlo solo di pokémon), Rosso e Oro di nuovo tra le mani. Cominciammo a controllare tutte le cartucce per vedere i cari vecchi Salvataggi, infilandoci nei cari e dolci ricordi. Decidemmo che la prima generazione creava troppa nostalgia per essere cancellata, quindi lasciammo intatti i salvataggi. Io ricominciai Oro, lui ricominciò Argento. Subito lui tirò fuori dallo scatolone il vecchio Gameshark, infilandolo nello slot del GBA. Mi voltai lanciandogli un'occhiataccia. Ricordo bene cosa gli dissi. "Quel coso ucciderà il tuo gioco, lo sai." Mio fratello non ha mai sopportato le mie lamentele sull'"abusare dei poveri Pixel". Quindi dopo quella sentenza decisi di rimanere zitta, anche se il tutto aveva fatto in modo che mio fratello decidesse di non giocare insieme a me. Probabilmente quella mia frase era stata la goccia che fa traboccare il vaso; devo imparare a tenere per me i miei pensieri, davvero... Erano passati diversi giorni, dall'avvenimento. Ero fuori in veranda, gameboy tra le mani, pronta per andare contro i Superquattro della Lega quando però mi accorsi che la mia squadra non era abbastanza potente... avevo bisogno di un aiutino. Il mio team non era ben bilanciato, e comunque al tempo non ero un allenatore abbastanza bravo da sapere come potenziare tutti i pokémon in squadra. Ricordavo che mio fratello ere due medaglie avanti a me l'ultima volta che avevamo controllato, così pensavo mi avrebbe prestato uno o due pokémonucci per salvarmi le chiappe. Ora, il fatto è che nelle ultime 24 ore ero stata a casa di una amica. Una volta giunta a casa abbandonai la cartella nella mia stanza, per poi buttarmi fuori al sole col mio GBA a giocare. Non avevo idea di dove mio fratello fosse arrivato... Per quel che ne sapevo, probabilmente aveva abbandonato il vecchio gioco per cominciarne uno nuovo... Che, pensai subito dopo, per me sarebbe stato il massimo poiché non avrebbe più avuto bisogno di quei pokémon e avrei avuto qualche possibilità di chiedergliene anche di più. Così entrai in casa, e mentre passavo per il soggiorno notai a terra tutte le cartucce dei pokémon di mio fratello. Alcune delle cartucce erano lacerate, come se qualcosa di tagliente ci fosse passato sopra. Anche il vecchio Pokémon Blu, deceduto tempo addietro e troppo affezionatocisi per buttarlo, era a terra con la plastica interamente scorticata e schiacciato sulla metà superiore. Inutilizzabile in tutto e per tutto. Ero leggermente spaventata. Il tutto doveva essere successo proprio stamattina, altrimenti la nostra mamma avrebbe visto il macello e sul tappeto non ci sarebbe alcun gioco. Infilando il GBA in tasca, camminai silenziosa verso la stanza di mio fratello, la porta non era chiusa a chiave. In qualche modo, questo mi spaventava ancor di più. Entrai, trovando mio fratello seduto all'angolo del suo letto. Il suo GBA era a terra, ridotto in pezzi. Sul letto, affianco a lui, vidi un martello e le forbici da giardinaggio di nostra madre. Non avevo mai visto la sua faccia così pallida, neanche la volta in cui un ragazzo mai visto ci inseguì armato di fucile. Notai subito dopo anche il Gameshark sul pavimento, e la cartuccia di pokémon argento il cui angoletto sbucava da sotto il letto. Per un motivo a me sconosciuto, il duo era stato risparmiato dall'ira del martello. "Stai bene?" Chiesi. Ricordo bene i brividi che percorsero la mia schiena. Era il mio fratellino. Vederlo ridotto così era terribile. "È stato orribile" Ricordo bene la voce tremula che riusciva quasi a farmi cedere le ginocchia. "Mio Dio. Bianco ovunque, e poi NERO..." Ricordo di essere corsa ad abbracciarlo. E ricordo anche che le sue braccia tremanti scivolarono urtando il gameboy nella tasca del pantalone. Lui urlò, dritto nel mio orecchio, facendomi saltare e mordere la lingua. Tirò fuori dalla mia tasca il gameboy, per poi lanciarlo contro il muro. Quasi piansi alla visione dell'oggetto che si fracassava sulla parete, corsi verso quest'ultimo per racattare ogni frammento possibile. Lo schermo si era spento, ho pensato al peggio ma quando ho acceso l'interruttore, il gioco è partito normalmente. Ho aspettato lì all'angolo, guardando mio fratello. Il volume era acceso. Il tema musicale di Pokémon cominciò a suonare, e mio fratello urlò nuovamente prendendo il martello in mano. Questa volta urlai anche io, scappando dalla stanza tenendo il GBA attaccato al petto, come fosse uno scudo. Mio fratello è finito in un ospedale psichiatrico per due giorni. Quando andammo a visitarlo, lasciai il mio GBA a casa. Nessuno riusciva a capire il perché della sua improvvisa violenza e agitazione. Ci fu un discorso che non afferrai completamente; riguardava un qualche disturbo che il mio fratellino poteva o non poteva avere, me ne parlò mamma proprio il giorno in cui insieme a lei raccolsi da terra le cartucce scorticate. Mamma ebbe la stramba idea di controllare tutte le cartucce raccolte, in fila. Nessuna di queste riusciva più ad entrare nello slot del Gameboy, causa spigoli e sfregi... Forse, la colpa di tutta questa situazione era la mia. Non avevo fatto parola riguardo quel che era successo quando mio fratello aveva urtato il mio gameboy. Non avevo fatto parola neanche di quel terrore indescrivibile che era dipinto sul suo viso mentre dalle casse dell'apparecchio usciva il tema musicale dei Pokémon. Nella mia ultima visita all'ospedale, ovvero nel secondo giorno, venni lasciata da sola in stanza con lui mentre mamma parlava con i medici riguardo le precauzioni da prendere nel caso una cosa simile fosse accaduta di nuovo. Mi sedetti su una sedia vicina al letto dove era steso il mio fratellino, che puntava lo sguardo fisso al soffitto. Improvvisamente però si alzò, facendomi sobbalzare. "Ehi" mi disse "Angie. Vai nella mia stanza quando torni a casa." Non riuscivo a capire cosa intendesse, ma poi ho ricordato le uniche cose che io e mia madre non avevamo messo via... Il gameshark e Pokémon argento, sotto il suo letto. "Torna a casa e liberatene. Non voglio più giocare con loro, mai più." La sua voce era tremula e disperata... sembrava quasi un anziano sul letto di morte. Il mio povero fratellino ferito... come potevo rifiutare? "Promettimi che lo farai." "Va bene. Lo prometto." Quel giorno uscii da scuola ad ora tarda, e durante l'intero arco di tempo mi frullava in testa unicamente la promessa fatta. Al tempo non lo sapevo, ma quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei preso il ruolo di Sorellona aiutandolo. Dovevo solo andare a casa e liberarmi della cartuccia... ma mentre la giornata continuava, il seme della curiosità cominciava a germogliare nella mia testa. Cosa potrà mai essere successo in quel gioco, per spaventarlo così tanto? Ero scossa, ma dovevo sapere. Dovevo. Tornai a casa e mi diressi spedita nella sua stanza, preparata psicologicamente ad ogni sorta di orrore che avrei trovato lì dentro. Mi abbassai, cercando Argento e Gameshark sotto il letto, inquieta ma con la promessa fatta che frullava in testa. Sotto il letto era pieno di polvere, pupazzetti Lego e giocattoli vari. Finalmente, dopo un minuto di ricerca, trovai i due oggetti che mi servivano. Insieme a loro c'erano anche dei foglietti con su scritte tutte le cheats. Tossendo a causa della polvere, riuscii con difficoltà a tirar fuori gli aggeggi e le cartacce. Li guardai: sembravano così innocenti, semplici giocattoli e semplici foglietti. Poggiando Argento e Gameshark a terra, diedi un'occhiata al blocchetto con su scritti i codici. Su di esso erano scritti almeno venti codici diversi, uno di questi, però, era stato scarabocchiato sopra con violenza. Questo era inquietante. Mio fratello aveva DAVVERO cercato di cancellarlo- il pennarello nero con cui aveva tentato di coprire il tutto era stato premuto con una tale violenza che tutto l'inchiostro era permeato anche nei foglietti a seguire. Ma fortunatamente, la penna lascia il segno anche se ci si passa sopra... Così presi il blocchetto, mettendolo controluce per vedere cosa c'era scritto. Il codice era un illeggibile ammasso di lettere e numeri, ma le parole affianco ad esso mi stranirono non poco. "Easter Egg - Neve su Monte Argento" Ricordo quello che disse, quando lo trovai quel giorno... Stava lì a balbettare qualcosa sul bianco, il bianco e poi il nero... intendeva forse Neve? Nonostante fossimo in pieno agosto e le temperature scendevano di millemila gradi ogni giorno, un brivido percorse la mia schiena. Avrei azzardato..? Presi tutto quanto e andai nella mia stanza, per poi buttare il tutto sul tappeto. Presi il mio GBA, e mi sedetti. Per qualche minuto guardai Lugia raffigurato sulla cartuccia, e più lo guardavo, più quest'ultimo sembrava terrificante... come se sorridesse, un ghigno perverso, sembrava quasi mi stesse lanciando una sfida dove avrei dovuto capire cos'era accaduto a mio fratello. Dopotutto ero una ragazzina di 14 anni. Il punto era, volevo davvero tentare la sorte e rischiare di finire come mio fratello? Guardai Lugia ancora per qualche minuto. Dovevo capire. Tolsi Oro dal mio GBA e infilai Argento. Passarono almeno 15 minuti, prima di trovare coraggio di accendere il gioco. Cominciò come sempre, normalissimo. Tenevo l'audio basso, spaventata da quel che sarebbe potuto uscire dalle piccole casse del Gameboy ma curiosa di cosa sarebbe accaduto. Anche la schermata iniziale procedette bene: sembrava più minacciosa del solito, anche se qualcosa mi diceva che non aveva nulla di diverso da quella che guardavo ogni giorno accendendo la console. Quanto mi avrebbe spaventato, il tutto? Me lo chiesi più volte. Sul blocchetto c'era scritto Easter Egg. Ciò stava a significare, quindi, che il codice era implementato già nel gioco? Finalmente arrivai al menù principale... Ancora tutto normalissimo. Il personaggio si chiamava Blake, con un pokédex praticamente completo... Però le ore di gioco erano strane. 999:99. SAPEVO che mio fratello non aveva giocato così a lungo... Io avevo raggiunto una cinquantina d'ore sul mio gioco ed ero arrivato ai Superquattro... e giocavo molto lentamente. Probabilmente le cheats avevano modificato i suoi dati di gioco. Beh, comunque... Il gioco cominciò, e la prima cosa che notai fu una schermata nera che perdurò per almeno un minuto. Impiegò parecchio prima di cambiare... e non si poteva udire alcun suono. I capelli dietro il mio collo si stavano già rizzando, ma ormai era troppo tardi per tirarmi indietro. Finalmente, sullo schermo comparve una mappa di gioco difficile da distinguere... Quasi sembrava lo statico di un televisore. Cosa stava succedendo? Feci qualche passo e realizzai timoroso di trovarmi proprio sul Monte Argento... quel che credevo statico, era invece una fitta bufera, neve. Quindi era qui che aveva salvato l'ultima volta. Controllai la sua squadra: un team normalissimo, se si pensava alle varie cheats utilizzate. Typhlosion, Feraligatr, Meganium, Pidgeot, Tyranitar, Lugia, tutti a livello 100 con tecniche modificate... Tipico di mio fratello. Invece, c'era qualcosa negli sprite delle creature che appariva... Strano, diverso. Erano brulle, tristi. I colori sembravano leggermente sbiaditi, e alle loro espressioni mancava il tipico vigore che hanno di solito. Pensai subito si trattasse di qualche pixel scoordinato per colpa delle hack... Una volta chiuso il menù, la mappa di gioco sembrava appena appena più chiara. In ogni caso, era palese che la neve cadesse giù pesante; i pixel danzavano sullo schermo così velocemente che anche vedere il personaggio di mio fratello risultava difficile. Anche per il personaggio, qualcosa non tornava. Controllando la scheda di quest'ultimo, notai che anche il suo sprite era sbiadito. In effetti, ora che ci penso, sembrava quasi assiderato. Il mio stomaco si contorse, cercai di scendere dalla montagna per andarmene. Come raggiungevo la fine dello schermo, spuntava una finestrella di dialogo, e finalmente si poteva udire un suono - lo sprite collidere con un muro invisibile. "Non posso tornare indietro adesso." Tutto ciò era... Disturbante. Accedetti al menù della squadra e tentai di volare via con Pidgeot. "Non posso volare in queste condizioni!" ovviamente riferito alla neve. 'Maledizione', pensai, andando nell'inventario. C'era una funa di fuga, e provai ad utilizzarla. "Non posso più tornare indietro." Cosa stava succedendo? Ancora una volta tentai di discendere la montagna, e con orrore vidi che ad ogni tentativo il testo nella finestra di dialogo cambiava. "Non posso scappare." "Non posso scendere." "Non potrò tornare indietro, mai più." Quest'ultima fu come una pugnalata gelida al cuore. Non potevo andarmene dalla montagna. Dovevo scalarla. Così, cominciai a camminare verso l'entrata. Non incontrai alcun pokémon, però notai che la velocità del personaggio era stranamente lenta. Quel che mi straniva era la mancanza di erba alta, di allenatori, di qualsiasi cosa ad eccezione della neve bianca, che scendeva ancora lungo lo schermo rendendo difficili i movimenti. Più "scalavo" il monte, più la velocità dell'allenatore diminuiva. Diminuiva, e diminuiva. La tempesta di pixel sullo schermo si faceva sempre più impervia, rendendo quasi impercettibili gli elementi presenti nella mappa... In ogni caso, sembrava bastasse salire sempre più in alto per farsi strada. Raggiunsi quel che sembrava una lunga scalinata in cima allo schermo. Non ricordavo ci fosse, nella mappa originale. Come feci per salire, il piccolo sprite si bloccò. "Ho freddo." A questo punto, forti brividi mi passarono per tutto il corpo. Il suo camminare era ora diventato lento da morire, come se in qualche modo fosse ostacolato. Un gradino sulla scalinata... Una nuova finestra di dialogo sullo schermo. "Meganium è morto." 'Ma che cavolo', pensai. I Pokémon non muoiono in questi giochi. Controllai il team, rimanendo confuso e spaventato da quel che vidi. Lo sprite di Meganium era adesso rimpiazzato da una X rossa. Tutti i miei altri pokémon sembravano aver subito danni ingenti, nonostante io non avessi combattuto neanche una volta. Aprii il menù dello zaino, dentro c'era solamente un revitalizzante, così provai ad usarlo. "È troppo tardi", venne scritto. Che diavolo di Easter Egg era, questo? Non c'era molto altro da fare... Tentare di scendere produceva lo stesso risultato di prima. Quindi decisi di proseguire. "Pidgeot è morto." Controllai nuovamente... come pensavo, c'era quella piccola X rossa. Stavolta decisi di controllare lo status del pokémon per vedere cosa c'era di strano... Vorrei non averlo fatto. Lo sprite era lacerato; alcuni pezzi mancavano. Quel che rimaneva dell'immagine era colorato con un disgustoso blu-grigio, mentre l'occhio era ridotto ad un baratro nero. Passai allo status di Meganium - stessa storia, mancava una gamba, un pezzo del collo, gran parte della testa, fatta eccezione per quell'occhio nero e morto. Curiosità morbosa era quella che cominciava a crearsi in me, e il percorso non deviava mai dal suo salire interminabile. Durante il tragitto, uno dopo l'altro, i Pokémon della mia squadra 'morivano' ed esaminando i loro sprite potevo rivedere le stesse condizioni dei loro predecessori. Arrivai al punto da avere solo Typhlosion. Mancava un solo gradino, da salire. Lo percorsi, preparato ad ogni orrore possibile. Raggiunsi la cima. Era deserto - Rosso non c'era. La neve aveva smesso di scendere. Al centro della mappa c'era qualcosa che sgusciava fuori dalla neve. Sembrava una pokéball. Ok, forse tutta questa storia sinistra avrebbe portato ad un'epica battaglia finale dove avrei dovuto utilizzare il pokémon nella sfera. Se l'avessi raccolta, forse Rosso sarebbe uscito fuori. Camminai fino ad essa e la esaminai, quando un brusio statico emesso dal gameboy mi fece sobbalzare. Quel che apparve sullo schermo era una schermata di lotta, apparve lo sprite del mio allenatore, la sua pelle tinta di blu... Contro un altro pokémon il cui sprite era lacerato. Era Celebi. Al centro del foro nero che era il suo occhio, un singolo puntino rosso bruciava come un incendio. Il tutto aveva dell'incredibile. Non riuscii a mandare neanche in campo il mio quasi-morto Typhlosion, poiché spettò a Celebi la parola. "Celebi usa Ultimocanto." Uno stridio uscì dalle casse del mio GBA, quasi lo feci cadere che però lo schermo divenne bianco. Una parte di me era rincuorata, probabilmente il mio Pokémon era stato mandato KO ed ora sarei stato trasportato al centro pokémon... Mi sbagliavo. Lo sprite del protagonista riapparve in quello che sembrava l'interno di una grotta; quindi adesso ero dentro il Monte Argento? Controllai la mia Scheda allenatore e quasi mi sentii male. Lo sprite era scorticato allo stesso modo dei pokémon; mancava una gamba. Era rimasto un solo occhio, nero come la pece e così dannatamente triste. Una lacrima scendeva dall'angolo di quest'ultimo. Ogni colore dello sprite era adesso rimpiazzato da quelle fastidiose ombre blu-grigie. Ogni statistica sulla scheda era ridotta a 0, fatta eccezione per le ore di gioco, che segnavano ancora 999:99. Tornai rapidamente alla mappa di gioco. Il piccolo sprite dell'allenatore risemblava quello sulla scheda in tutto il suo orrore; mancavano pezzi e tutto era colorato in quel modo fastidioso. Provai a fare un passo, ma venni interrotta da una nuova finestra di dialogo. "Fa così freddo." L'unica direzione in cui potevo andare era su. Continuai la camminata, che di tanto in tanto veniva interrotta da un nuovo testo che mi faceva sobbalzare il cuore. "Mamma..." "Sento così freddo..." "Non posso andare avanti..." I muri divenivano sempre più scuri man mano che camminavo, finché non divennero nero pece. Lì c'era un'uscita, potevo distinguerla da una striscetta bianca. Non avevo altra scelta se non attraversarla. Il personaggio finì dentro una stanza completamente bianca, evanescente... l'unico modo che avevo per distinguere i muri era la sottile linea grigia che faceva da sagoma. Infondo, verso la fine della stanza, vi era un altro sprite. Lo sprite di Rosso. Intatto. Sono arrivata così lontano... Dovevo farla finita. Camminai verso di lui, premendo A. "..." Una battaglia ebbe inizio. Lo sprite di Rosso non era deformato come era accaduto ai miei. I colori erano sempre quei blu e grigio, però era intatto. Semplicemente, sembrava... Estremamente triste. Mandò in campo il suo primo Pokémon; Venusaur. Era identico al mio... ma di livello 0, con uno spicchio di punti vita. Mandai Typhlosion, che aveva solo 6 punti vita rimanenti. Nessuno dei due pokémon emise alcun suono, una volta scesi in campo. "Venusaur usa scontro!" Non vi fu alcuna animazione, solo un singolo punto di danno alla vita del mio pokémon. Subito dopo lo sprite nemico abbandonò la schermata. "Venusaur è morto!" Non mi venne chiesto di cambiare pokémon. In compenso, ci fu quel che penso fosse un dialogo di Rosso. "..." Il suo prossimo Pokémon era Blastoise, ancor più malridotto di Venusaur. Anche lui, dopo aver eseguito scontro, è morto. Dopo ogni round c'era il solito "..." da parte del loro allenatore. Più la battaglia proseguiva, più Rosso mandava in campo Pokémon dallo sprite danneggiato; Il suo Espeon era a malapena distinguibile. Realizzai subito dopo che Rosso stava mandando pokémon con un preciso ordine, salvandone uno come ultimo... Pikachu entrò in campo, e credetemi se vi dico che era grottesco. Anche lui era ricolorato come se fosse assiderato. Mancava un orecchio, metà del corpo e la coda, la sua testa era- diciamo -intatta ma i suoi occhi eramo molto più grossi di come ero abituato a vederli. Sembravano finestre buie che s'affacciavano sull'inferno... Mi guardavano. Ma la cosa che più mi terrorizzò era quel suo sorriso enorme, che si estendeva fino in cima alla testa. In qualche modo la sua vita era già ridotta a 0, o almeno così sembrava. Le mie mani tremavano. Non avevo la possibilità di attaccare. "Pikachu usa Malcomune." "Pikachu è morto! Typhlosion è morto!" Tornò sullo schermo l'immagine di Rosso... Ed ora era come la mia, col suo corpo macellato al punto da sembrare una carcassa di carni... Ad eccezione per gli occhi. Aveva gli stessi del suo maledetto Pikachu. Finalmente riuscii a capire cos'era successo. Erano morti. Erano morti, e quel sottolivello del monte era l'inferno dove adesso coesistevano. Infine, Rosso parlò. "È finita." Lo schermo lampeggiò bianco e nero per un momento. " usa Destinobbligato!" Un orribile e tedioso stridio uscì fuori dalla Console. Lo schermo di gioco divenne bianco, era come se il gioco stesse gridando. Colta dallo spavento lo lanciai sul letto, per poi poggiarmi con la schiena contro il letto. Il suono, orribile, continuò per diversi lunghissimi minuti, mentre lo schermo rimaneva bianco. Poi divenne nero. Poi venne il silenzio. Ci misi un po a farlo, però riuscii ad alzarmi. Presi il Gameshark. Presi il blocchetto dei codici. Presi quel fottuto gioco posseduto. Presi tutta questa roba e la buttai nella spazzatura, che il giorno dopo sarebbe stata ritirata. Una volta rientrata in casa, non so perché lo feci ma infilai la cassetta di Giallo dentro il mio Gameboy... Penso fosse importante accertarmi che quella maledetta cosa non mi stesse perseguitando. La musica cominciò. Il gioco partì. Selezionai il mio Pikachu e premetti A. Il suo facciotto sorridente mi guardava col suo orecchio leggermente abbassato ed un grosso sorrisone di pixel. Un meraviglioso, normale sorriso. Spensi il mio Gameboy, e spesi l'ora a seguire piangendo sul pavimento. Io e mio fratello non abbiamo più giocato insieme a Pokémon - Lui ormai ha smesso. Io continuo a giocare i miei confortevoli giochi privi di hack. Quell'inverno, la neve cadde già pesante. __ Be', e così si conclude la nostra storia. Personalmente, trovo che questa Poképasta non sia "come le altre". L'ho trovata decisamente emozionante, e avevo persino paura ad andare avanti nella lettura, figuriamoci. Invece, a voi è piaciuta questa Pasta? Desidererei sentire le vostre opinione con un commento. |
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CreepyPasta - Spavento a Pranzo #7 postato da Chika (12:34 12/09/12) |
~ link diretto a questo articolo Questo numero di "CreepyPasta - Spavento a Pranzo" è dedicato a Julia, amante dell'horror e delle CreepyPaste.Salve, miei cari utenti di Pokétown. Per questo numero della rubrica, non ho intenzione di presentarvi la solita PokéPasta, bensì una teoria riguardante il Pokémon Cubone e il Pokémon Kangaskhan. Bando alle ciance: buona lettura. L'articolo che segue è stato scritto dalla sottoscritta, assemblando teorie, discussioni e PokéPaste NON di mia proprietà.
Cubone e Kangaskhan sono entrambi Pokémon della prima generazione. La loro prima apparizione risale ai videogiochi Rosso e Blu ( più Verde, uscito solo in Giappone. ). Nonostante questo piccolo particolare, le loro somiglianze sembrerebbero finite. Il primo è trovabile nella Torre Pokémon a Lavandonia, mentre il secondo nel Parco Safari di Fucsiapoli. Cubone possiede un'evoluzione: Marowak. Kangaskhan invece è uno dei pochi Pokémon che non possiede nè pre - evoluzioni nè evoluzioni della prima serie. Per non parlare della diversa varietà di mosse apprendibili, delle loro abilità e del loro tipo. Insomma, a prima vista non sembrerebbe esserci un collegamento tra i due. Ma informiamoci meglio su questi due Pokémon, vediamo cosa ne dice il Pokédex. Dal Pokédex di R/B ( Kangaskhan ): Normalmente il cucciolo non esce dal marsupio protettivo della madre fino all'età di 3 anni. Dal Pokédex di R/B ( Cubone ):Poiché non si leva mai il suo casco-teschio, nessuno ha mai visto il suo vero muso. Pokédex di O/A/C : Ha perso la madre alla nascita e ora ne indossa il teschio, non mostrando mai il proprio aspetto. Da ciò possiamo notare che Kangaskhan protegge il suo cucciolo fino ad un'età che si può ritenere adulta. Quando il cucciolo non avrà più bisogno del latte materno e delle protezioni della madre, sarà ormai un Kangaskhan a tutti gli effetti. Parlando di Cubone, non si sa con esattezza quale sia la sua vera madre, in quanto noi lo abbiamo sempre visto come un Pokémon " già orfano. " Eppure, cosa succederebbe se la madre del cucciolo di Kangaskhan, per un qualsiasi motivo, dovesse morire prima che suo figlio diventi adulto? Sicuramente, si ritroverebbe solo, senza più protezione, e costretto a trovarsi il cibo con le proprie forze. ( Molto diverso dal latte della madre. ) Ed è qui che i due Pokémon iniziano a coincidere. Cubone non mostra mai il proprio aspetto, e pertanto nessuno può dire quale sia la sua vera faccia. Pertanto, perché Cubone non potrebbe essere il cucciolo di un Kangaskhan morto prima del tempo? Alcuni indizi ci sono. Prima di tutto, il teschio di Cubone corrisponderebbe al profilo della testa di un Kangaskhan. Inoltre, la stazza e la corporatura di un Cubone corrisponde quasi alla perfezione con quella di un cucciolo di Kangaskhan. Certo, vi sono alcune piccole differenze, come il colore delle pelle. Quella del piccolo Pokémon terra è di un caldo color marrone, quella di Kangaskhan si aggira invece sul grigio. Dobbiamo ricordarci però che un Kangaskhan adulto assume un colore più scuro, ed inoltre il cucciolo non assume più il latte materno, com'è giusto che sia. Perché il doversi cibare di carne o bacche e la necessità di proteggersi da solo non possono aver influito sulla sua pelle, rendondola più elastica e robusta? Eccovi il riassunto della "storia" in un'immagine. [Mostra] Spoiler: testo nascosto _______ [Mostra] Spoiler: testo nascosto Credits. - CreepyPasta Forum. - Wikipedia. - Pokémon Central Wiki. - PokémonTeam. - Pokéblog. ________ E voi, cosa ne pensate? |
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Avv. di Chikorita-Oltre i confini del mondo (7/8) postato da PkCll (13:28 16/08/12) |
~ link diretto a questo articolo La Discarica Tanfo – prima parteMontagne enormi, vette aguzze che in lontananza apparivano grigie, ora si rivelavano come enormi cumuli di sacchetti di plastica multicolori. Da alcuni d’essi, laceri, fuoriuscivano rifiuti d’ogni genere, alcuni così ripugnanti da indurre a volgere lo sguardo altrove. Ma altrove era un luogo inesistente. Forse lo sguardo poteva riprendersi osservando i voli circolari di decine di Wingull. Ma il seguire i loro voli portava ancora gli occhi sui rifiuti maleodoranti beccati dai gabbiani con ingordigia. Attraccarono il battello all’unico molo e scesero sull’isola. La Discarica Tanfo li accolse con improvvise zaffate di odori mai percepiti prima d’allora, miasmi sconosciuti e acri, sentori d’ammoniaca che graffiavano la gola e nauseanti sensazioni di rancido e putrefatto che facevano pensare malinconicamente al fresco profumo di letame dei campi coltivati attorno alla Prateria. I nostri amici si fecero strada fra i rifiuti seguendo alcuni sentierini tracciati dai pneumatici delle ruspe. Tutti tranne Ditto, che li aspettava sul battello al lato opposto dell’isola. “Che ci siamo venuti a fare – dico io – in questo luogo così…?” chiese Ash. “… puzzolente!” suggerì Lucinda. “… rivoltante!” “… nauseabondo!” seguirono a lamentarsi Pikachu e Marill. Di tanto in tanto qualche famigliola di Raticate con piccoli Rattata appresso attraversava veloce lo stradino, facendo sobbalzare dallo spavento le creature del gentil sesso. Solo Artemisia sembrava indifferente a tutto ciò. Ella rispose così alle continue lamentele dei suoi compagni: “I passi necessari per far schiudere l’uovo sono ormai completati e, come vi ho già spiegato più volte…” e qui volse gli occhi al cielo come per invocare maggiore pazienza “… era molto rischioso far nascere i piccolini in mezzo al mare, fra le onde pericolose e il vento troppo fresco” “Ma non potevamo approdare alla Palude Lutulenta, seppur lontana?” chiese ingenuamente Marill. “I passi! Più lontano vai e più passi fai, ignorante! Sarebbero nati in mare!” rimproverò Pikachu con un bel pugno sulla testa del povero Marill. Artemisia si parò subito davanti a Pikachu con aria minacciosa e disse: “Non ti permettere di trattare così in malo modo il mio Marill! Chiaro?” “Il tuo Marill…?” chiese Pikachu stupito ma nel contempo spaventato. Artemisia non cambiò espressione fino a quando Pikachu non si allontanò mesto e zitto. Marill si avvicinò ad artemisia per ringraziarla quando qualcosa attirò la sua attenzione. “Artemisia, guarda: c’è una crepa sull’uovo…” “Oh, Cielo! Presto! Presto! Preparate un giaciglio!” si preoccupò Artemisia. Piccolino, da buon padre, raccolse immediatamente della paglia e con l’aiuto di Shaymin e Iris preparò un piccolo nido dove Artemisia vi pose l’uovo. Zaffira lo accarezzò amorevolmente. Le crepe si fecero sempre più evidenti e scricchiolii quasi impercettibili si fecero più frequenti. Ben presto l’uovo si ruppe e si scoperchiò. Una piccola fogliolina verde chiaro fece capolino sotto gli occhi estasiati dei genitori e gli sguardi incuriositi di tutti i presenti. Ma con maggior stupore s’avvidero che dal guscio rotto dell’uovo spuntò all’improvviso una seconda fogliolina. La sorpresa fu doppia, poiché quel germoglio era di colore arancione e non verde come doveva essere. Il guscio si capovolse e fecero la loro comparsa due piccoli cuccioli di Chikorita, un po’ spauriti. Piccolino e Zaffira, vedendo un loro cucciolo diverso dal normale, chiesero allarmati ad Artemisia il motivo di tale stranezza. Pikachu prontamente prese parola prim’ancora che ella rispondesse: “Non dovete preoccuparvi: il vostro cucciolotto è un Pokèmon cromatico, altrimenti noto come shiny. Vi darà molte soddisfazioni!” Lucinda e Iris fecero a gara per coccolarli, sotto gli occhi attenti di mamma Zaffira. Il Chikoritino verde appariva molto vivace e sveglio, mentre quello cromatico era piuttosto timido e impacciato. “Come li chiamiamo questi due maschietti?” chiese Piccolino alla sua compagna. Ella suggerì: “Quello verde vorrei chiamarlo Steven, mentre quello shiny ho desiderio di chiamarlo Karol. Sei d’accordo, caro?” “Certo, amore. Che bei nomi!” La loro felicità durò ben poco. All’improvviso apparve nell’aria un Weezing minaccioso che con un raggio traente rapì i cuccioli a scomparve nel nulla! Piccolino e Zaffira rimasero impietriti, sconvolti dalla rapidità dell’accaduto. “Steven! Karol! I miei cuccioli!!!” urlò di spavento. “Chi è stato? Cosa è successo?” chiese preoccupato Piccolino. “E’ stato un Weezing! Dobbiamo trovarlo! E al più presto!” rispose Pikachu. “Di qua, seguitemi!” Una voce sconosciuta comparve in mezzo a loro. Uno strano sacco dell’immondizia con occhi e bocca indicava loro una direzione da seguire. Piccolino, vista la gravità della situazione, non indagò sulla buona fede del Pokèmon e lo seguì. “Seguiamo Garbodor!” ordinò. “Ho visto un Weezing andare verso la collina di rifiuti più alta. Vi ci condurrò io, altrimenti vi perdereste qui!” “Grazie, Garbodor!” disse Ash. In un baleno tutti raggiunsero una alta collina di rifiuti e lì videro non solo Weezing con i piccoli Chikorita, ma anche un Pokèmon viola a rombi neri e una loro vecchia conoscenza. Una voce tuonò dall’alto: “Ah, ah, ah!!! Questa volta, Piccolino, ti ho in pugno!” Misdreavus si rivolse a Weezing e gli ordinò: “Weezing, dai in pasto a Swalot quei due monelli mocciosi!!” Il sangue si gelò nelle vene a tutti i presenti. Il ghigno di Misdreavus e l’enorme bocca aperta di Swalot sembravano presagire l’inevitabile. |
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