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Storie. 1/5 postato da FranciIsBack (10:50 28/06/13) |
~ link diretto a questo articolo Ciao a tutti! Oggi voglio iniziare una rubrica suddivisa in 5 episodi, in ognuno dei quali racconterò una storia autoconclusiva da me inventata... Spero siano di vostro gradimento.Quel pomeriggio.
Una mattinata luminosa e calda mi si para davanti appena svegliato. Sono le dieci passate del 13 Luglio, e un po' come per tutto il resto delle vacanze estive, mi sono svegliato tardi e senza impegni per la giornata. Il mio nome è Franz; ho finito quest'anno la terza superiore, e sono pronto ad andare in quarta senza problemi. Beh, forse, un problema lo ho... Sono solo. Triste, sconsolato, senza voglia di far nulla. Passo ogni giornata steso sul divano, a dormire o giocare ai videogiochi; penso di aver messo su qualche chilo, ma onestamente, non me ne importa. Vorrei soltanto.. essere come gli altri ragazzi: in forma, con impegni, con amici, con fidanzate; quanto vorrei essere come loro. Di solito mi convinco a voler migliorare, ma ogni volta i miei piani falliscono. Tuttavia, oggi, per motivi che non mi so spiegare, sento una forza di volontà fortissima ardere dentro di me, una forza di volontà che spero, per questa volta, riesca a farvi cambiare sul serio. Alzatomi quindi dal letto, non vado a buttarmi sul divano, ma indosso una tuta e mi appresto ad andare a correre; corro per circa due chilometri, poi ritorno a casa, sentendomi a pezzi fisicamente, ma con un sorriso stampato sulle labbra. Dopo una doccia fresca, mi rilasso per un attimo sul divano. Ma inizio a sentire la determinazione che possedevo appena alzato già calare, e vengo colto da una crisi depressiva. Ogni mio ideale sparisce; vedo solo il grigio del mondo, il grigio del mio passato, il grigio del mio presente, il grigio nel mio futuro. Grigio: un colore tanto affascinante quanto triste... vorrei poter rimediare a tutto quel grigio, cancellare quello che ero, ricominciare, ripartire da zero... ma non posso, a meno che... Una serata buia e calda è quella che affronto quella sera. Sono le ventidue passate del 13 luglio, e un po' come per tutte le sere delle vacanze, non ho fatto nulla di importante. Sono sul tetto della mia casa, e sto guardando in basso; forse morire è l'unica soluzione. Sto per andarmene, ma sento qualcosa che mi blocca; forse, la consapevolezza di non sapere se potrò davvero ricominciare; forse, la consapevolezza del fatto che io non ho ancora dato abbastanza a questo mondo. Piango. E dopo poco rido. Ho sofferto, ma ho capito che non voglio che l'immagine che il mondo avrà da me sarà del ragazzo che si è arreso, ma vorrei fosse l'immagine del ragazzo che ha lottato. Scendo dal tetto, ritorno nel mio letto e, dopo essermi fatto uno schema mentale di quello che farò il giorno dopo, dormo. Un anno dopo..
Una mattinata luminosa e calda mi si para davanti appena svegliato. Sono le dieci passate del 13 Luglio, e un po' come per tutto il resto delle vacanze estive, mi sono svegliato tardi, ma con impegni per la giornata. Il mio nome è Franz; ho finito quest'anno la quarta superiore, e sono pronto ad andare in quinta, affrontare la maturità, avere un futuro. La mia vita da quella notte è cambiata: ho capito che non vale la pena piangersi addosso e pregare di cambiare, ma piuttosto bisogna sforzarsi, far capire a tutti che si vuole cambiare e sforzarsi per cambiare. L'anno che ho passato è stato duro, molte volte mi sono chiesto perché lo stessi facendo, ma la risposta che mi davo era sempre la stessa: perché non potevi e hai dimostrato che puoi. Ed è così che ho iniziato a vivere: facendo cose che tutti avrebbero detto che non potevo fare, solo per dimostrare che potevo. E devo tutto a quella notte, a quel tetto, a quel sole caldo del 13 Luglio scorso. |
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Le Avv. di Chikorita - La Vittoria Finale (4/4) postato da PkCll (23:45 12/04/13) |
~ link diretto a questo articolo PokètownL’allegra comitiva entrò in Pokètown guidata dal maestro Sir John, che salutava con ossequio i numerosi allenatori che incontravano. E non solo: v’erano a gruppi molti Pokèmon di diverse specie, rari e comuni, un buon numero addirittura cromatici. Ash e Lucinda li ammiravano dapprima con interesse, poi con sguardi instupiditi man mano che procedevano fra le vie della città a causa della confusione e del rumore. Giunsero alla Pensione di Prudenzio e Petronilla, dove il maestro consegnò ai due anziani allevatori i cuccioli che aveva accompagnato al Safari. “Buongiorno Prudenzio! I miei omaggi, Petronilla!” “Ben tornato, Sir John! Tutto bene al Safari?” chiese Prudenzio. “Benissimo. I piccoli si sono divertiti molto!” “E si sono pure comportati bene?” domandò Petronilla. “Si… un po’ meno questa birichina qui…” il maestro indicò Happiny all’anziana signora. “Eh eh! Anch’io quando ero giovane…” commentò Petronilla. Poi aggiunse, guardando, prima con sospetto e poi con sorpresa, la Shuppet che era con Sir John: “Pika! Sei tu? Che bello: Pika è tornata!” “Cosa? Oh, che bello! Sei venuta a farci visita!” esclamò il vecchio Prudenzio. Pika si intrattenne qualche minuto con i due anziani coniugi e raccontò loro la sua triste avventura. Poi, ad un cenno di Sir John, ella si congedò da loro e raggiunse il gruppo. Piccolino, impaziente di incontrare il Pokèmon Controller, chiese al maestro: “E’ tanto lontana l’abitazione di PkCll?” “No. Guarda: è proprio qui a fianco” Vicino alla Pensione sorgeva una modesta casetta di legno rossastro circondata da un recinto a palizzata e immersa in un frutteto tutto in fiore che emanava un piacevole profumo. “Eccoci alla Fattoria – Scuola di PkCll!” esclamò orgoglioso Sir John, e aggiunse gonfiandosi il petto: “Ove il sottoscritto collabora da oltre quindici anni, insegnando a tutti i cuccioli di Pokètown. Ho istruito molte generazioni, per i baffi del re d’Inghilterra!” e nell’enfasi gli cadde il monocolo. Udendo la chiassosa scolaresca, un uomo vestito con un camice bianco stropicciato, pantaloni corti e sandali ai piedi uscì di casa e si presentò nell’aia di fronte a loro. “Ben tornato, Sir John!” Poi osservò il gruppo e riconobbe Ash. “Oh, Ash! Che piacere rivederti! L’ultima volta eri un bambino. C’è anche Lucinda con te. Bene, bene… ma…” PkCll vide che a fianco di Ash c’era un Chikorita un po’ timoroso, e chiese: “Guarda guarda… Non dirmi che questi è quel Chikorita del quale ti diedi l’uovo tanti anni fa…” Egli si fece coraggio e si presentò: “Si, sono io. Sono Piccolino dell’Arcipelago Radioso. Mio padre, il Meganium Giorgio, Guardiano dell’Arcipelago, le ha consegnato, signor PkCll, un uovo che poi Lei ha affidato alle cure eccellenti di Ash. Di questo mio padre ed io volevamo ringraziarla di persona” “Senti senti… E tutti voi siete venuti fin qui solo per ringraziami?” Ash rispose, accarezzando il capo di Piccolino: “Non solo! Abbiamo affrontato mille pericoli, per salvare il nostro amico Venomoth…” “E l’intero Continente di Pokètown dalle mire malvagie del Terribile Mismagius!” aggiunse Piccolino. “Interessante… Allora vi fermate a pranzo da noi? Così potete raccontarmi con calma tutta la vostra storia” Senza attendere risposta, chiamò un’altra persona: “Cara! Vieni qui, subito! Sono venuti a trovarmi dei miei vecchi cari amici! Si fermeranno a pranzo!” Venne sull’uscio una donna, anch’ella in camice bianco, e li salutò con un sorriso. “Vi presento mia moglie, la dottoressa Xiaoying. Insieme a Sir John, ella mi aiuta nella cura dei giovani Pokèmon” Subito dopo e dietro di lei apparvero tre Pokèmon che assomigliavano a bruchi, di colore rosso e uno di loro era colorato di una tinta più rosacea. La dottoressa Xiaoying li presentò: “Questi Wurmple sono Gigetto, il miglior amico di mio marito – sono inseparabili! - , la sua compagna cromatica Gigina e il loro cucciolo Carletto” Appena li vide – e soprattutto appena vide Gigina – Lucinda s’innamorò di quelle tre creature e prese a coccolarle. Ash, che era rimasto affascinato dalla città che non vedeva da molti anni, chiese al Pokèmon Controller alcune informazioni sulle attività esistenti a Pokètown. PkCll rispose: “Pokètown offre svariati punti di formazione per gli allenatori e per i Pokèmon come l’Arena, le Sale Lotta, le Palestre, ma anche di svago come il Game Club e molti concorsi a premi” “Che città fantastica! Meravigliosa!” esclamò Ash entusiasta. “Certo, hai ragione, se pensi che le altre città del Continente hanno solo un’arena e un’area per la cattura dei Pokèmon selvatici. Ma non è tutto oro quello che luccica…” “Cosa vuole dire?” “A differenza degli altri paesi, qui è molto difficile incontrare ed allevare Pokèmon leggendari e altri chiamati introvabili per la loro estrema rarità. Il prezzo dei cuccioli, escluse le spese di pensione perché Prudenzio e Petronilla sono persone oneste, è molto alto e talvolta alcuni allenatori richiedono la restituzione delle femmine nate, creando di fatto una scarsa diversificazione delle offerte” spiegò PkCll un poco abbronciato. Pikachu, molto incuriosito, chiese: “Signor Pokèmon Controller, perché si chiama in questo modo?” PkCll rise e spiegò: “Il mio nome è Marco. In questa Fattoria – Scuola, Sir John è incaricato dell’istruzione dei giovani Pokèmon; mentre mia moglie ed io ci occupiamo del loro crescita psico-fisica, aiutandoli a sviluppare le loro attitudini più spiccate verso le quali sono maggiormente predisposti” “Che lavoro affascinante!” esclamò Pikachu estasiato. Piccolino, dopo aver chiacchierato un po’ con la dottoressa Xiaoying, raggiunse PkCll e i suoi interlocutori. Contemporaneamente si avvicinò a loro una bambina piccola, la quale chiese al Pokèmon Controller: “Papà, è un Chikorita?” “Si, stellina” rispose, poi la presentò: “Questa è nostra figlia Siria. Anch’ella è appassionata di Pokèmon, eh eh!” “Sai che Piccolino – questo è il suo nome – ha affrontato mille prove e pericoli per giungere fino qui da molto lontano?” disse Ash alla bimba. Tutta entusiasta, Siria chiese: “Papà! Papà! Posso ascoltare le avventure di Chikorita?” “Certamente!” “Ed io sarò felice di raccontartele!” le disse Piccolino. » » Una sera di due anni fa mia figlia Siria, che allora aveva cinque anni, mi chiese di raccontarle una storia della buonanotte che avesse come personaggi i suoi Pokèmon preferiti, Pikachu, Chikorita, Shaymin e Marill. Fu così che mi venne l’idea di scrivere Le Avventure di Chikorita. Fin dai primi episodi ne fu entusiasta, perciò pensai di condividere questa meravigliosa esperienza con voi cittadini di Pokètown. Iniziai a pubblicare il racconto nel luglio del 2011 e dopo due anni e mezzo, 5 parti, 20 capitoli e 40 episodi, sono giunto al termine. Sempre su richiesta della mia bambina, ho raggruppato nel box Piccolino tutti i personaggi della storia, o quasi… Mancano infatti Shaymin e Galvantula. Spero un giorno di poter realizzare questo suo desiderio. Nel frattempo mi ha chiesto anche Tepig, da lei battezzato Cuccu, che lo disegna dappertutto e porta sempre con sé un ciondolino con la sua immagine; spero di trovarlo, così potrà giocare in Pokètown con il suo Cuccu. Per il momento la caccia a Shaymin, Galvantula e Tepig continua… Devo ringraziare tutti voi lettori e la mia piccola Siria: il vostro supporto e la sua felicità sono divenuti la mia infinita gioia! » Siria Le Avventure di Chikorita sono dedicate a Siria, la mia piccina, affinché abbia sempre un bel ricordo del suo papà e affinché impari che la generosità gratuita porta sempre frutto. » Zaffira & Zaffira La mia carissima amica Zaffira mi ha sempre incondizionatamente incoraggiato nella stesura di questo racconto ed aiutato in modo disinteressato ogniqualvolta ne ho avuto bisogno. Inoltre mi a donato molti Pokèmon volendo nulla in cambio. » Ultimecia & Artemisia Ultimecia mi ha donato due Pokèmon di propria iniziativa senza volere un contraccambio e senza conoscermi. » Clover & Clover Mi ero rivolto a Clover per avere in prestito Volcarona per far nascere un cucciolo ed ella si è fatta carico delle spese di pensione e mi ha donato il Larvesta appena nato. Ella mi ha sempre aiutato nei momenti di bisogno. » PIKA & Pika Pika ha donato un Treecko a mia figlia Siria sobbarcandosi tutte le spese di pensione e del soprannome e mi ha aiutato in molti momenti di difficoltà. » Lar & Cradily Lar mi ha prestato un Meganium femmina per ottenere un Chikorita; come ricompensa non richiesta per avergli portato Meganium a livello 100 mi ha donato un Cradily col desiderio che fosse utilizzato come personaggio nelle Avventure di Chikorita. Ringrazio altresì tutti voi lettori che mi avete seguito e supportato con i vostri commenti e le vostre critiche, in special modo Zaffira, Drifloon, Azumamaro, Chocolate, Deidre, BlazePower2, PokeAsh, Fervy che mi sono stati vicini fin dal primo episodio. Ringrazio anche Frances che ha disegnato le splendide immagini dei personaggi. Potete vedere tutti i personaggi nel mio box “Piccolino”. Mancano solo Shaymin e Galvantula. Per Galvantula attendo l’attivazione dei Trasfopunti, mentre per Shaymin la ricerca continua… Nel mio gruppo web Chikorita World Italy potete scaricare la versione integrale delle Avventure di Chikorita (formato PDF), previa iscrizione. » Chikorita World Italy » Le Avventure di Chikorita (da scaricare) “…la generosità porta sempre frutto”
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Borgo Mobile - Periodo Cortigiano. postato da Giechi (18:30 24/03/13) |
~ link diretto a questo articolo 2012 - Periodo Cortigiano o delle CoppietteMolto in questa parte è stato censurato, onde evitare dissidi e polemiche, nel caso in cui vogliate leggere la storia nella sua totale completezza e verità, arrangiatevi <3 L'ultimo anno è stato travagliato per molti utenti dell'azienda, se da una parte i conflitti pubblici sono stati ridotti, quelli privati hanno avuto il loro apice. Gli attori principali di questo periodo sbarazzino furono molteplici tra i quali la potente Marchesa Carlina fidata donna del garzone Jack Lucertole fino al mese di aprile, Ceglio De Porischis, successore di Jack, Felice Felicis fidato amico di Ceglio e Bartolino Manuelante, un giullare, attuale compagno della Marchesa. Dopo un gran bel periodo la relazione tra la Marchesa e il garzone Lucertole terminò, ma per qualche strana ragione l'amore non terminò come avrebbe dovuto. Tutto fu causato da un albero, un'enorme quercia di fragole al cocco blu; i frutti di quest'albero che cresceva alle pendici del Monte Blu, avevano la terribile qualità di far perdere il senno a chiunque ne ingerisse un piccola quantità. Purtroppo, nel regno di Adulazione, alle pendici del Lago Comodino, a causa di un'ape a pois marroncini e rosa proveniente dal Monte Blu, dei semi del grande albero furono trasportati al di fuori del loro territorio di origine e grazie alle proprietà benefiche dell'acqua gialla del lago Comodino, crebbe una foresta rigogliosa in soli 3 giorni. Fu così che il 30 aprile, Jack Lucertole lasciò la Marchesa per recarsi a TerraDiMezzo, nel cuore della Cortbardia per affari personali. La Marchesa golosa e affamata, il giorno dopo, durante una passeggiata sulla riva del lago, si cibò delle Fragole, incuriosita dal loro aspetto. Nel frattempo si erano tramutate in cocomeri e ne mangiò così tanti che il suo senno commise molteplici omicidi e fu condannato all'ergastolo. Con il senno chiuso in galera e l'impossibilità di farlo evadere, la Marchesa cambiò, lasciò il garzone Jack alla sua sorte e si recò nel Tavoliere delle Puglie dove incontrò il contadino Ceglio De Porischis in una villa fatta di fazzoletti Tempo (o Jempo), poster e nocciole alla crema. Il fato volle che portò con sé i cocomeri e li condivise con il suo nuovo amato che perse anch'egli il senno. La nuova coppia, forte dell'attività di Ceglio, decise di fondare la prima piantagione di alberi da cocomeri al cocco blu per rivenderle a Larry e a poveri sciagurati lavoratori ignari degli effetti dei frutti. Fortunatamente una tempesta di piume e spazzole per capelli si abbatté sul Tavoliere, rovinando tutta la piantagione. La Marchesa per la disperazione tornò ad Adulazione, passando per Poverione e Mucchino. A Mucchino incontrò un giullare di corte vestito di pannocchie: Bartolino Manulante. Fu amore a quarta vista. Nel frattempo nella contea di Adulazione, una malvagia maga, Mirabbella Mentina tramava sortilegi per conquistare tutti gli uomini di Borgo Mobile. Scopri che un copripiumino di Guaranà e Papaya poteva fare al caso suo, aveva un solo difetto poteva ammaliare solo gli stolti in cerca d'amore e maschi con età minore o uguale diviso per più meno alla sua. Si accontentò e giacque a letto con metà azienda. In tutta questa chiarissima e cristallina vicenda, Jack Lucertole e Felice Felicis, ora amici poiché costretti dalla sorte ad avvenimenti simili, li troviamo a combattere draghi di purè e a cercare di fare tornare in sé tutti quelli che hanno subito gli effetti dei cocomeri e che ora patteggiano per la Marchesa e Bartolino. Per un periodo tutti credettero di essere salvi, tutti ripreso a lavorare tranquillamente a testare i brevetti che Larry proponeva. Nessuno però realizzava l'azienda e tutto il suo organico correvano un enorme pericolo. |
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Le Avv. di Chikorita - La Vittoria Finale (3/4) postato da PkCll (14:00 22/03/13) |
~ link diretto a questo articolo Il SafariFelici per l’epilogo delle loro avventure, i nostri amici si avviarono verso Pokètown, la meta finale del loro lungo viaggio. Durante il cammino Piccolino studiava quali parole usare per ringraziare il Pokèmon Controller e s’immaginava il loro incontro. Steven e Karol, invece, erano annoiati per la lunghezza del percorso e la lontananza della meta, così come dalla monotonia del paesaggio. Una volta attraversato il Fiume Averno, il sentiero largo e comodo proseguiva diritto, senza curve né boschetti, collinette o quant’altro potesse spezzare l’immagine piatta della pianura continentale. Sebbene Artemisia provasse in ogni modo a distrarli con un vasto repertorio di giochi e racconti, i due chikoritini sbadigliavano di continuo e talora s’arrestavano fra mille capricci. Per caso passarono davanti ad una grande recinzione con un cancello di legno e una tettoia verde all’entrata di quello che doveva essere una sorta di parco. All’interno s’intravedevano curiosi bungalow e piante tropicali. Karol si fermò ad osservare il cartello all’entrata, con l’effige di un Tropius e lo stemma di Pokètown, che recitava “Zoo Safari”. “Tata Artemisia, guarda!” Karol richiamò così l’attenzione di Chansey. “Cosa c’è, piccolo?” “C’è un Pokèmon su quel cartello… e dei segni strani, verdi…” Artemisia si avvicinò per osservare meglio, poi spiegò: “Quel Pokèmon disegnato è Tropius, mentre i segni verdi che hai visto sono lettere. C’è scritto… Zoo Safari” “Cosa è uno Zoo Safari?” chiese Karol tutto incuriosito, mentre suo fratello gli si fece accanto in attesa della risposta. “Lo Zoo Safari è un grande parco dove si possono incontrare Pokèmon selvatici molto rari” “E si può giocare con loro?” chiese Steven. “Si, certamente!” Veloci come due saette i due fratellini si diressero incontro alla loro madre gridando: “Mamma! Mamma!” “Cosa c’è da agitarsi così tanto?” Con voce spezzata dall’emozione i due cuccioli riuscirono a farfugliare: “Mamma, possiamo visitare lo zoo?” domandò Karol. “Ti prego…” disse Steven supplichevole. La madre chiese allora consiglio all’amica Artemisia, la quale rispose: “No, non c’è pericolo alcuno, stai tranquilla. I Pokèmon selvatici sono controllati e non sono aggressivi” Zaffira si rivolse ai suoi figlioli dicendo: “Per me va bene…” “Yu-huu! Wow!!” esultarono in coro. “… se vostro padre è d’accordo, però!” aggiunse Zaffira. Ancor più veloci di prima i due birbanti travolsero Piccolino alle spalle e, senza lasciargli il tempo per riprendersi dallo spavento, gli domandarono il permesso. Piccolino sorpreso guardò Zaffira ed ella annuì. “Va bene, ma entreremo tutti insieme. Non allontanatevi dalla vostra tata o da me e mamma!” Chikorita avvertì il gruppo e tutti entrarono nel grande Zoo Safari di Pokètown. Sotto la guida di Pikachu, grande esperto Pokèmon, si divertirono ad osservare nuove creature selvatiche che non avevano visto prima d’allora. Coloratissimi Chatot volteggiavano chiassosi sopra le teste di una coppia di Girafarig intenta ad accudire il loro cucciolo, mentre graziosi Deerling vestiti a primavera si rincorrevano fra i cespugli del giardino. Ma ciò che incuriosì maggiormente Steven e Karol fu un vicino schiamazzo fatto di risa e urli di gioia. Chiesero perciò alla loro tata di accompagnarli. Giunsero dopo pochi passi al recinto di Tropius, un gigantesco Pokèmon dal corpo simile a un Meganium, ma molto più possente; quattro grandi foglie verdi aveva sul dorso a guisa di ali e sotto il mento crescevano alcune escrescenze che ricordavano la forma delle banane. Un gruppetto di giovanissimi Pokèmon, coetanei di Steven e Karol, si divertivano a scivolare sulla schiena di Tropius, partendo dal capo e ruzzolando giù fino alla coda. Fra di loro la più chiassosa e intraprendente era una piccola Happiny che s’accorse della presenza dei due fratellini e provò da subito a fare amicizia. “Ciao! Io sono Happiny e questi sono i miei compagni di scuola. Voi come vi chiamate?” chiese sorridendo graziosamente. Karol non ebbe coraggio di rispondere e arrossì, mentre Steven rispose con sicurezza: “Io sono Steven e questi è il mio fratellino Karol. Siamo gemelli!” “Uh, che strano… un Chikorita arancione… è malato?” “No, sta benissimo. E’ nato così, ma non so perché. A cosa giocate?” “Allo Scivolo Pazzerello. Venite a giocare con noi?” chiese Happiny. “Si!” rispose Steven. Karol invece si nascose dietro ad Artemisia; dopo le rassicurazioni della tata però, corse a giocare anche lui. Si divertirono spensierati per una buona mezz'ora, dopo di che tornò da loro il maestro, un vecchio Scolipede con monocolo, cravattino e panciotto che pareva un compassato lord inglese. Pika, che era nelle vicinanze, riconobbe in quella voce importante il suo vecchio maestro. “Sir John!” lo chiamò e gli andò incontro. Scolipede ci mise un po’ a riconoscere la shuppettina, poi la accolse fra le sue zampe. “Pika! Piccina mia! Fatti vedere… sei cresciuta!” “Sir John, che felicità avervi ritrovato! Ero proprio diretta a Pokètown, insieme ai miei amici, per incontrarvi” spiegò Pika commossa. “Oh, per quale motivo, principessina?” chiese affettuosamente il maestro. Pika gli raccontò le sue disavventure, da ciò che accadde al Castello Diroccato alla morte di suo padre Misdreavus. “Non ti preoccupare, piccina: ora sarò io ad occuparmi di te” Il vecchio Scolipede e la giovane Shuppet si strinsero in un tenero abbraccio. Pika presentò Sir John a Piccolino e al resto del gruppo. Inoltre il vecchio maestro si offrì di accompagnarli dal Pokèmon Controller del quale era un amico e collaboratore. “Allora, tutti in marcia verso Pokètown!” esclamò Ash. Ma Iris e May obiettarono: “Noi vorremmo rimanere al Safari per meglio studiare le diverse specie di Pokèmon selvatici che vi si trovano…” disse May. “Ed aiutare il personale di questo parco nell’allevamento dei cuccioli, che in questa stagione nascono numerosi” aggiunse Iris. Salutate le due compagne di viaggio, i nostri amici, capeggiati dall’inossidabile Sir John e dalla sua chiassosa scolaresca, si misero allegramente in cammino verso la magica città di Pokètown. |
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Call of Duty? Ha rovinato una generazione... postato da Lar (10:40 15/03/13) |
~ link diretto a questo articolo Call of Duty ha rovinato una generazione di appassionati di sparatutto. La dichiarazione arriva da John Gibson, presidente di Tripwire Interactive, lo studio responsabile di giochi come Killing Floor e Red Orchestra 2.Secondo Gibson la situazione degli sparatutto single player in prima persona sta migliorando, allontanandosi dalle ombre dei film Hollywoodiani e dalle “rotaie” tipiche dei giochi come Call of Duty. Il boss di Tripwire cita esempi come Deus Ex e Fallout, che intersecano elementi tipici degli RPG con una bella storia, non lineare. In compenso Gibson crede che gli sparatutto multiplayer moderni stiano prendendo una brutta piega, riferendosi direttamente alla saga di Call of Duty. “Durante lo sviluppo dell’Action Mode di Red Orchestra 2 ho collaborato con un gruppo di giocatori incalliti dello sparatutto di Activision. Il mio scopo era di creare qualcosa che fosse abbastanza accessibile in modo che potessero godersi il gioco, senza trasformarlo in Call of Duty. Qualcosa abbastanza ’casual’ ma con il tipico stile di gioco di Red Orchestra. Dopo aver ascoltato tutte le pedanti lamentele ho pensato di arrendermi: Call of Duty ha rovinato un’intera generazione di giocatori”, spiega Gibson. Ma di cosa si sono lamentati i giocatori? Tutto nasce dalle meccaniche che gli appassionati di sparatutto moderni sono abituati a vedere nei loro giochi preferiti. Fra queste si nota il modo in cui i giocatori accelerano istantaneamente quando si muovono, senza raggiungere gradualmente la velocità massima, la stamina del giocatore che viene ripristinata semplicemente nascondendosi, oppure il fatto che le armi diano una sensazione di potenza esagerata. L’intera esperienza non era piacevole perché non era simile a Call of Duty, che in modo molto furbo ha ridotto il divario di abilità fra i vari giocatori aggiungendo molti fattori casuali e armi che non richiedono una particolare bravura per essere usate. Secondo il boss di Tripwire il trucco è di non permettere ai giocatori d’élite di distruggere i novellini, altrimenti i nuovi arrivati non potranno mai entrare nel vivo dell’azione divertendosi e godendosi il gioco. Il problema è che una riduzione del divario delle abilità fra i giocatori rende tutto una sorta di gioco d’azzardo. “È come sedersi davanti a una slot machine e osservare una scritta che ogni tanto salta fuori e dice: hai ucciso qualcuno! Hanno ridimensionato la bravura individuale dei giocatori in modo esagerato, per questo motivo gli stessi giocatori alle prese con titoli come Red Orchestra dicono che questo gioco è troppo difficile. ’Sono bravissimo con Call of Duty, quindi c'è qualcosa di sbagliato nel tuo gioco. Perché non sono bravo a giocarci, quindi deve fare schifo. Non sono io il problema, è il tuo gioco’. A volte è anche colpa nostra, nel caso in cui si crea qualcosa che non sia abbastanza accessibile, ma spesso dobbiamo ringraziare Call of Duty per aver reso questi ragazzi incapaci di diventare bravi con uno sparatutto”, spiega Gibson. Siete d’accordo con il parere dello sviluppatore? Cosa si potrebbe fare per cambiare questa situazione? di Roberto Caccia, rivisto da me |
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Le Avv. di Chikorita - La Vittoria Finale (2/4) postato da PkCll (23:33 14/03/13) |
~ link diretto a questo articolo La Cima InnevataIl cielo era sereno. La strada aveva abbandonato la catena di monti e si inerpicava serpeggiante su per le vette. La valle si faceva stretta e ai loro lati le colline spuntavano innevate e scure. Terrazze e sentieri erano evidenziati dall’alternanza di neve e roccia. Arbusti bruni e sterpaglie marroncine li accompagnavano lungo i sentieri ai piedi delle alture e dalle vette dal profilo addolcito immensi abeti li osservavano a mo’ di sentinelle. Di lontano, ancora montagne, e montagne ancora. Più proseguivano e più si facevano a loro incontro a stuzzicare la curiosità di scoprire cosa vi fosse al di là d’esse. Lucinda appariva rapita da tale spettacolo naturale, ed Ash con lei si fermavano spesso ad ammirare la molteplicità delle forme e dei colori, seppur solo tonalità di marrone e grigio. La neve che si stava sciogliendo ruscellava giù dalle scarpate e giungeva a loro un suono cristallino come fosse il canto di cento fringuelli. Si fermarono ad ascoltarlo, per cancellare un poco il silenzio assoluto che li aveva accompagnati dalla morte di Misdreavus. Poco più avanti la strada si divideva e un segnale dipinto sulla roccia indicava la via per la Cima Innevata. Si incamminarono in quella direzione, con la Catena Montuosa a sinistra e la valle a meridione sulla destra. Piccolino aveva lo sguardo dritto nel cielo azzurro, e il riverbero della neve lo abbagliava, tanto che tutto gli appariva verde e rosso ogniqualvolta chiudeva e riapriva gli occhi. Il cuore gli batteva forte in petto, forse per la stanchezza o forse per l’emozione che quel paesaggio gli donava. Su indicazione di Ash, si riposarono tutti a ridosso di una balza rocciosa dove la neve non s’era fermata. Nel buio dell’antro due pupille cerulee li osservavano. Di quella muta presenza apparivano solo gli occhi luminescenti, un collare rosso e delle ali, anch’esse rosse, a guisa di fiore. Pareva avere il petto lanuginoso e quattro piccolo zampe scure; il resto del corpo era celato dalle tenebre. Il primo ad accorgersi di quella inquietante presenza fu Marill, il quale attirò l’attenzione di Pikachu lanciandogli un sassolino sulla testa. “Psst!” “Ahi! Che fai? Sei impazzito?” chiese Pikachu all’amico. Marill non rispose e fece cenno con le zampette di guardare verso il fondo della grotta. “Cosa ti prende? Che devo guardare? Se è una sciocchezza ti do un cocco in testa! – tanto ci sei abituato…” Pikachu vide. E impallidì. “Volcarona!!” esclamò, attirando l’attenzione dei suoi compagni. A quell’annunciazione, il Pokèmon misterioso uscì dalla penombra e volando si posò su una roccia lì vicino. Con voce echeggiante e maestosa, autorevole, quel personaggio cominciò a parlare: “Io sono Clover, il Grande Guardiano del Sole, signore della Cima Innevata e protettore supremo dell’intero Continente di Pokètown” Ancora non era terminato lo stupore dei presenti, che il coraggioso Chikorita si fece avanti per conferire col grande signore. “Venerabile Clover, io sono Piccolino dell’Arcipelago Radioso e questi sono i miei carissimi amici e compagni di viaggio. Sono qui per avvisarvi che…” Il Guardiano lo interruppe con un rapido battito d’ali. “Conosco tutto quello che vuoi dirmi, Piccolino: Togekiss mi ha informato bene. Non ti preoccupare, perché sarò io ad affrontare Mismagius. Non morirà, né fuggirà, ma il tuo intervento – e non il mio – gli impedirà di perseguire i suoi malvagi scopi” Piccolino guardò il suo interlocutore con sguardo perplesso e meravigliato; poi chiese: “In che modo? Potrei usare l’Introforza… ma sicuramente adesso Mismagius avrà trovato il modo per contrastarla…” “Non sarà necessario combattere. Con questo riuscirai nell’impresa” Di fronte a Clover si materializzò una gemma rossa, scintillante e lucente. Essa levitava e ruotava su se stessa emanando raggi di luce scarlatta. Poco dopo la pietra si mosse e si posò al collo di Piccolino a mo’ di ciondolo. “Questo è un frammento del cristallo di rutilo che tu già conosci. Solo i puri di cuore possono attivare le sue portentose proprietà. Tu lo sei, Piccolino. Tu lo sei” dichiarò il Grande Guardiano del Sole. “Non vi deluderò!” rispose Chikorita. Una voce sopra di loro s’intromise: “Lo farai, invece. Appena sistemato il Guardiano, sistemerò anche te. Ho studiato le mosse in modo accurato…” Mismagius era apparso a loro dal nulla ed aleggiava sopra le loro teste. “E ora, Guardiano, combattiamo! Alla fine di questo giorno di te non rimarrà che cenere! Ah, ah, ah!!!” aggiunse ghignando il perfido Mismagius. Tre raggi gialli uscirono dal suo capo e generarono un campo di forza sferico azzurro che scagliò all’indirizzo di Clover, urlando: “Forzasegreta!” Prim’ancora che la sfera lo raggiungesse, Clover si levò in volo ed emise dalla sua bocca una Vampata fiammeggiante che vanificò l’attacco del nemico. Schivate le fiamme, Mismagius disse: “Il rutilo sarà mio e tu non me lo potrai impedire! Malosguardo!” Gli occhi di Mismagius si illuminarono e da essi partirono due raggi multicolori che avevano un curioso andamento ondulatorio. Il Grande Guardiano del Sole riuscì ancora una volta a sfuggire all’attacco di Mismagius. I due fasci di luce colpirono le rocce dell’anfratto provocando un fortissimo boato. Le schegge, a centinaia, come pericolosi proiettili si sparsero tutt’intorno. Pikachu, con notevole presenza di spirito, attivò la mossa Protezione e mise così al riparo lui stesso e tutti i suoi compagni. Dal corpo di Volcarona apparvero piccole sfere di luce che man mano che roteavano in circolo e a spirale aumentavano di raggio. La spirale magica avvolse Mismagius, mentre una brezza gelida lo investì, immobilizzandolo. “Clover ha usato Ruotafuoco per contenere l’energia di Mismagius; poi con Ventargenteo ha impedito che rispondesse alle sue mosse!” affermò entusiasta Shaymin. Mismagius tentò ugualmente di reagire: il suo mantello si fece rosso rubino e i contorni della sua figura emisero una strana luminescenza. Accortosi di ciò, il Guardiano riversò sull’avversario una misteriosa onda che affievolì molto le energie del Pokèmon malvagio. Poi disse a Chikorita: “Adesso che è sotto l’influsso delle precedenti mosse e di questa, Calmamente, apri il tuo cuore, Piccolino, ed usa il potere del rutilo!” Piccolino era smarrito. Non sapeva come agire. Tutto ora dipendeva da lui: la sua vita, quella dei suoi amici, Pikachu, Marill e Shaymin, Ash e Lucinda, e della sua famiglia, l’amata Zaffira, i cuccioli Steven e Karol, e la salvezza dell’intero Continente di Pokètown. Sebbene si sforzasse di trovare una soluzione, null’altro gli venne in mente se non la fiducia che suo padre Giorgio e suo fratello Ciuppi avevano riposto in lui, piccolo Chikorita impotente di fronte alla pericolosa suggestione del Male. Forse fu proprio quella fiducia che lo fece sobbalzare, come colui che ritorna alla realtà da un ipnotico sogno. “Ricorda!” comandò. In quel preciso momento il cristallo di rutilo dentro il Bel-Fah-Gor s’accese di luce vermiglia, tanto luminescente da potersi vedere fin dalla Cima Innevata. Il frammento che Chikorita aveva al collo levitò davanti a lui e anch’esso emise una forte luce rossastra. Piccolino raccontò: “Durante il terribile giorno in cui il cielo era oscurato da nubi minacciose e scure, molto tempo fa, tu – che eri ancora un piccolo Misdreavus – e mio padre Giorgio faceste di tutto per contrastare il Mightyena, quel Mightyena che rapì mia madre e che seminò il terrore per tutto l’Arcipelago Radioso e non solo. Se non fosse stato per il tuo aiuto, avreste avuto tutti la peggio. Combatteste in coppia contro quel malvagio Pokèmon fino a sconfiggerlo e a farlo fuggire. Ma tu, coraggioso Misdreavus, fosti ferito dall’attacco Pallaombra del Mightyena: quella sfera di energia oscura ti avvolse. Quando la battaglia ebbe termine, avevi cambiato aspetto: il tuo sguardo si fece truce e il tuo cuore divenne maligno. Ghignasti orribilmente e poi t’allontanasti velocemente e nessuno ti vide più” Mismagius ascoltava in silenzio. Il suo sguardo posato su Chikorita era in realtà assente. Piccolino riprese il racconto: “Nella tua follia di possedere il rutilo, con la complicità del buon Misdreavus ingannato da te, facesti soffrire molti di noi e mettesti a repentaglio le nostre vite, anche quelle innocenti dei miei figli!” “La morte di mio padre ti pesi sulla coscienza come un macigno, il rimorso ti schiacci fino alla fine dei tuoi giorni!” aggiunse Pika con rabbia, ma anch’ella fu raggiunta dalla luce del cristallo. “A meno che…” ella disse, con tono meno severo. “Ricorda!!!” ingiunse Piccolino, ormai invincibile. In breve le mosse di Volcarona vennero meno e la luce del rutilo si spense. Mismagius restò per qualche attimo sospeso in aria, poi cadde a terra, in ginocchio e capo chino, come uno straccio senza più verve. “Mioddìo, cosa ho fatto!” esclamò Mismagius, quasi sottovoce. Il Grande Guardiano del Sole intervenne dicendo: “Ora tutto è compiuto. Mismagius non è colpevole di ciò che ha fatto sotto l’effetto di Pallaombra, perciò lasciate che vada per la sua strada” Piccolino e Pika si avvicinarono a lui. “Non temere, Mismagius. Comprendiamo il tuo stato d’animo e ti perdoniamo” disse Pika. “Ora devi fare una cosa per noi. Devi tornare all’Arcipelago Radioso e riconciliarti con mio padre Giorgio” aggiunse Piccolino con un sorriso. “Grazie a voi! Non dimenticherò la vostra pietà nei miei confronti, Mi avete aperto gli occhi ed una nuova vita adesso comincia per me” confidò Mismagius commosso. “Ora va’, non perdere tempo, amico mio!” Mismagius annuì, si voltò e sparì nel nulla. Il Grande Guardiano del Sole si rivolse a Piccolino: “Hai avuto fiducia in te stesso e sei riuscito a compiere ciò che pareva impossibile. Tutti i Pokèmon e gli allenatori del Continente conosceranno il tuo valore e il tuo coraggio, Piccolino. La purezza del tuo cuore brillerà per sempre!” Piccolino ringraziò il saggio Clover e fece per accomiatarsi con l’intenzione di proseguire il viaggio verso Pokètown. Ma Volcarona lo bloccò, dicendo: “Aspetta, giovane Chikorita. Non aver fretta di abbandonare questo luogo. C’è qualcuno che vorrebbe salutarti…” Piccolino non riuscì a capire chi fosse quel misterioso personaggio del quale il Guardiano aveva preannunciato. Quando comparve da dietro la balza, ancora non capì perché mai quel Pokèmon, mai visto prima, avesse a cuore di salutarlo. Levitava nell’aria una piccola creatura tondeggiante, con sembianze a metà strada fra un maialino e un tapiro, di colore rosa e la cui pelle era dipinta a graziosi fiori lilla e con due simpatici occhietti rossi. Pikachu lo riconobbe: “Questo Pokèmon è Munna. E’ un Pokèmon di tipo Psico che ha la capacità di nutrirsi dei brutti sogni di persone e Pokèmon facendoglieli dimenticare. Pare che sia anche in grado di evocare spiriti di altri mondi” Piccolino gli chiese: "Buongiorno, piccolo amico. Volevi salutarmi? Cosa posso fare per te?" Munna sorrise graziosamente intimidito. In seguito dall'orifizio rosa che aveva in mezzo alla fronte uscì una colonna di fumo rosaceo che presto si espanse creando una debole cortina di nebbia. "Munna sta creando tramite Distortozona un contatto tra altre dimensioni!" affermò Shaymin con sicurezza. Quella nebbia rosa permeava l'aria attorno a Piccolino; era calda, accogliente, piacevole. Gli sembrava di stare in un nido caldo, emanava un tepore familiare... Davanti a lui a poco a poco del fumo azzurrognolo prendeva consistenza e sembianze di Pokèmon, fino a rappresentare un Bayleef sospeso a mezz'aria. Tutti i presenti ebbero timore nel veder apparire quello spettro, fuorché Piccolino il quale l'osservava stupito. Una voce psichica s'udì: era del fantasma ma sembrava provenire ovunque. E disse: "Piccolino, figlio mio! Sono felice di vederti. Sono tanto orgogliosa di te!" Chikorita trasalì. Il cuore gli batteva forte dall'emozione. "Mamma Fogliolina!!! Mamma!" E corse da lei tentando di abbracciarla ma trovò solo del vapore più denso. Alcune lacrime rigarono il suo volto, mentre ripeteva "Mamma" all'infinito. Si dissero molte cose fra loro: Piccolino aveva tante domande e la sua mamma affettuosamente gli rispondeva. Ma non un suono giunse all’orecchio dei presenti: era un dolcissimo dialogo fra due cuori appena ritrovati. -------------------------------------------------------------------------------- Tengo a precisare che non c’è stato alcun accordo fra me e Clover alla quale è dedicato il personaggio del Grande Guardiano del Sole, come riconoscimento per la sua grande generosità (così pure per Pika, Zaffira, Ultimecia alle quali ho dedicato altrettanti personaggi per i medesimi meriti che specificherò ampiamente nell’ultimo episodio). Ringrazio altresì Ratal per avermi accordato la possibilità di introdurre il personaggio di Munna al quale è dedicato. Altre persone sono meritevoli di ringraziamento; mi preoccuperò di farlo nell’episodio finale. |
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Borgo Mobile - Prologo postato da Giechi (20:55 13/03/13) |
~ link diretto a questo articolo Finalmente mi sono deciso a raccontare la storia di Borgo Mobile, l'azienda di cui faccio parte da ormai molti anni. Prima di trattare del presente, mi sembra d'obbligo spiegare a tutti voi l'origine di questa società ormai famosa in tutto il globo.Borgo Mobile nasce nell'estate del 2003 precisamente il 15 luglio, fondata da Dario Hocus Pocus, un nobile gentiluomo di origini latine, come piccola compagnia collaudatrice di brevetti. Presto la società si è allargata con l'arrivo di menti brillanti da tutta Italia; si imposero tre persone per un lungo periodo alla gestione dell'azienda: all'ormai celebre fondatore Dario Hocus Pocus, si aggiunsero Mattia Cenere, addetto alla sicurezza e Larry Prandelli abile e modesto programmatore-inventore. Il boom di Borgo Mobile avvenne dopo la prima delle grandi contese tra i lavoratori: Roberto Chiave, ragazzo responsabile di molte idee e iniziative all'interno della compagnia e molto apprezzato dai collaboratori, non si trovava d'accordo con i modi di gestire tutta l'azienda, ne scaturì una discussione leggendaria che rischiò di rompere gli equilibri creati dai tre amministratori con molta fatica. Fu Dario a mettere fine alla discussione allontanando definitivamente Roberto dalla compagnia. Le acque si calmarono e Borgo Mobile continuò la sua crescita per un lungo periodo. La crescita si ebbe grazie a dei punti di forza dell'azienda, unica nel suo genere. Il primo di questi consisteva nella sua struttura architettonica: un ascensore centrale permetteva di accedere a tutti piani, dove i lavoratori erano divisi per mansione, ma la vera particolarità era la possibilità di allargare la struttura in ogni direzione, permettendo ai programmatori-inventori di ampliare l'azienda in tutti i campi. Ai piani più alti risiedevano i tre Amministratori, con i loro ampi uffici e le Sorveglianza, scelta da Mattia Cenere tra i lavoratori più meritevoli. Subito ai piani inferiori erano situati i Redattori e successivamente, su richiesta di Larry, i Designers, scelti da lui in persona dopo logoranti test di disegno. Il compito dei Redattori era quello di tenere aggiornati lavoratori e visitatori sulle ultime notizie, oppure allietare il loro lavoro con storie o racconti. I Designers, invece, abbellivano i piani della azienda con opere e disegni. Nei rimanenti piani erano divisi i lavoratori separati dal grado di abilità e dalla permanenza a Borgo Mobile. Un altro punto forte era quello di poter essere riassunti nell'azienda, nel caso in cui si fossero commesse delle violazioni: a seconda della gravità degli atti commessi, si veniva allontanati dall'edificio e nel caso di esilio superiore ai 10 mila giorni, si poteva rientrare nell'azienda con un altro nome, ripartendo da zero e ben consapevoli di essere osservati speciali. Dopo l'invenzione dei Cloni da parte di Larry, fu introdotta la possibilità di possederne un massimo di due, con molte restrizioni. Tuttavia i lazzaroni sono sempre in giro e sempre più lavoratori continuavano a non rispettare il regolamento, fu così che emerse la figura di Bernardo Ancillotto, detto Ben. L'azienda si divise tra coloro i quali decisero di sostenerlo e quelli che lo reputavano un tiranno che, alla minima effrazione, allontanava persone da Borgo Mobile. Come nella maggior parte dei casi, nessuno aveva ragione, ma avvennero scontri così violenti tali da costringere Dario Hocus Pocus ad un ritorno (poiché aveva lasciato la gestione a Larry e Mattia per cause ignote) con la conseguenza della chiusura di Borgo Mobile per un periodo tale da far riflettere i lavoratori su ciò che stessero facendo. Alla riapertura la acque si calmarono per quasi un anno. Nel frattempo furono aperte succursali da Larry quali la Valle dei Draghi, una compagnia aerea, e PupazziMobile, una casa produttrice di giocattoli. Il periodo di pace venne a chiudersi con i l'ascesa Felice Felicis divenuto Direttore dopo l'abbandono di Mattia Cenere e quindi responsabile di tutto lo staff di Borgo Mobile. L'errore di valutazione di alcuni utenti nei confronti del nuovo dirigente, fu la causa principale di questo ennesimo contrasto; donne potenti utilizzarono il loro ascendente su i poveri lavoratori, influenzandone il giudizio; accusato di favorire membri della sua Corporazione, insieme di lavoratori uniti dagli stessi interessi, Felice fu costretto a irrigidire la tolleranza della Sorveglianza e ciò porto a molti allontanamenti ed esìli. I veri asti e anche questa parte tremendamente noiosa, terminarono con l'attuale Periodo Cortigiano o delle Coppiette. Questo periodo merita una sua parte di racconta in quanto si tratta di storia contemporanea, basti sapere che se da una parte portò unione di persone che mai si sarebbero avvicinate in periodo normale, dall'altra portò separazioni e sofferenze. Alla prossima parte (: |
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Enciclopedia del fantastico (Capitolo 2) postato da Zaffira (15:42 5/03/13) |
~ link diretto a questo articolo Elementali e spiriti della natura
Gli Elementali sono gli spiriti degli elementi individuali che compongono ogni cosa. Gli spiriti della natura sono gli spiriti o i guardiani di specifici luoghi. Ogni acquitrino, ruscello e stagno, ogni montagna, foresta e albero ha il suo spirito, che è tanto la sua forza vitale quanto il suo protettore. Gli elementali Tutte le cose sono composte dall'unione di più elementi, in diversa percentuale. Negli antichi insegnamenti cinesi e orientali, ci sono cinque elementi, terra, fuoco, metallo, acqua e legno, ciascuno con la sua creatura simbolica, o elementale. La terra è rappresentata da una fenice gialla; il fuoco da un fagiano rosso; il metallo da una tigre bianca; l'acqua da una tartaruga nera, a volte unita a un serpente; il legno da un drago verde. I quattro elementi Si pensa che sia stato un filosofo siciliano di nome Empedocle (490-430 a. C., circa) a teorizzare per primo l'idea di soli quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Di sicuro Platone (428-348 a. C., circa) e Aristotele (385-322 a. C.) lo accettarono come fatto scientifico provato. La convinzione che tutto fosse composto da questi quattro elementi convinse alcuni alchimisti della possibilità di trasformare ogni materiale in un altro, per cui molti di essi tentarono di tramutare il metallo in oro. Elementali della terra Gli gnomi appartengono alla terra. La terra è il luogo in cui vivono e in cui scompaiono. Sono antichi e oscuri, spesso vestiti con abiti da monaco. Solitamente curvi e piccoli, possono tramutarsi in giganti quando vogliono. Elementali del fuoco Le salamandre sono il simbolo del fuoco. Alcuni credevano che la loro pelle fosse così fredda da poter spegnere il fuoco; altri che scegliessero di vivere tra le fiamme e che le potessero addirittura rafforzare. Nella realtà, ci sono diverse specie di questa lucertola anfibia e nessuna di esse, neanche quella europea dalla pelle nera e dorata, può sopravvivere davvero nel fuoco. Elementali dell'aria Le silfidi sono esseri evanescenti ed ingannevoli. Vivono nei venti e si spostano seguendo le correnti d'aria. Possono raggiungere età millenarie mantenendo sempre un'apparenza giovane. Vivono in ambienti ventosi come le pianure o in alta montagna. Alle volte una silfide può però essere generata dalla danza di una o più ninfe, se la loro magia e le loro immagini sono abbastanza forti l' elementale può persistere anche dopo la fine della danza, ma deve fare ritorno per una notte al mese all'elemento da cui le ninfe hanno tratto il potere di crearlo. Elementali dell'acqua Le ondine, o Nereidi, sono gli elementi dell'acqua. Si vedono raramente, ma talvolta è possibile individuarle nel vapore delle cascate o nella nebbia che sale dalla superficie dell'acqua all'alba o al tramonto. Gli spiriti pericolosi dell'acqua Gli stagni profondi e scuri sono pericolosi, così come i torrenti che scorrono impetuosi e i grandi laghi dalle correnti inattese. Queste acque dolci piene di pericoli tendono a ospitare spiriti vendicativi molto diversi dagli elementali dell'acqua. Il modo migliore per evitarli è stare ben lontani dalle rive. Il popolo acquatico Tra le popolazioni slave dell'Europa orientale e centrale, una ragazza annegata diventa una rusalka, il cui unico scopo è quello di affogare altra gente. Le nixe, o nixie, tedesche sono diverse: non fanno del male e talvolta si sposano con esseri umani. Non fanno mai affogare nessuno, ma possono danzare sulla superficie dell'acqua se presagiscono che qualcuno presto annegherà. Cavalli d'acqua Il kelpie scozzese, il ninnir islandese e il neck scandinavo sono tutti mutaforma che frequentemente appaiono sotto forma di cavalli. E' bene tenersi lontani da loro. Se un uomo monta in groppa a un cavallo d'acqua, è molto probabile che la creatura si tuffi nel lago più profondo e faccia annegare il suo cavaliere. Comunque, se un essere umano riesce a domare uno di questi cavalli, potrà metterlo al lavoro nei campi. Ha la forza di dieci cavalli, ma non gli piace essere tenuto in cattività e cercherà in tutti i modi di fuggire. Gli spiriti della foresta Foreste e boschi sono pieni di spiriti. Nel fitto degli alberi, dove la luce è fioca e i suoni della foresta sono strani, è facile sentire la loro presenza. Gli alberi sono stati considerati sacri fin dai tempi più antichi. Nell' antico Egitto, il sicomoro era sacro; nell'antica Roma lo era l'albero di fico, che in India si chiamava albero bo; in Scandinavia era sacro il frassino, mentre nel resto d'Europa la grande quercia. Satiri e fauni I boschi sono dimora di molti folletti e fate, nonchè delle ninfe, specialmente le Driadi e le Amadriadi. Le ninfe sono sempre femmine, mentre satiri e fauni sono sempre maschi. Erano chiamati satiri nella mitologia greca e fauni in quella latina. Alcuni dicono che siano fratelli delle ninfe. Altri credono che siano figli delle ninfe e delle capre, cosa che spiegherebbe perchè sono umani fino alla cintura, a parte le orecchie puntute e le piccole corna, ma hanno zampe pelose e zoccoli da capra. Gli spiriti silvani e solitari Gli spiriti silvani e solitari sono tra i più forti e potenti di tutti. L'Uomo Verde, uno spirito della natura conosciuto con molti nomi diversi, si trova nell'Europa settentrionale e orientale. Il territorio di Herne il cacciatore è piccolo, poichè vive nel Windsor Great Park in Inghilterra, ma non è meno terribile per questo. Pan Pan è figlio di Ermes, messaggero degli dèi greci. Somiglia a un satiro, con le sue zampe e gli zoccoli caprini, le corna e la barbetta, ma non è uno di loro. Mentre i fauni e le ninfe passano il loro tempo al suono dei flauti, lui preferisce dedicarsi ad altre occupazioni. E' una divinità rurale, che si trova nei campi, nei pascoli e nei boschi. Si occupa dei pastori e delle loro pecore, e aiuta i cacciatori a trovare la preda. Herne il Cacciatore Vicino a una quercia caduta che un tempo cresceva nel bosco di Windsor, in Inghilterra, persone ignare hanno avuto il modo di scorgere una terrificante creatura. E' in sella a un enorme cavallo nero e viene seguito da una muta di cani fantasma, mentre corna di cervo crescono sulla sua testa. E' Herne il Cacciatore che alcuni dicono sia il dio celtico degli inferi. Altri credono che un tempo fosse umano, il favorito di un re, e che i cacciatori suoi rivali persuasero il sovrano a mandarlo via. L'Uomo Verde L'Uomo Verde è uno spirito misterioso e potente. Nessuno sa quanto sia antico. Di sicuro appartiene ai tempi pre-cristiani, eppure ci sono incisioni della sua testa coperta di foglie in molte chiese cristiane. E' identificabile con la forza vitale del regno vegetale e si trova in tutta Europa. Muore in inverno, ma rinasce a ogni primavera. Molto tempo fa, si credeva che fossero necessari sacrifici umani per assicurarne la soppravvivenza. Perfino al giorno d'oggi ci sono città europee dove il suo disegno viene portato in processione nei festeggiamenti del primo maggio. In questo capitolo ho dovuto restringere, sia per quanto riguarda i soggetti, sia per le loro immagini. Un testo lungo risulterebbe noioso, privo della forza per leggere. |
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Le Avv. di Chikorita - La Vittoria Finale (1/4) postato da PkCll (1:15 3/03/13) |
~ link diretto a questo articolo La Catena MontuosaIl sentiero che portava alla Catena Montuosa era a tratti pianeggiante e ad altri in salita molto impegnativa, tanto che ad ogni piano i nostri amici si riposavano e prendevano fiato. Ad ogni sosta, davanti a loro potevano ammirare in tutta la loro magnificenza i monti della Catena e la vetta più alta nota come Cima Innevata. Da cima a valle la neve li aveva ricoperti, ma non interamente: apparivano come linee scure i solchi di ruscellamento che si dipartivano dallo spartiacque fino a valle, e come piccoli spilli gli alberi d’una ricca vegetazione che cresceva da secoli sulle loro pendici. Ad un tratto spuntò da dietro una balza rocciosa il perfido Misdreavus. Osservò tutti, ad uno ad uno, con aria di superiorità, come avesse la vittoria in pugno. D’altro canto Piccolino e i suoi amici gli risposero con uno sguardo fiero e per nulla spaventato. “Lasciaci passare. Non ci impedirai di andare da Mismagius!” disse Lucinda minacciosa. “Non mi interessa dove siete diretti. Andate pure da lui. Una cosa sola vi dico: due di voi non continueranno il cammino” rispose Misdreavus misterioso. “Cosa vorresti dire?” “Che due di voi moriranno qui e adesso!” Piccolino e Pika, consci che il maligno Pokèmon alludeva a loro, si fecero avanti e dichiararono insieme: “Non ci fai paura! Combatti!” “Che voi abbiate paura o no di me non ha importanza. Ma credo che avrete timore di affrontare il mio amico… e volenti o meno dovrete soccombere contro di lui!” ghignò Misdreavus pregustando la vittoria. Dallo stesso sperone di roccia apparve un Pokèmon terrificante; Chikorita e Shuppet fecero fatica a non tradire il loro stupore e terrore. Testa piatta, corpo marroncino e corazzato, al posto delle braccia e delle mani aveva due lunghe e affilatissime falci d’osso. Pikachu avvertì i suoi compagni della pericolosità del loro avversario: “Kabutops, evoluto da Kabuto, è un terribile Pokèmon preistorico. Di tipo Roccia ed Acqua, lacera la preda con le sue estremità a falce e ne succhia i fluidi interni” “Fate attenzione: conosce mosse molto potenti, come Gigaimpatto e Iper Raggio. E’ debole agli attacchi di tipo Erba ed Elettro, perciò tu, Piccolino, e Pikachu potete tenerlo a bada se combattete insieme” aggiunse Shaymin. Piccolino, senza attendere l’attacco dell’avversario, scatenò contro Kabutops il turbine di Verdebufera. Quando le foglie stettero per raggiungere il Pokèmon fossile, questi le schivò con agilità. Immediatamente Pikachu venne in soccorso del suo amico con Raggioscossa. Un fulmine luminosissimo scaturì dalla sua fronte verso Kabutops, ma fu intercettato dalla mossa Protezione di Misdreavus unita a Ritorno. Pikachu cadde a terra, ma subito si riprese. “Piccolo topo giallo, non disturberai Kabutops ma combatterai contro di me! La sentenza di morte sui tuoi amici sarà eseguita!” Pika si lanciò verso l’avversario e esclamò a gran voce: “Ombra Notturna!” Intorno ai due Pokèmon calò una nebbia scura che li avvolse; a tratti erano illuminati dalle scintille degli attacchi di Pikachu verso Misdreavus, attacchi senza riuscita poiché la velocità del Pokèmon Spettro era elevata. Pikachu era seriamente in difficoltà. Piccolino udì la voce di Pika che gli ordinava: “Adesso sferra un attacco di tipo Erba, ora che è confuso!” “Foglielama!” Uno stormo di foglie rotanti fu scansato da Kabutops, ormai invincibile. I suoi occhi si illuminarono nell’ombra, le due falci si alzarono incrociate. “Attenta, Pika!! E’ Forbice X!!!” gridò Shaymin. Kabutops corse con incredibile velocità verso Pika, la quale ancora stava ragionando sulle parole dell’esperto mosse. Misdreavus s’avvide che sua figlia stava per soccombere e apparve sul suo volto un ghigno crudele. Poi, ad un tratto, quella smorfia sparì e i suoi occhi si aprirono come avessero visto qualcosa di ben più tremendo. Il passato, la madre di Pika, il Mightyena. Un bosco di conifere tra il Castello Diroccato e le Rovine Kappa. Un Misdreavus, una Shuppet e una piccola Shuppettina. Passeggiavano felici fra i lunghi tronchi degli abeti, sotto le fronde sottili e profumate dei larici. La piccina saltellava di qua e di là, davanti ai suoi genitori, i quali volavano in un tenero abbraccio. Ella giocava a rincorrere alcune Beautifly dalle ali colorate, fra gialli Sunflora e candide margherite. “Pika, non ti allontanare troppo! Resta vicino a noi” disse la madre alla vivace Shuppettina. “E’ una cucciola molto birichina. Ma dà tante soddisfazioni” dichiarò fiero il Misdreavus. “Certo non ha preso da te, che sei così posato!” “Cosa vorresti dire?” “Sei un pigrone…” ammise, ridendo un poco. “Non è vero! E tu lo sai!” “Sei così buffo quando ti arrabbi…!” Continuarono a ridere e a scherzare per qualche minuto, fino a che la Shuppet chiese preoccupata: “Caro, non vedo più Pika… Non vorrei si fosse allontanata troppo… Ora vado a cercarla…” “No, vado io. Almeno non potrai più dire che sono pigro!” Il Misdreavus s’addentrò nel bosco, chiamando la sua piccina. “Pika! Pika! Dove sei?” Dopo qualche istante la piccina rispose: “Sono qui, papà. Non ti preoccupare: sono con il maestro Scolipede” Egli li raggiunse e salutò l’insegnante: “Buondì, Sir John! Come state?” “Bene, bene, grazie. Tua figlia è una brava piccola, intelligente e ben educata” “Un po’ meno come studentessa…” “Dovrebbe impegnarsi di più… ma l’anno scolastico è appena cominciato…” Tutto a un tratto un urlo acuto squassò l’aria. Il Misdreavus riconobbe in quel grido di terrore la voce di sua moglie e si precipitò da lei, volando più veloce che poteva. La piccina rimase con il suo maestro, dicendo: “Torna presto, ho paura!” Quando raggiunse il luogo dove aveva lasciato la moglie poc’anzi, vide un Mightyena che la teneva fra le fauci, la strattonava come uno straccio, con l’intenzione di dilaniarla. Quel feroce Pokèmon fu disturbato da una mossa Magivelo e fuggì via lasciando la sua preda in terra, esanime. “No!” riecheggiò per tutta la valle. Un bosco di conifere tra il Castello Diroccato e le Rovine Kappa. Un Misdreavus e una piccola Shuppettina, in lacrime. “No!” riecheggiò per tutta la valle. Ora come un tempo. Misdreavus si frappose fra Kabutops e la figlia, ma il Pokèmon fossile aveva già iniziato l’attacco Forbice X e non poté arrestarsi. Misdreavus cadde prono davanti a Pika, che le si raggelò il sangue come a tutti i presenti. Kabutops chinò il capo sul corpo del suo padrone, pronto a succhiargli la linfa vitale. Ma non fece in tempo perché Pikachu, non lasciandosi prendere dall’emozione del momento, lo fece balzare indietro con la mossa Locomovolt. L’avversario, sorpreso e confuso, fuggì via emettendo un raggelante urlo. “Papà… Papà. Papà!!” esclamò Pika. Tutti si fecero attorno a lei e a suo padre. Misdreavus aveva il mantello insanguinato. Pika si rivolse a May, pregandola: “May! Ti prego, fai qualcosa per mio padre. Può guarire, vero?” Ash aiutò la giovane infermiera a voltare Misdreavus supino. “E’ ancora vivo. Le ferite però sono troppo profonde…” disse May; poi abbassò lo sguardo e restò muta. “Ce la farà, vero?” chiese ancora Pika, speranzosa. Non ebbe risposta. May aveva gli occhi gonfi di commozione. “Papà, non mi lasciare!” Misdreavus, con le ultime forze che gli rimasero, parlò e disse: “Perdonami, Pika cara. Perdonami se ti ho fatto soffrire e se ho recato danno ai tuoi amici. Perdonami se non sono riuscito a salvare la mamma…” “Non è stata colpa tua. Non è stata colpa tua, papà” “Mi vuoi ancora bene, Pika?” “Te ne ho sempre voluto…” “Anch’io, ma il sentimento di vendetta mi aveva soffocato il cuore. Scusami se ti ho dato dell’incapace. Tu sei una Shuppet intelligente e molto forte, come tua madre. Promettimi che diventerai meravigliosa come lei…” “Te lo prometto… Non mi lasciare, papà…” disse con voce tremante. “Dì a Piccolino di proseguire subito per la Cima Innevata. Là combatterà contro Mismagius. Deve impedirgli di realizzare il suo progetto di morte. Deve salvare tutti noi!” “Papà, non mi lasciare! Combatteremo insieme contro Mismagius…” “Vai a Pokètown, cerca il vecchio Sir John: si prenderà cura di te” “Non mi devi lasciare, papà…” “Ti voglio bene, Pika. Sono fiero di te…” disse con flebile voce. “Non morire, papà!...” singhiozzava Pika. “Non piangere, piccola mia. Pesca i Magikarp per me… come quella volta…” “Papa!.. Papà…” ripeté quel nome tante volte, con la voce rotta dal pianto, finché Misdreavus chiuse gli occhi, per non aprirli più. “Papà” Dalle vette della Catena Montuosa scese un vento caldo e leggero che avvolse il cuore di tutti, fra il silenzio rispettoso della montagna e il pianto sommesso di una piccola Shuppet. Seppellirono Misdreavus sotto un ordinato cumulo di piccoli sassi. Pika colse una piantina di stella alpina e la trapiantò vicino a suo padre. Aveva un fiore aperto e uno in bocciolo. Con Piccolino in testa, senza far rumore, la comitiva si mise in marcia verso la Cima Innevata che abbagliava col suo candore. Quando furono lontani alcuni passi dal triste luogo, il bocciolo della stella alpina si schiuse. |
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Le Avventure di Chikorita Il Regno Oscuro (7-8/8) postato da PkCll (23:06 24/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Le Rovine KappaIl nostro gruppetto si inerpicava su un sentiero ripido e insidioso, con numerosi massi celati da un manto d’erba alta d’un verde scurissimo i quali erano frequente causa d’inciampo. Antiche vestigia di muri a secco facevano scorta a quella impervia mulattiera e ad ogni passo parevano stringersi e crollare addosso agli ignari viandanti. Dalle fessure fra pietra e pietra e dai barbacani facevano capolino timidi Treecko, che subito rientravano nei loro anfratti al passare delle ombre dei passanti. Il cielo era plumbeo, con nubi basse e cariche di pioggia, minacciose. Giunsero con animo timoroso presso alcuni gruppi di macerie, forse antichi rifugi. Ditto, che era in capo alla comitiva, fece cenno di arrestarsi e disse: “Il nostro amico Venomoth è tenuto prigioniero in uno di quei ruderi. E’ pericoloso proseguire tutti quanti, e daremmo sicuramente nell’occhio. Meglio che voi altri restiate qui nell’attesa di un segnale d’aiuto se fosse necessario mentre Piccolino ed io porteremo a termine l’impresa” Zaffira si mostrò preoccupata e chiese al suo compagno: “Caro, ti senti abbastanza in forze per questo compito?” “Sono sicuro delle mie forze. Non rischierei mai di lasciarvi soli, tu e i piccoli, per un’impresa superiore alle mie capacità. Stai tranquilla” rispose Piccolino. Ditto espose il suo piano. “Io mi trasformerò in uno Shroomish come già avevo fatto, mentre tu, Piccolino, mi coprirai le spalle. Tu sei il più adatto a confonderti nell’erba alta poiché sei di colore verde e piccolo di statura come me” “Sono pronto. Andiamo!” Ditto si trasformò in uno Shroomish e i due condottieri si avvicinarono con cautela e silenzio ad un rudere, il più piccolo del gruppo. Oltrepassarono un’apertura che un tempo fu al porta e Ditto fece cenno a Chikorita di arrestarsi. Nell’unico atrio stava legato ad un ceppo il povero Venomoth. Il meschinetto aveva le ali a brandelli e gli occhi semichiusi, provato assai dalla lunga prigionia. Accanto ad esso vegliava un gigantesco custode, dagli occhi azzurri perennemente minacciosi e dai denti bianchi e serrati in un eterno ghigno. Di forma sferica, bianca e nera, portava alla sommità del capo due possenti corna corvine. “Io prima mi avvicino a Venomoth, pronto a liberarlo. Ad un mio cenno, tu distrai Glalie. Appena l’ho liberato, scappiamo via veloci” espose Ditto. Piccolino annuì. Ditto strisciò rasente il muro fino a raggiungere da dietro Venomoth senza farsi notare da Glalie. Chikorita invece gli si parò innanzi all’improvviso. La voce di Glalie echeggiò profonda fra le mura cadenti: “Chi sei? Non puoi stare qui. Allontanati immediatamente!” “Non importa chi io sia. Sono giunto fin qui da lontano per liberare Venomoth!” Piccolino attese una risposta, ma Glalie, senza pronunciar parola, emise dai suoi occhi azzurri due raggi ghiacciati convergenti in uno solo in direzione di Chikorita, il quale riuscì con destrezza ad evitare l’attacco. “Il tuo Geloraggio non mi ha colpito! Il mio Foglielama ti abbatterà!” Ma le foglie scagliate da Piccolino caddero a terra brinate prim’ancora di raggiungere il bersaglio, contrastate dalla mossa Bora. In quegli istanti concitati Ditto riuscì a slegare Venomoth e si accorse che il suo amico non era in grado di fuggire con le proprie forze; perciò egli usò Trasformazione per assumere le sembianze del Pokèmon falena e si caricò Venomoth sul dorso. Fece cenno a Piccolino di scappar via e volò col suo fardello fuori dal rudere senza tetto. Chikorita non conosceva mosse super efficaci contro Pokèmon di tipo Ghiaccio, perciò tentò di confondere l’avversario con l’attacco Verdebufera. Il vortice di foglie lo nascose dallo sguardo di Glalie giusto il tempo per fuggire giù dal colle. Ditto e Piccolino riuscirono a ritornare indenni dai loro compagni, ma non ebbero tempo di raccontare la loro disavventura che una voce sinistra tuonò dalle pareti delle rovine. “Non riuscirete a portare a casa le vostre ossa, ridicoli vermi! Il signore delle Rovine Kappa vi ucciderà tutti!!!” Una sagoma oscura e fluttuante apparve alla sommità del colle. Un raggio di sole penetrò la densa cortina di nubi e lo illuminò: occhi gialli con iridi rossi, un ampio mantello violaceo con un vistoso cappello di egual colore sfumato in rosa, tre gemme rosse appuntate al petto, un ghigno sicuramente diabolico, Mismagius. “Non mi fermerete più! Il rutilo sarà mio e governerò su tutto il Continente di Pokètown!! Vi ucciderò tutti, tranne Venomoth perché mi è ancora utile!!!” aggiunse Mismagius. Piccolino si fece coraggiosamente avanti e minacciò: “Non ce la farai mai tu da solo contro noi tutti! Ti consiglio di desistere!” “Voi tutti? Solo tu contro di me…” disse Mismagius. Dalla gemma rossa centrale si espanse una sfera tremolante che in breve inglobò i compagni di Piccolino. “No! Questa mossa è Psiconda! E’ un attacco di tipo Psico che rende inefficace qualsiasi reazione da chi ne è colpito!” esclamò Shaymin. “Non potremo più aiutare Piccolino! Cosa possiamo fare ora?” chiese Ash preoccupato. “Nulla. Piccolino dovrà vedersela da solo. Mismagius è un Pokèmon di tipo Spettro, mentre Piccolino è di tipo Erba. Solo mosse Spettro e Buio super efficaci possono danneggiarlo…” constatò tristemente Pikachu. “…E Piccolino non ne conosce” aggiunse Shaymin affranto. Subito Mismagius riprese ad attaccare, questa volta con la mossa Funestovento. L’attacco andò a segno, schiacciando a terra Chikorita. Poi esclamò: “Incubo! Rancore! Maledizione!!” Il perfido Pokèmon Spettro infierì su Chikorita con tre mosse contemporaneamente che quest’ultimo non poté contrastare ma solo subire. “Quattro mosse insieme! Piccolino soccomberà!” esclamò Shaymin. Piccolino giaceva riverso su un fianco, con una smorfia di dolore in volto, gli occhi serrati così forte da provocargli figure allucinanti d’ogni colore, i denti stretti e il respiro mozzo: Mismagius stava penetrando la sua psiche distruggendo a poco a poco ogni sua certezza. Zaffira, accucciata e con le zampe sugli occhi, scuoteva la testa a destra e a sinistra, come per scacciare il pensiero di perderlo per sempre. Ad alta voce, spezzato dalle lacrime, il suo alto grido si levò: “Piccolino, amore mio, resisti!” “Sei forte, papà! Combatti per noi e per la mamma!!” aggiunsero all’unisono Steven e Karol. Allorché si fece buio tutt’a un tratto. Silenzio. Piccolino si rialzò. Una grande sfera di luce, nata dal suo cuore ed espansa all’esterno del suo corpo, lo avvolse completamente. La terra tremò, pietre e travi caddero dai ruderi. “Piccolino si sta evolvendo!” esclamò Pikachu. “No. Non si sta evolvendo. Questa è un’altra cosa. Forse siamo gli unici – e i primi - in tutto il Continente di Pokètown ad assistere a un tale fenomeno” corresse serio Shaymin. Tutti si rivolsero a lui con sguardo interrogativo. Shaymin proseguì, con un leggero sorriso appena accennato e con irremovibile serietà: “L’Introforza” La sfera di luce aumentò di dimensioni fino a raggiungere Mismagius, il quale non riuscì a sostenere l’attacco e le sue mosse decaddero immediatamente. Fuggì via, senza pronunciare parola. Cessato l’effetto di Psiconda, i compagni di Chikorita si fecero appresso a lui, complimentandosi. Zaffira e i cuccioli lo abbracciarono forte, commossi fino alle lacrime. Questo felice idillio fu turbato da una ben nota presenza che apparve a loro dicendo: “Così avete conosciuto il signore delle Rovine Kappa…” “Adesso non è più signore di alcun luogo!” rispose Pika a suo padre. Misdreavus si rivolse a Piccolino: “Ebbene hai conosciuto il migliore amico di tuo padre…” “Cosa?” chiese incredulo Chikorita. “Sei sorpreso? Te ne avevo accennato quando ci incontrammo nel Mare Turbinoso. Il Misdreavus che aiutò Giorgio a contrastare la furia del Mightyena si è evoluto in Mismagius e ancora adesso è sotto l’effetto della mossa Pallaombra. Ora è fuggito sulla Cima Innevata, ma questo non mi interessa. Piuttosto noi ci incontreremo ancora, Piccolino e Pika: ho un conto in sospeso con voi!” Detto ciò, senza attendere risposta, scomparì alla loro vista. Zaffira disse a Piccolino: “Caro, è meglio partire subito per Pokètown: devi ringraziare il Pokèmon Controller come hai promesso a tuo padre” “No. Mismagius è ancora vivo e non rinuncerà così facilmente al suo piano criminale di dominare l’intero Continente col rutilo. Devo fermarlo!” “E’ troppo pericoloso! Dai retta a Zaffira!” suggerì Ash. “La mia esistenza non vale più delle vite di tutte le creature di Pokètown. Ora ho appreso come usare l’Introforza contro Mismagius. Chi vuole mi segua” rispose coraggiosamente Piccolino. Tutti i presenti furono d’accordo. Ditto insegnò loro come raggiungere la Cima Innevata: “Per raggiungere la Cima Innevata dovrete prendere il sentiero che passa attraverso la Catena Montuosa. E’ una strada pericolosa, attenti!” “Non ci perderemo con te che ci guidi, Ditto!” disse Marill. “Io non verrò con voi, perché devo accompagnare Venomoth al Lago Limpido poiché non ha forze per giungervi da solo” “Ti ringraziamo di tutto quello che hai fatto per noi, amico mio. La fortuna ti assista nel tuo viaggio verso casa” augurò Piccolino. Ditto e Venomoth si congedarono da loro e scesero giù per l’impervio sentiero. Li salutarono agitando le mani finché videro solo in lontananza due macchiette viola fra la vegetazione della valle. |
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Enciclopedia del fantastico (Capitolo 1) postato da Zaffira (17:10 22/02/13) |
~ link diretto a questo articolo Il Piccolo Popolo
Di folletti, fate, nani, goblin e altri esseri di questa specie si è scritto e parlato in ogni parte del mondo per secoli. Hanno molti nomi, in molte lingue diverse, ma preferiscono essere chiamati Gli Altri, I Buoni Vicini o Il Piccolo Popolo. Possono essere gentili e generosi oppure oscuri e pericolosi, ma perfino i più amichevoli non sono affidabili. Folletti e fate I folletti sono noti agli uomini da più di 2.000 anni. Sono ben più antichi delle fate. Nell'Europa medievale, una fata era una donna con poteri magici. Qualche secolo prima, la parola "fata" era usata per descrivere anche i folletti. L'immagine delle fate dotate di ali leggere non compare fino al tardo XVIII secolo. Ora, si possono usare entrambe queste parole per il Piccolo Popolo dei boschi e dei campi. Fate diverse Alcuni folletti sono solitari, come i leprecauni. Sono molto ricchi e gli uomini cercano di persuaderli a farsi condurre tra campi e paludi nel luogo segreto dove tengono il loro tesoro. ma il leprecauno li ingannerà sempre, facendo loro guardare altrove per poi sparire, lasciandoli persi, spaventati e senza tesoro. Le banshee sono creature che, secondo la leggenda, sono angeli caduti in peccato, non abbastanza buone per essere salvate, ma neanche tanto malvagie da essere dannate. Di solito avvolti in un lungo mantello grigio con tanto di cappuccio, sono stati spesso visti nell'atto di lavar via le macchie di sangue dagli abiti di coloro che stanno per morire. Fate madrine Compaiono nella mitologia greca e romana, con il nome di Parche. Nella mitologia scandinava sono chiamate Nornir, o Norne. Sono tre, e alcuni dicono che siano loro a determinare il destino degli uomini, mentre altri affermano che lo prevedano soltanto. Di sicuro tessono il filo di ogni vita umana e, quando lo tagliano, quella vita si conclude. Dopo molte variazioni del mito delle Norne, queste donne sono state descritte come fate che visitano i neonati e annunciano il futuro che attende ogni bambino. Poi venne aggiunta l'idea che portassero doni per i bambini alla loro nascita: non oggetti materiali, ma buona fortuna, talenti e abilità. Piccoli e pericolosi Goblin, boggart, babau e altre creature simili sono sempre ostili agli uomini, così come i diavoletti, che sono demoni minori. Nei casi meno pericolosi, si divertono a infastidire e spaventare le persone, nei casi peggiori fanno loro davvero del male. Non è saggio parlare con loro e solo gli schiocchi vanno a cercarli di proposito. Goblin I goblin sono spesso invisibili, ma se si lasciano vedere sono piccoli, brutti e antipatici. Pizzicano, tirano pugni e mordono, terrorizzano gli animali e le persone. Qualche volta vivono nelle case, nelle stalle e nei granai, ma più spesso vivono all'esterno, solitamente nelle vicinanze di stagni, laghetti e ruscelli. Il boggart e il babau Il boggart si diverte a spaventare la gente. All'esterno, segue le persone dopo il tramonto, nei luoghi solitari. Il babau o uomo nero è un goblin malvagio, coperto di pelo nero, che può essere pericoloso, ma il più delle volte è solo dispettoso. Per fortuna, queste creature non sono molto intelligenti e possono essere battute spesso con l'astuzia. Nel sottosuolo I nani vivono nel sottosuolo e somigliano a piccoli uomini anziani e barbuti, con volti rugosi, mani nodose e occhi scintillanti. Così come fate e folletti sono solitamente giovani nell'aspetto, sembra che i nani appaiono sempre vecchi. Molti di loro sono minatori e abili a lavorare il metallo, e le loro case sotterranee sono piene di tesori fatti a mano e pietre preziose. Battitori e piccole creature Nelle vecchie miniere di stagno della Cornovaglia, in quelle di carbone del Galles e un pò in tutte le miniere dell'Europa del Nord, i nani vengono chiamati i "battitori" perchè comunicano con gli umani attraverso colpetti e tonfi sulle pareti delle miniere. Se ci sono colpi ripetuti in un punto, significa che c'è un punto ricco da scavare. Rumori più forti e insistenti avvertono invece di imminenti allagamenti o crolli. In Germania, dove vengono chiamati wichtlein, o piccole creature, tre colpi distinti preannunciano la morte di un minatore. I nani solitamente aiutano gli uomini e si dice che portino fortuna. Comunque, è saggio lasciare del cibo per loro e non imprecare mai o fischiettare quando sono nei dintorni. I barbegazi I barbegazi sono nani che vivono nelle Alpi francesi e svizzere. I loro abiti di pelliccia bianca e i ghiaccioli che pendono dai loro cappelli e dalla loro barba li rendono molto difficili da individuare in inverno. Durante l'estate vanno in letargo in grotte e gallerie scavate nella roccia e non tornano fuori fino alla successiva nevicata. Il loro più grande divertimento è cavalcare le valanghe, sebbene lancino delle basse e modulate grida per avvertire gli uomini del pericolo, e fanno del loro meglio per tirarli fuori dalla neve se restano intrappolati. Gli uldra I nani che vivono nel Circolo Polare Artico, nel nord estremo della Norvegia, della Scozia, della Finlandia e della Russia, si chiamano uldra. Come i barbegazi, vanno in letargo sottoterra durante l'estate. Gli uldra risalgono in superficie nelle notti d'inverno per occuparsi di renne e alci che brucano i licheni e il muschio sui monti. Non lasciano mai il rifugio durante il giorno, perchè la luce li abbaglia. E così si conclude il 1° capitolo dell'enciclopedia. E' stato difficile trovare certe immagini, ma per altri è stato impossibile. |
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Enciclopedia del fantastico (Prefazione) postato da Zaffira (16:35 20/02/13) |
~ link diretto a questo articolo "...e dopo 3 anni dalla sua scomparsa da questo mondo, e forse anche dall'altro, ella ritorna più decisa che mai a continuare il suo lavoro dove essa l'aveva lasciato, con il suo talento e il suo desiderio di far scoprire agli altri cose mai viste o pensate fino ad ora..."Questa è l'introduzione che avrei voluto ascoltare da alcuni di voi, dopo la mia comparsa come collaboratrice nello Staffer (ho esagerato, ovviamente u.u). Via, al mio primo articolo (sperando che sia interessante)! Nota per i lettori: questa rubrica include creature storiche del fantasy, provenienti dal folklore, dalle leggende e dalle favole. La bibliografia di romanzi e film vi aiuteranno a conoscere i personaggi della letteratura, come gli hobbit, e i mondi di fantasia, come Narnia. Prefazione "Fate attenzione: le creature in questo libro sono reali. Sì, d'accordo, magari non fisicamente: non aspettatevi di ritrovare un bunyyip (del folklore australiano, si tratta di un animale che presenta delle somiglianze con gli animali estinti conosciuti) nella vasca da bagno o un goblin sotto il letto. Se girate per i boschi alla ricerca del sasquatch, probabilmente il meglio che potrete trovare per tutta quella fatica sarà un ciuffo di peli su un ramo, che potrebbe appartenere a qualsiasi animale. Ma non fraintendetemi. Queste creature sono vere. E quando leggerete le loro storie, le evocherete. Io dovrei saperlo. Ho lasciato aperta la porta che conduce alla mia fantasia quando ero molto giovane, e loro ne hanno approfittato e sono entrati tutti. Sono ancora qui: fate, draghi, vampiri, geni...tutti alla ricerca di una posizione transitoria nella mia mente. Qualche volta il fantastico mi ha spaventato, ma più frequentemente mi ha fatto volare in alto. Da piccolo, tra i sette e i dieci anni, sono stato spesso ammalato e passavo molto tempo a letto. Una volta non sono andato a scuola per un intero semestre. Leggere era l'unica cosa che potevo fare, per cui ho letto moltissimo. Non storie di vita reale, badate bene: volevo una fuga dalla realtà. Volevo qualcosa che mi portasse via dalla mia insulsa cameretta e dal mio respiro affannato. Volevo leggende e mostri, volevo cavalli alati che sapessero portarmi in terre lontane. E il fantastico mi ha accontentato. Pegaso è venuto da me e mi ha portato via in volo: nella grotta dei Ciclopi, nei palazzi incantati dell'Arabia, nella spaventosa capanna di Baba Yaga. Cos'è il fantasy? Definire la parola "fantasy" è un pò come cercare di acchiappare la nebbia con una rete da pesca. Il fantasy è fluido e mutevole, senza confini precisi. I suoi mondi viaggiano dentro e fuori dal nostro, sempre molto vicini, ma spesso visibili soltanto con l'immaginazione. Cercare di definirlo dal suo opposto non aiuta. L'opposto del fantasy è la realtà, ma dire che la fantasia non è reale è come rendere sottinteso che non esiste, e invece non è così. Di sicuro in questa enciclopedia ogni bestia favolosa, ogni creatura incantata, ogni fantasma, spirito e vampiro è reale, con la sua energia e il suo potere. Al di fuori di questa rubrica...devono essere i lettori a decidere. Questa è soltanto una prefazione, ovvero uno scritto più o meno breve all'inizio al testo di un libro, per lo più a titolo di presentazione o di giustificazione, man mano aggiungerò informazioni e descrizioni sui personaggi conosciuti o ancora da scoprire, per alcuni. |
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