Nel TG di Pokétown vengono riportate le più importanti notizie riguardanti il mondo, i Pokémon e la vita della città.
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Il fascino dell'Eroe - Baymax postato da frankie0 (12:44 7/05/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Benvenuti in nuovo articolo della rubrica "Il fascino...", dove si parla di personaggi, buoni e cattivi, tratti da opere di vario genere. Oggi tocca ad un eroe e, per l'occasione, ne ho scelto uno che ha delle origini comuni con il villain del capitolo precedente, in quanto proviene anch'egli da un lungometraggio d'animazione della Walt Disney. Si tratta di Baymax dal recente film vincitore del premio Oscar Big Hero 6. Non mi soffermerò a lungo sulla trama del film perché voglio assolutamente evitare spoiler. Vi basti sapere che Baymax non è altro che un robot creato da Tadashi Hamada, fratello maggiore di Hiro Hamada, che è il vero protagonista dell'opera. Baymax è un robot-operatore sanitario, dall'aspetto molto affabile e programmato per alleviare il dolore delle persone ferite, funzione che può svolgere grazie al chip inserito al suo interno da Tadashi. Successivamente, Baymax diventa anche un robot-supereroe grazie ad Hiro, che gli aggiunge nuove componenti robotiche ed implementa in lui un nuovo chip contenente dati sul combattimento. La prima caratteristica interessante di Baymax è il fatto che abbia ribaltato un canone classico dell'androide cinematografico. Infatti, non si tratta del classico robot che comincia a provare sentimenti umani, ma è buono e gentile perché è fatto apposta per comportarsi così. Sono le persone che possono perdere di vista la loro umanità e commettere degli errori, mentre la bontà di Baymax, invece, per quanto sia "asettica", è anche impeccabile ed efficace. La seconda peculiarità di questo personaggio risiede nella sua "anima artificiale", costituita dai suoi chip. Durante il corso degli eventi ci si rende conto che se il robot può comportarsi da supereroe non è grazie alle modifiche apportate da Hiro, ma del lavoro fatto da Tadashi: la componente eroica risiede nel primo chip, quello da operatore sanitario. Esso gli permette di agire nel modo giusto e senza fare del male agli altri, e quindi non è la forza datagli da Hiro a fare di Baymax un eroe, ma l'ideale di fare del bene. L'eroe è l'infermiere, non l'arma, ed è bello come i superpoteri siano inutili o addirittura dannosi se non si possono gestire nel modo giusto. Per me, il tenero Baymax vuole insegnare che essere potenti può aiutare a fare del bene, ma non è la condizione necessaria per farlo, quello che serve è innanzitutto la gentilezza. E voi cosa ne pensate di questo personaggio? Potete dirmelo con un commento e aggiungere consigli sui prossimi eroi da trattare e critiche per migliorare la rubrica. Bah-la la la e arrivederci al prossimo articolo. |
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Il fascino del Male - Scar postato da frankie0 (14:14 27/04/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Ben ritrovati ad un nuovo articolo della rubrica "Il fascino...". Stavolta tocca ai cattivi ed ho deciso di parlarvi di un personaggio che mi è stato suggerito da fiammetta1993, che ringrazio. Il villain in questione è Scar, dal famoso film d'animazione "Il re leone" della Walt Disney. Anche se dubito che tra voi ci sia qualcuno che non abbia mai visto Il re leone, per evitare anticipazioni premetto che dirò alcune parti fondamentali della trama del film. La carriera da cattivo di Scar comincia quando suo fratello Mufasa, Re della savana in carica, diventa padre con la nascita di Simba, il protagonista del film. Con l'arrivo di Simba, Scar perde il diritto di successione al trono e quindi, non riuscendo ad accettare la nuova situazione, dà inizio ad un complotto in cui sarà affiancato dalle iene Shenzi, Ed e Banzai . In una memorabile e abbastanza cruenta scena, Scar riesce ad uccidere Mufasa e, successivamente, riesce anche a liberarsi di Simba, il quale si allontanerà dal branco convinto di essere colpevole della morte di suo padre. Pur essendo un tipico cattivo da cartone animato, con tanto di sembianze animalesche, Scar è uno degli antagonisti più apprezzati ed odiati della cinematografia Disney e non solo. La fonte della sua malvagità è la sete di potere, ed è proprio su questo tratto del personaggio che voglio soffermarmi. Il tipo di potere a cui Scar ambisce è il cosiddetto "potere fine a sé stesso", cioè quello che non ha obiettivi precisi se non quello di gratificare chi lo detiene e permettergli di imporre la propria volontà. Di tutte le forme in cui il potere può essere esercitato questa che Scar mette in atto è la più pericolosa poiché non è controbilanciata da un senso di responsabilità. Egli non vuole governare davvero e non gli importa di dover prendere decisioni secondo dei criteri, ma vuole solo occupare una posizione di dominio su tutto e tutti. Durante il film si possono vedere chiaramente gli effetti di tutto questo, soprattutto quando il comando finisce nelle mani (o zampe) di Scar, che è talmente corrotto da sacrificare la sua famiglia pur di spuntarla. Le terre del branco, con la sua salita al trono, si ritrovano ad affrontare un periodo di carestia senza precedenti ma, nonostante questo, il perfido leone continuerà fino alla fine a badare solo al suo status di sovrano. Come villain del cinema, Scar deve la sua popolarità non solo all'infamia con cui è caratterizzato, che giunge al culmine nelle ultime scene in cui appare, ma anche al fatto di essere un cattivo "politico". Infatti, nella sua ascesa al potere, ricorda molto i più famosi dittatori del '900: Mussolini, col quale condivide l'ambizione di sovvertire una monarchia, Hitler che, come lui, ottenne il potere prendendoselo con la forza, ed infine ricorda Stalin quando promette terre e cibo ai suoi sostenitori (le iene), che si lasciano abbindolare. Scar non è forte come suo fratello Mufasa, né nel fisico né nello spirito, e sa che non può ricoprire il ruolo di capo senza far leva sull'astuzia, mentendo e ingannando chi è più ingenuo. Insomma, con Scar la Disney ha creato un cattivo molto "cartoonesco" e inquietante per i bambini ma, allo stesso tempo, abbastanza profondo per resistere alla crescita degli spettatori, che anche da grandi continuano ad avere un certo timore verso di lui. Anche per stavolta è tutto gentili lettori. Come al solito siete invitati a dire la vostra sul personaggio trattato con un commento. Inoltre accetto volentieri consigli sui prossimi personaggi da trattare e critiche per migliorare la rubrica. Hakuna Matata e arrivederci al prossimo articolo. |
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Con la testa fra le nuvole - 14 - L'odio postato da frankie0 (12:44 18/04/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Negli ultimi due capitoli di "Con la testa fra le nuvole" ho parlato di amore, sottolineando però due aspetti non proprio felici di questo sentimento che, tuttavia, resta quello positivo per eccellenza. Ciò che ho intenzione di fare stavolta è più o meno l'opposto...ma andiamo con ordine. L'idea mi è venuta leggendo un numero della serie PK, testata che narra le avventure di Paperinik, ovvero l'alter-ego supereroistico di Paperino, ma in una sorta di universo alternativo e con storie molto più mature rispetto a quelle che vengono pubblicate sul settimanale Topolino. Nella storia in questione Pk fa la conoscenza di Xadhoom, una potente extraterrestre che diventerà sua alleata nella lotta contro gli Evroniani, una specie di alieni malvagi che dà filo da torcere al papero mascherato. Tuttavia, anche se Pk e Xadhoom sono schierati dalla stessa parte, essi sono anche spinti da motivazioni differenti: mentre Pk si batte per proteggere Paperopoli e la Terra, Xadhoom lo fa per odio e desiderio di vendetta verso gli Evroniani, colpevoli della distruzione del suo pianeta d'origine. Ecco le tavole dalle quali è nato lo spunto per questo articolo: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Xadhoom, come personaggio, si colloca tra gli anti-eroi, cioè quei personaggi che stanno dalla parte del bene ma che, di per sé, non sono positivi. Ed infatti Xadhoom è mossa soltanto dall'odio che, se da un lato la divora, dall'altro le dà la spinta propulsiva per portare avanti la sua battaglia: l'unica cosa che ha ancora importanza dopo la fine del suo pianeta. L'odio è forse il traguardo più meschino che l'animo umano possa toccare. Esso spinge a fare del male agli altri, o almeno a desiderarlo, e, allo stesso tempo, fa star male chi lo prova, in quanto porta con sé frustrazione, rabbia e insoddisfazione. Eppure pare proprio che non riusciamo a farne a meno. L'odio ci infiamma e ci fa provare un'emozione che, seppur negativa, è così forte da sovraccaricarci di energia fino a sentire che potremmo esplodere. Ora la domanda è: questa energia può essere utile, se incanalata nella giusta direzione? A mio parere, l'odio è una "forza distruttrice", nel senso che è valida a perseguire un obiettivo solamente se questo mira a demolire qualcosa. Non a caso è considerato il sentimento opposto all'amore, che è invece la "forza creatrice" per eccellenza, dalla quale nascono e crescono le famiglie e ci permette di creare quei legami, di affetto e di amicizia, che sono poi la fonte dei nostri ricordi più felici. A volte però è necessario distruggere prima di ricostruire, e quindi è proprio di forze distruttrici come l'odio che abbiamo bisogno. Badate, con questo non vi sto suggerendo di odiare. Anzi, il consiglio è sempre quello di saper mettere da parte il rancore verso il prossimo, per non far soffrire sé stessi come fa Xadhoom, che ha rinunciato a ritrovare la felicità per inseguire solo la sua vendetta. Ma dato che siamo umani e che a volte le persone sembrano mettersi d'impegno per farci infuriare, allora tanto vale cercare di trarre il meglio, per quanto possibile, da quella esperienza spiacevole. Voi cosa ne pensate? Possiamo ottenere qualcosa di buono da qualcosa di tanto brutto come l'odio? Oppure si tratta di un sentimento completamente negativo? E ancora, come per amore si possono commettere atti sbagliati, si può finire per fare del bene con il dolore dato dall'odio? A voi la parola nei commenti. A me non resta che ringraziarvi per l'attenzione, sperando di non avervi annoiato troppo. Arrivederci al prossimo articolo. |
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Il fascino dell'Eroe - La Cosa postato da frankie0 (20:57 4/04/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.In questo nuovo articolo della rubrica "Il fascino..." esploriamo per la prima volta l'universo dei fumetti super-eroistici, con uno dei più classici personaggi della Marvel: La Cosa. Per i pochi che non lo sapessero, Ben Grimm, vero nome de La Cosa, è un membro dei Fantastici Quattro, insieme a Reed Richards (Mr. Fantastic), Susan Storm (La Donna Invisibile) e Johnny Storm (La Torcia Umana). Il quartetto deve i super-poteri ad un incidente avvenuto durante una missione spaziale, che li ha esposti a degli speciali raggi cosmici. Ma per il povero Ben Grimm i poteri sono stati una maledizione anzichè un dono: il suo corpo resta orribilmente mutato, ricoperto da uno spesso strato di materiale roccioso arancione che, in compenso, gli conferisce resistenza e forza sovrumane. Pur non essendo il titolare di una testata, ma il membro di un gruppo, La Cosa meritava un articolo a sé, essendo un supereroe dalle caratteristiche davvero particolari. Ben ha un carattere burbero, talvolta anche irascibile, ha un senso dell'umorismo tutto suo e si esprime sempre in maniera diretta e sincera, per questo non nasconde il disagio dovuto al suo aspetto. Tuttavia, se da un lato il passaggio da uomo comune a supereroe lo ha privato della sua umanità nell'aspetto fisico, dall'altro ha messo in luce quella legata alle emozioni. Pur di fare del bene, Ben si è caricato sulle spalle una vita difficile, ha abbracciato la sua nuova condizione di "mostro" ed è arrivato addirittura a sacrificare la possibilità di tornare l'uomo normale di un tempo pur di aiutare i suoi amici. Il suo è un dramma che si ripresenta ogni giorno, come testimonia la sua rivalità fraterna con la torcia, che, seppur in buona fede, si diverte a prenderlo in giro per la sua stazza senza rendersi conto di quanto appaia arrogante, col suo aspetto da bel giovanotto e il suo potere accattivante di dominare le fiamme. Il vero eroismo di Ben sta nella sua enorme bontà che gli permette ogni volta di fare buon viso a cattivo gioco, di agire per la giusta causa e di stare agli scherzi di Johnny, rispondendo a tono e con ironia anche quando il fiammiferino (come lo chiama lui) meriterebbe una lezione. Anche l'analisi di questo eroe è terminata. Spero vi sia piaciuta e vi invito a dire la vostra opinione sul personaggio nei commenti dell'articolo. Sono sempre ben accolti consigli sui characters da trattare e critiche per migliorare la rubrica. Arrivederci al prossimo articolo. |
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Il fascino del Male - Tremotino postato da frankie0 (12:39 27/03/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Rieccoci a parlare di cattivi. Per questo articolo ho scelto un personaggio proveniente dalla serie televisiva fantasy statunitense C'era una volta (Once upon a time, in originale): Tremotino. C'era una volta narra degli abitanti della cittadina di Storybrooke, nello stato del Maine, che sono inconsapevolmente personaggi delle fiabe catapultati nella realtà da un maleficio della Regina Cattiva di Biancaneve (ora sindaco di Storybrooke). L'unico a sapere la verità tra gli abitanti è Hanry, figlio adottivo del sindaco, che per ristabilire l'ordine decide di trovare la sua madre naturale, Emma Swan, la quale è destinata a diventare la Salvatrice. Questa è, a grandi linee, soltanto la trama della prima stagione del telefilm, ma basta a introdurvi il villain di cui vi voglio parlare. Tremotino, interpretato dall'attore Robert Carlyle, è la rivisitazione di un personaggio dell'omonima fiaba dei fratelli Grimm, ma presenta dei tratti distintivi che rendono questa sua "versione" del tutto particolare e inedita, come spesso accade per i protagonisti di questa serie. Il Tremotino di C'era una volta è il Signore Oscuro, un potentissimo mago che stringe accordi con gli altri personaggi, i quali si rivolgono spesso a lui nelle situazioni più disperate. Nonostante egli li avverta con la celebre frase "la magia ha sempre un prezzo" ed abbia più volte dimostrato quanto caro quel prezzo possa essere, nessuno sembra poter fare a meno di rivolgersi alla scorciatoia offerta dal suo potere. A Storybrooke Tremotino diventa il distinto Mr Gold, proprietario del banco dei pegni e abitante più facoltoso della città. In un mondo come quello delle fiabe la linea che separa il bene dal male è sempre ben definita ed è facile distinguere gli eroi dai cattivi. Anche chi riesce a superare quella linea lo fa sempre con estrema difficoltà, attraversando scelte tormentate. Ebbene, a Tremotino quel confine è del tutto indifferente: il suo potere sconfinato gli permette di balzare continuamente da un'alleanza all'altra, di schierarsi talvolta coi buoni e talvolta coi malvagi. Ma allora è davvero un cattivo a tutti gli effetti? Sì, il più viscido e subdolo. A qualunque schieramento appartenga, chi entra in affari con lui sarà quasi certamente ingannato e finirà per contribuire al tornaconto personale del mago. Più che la magia, l'arma più importante di Tremotino è il controllo che riesce ad esercitare sui personaggi e sugli eventi che lo circondano, rimanendo sempre un passo avanti agli altri. La prova di questo risiede nel suo punto debole fondamentale, un oggetto che dà, a chi lo possiede, il potere di controllare il Signore Oscuro e di costringerlo a fare qualunque cosa. Un oggetto che Tremotino deve assolutamente possedere e tenere nascosto affinché non gli accada esattamente ciò che lui fa gli altri: essere usato per scopi personali. Le ragioni che vi ho esposto bastano a fare di lui un cattivo molto interessante, ma presenta numerose altre sfaccettature che evito di anticiparvi qualora vogliate iniziare a seguire il telefilm. Come al solito vi invito a dire la vostra sul personaggio nei commenti e vi chiedo consigli sui prossimi personaggi da trattare e critiche per migliorare la rubrica. Grazie e arrivederci al prossimo articolo. |
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Con la testa fra le nuvole - 13 - Le relazioni postato da frankie0 (16:48 19/03/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Questo capitolo della rubrica si ricollega ai precedenti "Con la testa fra le nuvole - 12 - L'amore" e "SPECIALE: Il fascino della Donna - Eva Kant", quasi come se fosse il terzo di una trilogia. Infatti, nel primo ho cercato di parlarvi di amore, nel secondo vi ho introdotto al mondo di Diabolik e qui i due argomenti si incontrano: approfondirò i problemi di cuore prendendo come esempio una celebre (ma non troppo) coppia del fumetto italiano. Forse non tutti voi sapete che anche l'acerrimo nemico di Diabolik, l'ispettore Ginko (vi ho già parlato anche di lui QUI), ha una compagna al suo fianco: la duchessa Altea di Vallenberg. Altea è una donna attiva e coraggiosa, infatti si ritrova spesso ad aiutare il suo amato poliziotto in qualche indagine. Il loro rapporto è sempre stato solido come quello di Diabolik ed Eva, ma, mentre la coppia criminale non è andata mai oltre qualche sporadico bisticcio, Ginko ed Altea hanno conosciuto un periodo di grande difficoltà e lontananza nel corso della serie. Tutto ha avuto inizio nell'albo fuori serie Il grande Diabolik n.18 (del 2008), dal titolo "Un killer per Ginko", in cui l'ispettore si ritrova tallonato da un criminale assoldato per farlo fuori. Nel corso degli eventi il povero Ginko finisce in coma all'ospedale ed Altea, decisa a salvarlo, incarica a sua volta un sicario e si allea perfino con Diabolik, anch'egli interessato a non perdere il suo "compagno di giochi" e avversario di mille inseguimenti. Quando Ginko si risveglia sano e salvo e la storia sembra volgere verso un lieto fine, arriva il colpo di scena: l'inflessibile ispettore scopre cosa ha fatto Altea per salvarlo e non riesce a tollerarlo. Non solo ha ricorso a metodi illegali (e per Ginko il fine non giustifica mai i mezzi), ma ha collaborato con Diabolik senza curarsi minimamente di approfittarne e consegnarlo alla polizia. Dal canto suo Altea non riesce a spiegarsi la reazione del suo compagno e la vive come un tradimento, come se per lui catturare Diabolik fosse più importante del loro amore e della sua stessa vita. [Mostra] Spoiler: testo nascosto La serie è quindi andata avanti con i due personaggi separati per degli anni, nonostante le circostanze spesso li abbiano portati ad incontrarsi ancora e ci siano stati dei piccoli riavvicinamenti. Ma è solo in “Scomparsi” (Diabolik n. 2/2014) che si ha una vera svolta. In questa avventura Ginko ed Eva Kant scompaiono misteriosamente ad opera di uno spietato gruppo di criminali e quindi Altea e Diabolik si ritrovano a dover stringere nuovamente un'alleanza. Messa a posto la situazione, stavolta Altea è intenzionata a non nascondere a Ginko assolutamente nulla di ciò che ha fatto, cosciente del rischio di perderlo definitivamente. Tuttavia l'ispettore la sorprende: pur avendo capito cosa può essere successo, decide che preferisce non sapere. E' disposto a mettere da parte i suoi principi e nascondere sotto ad un tappeto la polvere del crimine che ogni giorno si impone di combattere. [Mostra] Spoiler: testo nascosto Decidere di condividere la propria esistenza con un'altra persona e mantenere una relazione, per quanto possa sembrare banale, è una delle sfide più ardue in cui ci si possa lanciare nel corso della nostra vita. Quello che non è affatto facile è conciliare due mondi fatti di esperienze, opinioni e sentimenti diversi e tenerli uniti, in equilibrio, senza che qualcosa dell'uno si scontri con qualcosa dell'altro provocando danni irreparabili. Avere qualcuno al nostro fianco significa sacrificare ogni giorno una parte di sé per fargli spazio ed evitare quegli scontri oppure, almeno, fare sì che siano meno violenti possibile. Quello che però abbiamo dalla nostra parte in questa sfida è la forza che ci viene data da quella persona: tutto quello che c'è di buono e che vediamo in lui/lei, la consapevolezza che vale la pena di fare quello sforzo e quel sacrificio. Ed è così per Ginko ed Altea. Lui trova in lei la possibilità di essere felice, di avere una vita che non sia fatta solo di tentativi di acciuffare Diabolik. Probabilmente, senza Altea, sarebbe già caduto vittima della sua ossessione da "sempre sconfitto e mai perdente" (come lo chiamavano le sue creatrici). Allo stesso modo Altea vede in Ginko un uomo onesto, intelligente e coraggioso, l'unico che possa amarla e che possa animare la sua vita di donna dal nobile lignaggio. Io penso che mantenere una relazione sia molto più difficile di quanto non sia farla nascere: l'inizio è sempre accompagnato dall'energia dell'entusiasmo e della novità che però col tempo va esaurendosi e, a quel punto, sono solo i nostri sforzi a fare la differenza e a permettere alla storia di andare avanti. Ma questo è solo il mio punto di vista, ora lascio spazio al vostro nei commenti. Quali sono le difficoltà nei rapporti di coppia? Come affrontarli e dove trovare la forza di non arrendersi, come la duchessa e l'ispettore stavano per fare? Anche stavolta è tutto, arrivederci al prossimo articolo. P.S. Prometto che non parlerò più di Diabolik per un pezzo... Dedica: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Alla duchessa che mi rende la realtà migliore di una storia a fumetti. |
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SPECIALE: Il fascino della Donna - Eva Kant postato da frankie0 (10:36 8/03/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani e...auguri, amiche towniane!Quest'oggi apro con un saluto insolito per celebrare la Festa della donna (o Giornata internazionale della donna, per essere precisi), ricorrenza che cade l'8 Marzo di ogni anno. Ed è proprio per rendere omaggio all'utenza femminile che vi propongo una puntata speciale della rubrica "Il fascino..." in veste ri-arrangiata per l'evento. Tra tutti i personaggi femminili che conosco, meritevoli di essere trattati oggi, ho scelto quello che mi è sembrato più adatto alla festività odierna. Bisogna ricordare, infatti, che questa di oggi non è solo un'occasione per omaggiare il "gentil sesso" con mimose, auguri e regali, ma serve soprattutto a rendere onore alle dure lotte che le donne hanno dovuto portare avanti per conquistare diritti in campo sociale, politico ed economico, negati loro per troppo tempo. Senza indugiare oltre, il personaggio che vi presento oggi è la bellissima Eva Kant, famosa compagna di Diabolik, il ladro titolare dell'omonima serie a fumetti. La serie di Diabolik può essere presa come esempio di emancipazione femminile non solo per il personaggio di Eva, ma anche per la sua storia editoriale. Il fumetto, infatti, nasce negli anni '60 dalle penne di Angela e Luciana Giussani, due sorelle milanesi che hanno coraggiosamente rivoluzionato il mondo del fumetto italiano con un personaggio cattivo e delle storie dalle tinte scure, capaci di vendere decine di migliaia di copie ogni mese anche a più di 50 anni di distanza. Ma torniamo alle nuvole parlanti: perché Eva Kant può essere presa come emblema del femminismo? Ebbene, contrariamente a quanto ci si possa aspettare da una che riveste il ruolo di "compagna del genio del male", Eva è una donna per niente remissiva e accondiscendete, ma molto decisa e indipendente. Dopo una partenza, nei primi numeri in cui è apparsa, in cui faceva da "spalla" a Diabolik e subiva il carisma e il cinismo del Re del Terrore, ha poi saputo ritagliarsi uno spazio ben più grande grazie alle sue abilità e alle sue sole forze. In poco tempo Eva ha saputo conquistare un rapporto di uguaglianza e complicità con Diabolik, riuscendo anche a fargli cambiare alcuni aspetti del suo carattere. Basti pensare al fatto che Diabolik è un cattivo a tutti gli effetti, un criminale che non si fa scrupoli ad uccidere qualora ne avesse bisogno. Tuttavia, proprio grazie alla sensibilità della donna amata, ha sviluppato una sorta di codice morale che gli impone di badare alle conseguenze delle sue azioni e prova anche un certo disprezzo verso i suoi "colleghi" che compiono crimini efferati e spregevoli. Molteplici sono anche le occasioni in cui Eva ha dovuto agire di sua iniziativa per risolvere situazioni spiacevoli di cui il suo uomo si è disinteressato completamente. Eccone un esempio: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Inoltre, leggendo le storie, è facile rendersi conto che Diabolik ha bisogno di Eva non meno di quanto Eva abbia bisogno di lui, sia per portare a termine un colpo che per avere salva la vita nei momenti più drammatici. Vi riporto un paio di tavole anche a sostegno di ciò: [Mostra] Spoiler: testo nascosto Eva Kant rappresenta bene, a mio parere, come le donne abbiano saputo conquistare ciò che gli spettava dimostrando coi fatti di averne tutto il diritto e mettendo fine a una visione della società sbagliata ma, allo stesso tempo, ben radicata nella storia dell'uomo. Questo non solo per quanto riguarda i traguardi raggiunti, ma anche il percorso di battaglie che hanno portato avanti, fatto di impegno, spirito di sacrificio e idee di giustizia ed uguaglianza. Queste virtù sembrano essere molto meno forti oggi e, spesso, a sostegno delle proprie idee non ci sono altro che slogan e post sui social network dalle poche parole sterili, infruttuose e cariche di odio. Eva, come le femministe, si è lanciata in un'avventura e si è fatta valere, ha dimostrato di amare ed essere completamente devota al suo uomo ma senza sottomettersi mai e ha ottenuto col merito tutto il rispetto che meritava agli occhi di Diabolik e dei lettori. Ed ora, come al solito, spazio ai vostri commenti. Ditemi cosa ne pensate del personaggio di Eva, se siete o no d'accordo con le mie considerazioni e, soprattutto, la vostra opinione sul valore della Festa della donna. A me non resta che ringraziarvi per la lettura, rinnovare gli auguri a tutte le donne di Pokétown e darvi il consueto...arrivederci al prossimo articolo. |
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Il fascino dell'Eroe - Erza Scarlet postato da frankie0 (15:39 25/02/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Come avevo promesso (qui), eccoci al primo appuntamento con "Il fascino dell'Eroe", rubrica in cui vi presento personaggi positivi tratti da film, serie televisive, romanzi, fumetti ed altre opere di varia natura. Ringrazio nana95 per avermi suggerito il paladino da trattare, che soddisfa sia il mio desiderio di non tornare su un'opera cinematografica, sia quello di parlarvi di un personaggio femminile. Quindi ecco a voi Erza Scarlet, da Fairy Tail. Fairy Tail è una serie manga dall'ambientazione fantasy scritta e disegnata da Hiro Mashima. Le vicende narrate si svolgono nell'immaginario Regno di Fiore, dove la magia è oggetto di uso comune e molti sono i maghi che la praticano. La maggior parte di loro si riunisce in gilde per portare a termine lavori su commissione. Una di queste gilde, celebre per l'esuberanza e per le capacità dei suoi membri, è proprio Fairy Tail. Pur non essendo la protagonista principale del manga, uno dei membri più importanti di Fairy Tail è, per l'appunto, Erza Scarlet (o "Elsa", secondo la traslitterazione dell'editore italiano). Erza è una maga dai capelli rossi molto potente, ed è l'unica che riesce a farsi rispettare dagli scalmanati componenti della sua gilda. Pur essendo molto severa con i suoi compagni, allo stesso tempo è sempre pronta a proteggerli, ad aiutarli e a sacrificarsi per loro versando finanche l'ultima goccia della sua magia. Queste caratteristiche gli sono valse il soprannome di Titania, citazione dell'autore alla Regina delle Fate della commedia "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare. La sua abilità si chiama Magia Requiep e consiste nel potersi riequipaggiare velocemente con una vasta gamma di armi ed armature in suo possesso. Questo, unito alla sua destrezza e alle sue doti strategiche, la rende formidabile in battaglia. Fino a qui quello di Titania potrebbe sembrare un personaggio abbastanza semplice e lineare, tuttavia c'è una caratteristica che la rende, a mio parere, molto interessante e che a me piace chiamare "la donna dentro l'armatura". Sì, la donna: perché Erza, nella sua essenza, è innanzitutto questo. Durante il corso degli eventi, la nostra Regina delle Fate ha saputo mostrare la sensibilità e la gentilezza d'animo tipiche del suo genere e, a volte, ha sfoggiato una certa vanità o sfruttato la sua consapevole bellezza. Il suo costante impegno nel non mostrarsi mai debole e la sua tenacia in combattimento fanno fronte a un cuore fragile nascosto da qualche parte nelle sue armature. Anche se superficialmente questa potrebbe sembrare una contraddizione, in realtà non lo è affatto. La sensibilità di Erza si sposa perfettamente con la sua forza e ciò viene mostrato nel suo background, in cui scopriamo come la nostra eroina abbia saputo sfruttare le sue sofferenze e farne un valore aggiunto. Un elemento che avvalora tutto quello che vi ho detto si può riscontrare nella sua abilità peculiare: il potere di Erza, in fondo, non è altro che un cambiarsi continuamente d'abito, caratteristica che, ammettiamolo pure, difficilmente calzerebbe a pennello su un personaggio di sesso maschile. Eppure Erza fa delle sue innumerevoli vesti (talvolta anche molto succinte, per la gioia dei fan) un'arma micidiale proprio perché le abbina alle sue doti da combattente, alla sua personalità gentile e alla sua nobiltà d'animo. Anche stavolta ho voluto cercare un video sul personaggio trattato, ma non ho trovato di meglio che questa serie di scene tratte dall'anime, che raccontano una delle tante battaglie e un po' del suo passato. Non è tra i momenti più alti da lei raggiunti, ma credo che si abbini abbastanza bene con quanto detto nell'articolo. Un paio di avvertenze: l'audio del video è in lingua originale (giapponese) con sottotitoli in inglese e ci sono anche degli spoiler. Spazio ai vostri commenti. Ditemi cosa ne pensate di Erza, se siete d'accordo con le mie considerazioni, e ricordate che sono graditi suggerimenti sui prossimi personaggi da trattare ed anche critiche per migliorare la rubrica. Arrivederci al prossimo articolo. |
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Con la testa fra le nuvole - 12 - L'amore postato da frankie0 (9:48 17/02/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Siamo giunti al dodicesimo appuntamento con questa rubrica e, dato che la festa di San Valentino è appena passata e la town ne celebra l'evento, quale tema migliore da affrontare se non l'amore? Per l'occasione metterò anche da parte il mio amato mondo delle nuvole parlanti e vi parlerò di un libro che sto leggendo e apprezzando proprio in questo periodo: L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón. L'amore non è il tema portante di questo romanzo, ma un particolare passo, che mi appresto a riportarvi, mi ha fatto pensare a una situazione tipica da innamorati. Vi avviso che darò qualche anticipazione importante su ciò che accadrà nel corso dello svolgersi della trama, quindi sconsiglio di proseguire nella lettura dell'articolo qualora foste interessati a recuperare il libro. "A volte, non so se per civetteria o morbosità, Clara mi faceva delle confidenze bizzarre. Mi parlò varie volte di un individuo con la voce roca che ogni tanto la avvicinava quando era fuori da sola.[...] Per me quel tipo di confidenze erano un vero e proprio martirio. [...] Se solo avessi riflettuto, avrei capito che quella dedizione assoluta era un'inesauribile fonte di pena; ma forse era proprio perché soffrivo tanto che la adoravo sempre di più, schiavo dell'eterna perversione che spinge la vittima nelle braccia del carnefice. Per tutta l'estate pensai con angoscia al giorno in cui sarei dovuto tornare a scuola e non avrei più potuto dedicare il mio tempo a Clara."
Che queste righe non vi ingannino, ci tengo a ribadirlo: il libro non tratta di una storia d'amore, quella che aleggia tra le pagine è più un'atmosfera di mistero piuttosto che da romanzo rosa. Tuttavia è proprio leggendo questo passaggio che mi è venuta in mente l'idea per l'articolo. Daniel, il protagonista, da undicenne si è preso una forte cotta per Clara, una ragazza molto bella e anche molto più grande di lui. Durante l'adolescenza il ragazzo coltiverà questo sentimento impossibile ricavandone una profonda sofferenza e, infine, un cuore spezzato. Se si dovesse eleggere il sentimento più bello di tutti, probabilmente ci sarebbe un plebiscito per l'amore e se si dovesse eleggere il sentimento che più fa soffrire, probabilmente il risultato sarebbe lo stesso. E' estremamente facile rivedersi in Daniel alle prese con il suo primo amore. Infatti è tipico degli innamorati inseguire irrazionalmente una speranza che in realtà è vana, ma ce rendiamo conto solo più tardi, a mente fredda e (probabilmente) cuore in frantumi. Per qualche ragione, i sentimenti riescono ad ingannarci e per amore riusciamo infliggerci sofferenze che a nessuno augureremmo di provare. A mio parere questo sentimento è così forte perché riesce a riempire il nostro stato d'animo meglio di qualsiasi altra cosa e riconduce tutti i nostri bisogni verso un solo oggetto del desiderio: una persona capace di annullare qualsiasi insoddisfazione. E probabilmente è proprio quando manca questo senso di pienezza che ci si ritrova sull'orlo di un enorme vuoto. Proprio come Daniel seguiamo una strada che (in fondo lo sappiamo già) non conduce dove vorremmo, ma alimentiamo una speranza vana, come cani che inseguono istintivamente le macchine che passano e che non raggiungeranno, talvolta abbaiando in maniera insistente e fastidiosa. E' proprio in questi momenti che, forse, dovremmo essere capaci di recuperare tutta la nostra razionalità: la persona amata si può anche aspettare con pazienza, oppure cercarla senza farne ragione di ossessione e di sofferenza. Non sarebbe una cattiva idea, durante la solitudine, amare sé stessi e pensare alla propria felicità, che è un presupposto essenziale per amare qualcun altro: come possiamo dare del bene se non sappiamo di averne in noi? Amare significa stringere anche un patto, che per sua natura è fatto di vincoli che la vita da single non ha. Perché non approfittarne, almeno finché non troviamo qualcuno per cui valga la pena "vincolarsi"? Qualcuno potrà pensare che scrivere queste cose è facile per chi non si ritrova in una situazione come quella di Daniel...beh, chi vi parla non è estraneo a certe sensazioni (anche perché in questo caso non sarebbe stato facile descriverle), ma ha anche scoperto quanto sia inutile fermarsi a stare male o inseguire (sempre abbaiando fastidiosamente) una macchina che non si farà raggiungere. E intanto, da qualche altra parte, magari c'è qualcuno che cerca un simpatico cane rumoroso da adottare. Come al solito, lo spazio nei commenti è tutto vostro. Dite pure se siete d'accordo con me, se non lo siete e perché, oppure date i vostri suggerimenti per affrontare i problemi di cuori. A me non resta che salutarvi, sperando di non avervi annoiato, col consueto: arrivederci al prossimo articolo. |
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Il fascino del Male - Hopper postato da frankie0 (11:21 9/02/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Oggi vi presento una nuova rubrica che, se sarà di vostro gradimento, comincerà ad alternarsi con "Con la testa fra le nuvole". In realtà si tratta di due rubriche in una o ,se preferite, due varianti della stessa rubrica in cui vi presenterò, di volta in volta, dei personaggi provenienti da opere letterarie, fumettistiche o cinematografiche. II motivo della duplice identità di questo tipo di articoli è che ho intenzione di parlarvi sia di personaggi positivi tramite capitoli che intitolerò "Il fascino dell'Eroe", sia dei cosiddetti villains, cioè i cattivi, tramite "Il fascino del Male". Come da titolo, si parte dal lato oscuro della forza con uno dei personaggi malvagi più carismatici della storia del cinema d'animazione: Hopper, da "A bug's life - Megaminimondo". "A bug's life", lungometraggio animato del 1998 prodotto dalla Pixar, consiste in una forte rivisitazione della celebre favola di Esopo con protagoniste una cicala ed una formica. La storia narra di una colonia di formiche costretta, prima dell'arrivo di ogni inverno, a cedere un'ingente quantità del cibo raccolto ad un gruppo di fameliche cavallette, di cui Hopper è il leader. Hopper è un tiranno prepotente che tiene sotto scacco le formiche con costanti minacce, sfruttando la loro paura, ed esigendo cibo in cambio della vita. Come ripete sempre: le cavallette sono una specie più grossa e più forte e le formiche, esseri inferiori per natura, devono servirle senza battere ciglio. La figura di Hopper può richiamare alla mente vari personaggi negative, che vanno da un semplice bullo ad un dittatore della Storia, tuttavia questo non basterebbe a collocare un insetto tra i villain più significativi del cinema d'animazione e, a mio modesto parere, anche del cinema in generale. Infatti, ciò che fa di lui un personaggio così interessante è il carattere che nasconde alle formiche, e non quello che gli piace manifestare. Hopper sa benissimo che le formiche sono potenzialmente una specie molto più forte di quanto fa credere loro: sono numerose, laboriose, in grado di collaborare e di fare grandi cose, a differenza sua che non può fare altro che manifestare la sua scorza da duro, nascondere le sue debolezze e fare leva su quelle altrui. Ciò si manifesta particolarmente in 2 scene del film, una delle quali vi ripropongo qui sotto. In questa scena ad Hopper è stato suggerito di non tornare all'isola delle formiche per riscuotere il cibo del ricatto, dato che al rifugio delle cavallette ce ne è a sufficienza, e di godersi le ferie. La sua reazione indica chiaramente che la cosa importante non è il cibo, ma solo ribadire la supremazia delle cavallette e impedire alle formiche di rendersi conto delle loro potenzialità. Di fatti, la sequenza in cui seppellisce i suoi scagnozzi sotto una valanga di piccoli semi è una rappresentazione perfetta del proverbio "l'unione fa la forza". Insomma, secondo chi vi scrive questa perfida cavalletta è uno dei cattivi più interessanti mai apparsi sugli schermi, come d'altronde lo è l'opera cinematografica in cui appare, per tanti altri motivi che vanno oltre il carisma dell'antagonista. Voi cosa ne pensate? Vi invito, come al solito, a dirlo con un commento. Ma soprattutto, stavolta, vi chiedo critiche e consigli per migliorare questa rubrica e, se volete, di suggerirmi qualche personaggio che ritenete interessante da trattare. Grazie per la lettura e arrivederci al prossimo articolo. |
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Fanfiction » Diary ~ Ricordo del cuore postato da Zeno97 (11:27 3/02/15) |
~ link diretto a questo articolo Premessa: In questa rubrica "Diary" ho intenzione di scrivere delle storie prendendo spesso spunto dalle mie esperienze personali.Userò anche un pò della mia inventiva, quindi non considerate quello che scrivo come verità assoluta. Spero che possa essere di vostro gradimento! Erano le 7.50 del mattino. Ero ormai pronto per tornare a scuola. Vi chiederete sicuramente come mai avevo deciso di prepararmi così tardi se la campanella suona alle 8.05, giusto? Sappiate che ho la fortuna di avere la scuola sotto casa; una fortuna che nessun studente aveva oltre a me. Infatti una grande quantità di studenti provenivano da diverse città vicine e dovevano svegliarsi presto per prendere l’autobus. Presi lo zaino e uscii di casa. In lontananza vidi gli studenti che si erano riuniti per aspettare vicino all’entrata di quella che fuori poteva sembrare una normale abitazione. Il pensiero di incontrare di nuovo i miei compagni di classe mi fece agitare. Sentivo il cuore battere più velocemente. Quando arrivai anche io vicino all’entrata, riuscii a riconoscere alcune facce familiari. C’erano quelli che mi davano noia, quelli più motivati, quelli depressi, punk e metallari. Questi ultimi erano delle brave persone; con loro ero riuscito ad andare d’accordo. D’un tratto la campanella suonò. Un’enorme quantità di studenti si stava incamminando verso l’entrata della struttura scolastica, ma, piccola com’è, dovevano fare la fila: l’atmosfera era silenziosa, quasi da funerale. Chiesi alla bidella dove si trovava la mia nuova classe e mi stavo dirigendo verso la mia classe, ma vidi un’altra faccia che non vedevo da assai. «Che carina» pensai subito. Avevo intenzione di salutarla, però era accompagnata dalle sue amiche e sarebbe stato sicuramente imbarazzante andare a parlarle in quel momento. Ricordavo di lei perché stavamo nella stessa classe alle medie. Quel periodo era il peggiore che avessi mai passato, ma anche il più intenso perché proprio grazie alle numerose litigate con i compagni, discussioni e altre situazioni difficili sono riuscito ad apprendere molte diverse lezioni di vita. Con quella ragazza non credo di averci quasi mai parlato; effettivamente non ne avevo motivo dato che ero impegnato a fare rissa, ma stranamente ancora riuscivo a ricordarmela. Non aveva lineamenti da urlo; infatti era un pò minuta, però ciò che più mi piaceva di lei era sicuramente il sorriso sul suo dolce viso e la sua gentilezza. Avevo raggiunto la mia classe. Poco dopo entrò il professore di matematica che… si mise a fare lezione. E’ un professore abbastanza severo, però simpatico per il suo modo di parlare: comincia ogni frase con “Alloooora”, ma la cosa più divertente di lui è la pronuncia della “x” in “Icsi”. All’inizio facevo uno sforzo sovrumano per non ridere. Dopo di lui arrivò il professore di telecomunicazioni: lo odio a morte, anzi tutta la nostra classe lo detesta dato che era palese che non lo avevano ancora licenziato per l’amicizia con il preside. Pochissimi riescono ad avere la sufficienza con lui. Le sue spiegazioni non possono considerarsi tali visto che da per scontato troppe cose importanti e sembra più un “approfondimento” di quello che ancora non sappiamo. La nostra è una classe di informatica, quindi l’anno prossimo non avremo né lui né la sua materia; poveracci quelli che fanno elettronica con lui. I professori che seguirono dopo si possono considerare normali, quindi non meritano una descrizione speciale. La campanella che indicava la fine della giornata suonò. Incontrai di nuovo quella ragazza fuori dalla struttura. La guardai per un paio di secondi volendo imprimere la sua immagine nella mia testa. Vidi quella ragazza di nuovo il giorno successivo sia all’entrata sia all’uscita. La vidi ogni giorno, ma senza mai parlarle. Avevo la testa per la scuola. Lo studio è sempre stata la mia priorità; infatti non ci pensai più di tanto. Non ci pensai fino a quando non decisi di confidare questo segreto ad una mia amica; le raccontai di quello che provavo e della mia situazione, e mi consigliò la cosa apparentemente più semplice da fare: parlarle. Sussultai. Come potevo rivolgerle la parola di punto in bianco se non siamo mai stati veramente amici? L’alternativa era scriverle, ma sbagliai dato che non ero abituato ad iniziare una conversazione e quindi ero passato dritto al punto chiedendole se le andava di parlare. “Messaggio visualizzato” senza nessuna risposta: me l’ero cercata. Provai a parlarle dal vivo il giorno successivo, però nell’atmosfera c’era tensione. «Ciao, ti ricordi di me?» «Si» «Come stai?» «Bene» «Ciao» Mossa inutile. Giunta la sera, mentre stavo a casa steso sul letto, avevo dei pensieri fissi che mi giravano nella testa: Com’era carina Volevo la sua amicizia Quanto la desideravo In quella serata, il pensiero di quella ragazza era diventato un’ossessione, ma perché? Come mai desideravo tanto starle vicino? Mi consideravo più brutto della morte e con innumerevoli difetti, quindi come potevo osare solo pensare di avere qualche possibilità con lei? Poi non sarei stato sicuramente l’unico a trovarla bella, perciò sarebbe stato inutile aggiungermi alla massa che le corre dietro. Chiesi consiglio ad un mio amico che aveva un notevole successo con le donne. Mi piaceva sentire le sue storie e i suoi stratagemmi che usava per conquistare il cuore delle ragazze; lo trovavo divertente, però il suo più grande difetto era la mancanza del controllo: era arrivato addirittura a stare con 3 ragazze. Il consiglio che ricevetti era lo stesso, ed infatti ottenni lo stesso risultato. La delusione mi faceva stare male dentro: avevo realizzato di essere in un mondo diverso dal suo, quindi non ci sarebbe stato modo nemmeno di averla come amica. Un giorno in classe parlai casualmente con un compagno di classe che aveva anche lui successo con le donne, ovviamente parlando in generale senza svelare nulla di me. Mi presentò uno schianto di ragazza, parlammo e organizzammo una uscita a 3 per la sera successiva. Inutile dire che mi preparai come meglio potevo per essere presentabile ma senza essere né formale né elegante. Cominciavo già a sentire l’esitazione. Andammo a mangiare qualcosa in uno dei due bar che si trovavano nella piazza principale della mia piccola città, ma poi cominciarono a bere alcolici mentre io preferivo astenermi e limitarmi solo al chiacchierare. Il tempo passò in fretta: era più di mezzanotte. La fidanzata del mio compagno di classe venne a prenderlo con la macchina per accompagnarlo a casa, perciò toccava a me riportare a casa la ragazza sotto richiesta del mio amico. Si avvicinò e mi mise in tasca quello che sembrava essere una bustina. «Divertiti» disse con un largo sorriso da ebete stampato in faccia. Per fortuna, la casa di questa ragazza non era molto distante. Mi invitò dentro, e io accettai. «Torno subito» disse prima di allontanarsi. Avvertivo una strana atmosfera. Ripensai all’ultima cosa che il mio compagno di classe mi disse e mi ricordai che mi aveva messo qualcosa in tasca, quindi ci misi la mano dentro e tirai fuori il contenuto e osservai. Rimasi pietrificato da quella bustina. Non che mi dispiacesse. Dopotutto non capita spesso di avere occasioni simili con una tipa del genere. Avrei potuto togliermi la soddisfazione. Sarei potuto cambiare. Mi sarei divertito. Nonostante questi pensieri mi sentivo triste. Sentivo la mancanza di qualcosa In realtà non desideravo veramente questo In cuor mio sapevo di essere sul punto di fare la cosa sbagliata perché stavo andando contro i miei stessi desideri. Stavo in qualche modo tradendo il mio amore per Lei Il tempo pareva essersi fermato. Le lacrime stavano scorrendo sulle mie guance al suono rimbombante di questi pensieri nella testa. Sentivo di dover fare la cosa giusta e quindi presi la mia decisione: andare via. Scappai da quella abitazione, buttai nel cestino quella dannata bustina e tornai a casa mia di corsa, senza voltarmi. Quello che provo è un sentimento strano. Non è perversione. A dir la verità, non mi passa per la testa di stare con lei per fare quello, infatti per questo ne andavo fiero. C’è chi riesce a fare quello, ma poi quanto potrebbe durare? Anni, mesi, giorni, o addirittura una notte? Quel che sento è un qualcosa di semplice. Mi basterebbe starle vicino per farmi sentire bene perché potrei vederla sorridere, se sta bene, ma nemmeno questo è possibile; una volta diplomati ognuno intrapenderà la sua strada, e magari nemmeno si ricorderà più di me dato che si costruirà la sua vita con la persona che sceglierà. Non potrò nemmeno avere l’occasione di vederla per sbaglio perché, una volta diplomato, mi trasferirò in una città lontana da questa con la famiglia. Perderò tutte le amicizie e le conoscenze fatte fino ad ora, ma va bene così; c’è ancora il presente che voglio trascorrere per crearmi dei bei ricordi, e quello di questo amore sarà sicuramente tra questi. |
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Con la testa fra le nuvole - 11- Giusto/Sbagliato postato da frankie0 (17:03 28/01/15) |
~ link diretto a questo articolo Salve, amici towniani.Eccoci giunti all'undicesimo appuntamento con questa rubrica. E' da un po' di articoli ormai che vi propongo riflessioni tratte da fumetti italiani quindi mi è sembrato giusto variare e spostarmi nuovamente verso oriente. Ebbene sì, si parla di un manga e, per giunta, di uno dei più famosi, amati e discussi: Death Note. Anche se dubito che tra voi ci sia qualcuno che la ignori, ecco due paroline sulla trama di Death Note. Light Yagami è uno studente giapponese modello che cova dentro di sé una grande insoddisfazione per la vita che conduce e per la società che lo circonda. La sua vita cambierà quando, un giorno, entrerà in possesso di un "quaderno della morte" (il Death Note, appunto), lasciato cadere sulla Terra dallo shinigami ( ="dio della morte") Ryuk. Il quaderno della morte offre al suo proprietario il potere di uccidere una persona di cui si conosce il volto semplicemente scrivendone il nome all'interno. Light deciderà di usare tale potere per uccidere i criminali e diventare il dio di un nuovo mondo in cui tutto il male è stato estirpato. Ben presto il ragazzo attirerà l'attenzione di tutto il pianeta, tanto che gli verrà attribuito il soprannome di "Kira (dalla pronuncia giapponese della parola "killer"). Per frenare la giustizia sommaria di Kira Interpol si rivolgerà a L, il detective numero uno al mondo di cui nessuno conosce la vera identità. Eccovi tre tavole, tratte dal primo volume della serie, che segnano proprio la svolta nella vita del protagonista. Vi ricordo che, trattandosi di un manga, le vignette vanno lette da destra verso sinistra come in originale. [Mostra] Spoiler: testo nascosto Mi pronuncio brevemente sulla questione morale posta dal manga che ha spaccato in due il pubblico: sono completamente schierato contro Kira. Questo non solo perché trovo sbagliato il suo principio di fondo (argomento già trattato nel primo capitolo di questa rubrica), ma anche perché sarà Light stesso a smentirsi presto nel corso della storia, uccidendo persone innocenti che ostacolano i suoi piani e quindi per puro tornaconto personale. In realtà, con questo articolo, voglio chiedermi (e chiedervi) se questa questione morale esista davvero. Light pensa di agire per una giusta causa e trova il sostegno di altri personaggi all'interno della storia e anche di molti lettori; diametralmente opposta è la posizione di chi invece pensa che i principi del protagonista siano sbagliati e malvagi. Due punti di vista molto diversi, ma c'è qualcuno che ha ragione? Per portarvi al punto focale del discorso mi torna utile un'altra citazione, proveniente dalla serie tv Dexter, la quale recita (all'incirca): "I peggiori assassini sono quelli che, in qualche modo, pensano che le vittime se lo meritino". Trovo che questa frase sia estremamente calzante: non si può ridurre ad un'opinione il diritto alla vita di una persona e per questo giustificare un omicidio. Ragionando in questo modo, anche i nazisti pensavano che gli ebrei meritassero di essere sterminati: era la loro opinione. Infatti, tale logica può essere applicata anche al razzismo o a qualsiasi altro tipo di discriminazione in cui, pensando che un'opinione sia legittima, si va ingiustamente a limitare la libertà di un individuo. Non me ne vogliano i sostenitori di Light (anzi, li invito caldamente a contraddirmi con validi argomenti), anche perché in un prodotto di finzione non c'è niente di male a simpatizzare per un cattivo, ma credo che quando c'è di mezzo qualcosa di superiore, come può essere la libertà di esprimersi o il bene della comunità, i concetti di "giusto" e "sbagliato" smettano di essere soggettivi. Voi da che parte state? Siete pro o contro Kira? Ma soprattutto si può ridurre a un'opinione il giudizio sulla vita o la morte di una persona? Come al solito potete rispondere con un commento. A me non resta che ringraziarvi e sperare di non avervi annoiato troppo. Arrivederci al prossimo articolo. |
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